segnali dalle città invisibili
  Giro91 Tanto per abbaiare
Tanto per abbaiare

di riccardo orioles
27 maggio 2002 - n.128
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L'Italia, come sapete, e' invasa dai marrocchini e dagli albanesi. Per
questo noi italiani, che abbiamo paura, ci siamo buttati a destra. Per
legittima difesa o - dicono i communisti - per "razzismo". Ma e'
davvero per questo che votiamo Berlusconi? (o Haider o Le Pen, o quel
povero olandese dal nome impronunciabile, razzista gay, ammazzato alla
fine da un animalista?).
Puo' darsi che, in realta', tutta 'sta faccenda degli immigrati sia
solo un test, una specie di esame a cui senza saperlo ci stiamo
sottoponendo. Lo stesso esame, a dire il vero, l'avevamo gia' fatto
quarant'anni fa, al tempo del Nord-Sud anni Sessanta. Vale la pena di
ricordarcelo, e fare qualche paragone.
* * *
Negli anni Sessanta, quando i meridionali cominciarono a prendere i
treni per buttarsi su Torino e Milano, gli immigrati erano veramente
tanti. Adesso, da questo punto di vista, siamo i meno invasi d'Europa.
Allora, nel giro di pochi anni, mezza Sicilia e mezza Puglia e mezza
Napoli - milioni e milioni di persone - si riversarono in massa al
nord. Cifre sicure non ce ne sono, ma credo che si possa parlare di
quattro-cinque milioni di persone su una popolazione che non superava i
cinquanta milioni.
* * *
Il marocchino e il rumeno, oggigiorno, piu' o meno capiscono
l'italiano; e in realta', bisogna dire, anche gli italiani alla fine si
sono abituati a parlare in italiano. Allora no. Meta' della popolazione
passava la vita parlando quasi esclusivamente in dialetto. Immaginate
il dialogo fra uno di Canicatti' e uno di Torino Porta Nuova: "Cerea!".
"Ssabbenerica!". Eppure si parlavano, chissa' come. Adesso, con
gl'immigrati non si parla.
* * *
Coi siciliani e i calabresi, a quei tempi, arrivo' una delinquenza che
non ti dico. La Stampa, prima di loro, in cronaca aveva si e no un paio
di omicidi l'anno (piu' gli operai suicidatisi causa licenziamento: ma
questo non si scriveva). Con l'arrivo dei meridionali, arrivo' anche la
mafia e la camorra. Nessuno ci faceva caso piu' di tanto (la prima
commissione antimafia, la Cattanei, alla fine concluse che la mafia non
e' un problema) e soprattutto nessuno ne approfittava per prendersela
congl'immigrati in generale.
Adesso, se uno si prende la briga di vedere le relazioni dei
procuratori all'inizio dell'anno giudiziario, vede che in realta' i
reati commessi dalle varie comunita' d'immigrati sono piu' o meno gli
stessi (e a volte anche di meno) da quelli commessi dagli italiani. Gli
albanesi, un po' di piu'; i rumeni, un po' di meno; i filippini,
nessuno. Eppure, dopo tre a quattro anni di propaganda dei giornali
(l'albanese di Erika; l'altro albanese immaginario invocato dalla tizia
che aveva cercato, insieme all'amante, di assassinare il marito; la
banda dei feroci rapinatori, risultati poi tutti milanesi col capo
olandese; e cosi' via) la gente e' convinta che la delinquenza in
Italia sia stata introdotta via nave.
* * *
Allora l'operaio siciliano - potenzialmente crumiro, reclutato dalla
Fiat e dai preti - veniva portato su proprio per levare il lavoro ai
(troppo sindacalizzati) torinesi. E' vero che Gasparazzo, alla fine,
deluse padroni e preti e fini' col diventare il piu' rivoluzionario di
tutti: ma questo all'inizio non si sapeva. Eppure non ci fu nessuna
sollevazione razzista contro i meridionali. Adesso, nel piu' sperduto
paesino del Veneto, dove hanno visto un senegalese due anni fa che
vendeva accendini, tutti sono fermamente convinti che "gl'immigrati ci
levano il lavoro a noi italiani".
* * *
Allora la gente faceva una cosa arcaica: lavorava. Lavorare non era
andare in giro a imbrogliarsi l'un l'altro col cosiddetto "terziario
avanzato" o con le bolle di Borsa della "nuova economia". No, lavorare
era proprio lavorare: olio di gomito. Mio padre, che faceva il maestro,
faceva tre ore di motocicletta per arrivare a una frazione sperduta,
con la scuola in un granaio ripulito. Marcello faceva l'apprendista, il
padre di Marcello l'operaio. Il signor Padalino, che aveva una bottega,
apriva alle sei e mezza e passava le prime due ore a ripulirla. Non
c'erano ne' manager ne' veline. Non c'era il "posto di lavoro": c'era
il mestiere.
