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Giro89
Movimento
Sulle elezioni presidenziali francesi
Alcune riflessioni a caldo,
fra il primo ed il secondo turno.
La sera del 21 aprile i giornalisti
che annunciano i primi risultati elettorali e
le prime proiezioni sembrano cadere dalle nuvole:
invece del risultato scontato, che dava largamente
vincenti il socialista Jospin e il gollista Chirac,
ecco spuntare come candidato al secondo turno
il tristo Le Pen, che pure aveva fatto una campagna
relativamente discreta. Jospin avrà circa
200.000 voti in meno di lui, il che su
circa 41 milioni di iscritti - è veramente
uninezia, ma sufficiente a distruggere i
sogni presidenziali della sinistra. Il meccanismo
elettorale maggioritario a due turni accentua
la polarizzazione e può favorire la formazione
di maggioranze solide, ma, in una situazione di
forte frammentazione del voto, intacca in maniera
drastica la legittimità dei vincitori e
può riservare sorprese amare. Nei fatti
il sistema a due turni permette, in assenza di
un sistema proporzionale, di esprimere a fondo
le proprie opinioni senza farsi intrappolare da
una scelta di campo obbligata, che sarà
poi quella del secondo turno.
Ma guardiamo i risultati più da vicino
ed esaminiamo le tendenze profonde che queste
elezioni mettono in luce, quelle tendenze che
fra una elezione e laltra sono loggetto
di studi di specialisti e sulle cui cause i media
stendono un velo pietoso.
1) Lastensione ha toccato il 28,40%, cioè
circa 11 700 000 persone, su 41 milioni di iscritti.
Ovviamente quelli che non si danno più
nemmeno la pena di iscriversi, non sono contati.
2) I voti bianchi e nulli sono stati 995.550,
cioè il 2,4 degli iscritti ed il 3,4 dei
votanti.
3) In questo quadro, la sinistra di governo -
con leccezione dei verdi che migliorano
il loro risultato e oltrepassano la barra del
5% - supera appena il 27%. Nellinsieme la
sinistra parlamentare perde circa un milione e
mezzo di voti rispetto al 1995, a beneficio dei
3 candidati trotzkisti che totalizzano quasi tre
milioni di voti (10,44%). La sua frammentazione
gioca a sfavore di Jospin. La destra parlamentare,
dal canto suo, perde nello stesso periodo quasi
4 milioni di voti, ma resta in testa nella corsa
alla presidenza.
4) Per la prima volta nel dopoguerra il Partito
Comunista (col 3,37%) scende sotto il milione
di voti e allo stesso tempo sotto il 5%, perdendo
il diritto al rimborso delle spese elettorali.
Vari analisti cominciano a porsi apertamente il
problema di una sua sparizione dalla scena politica.
Al tempo stesso la candidata di Lutte Ouvrière
raccoglie il 5,72% e quello della Ligue Communiste
Revolutionnaire il 4,25%. E la prima volta
che superano il PC di origine staliniana.
5) Le Pen, candidato del Front National, raccoglie
4.805.307 voti, cioè il 16,86% e migliora
di 234 mila voti il suo risultato del 1995, qualificandosi
per il secondo turno. A questi voti vanno ovviamente
aggiunti i 667.000 (per un totale del 1,92%),
raccolti dallo scissionista Megret e che esprimono
le stesse tendenze profonde.
E questultimo risultato che infiamma
le reazioni di dirigenti politici, giornalisti
e semplici cittadini. Comincia nei media la caccia
al responsabile della vittoria di Le Pen. Ovviamente
i trotzkisti sono i primi a servire da capro espiatorio,
tanto più che esitano a votare per un tipo
come Chirac, la cui fama di truffatore ha superato
le frontiere. La loro colpa: aver diviso la sinistra
e indebolito lonesto Jospin. Ma anche tutti
gli altri candidati di sinistra subiscono lo stesso
tipo di processo, e quelli più vicini a
Jospin con un certo fondamento. I loro programmi
elettorali vengono sezionati (e condannati) da
uno o laltro dei commentatori di sinistra.