In queste parole - mestiere, lavorare, lavoratori - credevano
pressocche' tutti, ed erano parole vere. E' stato allora, non adesso,
che si e' costruita davvero l'economia. E su queste parole ci si
capiva: terroni, polentoni, immigrati, milanesi - la parola "lavoro"
rimescolava tutti. Adesso, a Roma, l'edile col cappello di carta e' un
rumeno. Il contadino e' nigeriano, l'operaio maghrebino. Solo
occasionalmente gli italiani doc fanno ancora un "lavoro" vero. Dice
che non comunicano, con gl'immigrati. E capirai.
* * *
Allora c'era una cultura, che partiva dal contadinello che
faticosamente imparava le quattro operazioni e arrivava a gente come
Moravia o Italo Calvino; passando per il maestro Manzi e la Rai di
Bernabei. Adesso c'e' Sgarbi, e noi tutti felici lo mandiamo in giro
all'estero a rappresentarci nella cultura. "Buonaseeeera!": ed ecco uno
degli artisti piu' popolari fra la massa degli italiani di ora.
* * *
Allora gli italiani erano giovani. Ora sono gente sulla quarantina, con
problemi di grasso, diffidenti. Porte blindate, vacanze alle Maldive e
fuoristrada. Ma vita vera, niente. Niente avventure nella vita, niente
autostop da ragazzi, niente adolescenze sfrontate. Due ore d'automobile
al giorno, e tre di telecomando: e in mezzo, noiosissima, la "vita".
* * *
Tutto qui. Serve un nemico, per non ammattire del tutto e far finta
d'essere ancora vivi. Ieri gli ebrei, oggi gli emigranti. In realta',
nessuno dei due ha importanza di per se', materialmente. Entrambi pero'
- gli ebrei spiriti liberi negli anni trenta, gli immigrati sporchi di
lavoro adesso - sono lo specchio di cio' che avremmo potuto essere, e
non siamo. Ci rimproverano in continuazione, con la loro semplice
esistenza.
Non e' razzismo, tecnicamente, quello che sporca l'Italia adesso: e'
solo la reazione automatica di un popolo imbolsito dalla troppa
pennichella, che non ha il coraggio di stropicciarsi gli occhi e
alzarsi in piedi. E quindi, fa brutti sogni. Speriamo di non svegliarci
troppo all'improvviso.
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Sono finalmente finite le celebrazioni di Falcone. Adesso ci resta solo
da sopportarci quelle di Borsellino, e poi se dio vuole la smetteranno
di prenderci per il culo. Durante le celebrazioni proseguono peraltro
alacremente le trattative, ormai ufficiali, con Cosa Nostra ("Noi ce ne
stiamo zitti, e voi levateci di galera") e quelle, altrettanto
ufficiali ma meno pubblicizzate, per la spartizione dei 65mila miliardi
di contributi della comunita' europea per la Sicilia.
Sono gli ultimi soldi che ci arrivano dall'Europa: dall'anno prossimo
non siamo piu' una regione sottosviluppata, i soldi andranno ai nuovi
euroassistiti dell'Est Europa, e noialtri siciliani dovremo addirittura
metterci a lavorare. Su questi 65mila, percio', stanno tutti
attentissimi a non commettere errori, a non ammazzarsi l'un l'altro col
rischio di fare un casino e a dividerseli zitti e buoni da bravi
fratellini. Anzi da bravi "fratelli", visto che P2 e massonerie varie
non sono mai state potenti come ora.
* * *
Uno che indagava su P2 e logge varie, fra cui la Camea di Sindona
legata a Cosa Nostra, ai miei tempi era il commissario Montalbano di
Trapani (non quello di Camilleri, uno vero: ma altrettanto bravo).
Adesso, leggo dai giornali che l'hanno fatto dimettere dalla polizia, e
che probabilmente finira' a fare il capo dei viigili in un paesino
siciliano.
* * *
"Sono orgoglioso di essere siciliano". Questa scritta, grandissima,
l'ho vista alla facolta' di lettere dell'universita' di Roma, dieci
anni fa, durante l'occupazione. Era il tempo della Pantera, e il
movimento della Pantera era nato a Palermo e di la', a macchia d'olio,
s'era esteso in tutt'Italia. A Roma, a Camerino, a Bologna, dappertutto
entravi in una facolta' occupata e trovavi quei tre o quattro ragazzi
siciliani (occhiali, sacco a pelo, grandi riccioli neri se ragazza)
affaccendati a spiegare ai compagni come l'universita' del futuro
sarebbe stata.
Ora, i siciliani sono quelli che scendono in piazza in folla per
difendere la villa abusiva del sindaco di Agrigento, e che viceversa se
ne fregano altamente di andare alla manifestazione per l'acqua, sempre
a Agrigento. Va bene: c'e' l'acqua minerale, e il "posto" che ti
promette il politicante mafioso. Pero' scritte del genere, fuori della
Sicilia, non ne vedremo piu'.
* * *
(Quelle ragazze e quei ragazzi del novantadue-novantatre': col mondo in
pugno, l'intelligenza negli occhi, e la Sicilia e l'Italia aperti a
sorridere davanti a loro. Ho tutti i loro numeri nella mia agenda: ma
sono cifre inutili, non rispondono piu'. Io ricordo quei visi, ad uno
ad uno. Ricordo i tre che si uccisero, un anno dopo l'altro, man mano
che il loro mondo si stringeva e l'Italia, invecchiando, li sputava
via. Ragazzi traditi, dolcissimi, che non sopravvissero all'inverno del
Paese: e sono solo io a ricordarli, vivi in un popolo di morti,
adesso).
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A proposito. Il poliziotto romano di cui ci siamo occupati un paio di
settimane fa (dirotta un autobus, spara all'autista, e alla fine viene
scarcerato) apparteneva o e' appartenuto in passato, secondo
informazioni che ci sono giunte ora, al Nucleo Scorte del Viminale.
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America. Crisi occupazionale all'interno di Cosa Nostra. I responsabili
delle cinque principali Famiglie di New York hanno quindi lanciato una
campagna di reclutamento fra i giovani disoccupati. L'iniziativa, fin
qui coronata da successo, ha fruttato alcune centinaia di nuove
adesioni, che sono state ufficializzate col tradizionale rituale
d'assunzione (giuramento d'omerta', firma col sangue, ecc.).
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Triangoli rosa. Quelli che distinguevano le divise a righe degli
omosessuali, nei lager hitleriani. Dopo sessant'anni, la Germania ha
fatto una legge per "riabilitare" quegli omosessuali. Hanno votato
contro destra e democristiani.
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Tokio. Un veterinario non si e' accorto in tempo di un caso di mucca
pazza. "Ho messo involontariamente in pericolo la salute dei miei
concittadini" ha scritto in un'ultima lettera. E ha fatto harakiri.
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Frasi storiche. "Attenti con gli sbirri" (da una telefonata,
intercettata, dell'assessore siciliano Bartolo Pellegrini)
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Italia. Eh, la classe e' classe. Nella politica, sicuramente. I due
veri partiti in lotta risultano sempre di piu' non quelli ufficiali ma
quelli direttamente espressi dalla societa': da un lato la
Confindustria (che in Venezuela e' andata al governo anche formalmente,
pur se per pochi giorni) e dall'altro il Sindacato. Tutti gli altri si
aggregano piu' o meno rapidamente intorno all'uno o all'altro di questi
due (veri) poli. Forse quell'animale dello zio Carlo non aveva tutti i
torti, a pensarci bene.
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Palestina-Israele. E' uscito dal governo, per contrasti economici con
Sharon, il partito degli integralisti ultraortodossi, lo Shas.
Nell'occasione, i quotidiani italiani hanno dato conto quasi per la
prima volta dell'esistenza di questo strano - e importante - partito di
fanatici religiosi, il cui appoggio e' stato determinante per la svolta
a destra della politica israeliana e che per disumanita', razzismo e
ferocia "religiosa" non ha mai avuto nulla da invidiare al suo
corrispettivo islamico, Hamas.
Il capo di Shas, il rabbino Ovadia Yosef, si rese noto poco piu' d'un
anno fa per aver dichiarato che in realta' l'Olocausto non era stata
che la punizione inflitta agli Ebrei da un dio adirato con loro per la
loro mancanza di spirito religioso. Questa singolare affermazione,
antisemita e negazionista quanto quelle dei piu' criminali antisemiti,
non ha impedito a questo mascalzone e ai suoi accoliti di restare a
pieno titolo nel governo israeliano, di soffiare nel fuoco della
reciproca strage e di distribuire a valanga milioni di dollari agli
insediamenti illegali dei "coloni" per accaparrarsene i voti.
(Dopo le Due Torri, in America, un radiopredicatore integralista
"cristiano" commento' che l'ira di dio aveva punito una New York
anticristiana e corrotta. E anche costui conta molto in politica, e
muove molti voti).
* * *
Intanto, i fanatici delle due parti continuano ad assassinare bambini.
Titoli sui giornali per quelli ammazzati dai fanatici A (bombe nei
luoghi affollati). Tre righe a fondo pagina per quelli ammazzati dai
fanatici B ("Il bambino di 7 anni e' stato ucciso mentre si recava a
pregare col padre in una moschea...").