La canea dei giornalisti sembra risparmiare un
solo punto: il bilancio di governo dellonesto
Jospin. Purtroppo per loro è su questo
dente dolente che la lingua batte con vigore.
Guardiamolo sinteticamente. Tutte le misure partono
da altrettante dichiarazioni di buone intenzioni
nei confronti dei più poveri. I fatti sono
unaltra cosa.
a) La prima e più importante delle misure
sociali della sinistra è stata la legge
sulle 35 ore, che ha provocato unondata
di scioperi senza precedenti nelle imprese e nel
pubblico impiego. Al di là della vernice
sociale, si tratta di una legge che
aumenta la flessibilità nellutilizzazione
della forza lavoro per la maggior parte dei salariati,
che migliora la condizione dei quadri (che, già
ben pagati, non avevano diritto al pagamento degli
straordinari ma dovevano comunque farli) perché
introduce dei limiti allamplitudine dei
loro orari. Questi guadagnano una buona quota
di tempo libero e hanno i soldi per goderselo.
Al contrario, i bassi salari vedono amputate le
ore di straordinario che erano una fonte importante
di integrazione salariale. Nei fatti vengono tagliati
i salari e aumenta la flessibilità, al
punto che un recente sondaggio scoprirà
che almeno la metà dei francesi vorrebbe
lavorare di più. Se si sostituisce guadagnare
a lavorare, si ha la chiave di lettura
del sondaggio e degli effetti della legge.
b) La lotta contro la disoccupazione è
stata presentata come la priorità del governo.
Comincia con la modifica del calcolo delle statistiche,
che vengono ormai sistematicamente truccate, continua
con la radiazione dalle liste dei disoccupati
e con la crescita dei beneficiari del RMI (reddito
minimo di inserzione, una specie di sussidio di
povertà), che però non entrano nelle
statistiche di cui sopra. Nel 1998 Jospin aveva
rifiutato di aumentare a 4000 franchi (610 euro)
i minimi sociali (cioè tutti i sussidi
di qualsiasi tipo e natura), richiesta centrale
del movimento dei disoccupati. Dallaltro
lato per mettere i disoccupati al lavoro viene
adoperata la carota del premio per il lavoro
(un rimborso fiscale per chi ha un reddito da
lavoro) ed il bastone del PARE, un nuovo sistema
di contratto, imposto ai disoccupati
per rimetterli al lavoro, anche in condizioni
particolarmente sfavorevoli per loro. A questo
si aggiungono 300.000 assunzioni precarie nella
pubblica amministrazione (emplois jeunes) e la
moltiplicazione degli statuti precari in tutto
il salariato, con leffetto chiarissimo di
precarizzare linsieme del mondo del lavoro.
Tutte le misure di lotta contro la disoccupazione
si sono concretizzate sotto la forma di incentivi
o sgravi fiscali per le imprese.
c) La legge CMU, che istituisce la copertura medica
universale, che doveva coprire tutti i bassi redditi,
copre solo quelli fino a 3600 franchi (550 euro)
mensili. Quella sulla solidarietà e il
rinnovamento urbano (SRU), non fa che amplificarne
gli effetti di frattura, fra chi è dentro
e chi è fuori, anche soltanto per qualche
euro in più, senza contare gli aspetti
puramente ideologici o, peggio, di vera e propria
truffa nei confronti dei più poveri (es.:
la carte solidarité transports).
d) La legge sul risparmio salariale apre di fatto
la strada alla riforma delle pensioni ed allintroduzione
dei fondi. La differenza tra il pubblico impiego,
che va in pensione con 37,5 anni, e il privato
che deve arrivare a 40 introdotta nel 93
da un governo di destra viene mantenuta
nonostante le aspettative diffuse fra i salariati,
e si riprende a parlare di elevazione delletà
pensionabile per tutti, a cominciare dai pubblici
dipendenti. Le tracce dei tentativi di riforma
della scuola del ministro Allegre, contro cui
lanno scorso erano scesi in piazza gli insegnanti,
sono presenti nel voto di questi ultimi.
e) Nessun governo di destra ha privatizzato tante
imprese pubbliche quanto il governo di Jospin.