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"Ascolta, Israele...". Gli uomini della Quinta Legione sgozzavano
uomini e donne fin sui gradini dell'altare; le trombe di guerra
suonavano; ed il Tempio bruciava. Le fiamme, da miglia e miglia,
annunciavano la fine d'Israele.
Ma non agli uomini pii. Costoro sapevano che il Tempio materiale
crollava, non quello vero. Il Tempio nel cuore degli uomini, quello
resisteva. Attraversando i secoli invulnerabile, nei villaggi polacchi,
sulle strade di Spagna, nei rioni di Roma: le legioni sarebbero
diventate polvere, ma il Tempio avrebbe continuato ad ergersi, bianco
di umanita' e di sapienza, in mezzo al deserto della Storia.
Ma ora il Tempio e' crollato, e' crollato davvero. In un giorno e in un
luogo imprecisato di questi mesi, davanti a un gesto che non sappiamo -
il calcio di un soldato che butta giu' una porta, il colpo di pala d'un
bulldozer; chissa'.
Il Tempio, era quella casupola palestinese, con quella donna atterrita
e quei bambini sporchi di terra; la' abitava lo spirito del dio
d'Israele; se un dio c'e', e' la' che e' stato ucciso.
Inconsapevolmente.
* * *
Il palestinese e l'ebreo insieme con le loro bandiere a Campo de'
Fiori. Lea e Ridah che impaginano insieme l'inserto arabo dei
Siciliani, "Siqqillya". L'ebreo comunista Terracini, all'alba della mia
storia. I redattori di "Window", due anni fa in Israele-Palestina, col
loro giornaletto di ragazzi arabi e israeliani che lavorano insieme. La
foto del ragazzino di Varsavia, con le braccia alzate, e quella del
ragazzo Omar morto annegato per salvare il bambino Gosha, uno arabo e
l'altro ebreo. Non ho che queste esili figure da opporre ai generali e
agli sceicchi. Figure di creature isolate, di perdenti.
* * *
E perche' non accettare il piano di pace saudita? O quello di Clinton,
qualche anno fa? Perche' scatenare una guerra a morte per difendere gli
insediamenti abusivi di cento o duecentomila fanatici religiosi?
Perche' buttare nel cesso i miliardi di dollari del petrolio invece di
usarli per dare una vita decente ai palestinesi? Perche' distruggere
un'economia investendo, anziche' in computer, in cacciabombardieri?
Perche' ostinarsi a invocare - da lontano - la fine d'Israele per
compattare le folle disperate e sfruttate sulle cui spalle si campa da
sceicchi? Perche' non discutere, invece di ammazzare i bambini? Perche'
non chiamare un mediatore saggio e attendibile come, ad esempio, un
Mandela?
Io non riesco piu' a distinguere le accuse che rivolgiamo - i pochi che
ancora ragionano - ai capi delle due parti. I crimini e i
machiavellismi degli uni si sommano, non si contrappongono, a quelli
degli altri. E' un esercizio retorico, distinguerli fra di loro.
* * *
I giornali ne parleranno sempre meno. Ed anzi, a un certo momento,
innesterano i toni dell'ottimismo encomiastico. "I colloqui di
pace...". Ma noi sapremo. Sapremo che sotto quei toni falsi e ipocriti
la gente di Palestina-Israele, in realta', continuera' ad essere morta,
e a morire. La morte e l'odio piantati in questi mesi non si
cancelleranno nel corso della nostra vita. Illudersi, sarebbe un
crimine ulteriore.
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Cronaca. Napoli. Brillante intervento di un giovane politico locale
alla manifestazione di Forza Italia in vista delle amministrative di
Castellammare di Stabia. Il promettente ragazzo (il cui impegno
politico risale ai tempi di Pasquale o Malommo e Vicenziell'o Guappo,
nell'indimenticabile Dc anni Sessanta) si chiama Antonio Gava e,
secondo i competenti, fara' molta strada
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Cronaca. Napoli. Condannato a quattro mesi il cardinal Giordano. La
sentenza parla di abuso edilizio Era stato assolto da reati molto piu'
gravi, l'anno scorso, e questa gli investigatori non debbono averla
digerita. Uno di loro, al cinema, ha visto un film su Al Capone, il
boss di Chicago che nessuno riusciva mai a incastrare finche' qualcuno
non ha avuto l'idea geniale di incriminarlo... per evasione fiscale.
Uscito dal cinema, il nostro investigatore e' corso direttamente in
questura, ha aperto la porta e ha annunciato: "Colleghi, ho
un'idea...".
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Cronaca. Napoli. Molta paura ma nessun danno fisico per il
manager-cardinale Michele Giordano, aggredito ieri dentro alla
cattedrale da un esaltato (un giovane capellone sulla trentina che
indossava una lunga tunica bianca) che, dopo averlo preso a cinghiate,
l'ha afferrato per un braccio e, fra gli applausi dei fedeli, l'ha
gettato fuori dal tempio.
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Cronaca. Lancaster. Il vescovo cattolico di Lancaster ha messo in
vendita la sua residenza ufficiale, dal valore di circa ottocentomila
sterline. "Questo palazzo e' troppo ricco per me. Potremo aiutare un
sacco di poveretti, con ottocentomila sterline".
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Cronaca. Biella. Arresti domiciliari per la titolare della ditta
Aiazzone, accusata di bancarotta. Aiazzone fu il primo a inventare le
televendite e la televisione "commerciale", prima di Berlusconi. Era
popolarissimo nei tardi anni Settanta, coi suoi happening serali che
promuovevano mirabolanti offerte di camere da letto a prezzi
stracciati. Poi e' morto in un incidente e l'attivita' e' stata
continuata dalla vedova: fino a questa triste conclusione. Ne' Aiazzone
ne' sua moglie hanno mai pensato a iscriversi alla P2, farsi dare soldi
da Craxi, assumere guardaspalle mafiosi e infine buttarsi in politica
per "salvare l'Italia dal communismo". Se l'avessero fatto, altro che
bancarotta.
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Persone. La liceale di Ragusa che, accortasi di aspettare un bambino,
non e' corsa dietro alle "nozze riparatrici" col coglionazzo che se le'
svignata ma ha scelto di crescersi il bambino da sola, orgogliosamente:
ragazza-madre. Il preside del liceo che, quando lei ha chiesto di
portarsi il bambino a scuola, ha fatto un sorriso e ha detto "Va bene".
I suoi compagni di classe che anziche' fare battute stronze hanno
adottato mamma e bambino, le portano i regalini a scuola e aiutano
quando c'e' da cambiare i pannolini. Dolce Sicilia, che da qualche
parte sei ancora viva.
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Franco wrote:
< Hai visto che comincia ad avverarsi il nostro sogno di avere in uno
stesso fiume dai ragazzi dei centri sociali ai borghesi perbene?
purtroppo e' solo a causa dei maiali che ci governano, ma questa e' la
storia, ci si riunisce dopo le cazzate, e quando la paura prende il
sopravvento. Ora pero' lavoriamo perche' vengano smussati gli angoli
piu' estremisti dei noglobal, o dei giustizialisti (io sono fra questi,
per intenderci), e di tutti, e si prepari una cultura, per il momento
una cultura, da Cln. Che Scalzone vaneggi dal suo esilio, mi fa pena ma
lo perdono (ha detto che i giudici si sono "accaniti" contro
Berlusconi, ha fatto i complimenti a Cossiga), ma che Erri Deluca firmi
il vaneggiamento e sfotta i Nanni e le ballerine, mi da' il segno di
quanto l'estremismo parolaio di questi intellettuali senza macchia sia
tremendo. Lavoriamo per il Cln. Abbracci Franco >
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Spot. Una nuova rivista online. Si chiama Itaca e quindi immagino che
avra' a che fare con guerre amori e odissee. C'e' dentro Claudio Fava,
quello "ossessionato dalla mafia" che adesso vuole portare le sue
giacobbinate fin qui sulla rete. Lui dice che non si parlera' solo di
mafia: boh, staremo a vedere. (Capace di si', visto che oltre che il
militare a Cuneo lui ha fatto anche il reporter a Medellin, in Eritrea,
a Managua e altre strane parti del mondo).

Bookmark: http://www. itacanews.it
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Spot. Se ti sbrighi trovi ancora in giro il numero speciale di
Antimafia 2000 su Falcone e compagni. Fino a questo momento, leggere
Antimafia non e' reato: domani, non si sa. Quindi meglio che te lo
leggi ora.

Bookmark: http://www.antimafiaduemila.com
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Sebastiano Gulisano wrote:
< Caro Riccardo, se ogni tanto avessi l'umilta' d'ascoltare, forse
nelle tue pontificazioni saresti piu' cauto, piu' equilibrato. Ma
capisco: equilibrio e cautela non sono cose da rivoluzionari. Va da se'
che io non sono un rivoluzionario. Cosa sono? Non lo so. Probabilmente,
solo un giornalista disoccupato. Io reputo un fatto positivo che, dopo
diciotto anni dall'omicidio, per la prima volta, a Catania, sia stata
organizzata una "giornata di studi dedicata a Giuseppe Fava" e che a
farlo sia stata l'Universita', su iniziativa di una giovane dottoranda,
Marzia Finocchiaro. Tra un attimo ti spiego perche'.