Nessun licenziamento è stato impedito dal
governo, nonostante ladozione di una legge
che dovrebbe scoraggiarli. Mai, negli ultimi 30
anni, le differenze di reddito sono state tanto
grandi fra i settori più ricchi e quelli
più poveri della società.
Cè da stupirsi in queste condizioni
- se le classi medie hanno in buona parte continuato
a votare per i socialisti - che la maggior parte
dei disoccupati, dei precari, degli impiegati
abbia espresso in vario modo il proprio scontento?
Già nel 1995 il Front National era il primo
partito operaio in Francia. La tendenza non ha
fatto che approfondirsi e la sinistra al governo
ha lavorato alacremente a preparare la propria
sconfitta.
Il tema centrale della campagna elettorale è
stato quello dellinsicurezza, che
a partire da una reale difficoltà dei settori
popolari a vivere decentemente nelle banlieues
e nei quartieri popolari di molte città
di provincia ha catalizzato tutte le ansie
e le paure della Francia profonda. Il tema è
stato imposto da Chirac e ha destabilizzato Jospin,
che non soltanto non ha fatto niente per sottrarvisi,
ma ha accettato questo terreno di scontro facendo
una vera e propria autocritica negli ultimi tempi
della campagna. La sua azione di governo aveva
mostrato la propria subalternità rispetto
alliniziativa della destra, con la cosiddetta
polizia di prossimità, che
rispondeva alla logica di un aumento della repressione
invece di agire sulle cause sociali che determinano
il sentimento di insicurezza. Tutto questo ha
creato un clima propizio a Le Pen, che non ha
neanche avuto bisogno di fare campagna: gli altri
due candidati lhanno fatta per lui. Ed è
noto che gli elettori preferiscono loriginale
alla fotocopia. Per certi versi la sua crescita
sembra alimentarsi, fino ad ora, della decomposizione
del vecchio PC o della perdita di riferimenti
delle vecchie aree cattoliche.
Il fatto che Le Pen sia populista, demagogo, xenofobo
e autoritario, con una certa prossimità
con il fascismo, è certo sufficiente a
renderlo detestabile. Ma è sufficiente
per considerare che la democrazia è in
pericolo? Che siamo vicini a ripetere lesperienza
della Germania del 1933?
E vero che il voto Le Pen ha cristallizzato
(e reso visibile per i giornalisti e i politicanti)
un malessere diffuso nella società, ma
lapparato politico-militare che Hitler possedeva
ed usava non ha gran che a che vedere con la struttura
attuale del FN. Il clima di guerra civile che
ha portato Mussolini o Hitler al potere non ha
niente a che vedere con la Francia del 2002. La
borghesia francese non sembra né impaurita
dalliniziativa operaia, né particolarmente
in crisi. E daltra parte non vota Le Pen
e tende a diffidarne in quanto fonte di instabilità.
Il capitale monopolistico e quello finanziario
hanno altri pensieri per la testa. Lintegrazione
europea, se rende visibili sul piano continentale
le tendenze xenofobe e reazionarie che esistono
in Olanda, Belgio, Austria, Italia, Francia, Inghilterra,
ecc., rende anche più difficile la concretizzazione
delle tentazioni autoritarie degli aspiranti dittatori.
La presenza di un Le Pen al secondo turno delle
presidenziali ha scatenato nel paese una grande
emozione. Ogni giorno le manifestazioni sono sempre
più numerose, nellattesa di quella
del primo maggio, organizzata in modo unitario
da quasi tutti i sindacati istituzionali. Centinaia
di migliaia di giovani scendono in piazza per
manifestare il loro rifiuto del fascismo e dellestrema
destra. Come tutti i movimenti, anche questo può
condurre molte persone a riscoprire la politica
o a interrogarsi sulla società esistente.