Prima d'andare avanti ti dico che sono d'accordo con te sul fatto che
li' ci fossero almeno due persone che poco o nulla c'entravano con
Fava: il giornalista e l'intellettuale. E condivido anche i tuoi
motivi. Con l'intellettuale, poi, io ce l'ho anche per fatto personale
(ricordi quando cerco' d'intervenire su "Avvenimenti", per conto
dell'architetto Leone, affinche' il giornale scaricasse Gianfranco e
me, dopo l'inchiesta su viale Africa?).
Per quanto mi riguarda, il trauma della presenza di Barcellona l'ho
assorbito il 5 gennaio, quando la Fondazione Fava me lo ha fatto
trovare come relatore il giorno del diciottesimo anniversario
dell'omicidio, a un convegno dal titolo "La memoria maggiorenne". Ho
pensato che gli organizzatori, per primi, fossero smemorati. Insomma:
Barcellona lo ha legittimato la Fondazione. Il che non significa che io
abbia cambiato idea su di lui. Il giornalista, poi, ricordo che ha
scritto di essere stato lui a denunciare lo scandalo di viale Africa.
Ora, non e' che me ne fotta granche' delle primogeniture, ma ricordo
anche che fummo Gianfranco e io a denunciare, su "Avvenimenti", tutta
la vicenda (per fortuna i giornali portano la data). Ricordo le querele
che beccammo (assolti), ricordo gli insulti, ricordo la solitudine,
ricordo i sofismi della cosiddetta societa' civile catanese
("formalmente e' tutto a posto", ci dissero a Citta' Insieme). Ricordo,
caro Riccardo. Non sono smemorato. Ricordo e so. So di avere scritto
dodici cartelle sulla vicenda Scida', in cui raccontavo tutto, con nomi
e cognomi. Non sono riuscito a pubblicarle. C'era un nome di troppo, in
quell'inchiesta, quello dell'ex presidente dell'Anm Giuseppe Gennaro,
"eroe nazionale" per meriti antiberlusconiani.
So anche delle divisioni della sinistra catanese, so di come Claudio
Fava venga additato come "traditore". Io non condivido tutto quello che
Claudio fa e dice, pero' qualcuno deve spiegarmi perche' in Sicilia,
due anni fa, ci fu (per fortuna!) il famoso controribaltone che poi ha
prodotto il 61-0 delle politiche; e perche' Claudio e' stato cacciato
dalla segreteria regionale dei Ds.
Qualcuno deve spiegarmi perche' quelli del Centrodestra non perdano
occasione di aggredirlo, anche quando non ce ne sarebbe motivo. Secondo
me, perche' Claudio e' incompatibile coi sistemi di potere catanese,
siciliano e italiano. Ma, forse, sono solo un ingenuo. E, per cortesia,
non venitemi a raccontare che ha fatto patti con Mario Ciancio: sono
cazzate!
So dell'incontro alla Festa dell'Unita' di due anni fa, me lo racconto'
quella stessa sera (casualmente, ero a Catania) una collega, Patrizia
Abbate, entusiasta di come Claudio avesse strapazzato Ciancio, spuntato
li' a sorpresa. Io considero un errore l'adesione di Claudio ai Ds, su
quel partito (specie su quello siciliano) ci passarei con le ruspe e
poi ci spargerei il sale, come Roma con Cartagine.
Detto questo, io al convegno su Giuseppe Fava ci sono andato. Per
curiosita'. E perche' era organizzato dall'Universita'. M'incuriosiva,
anche se ero diffidente, l'entusiasmo di Marzia Finocchiaro, la
dottoranda che ha avuto l'idea del convegno (considero la sua relazione
la piu' bella della giornata). Un'idea che, in diciotto anni, non e'
venuta a nessun compagno e a nessun movimento. E se a qualcuno e'
venuta, se l'e' tenuta per se'.
M'incuriosiva il fatto che, dopo diciott'anni, si cominciasse ad
analizzare l'opera di Fava nella sua complessita': la letteratura, la
pittura, il cinema, il teatro, il giornalismo. E mi sentivo anche
garantito dal fatto che il preside di Lingue non si chiama Giuseppe
Giarrizzo ma Antonio Pioletti. Che io considero un compagno, tu non so.
Qual e' il problema? Non e' un'idea tua e nemmeno dei "compagni" di
Catania?
Il punto, caro Riccardo, forse e' che a Catania non c'e' un soggetto
come il Centro Impastato. E, quindi, la giornata, l'hanno organizzata
l'Universita' e la neonata Fondazione. Sarebbe stato piu' bello se i
promotori fossero stati Pioletti, in qualita' di direttore di "Citta'
d'utopia" e la Fondazione? Pioletti direttore, purtroppo, non ha i
fondi di Pioletti preside. E, allora, ben venga l'Universita'. O,
forse, dobbiamo smettere di mandarci i nostri figli, all'Universita'?
E, visto che ci siamo, smettiamo di mandarli anche alle elementari,
alle medie, e alle superiori. Cosi' Fava se lo faranno leggere anziche'
leggerlo.
Anche a me, comunque, sarebbe piaciuto di piu' che Fava fosse stato
ricordato come Peppino a Cinisi. Cosi' come mi piacerebbe che, in
Sicilia, ogni tanto qualcuno si ricordasse di me. Ma non se ne
ricordano nemmeno quando la Carovana Antimafia di Libera e dell'Arci
passa dal mio paese (quando io denunciavo gli intrecci tra mafia e
politica, al mio paese, mi davano tutti del pazzo, compresi i miei
amici e compagni; dieci anni dopo mi sono sentito dire, in privato,
tornando da villeggiante, che dieci anni prima avevo ragione e che la
situazione e' diventata insostenibile). Con cio', non sputo sulla
Carovana Antimafia. Ne' su Libera, ne' sull'Arci. Per fortuna esistono.
Io caro Riccardo, dalla Sicilia sono stato espulso, come te e come
altri. Continuero' a tornarci da villeggiante o da giornalista (vado,
raccolgo storie e me ne torno via per scriverle. anche se poi non me le
pubblicano) ma non a fare giornali li'. E' per questo che sono stato
espulso. Ed e' per questo che, probabilmente, un giorno dovro' tornarci
al soggiorno obbligato, come i mafiosi. Gia': quando sara' dichiarato
il fallimento dei "Siciliani sas" sara' decretato anche il mio, di
fallimento, e, in questi casi, la legge prescrive, appunto, la
residenza coatta nel luogo del delitto. Dovranno rinchiudermi a piazza
Lanza per farmici stare. Ma questa e' un'altra storia. Torniamo a noi.
Il 13 maggio, nessuno ha cercato di trasformare Giuseppe Fava in "un
innocuo e simpatico personaggio come questi di ora". Fava e' stato
paragonato a Pasolini, e' stato riconosciuto il suo spessore europeo,
sono state lette pagine della sentenza della Corte d'Assise sul movente
dell'omicidio (i cavalieri, la politica, l'informazione, la mafia); ho
sentito con le mie orecchie i nomi di Zermo e di Ciancio rimbombare
nella sala della biblioteca in cui De Roberto scrisse "I vicere'"; ho
sentito parlare di monopolio dell'informazione a Catania; ho sentito
che la Procura di oggi non e' meglio della Procura di allora.
Ho ridacchiato quando ho visto il rettore, Ferdinando Latteri, spuntare
alle 11, un'ora in cui era certo di non incontrare Claudio Fava,
impegnato in una conferenza stampa sulla nuova giunta catanese (manca
solo Pippo Ferlito, in quella giunta, ma la caratura degli altri non e'
dissimile dalla sua). E ho sghignazzato alla fine dei cinque minuti di
"saluto" di Latteri. Il suo breve intervento e' stato un capolavoro di
democristianita'; nel taccuino ho annotato: "e' riuscito a non dire
nulla e, soprattutto, a non nominare Fava". Non e' cosa da poco, in un
convegno su Fava. Restera' agli atti.
Atti che t'invito a leggere, quando saranno pubblicati. E chissa' che
non ti capiti di valutare diversamente lo sforzo fatto da Marzia. Non
dico apprezzare - per carita'! - Marzia non va in giro con le pezze al
culo come te e me, quindi non la si puo' apprezzare, dal tuo punto di
vista. E, una volta tanto, sei d'accordo con Ciancio. Gia', perche' nel
resoconto della "Sicilia", il giorno dopo, sono stati tagliati tre
relatori e il sunto dei loro interventi: Marzia Finocchiaro, Resi'
Fichera e Antonio Roccuzzo.
Resi' parlava della Fondazione e della possibilita' di accedere agli
atti del processo (tra qualche giorno lo si potra' fare anche on line),
e i lettori del quotidiano catanese non devono sapere che esiste la
Fondazione e, meno che mai, che qualcuno possa andare a leggere quegli
atti e le insulse e reticenti testimonianze di Ciancio e Zermo;
Roccuzzo dei "Siciliani", un nome che i computer della "Sicilia" sono
programmati a cancellare automaticamente qualora a qualche redattore
scappi di scriverlo. Perche' manchi pure il nome di Marzia non so,
forse il pezzo era lungo.
Consentimi l'ultima cattiveria. Dopo l'omicidio di Giuseppe Fava, la
provincia di Catania istitui' un premio giornalistico intitolato alla
sua memoria. Nei primi anni c'era sempre qualcuno dei "carusi di Fava"
a ritirare l'assegno-premio. Quei soldi servivano, forse, per cambiarsi
le pezze al culo e, quindi, li si poteva prendere?