Per il momento esse sembrano ben controllate dalle
forze politiche istituzionali o dai trotzkisti,
mentre il dibattito politico gira intorno al modo
migliore per ridurre le percentuali di Le Pen
al secondo turno (LO è lunico gruppo
che ha invitato a votare bianco o nullo). Daltro
canto esse hanno per la sinistra a breve
termine - un vantaggio insostituibile: focalizzano
lattenzione sul cattivo di turno, canalizzano
in piazza le energie dei giovani scontenti, aumentano
la pressione su quelli che non vogliono allinearsi
sullantifascismo elettorale obbligatorio,
evitano la riflessione sui problemi di fondo e
rimandano un serio esame dei suoi errori.
Ma al di là delle percentuali con cui Chirac
riuscirà a vincere il 5 maggio, quali sono
gli scenari possibili da qui alle elezioni legislative
che si terranno fra sei mesi?
Jospin ha dato le dimissioni dal posto di primo
ministro e questo vuol dire che dato che
il parlamento è ancora in mano alla sinistra
- Chirac chiamerà un socialista a formare
il prossimo governo. Forte della sua vittoria,
potrebbe nominare un membro del suo clan, ma il
rischio dingovernabilità sarebbe
moltiplicato in modo esponenziale. Alle elezioni
legislative il voto FN rischia come è
successo fino ad oggi di aumentare le divisioni
delle destra e quindi di riaprire la strada a
una nuova coabitazione, dando di nuovo la maggioranza
alla sinistra governativa, nonostante il suo pessimo
bilancio. Ovviamente non si può escludere
che la destra riesca a recuperare una parte del
suo elettorato ed a ricostituire una maggioranza
parlamentare decente, ma per il momento la cosa
sembra meno probabile. In ambedue i casi le politiche
che saranno adottate rischiano di alimentare la
polarizzazione e la frattura sociale
che è alla base del successo di Le Pen.
Daltra parte è a causa della difficoltà
a riconoscere le differenze nei programmi presentati
dalla destra o dalla sinistra che gli elettori
si sono astenuti o si sono rivolti ad altre botteghe.
Va ricordato infine che alcuni politologi e sociologi
tendono a mettere laccento sulla necessità
di una riforma delle istituzioni della V repubblica,
che hanno reso possibile questa situazione, ed
a riaprire la discussione sul sistema proporzionale.
Dal nostro punto di vista, quel che conta è
agire sulle cause profonde dellattuale crisi
di fiducia: la ripresa delle lotte sociali di
questi ultimi anni è sicuramente incoraggiante,
ma insufficiente; esse restano ancora frammentarie
ed isolate, ma trovano un eco favorevole nella
società. I sindacati istituzionali non
riescono più ad impedirle, ma per controllarle
sono spesso obbligati ad accompagnarle. La fine
dellimpero del male e lipoteca che
il leninismo aveva fatto pesare per 70 anni sulle
lotte sociali sembra sciogliersi, anche se questo
provoca altri problemi. La situazione sociale
resta fluida ed in movimento. Tutto ci porta a
ricordare che il solo vero momento di crisi nellascesa
ventennale del Front National si è determinato
durante il movimento del dicembre 95, quando la
componente proletaria della sua base era in piazza
insieme agli altri salariati (o comunque ne condivideva
le motivazioni) e la parte tradizionalmente bottegaia
e pujadista condivideva la richiesta dordine
espressa dai settori più agiati della società.
La scissione che ha subito nel 1999 non sembra
avere un legame diretto, ma ne è stata
la conseguenza naturale. La ripresa di oggi non
è altro che la catalizzazione delle paure
che la società francese si porta dentro.
Noi dobbiamo lavorare sulla speranza.
A cura della redazione di Parigi di Collegamenti-Wobbly
Parigi 27 aprile 2002
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