Con immutato affetto, Sebastiano

p.s.: So di avere scritto assai, ma ti sarei grato se anche i lettori
della "Catena di Sanlibero" leggessero, integralmente, queste mie
elucubrazioni. Cosciente che replicherai. >
* * *
Caro Sebastiano, grazie di essere intervenuto. Mi piacerebbe che
fossimo ancora tutti uniti, nel lottare contro i vecchi e i nuovi
cavalieri. Ma sai che - non parlo per te - non e' cosi'. Non perche'
alcuni siano diventati stronzi ed altri invece siano rimasti
"rivoluzionari" o magari si divertano a girare con le pezze al culo.
No, e' una questione di potere, e di status sociale. Per alcuni di noi
l'antimafia e' stata una lotta eroica, individuale. Per altri un'umile
costruzione collettiva, un movimento in cui tutti sono importanti e non
e' indispensabile nessuno.
Col tempo, questa differenza pesa. Non ho critiche *personali* da fare
a Marzia, Pioletti e agli altri organizzatori. Ho critiche politiche, a
cui pero' nessuno risponde. Sinteticamente: invitare il giornalista di
palazzo, ma famoso, e non invitare il giornalista antimafioso, ma
sconosciuto, non e' un particolare secondario: e' l'errore (politico)
classico e decisivo, che permette a Ciancio di inglobare l'evento nella
propria egemonia culturale e dunque di sostenerlo sul suo giornale.
Eliminando magari gli interventi piu' critici, che pero' a quel punto
sono facilmente eliminabili perche' il contesto non e' critico affatto.
Con me e con i Siciliani, Ciancio semplicemente censurava, perche'
sapeva benissimo che non di carini dibattiti si trattava, ma di lotta a
morte. Quella lotta e' stata interrotta, a un certo punto, per
l'estremo logoramento a cui i compagni - nel loro eroismo - erano
disumanamente sottoposti, e anche perche' molti di loro a un certo
punto hanno ingenuamente considerato piu' "realistico" entrare nel
gioco politico ufficiale. Umanamente, non li critico e ho sempre il
massimo rispetto per loro. Ma politicamente e' stato un disastro: lo
dico (affettuosamente) ora e lo dicevo (molto incazzato) allora, quando
si poteva ancora tornare indietro.
Con i (volenterosi) "antimafiosi" di ora il potere puo' permettersi di
giocare sul suo terreno, e dunque di vincere facilmente. E' una vecchia
storia, per la Sicilia: i ribelli (magari "critici") ricevuti a
Palazzo, e quindi alla fine digeriti. Io non ci sto. Ma non se ne
offenda nessuno, visto che in fondo sono solo un vecchio pazzo - lo
sono da piu' di vent'anni - e non un compagno perbene. Sarei onorato di
tornare a lottare insieme a te. Ma non con gli intellettuali catanesi,
vecchi e giovani. Di loro, ne ho le tasche piene. (r.o.)
________________________________________
2 Giugno.
<terracini@libero.it> wrote:

< La nostra e' una Citta' in cui si lavora:
a comandare, e' il popolo e la Legge.
Ciascuno di noi tutti ha dei diritti,
quand'e' insieme con altri, e quando e' solo;
ciascuno di noi tutti ha dei doveri.
Nella Citta' non c'e' uomo ne' donna,
miscredente o fedele, bianco o nero.
I cittadini sono uguali. Tutti
vivano nella loro dignita',
ne' miseri, ne' troppo ricchi: a ognuno
fraterna dia il suo aiuto la Citta'.
Chi pensa, chi produce, chi lavora,
ognuno dia una mano alla Citta':
lei vuole che nessun rimanga fuori
per la pigrizia o per la poverta'.
E' una la Citta', ma il cittadino
e' diverso un dall'altro, al suo paese,
nel suo nord, nel suo sud, nel suo dialetto:
la Citta' non ci vuole fatti a schiera.
Legge di dei non e' legge civile:
qui, ciascuno rispetti il dio d'altrui.
I boschi, l'aria libera, i poeti,
i maestri che insegnano, il sapere
sono il nostro tesoro: la Citta'
per tutti loro e' vita e liberta'.
Non barbari, ma uomini civili
noi rispettiamo ogni altra citta'.
Ma chi fugge dai barbari, qui trovi
casa fraterna, asilo e carita':
guai a chi lo scaccia! Offende tutti noi.
Non sia guerra fra umani, uomini!, mai.
Ragionate piuttosto: noi vogliamo
essere i primi a ragionare, e andiamo
nel mondo in amicizia e liberta'.
Nei giorni duri, abbiamo una bandiera
che ci ricorda: siamo una Citta'. >


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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche semplicemente
per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it -- Fa' girare.
"A che serve vivere, se non c'e' il coraggio di lottare?" (Giuseppe
Fava)

 

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