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Giro88
Movimento
Riviste: Il Grillo parlante
sommario e articoli del n.
63 de Il Grillo parlante, per un'informazione
equa e solidale nell'Est veronese - mailto:grilloparlante@mbservice.it
Guerra razziale
di George Monbiot (Traduzione a cura di Emanuele
Piano)
Quelli di noi che si erano opposti al bombardamento
dell'Afghanistan avevano avvisato che la guerra
non si sarebbe fermata. Adesso che Tony Blair
prepara l'opinione pubblica Inglese ad un attacco
all'Iraq, il conflitto sembra estendersi e proliferare
più velocemente di quanto potessimo prevedere.
C'è però un altro pericolo che abbiamo
sottovalutato: l'escalation delle ostilità
all'INTERNO delle nazioni coinvolte nella guerra.
La schedatura razziale è diventata lo strumento
della nuova politica sulla sicurezza Usa e rischia
di scatenare quello stesso scontro tra le culture
che i suoi artefici sembrano percepire e fomentare.
Il Guardian nei giorni scorsi raccontava la storia
di Adeel Akhtar, un attore Inglese di origine
asiatica volato negli States per un provino. Quando
il suo aereo è atterrato all'aeroporto
JFK di New York, lui e la sua compagna sono stati
ammanettati. E' stato portato in una stanza ed
interrogato per molte ore. Gli ufficiali gli chiedevano
se avesse amici in Medio Oriente o se conoscesse
qualcuno che approvasse gli attacchi dell'11 Settembre.
La sua storia è simile a quella di centinaia
di altre persone di origine asiatica o medio orientale.
Ho appena ottenuto una copia di una lettera inviata
la scorsa settimana da una signora anglo-asiatica
di 50 anni (che non vuole pubblicare il proprio
nome) al US Immigration Service. Alla fine di
gennaio, anche lei era volata al JFK per visitare
sua sorella da tempo malata di cancro.
All'aeroporto gli ufficiali dell'immigrazione
avevano riscontrato che, in una sua precedente
visita, aveva oltrepassato i limiti di permanenza
consentiti dal suo visto. La signora spiegando
la propria situazione e lo stato di indigenza
della sorella ha chiarito di aver fatto, all'epoca,
la domanda per un'estensione del permesso. Quando
gli ufficiali le hanno detto che sarebbe dovuta
tornare indietro in Inghilterra, la signora, pur
accettando la decisione, ha chiesto di parlare
con il console britannico.
Le hanno rifiutato la richiesta, ma, in alternativa,
le hanno offerto la possibilità di chiamare
il consolato Pakistano. Allora la signora ha spiegato
di essere inglese e non pakistana, così
come dimostrato dal suo passaporto. A quel punto
le guardie hanno cominciato ad interrogarla. Quante
lingue parla? Da quanto tempo vive nel Regno Unito?
Infine le hanno spaccato le serrature della valigia,
le hanno preso le impronte digitali e poi, ammanettata
ed incatenata, l'hanno fatta sfilare per il salone
Partenze. "Mi sono sentita come la preda
che viene mostrata in una pubblica parata. Perché
mi hanno ammanettato? Sono una casalinga di 50
anni dalla periferia di Londra. Che minaccia potevo
arrecare alla sicurezza degli altri passeggeri?"
Alcune settimane fa, il corrispondente del Times
ha trovato 30 persone, tra uomini e donne, accampati
in uno squallido albergo a Mogadisho, in Somalia.
Erano tutti afro americani di origine somala che
vivevano negli Stati Uniti da quando erano neonati
o bambini. La maggior parte erano professionisti
con un lavoro sicuro ed una vita stabile. Dopo
la prima del film Black Hawk Down (sul fallimento
della missione americana Restore Hope in Somalia)
a gennaio, sono stati tutti rastrellati, picchiati,
minacciati con delle siringhe e impedito loro
l'accesso al telefono per una chiamata ad un avvocato.
Dopodiché, alcune notti dopo, senza che
capi d'accusa e senza motivazione alcuna, sono
stati sommariamente deportati in Somalia. Adesso,
senza passaporto, documenti e soldi, in uno stato
alieno oltre che spaventoso, non sanno se rivedranno
mai le loro case.
Tutte queste persone sono le vittime della nuova
schedatura razziale che il Governo Americano,
pur negandolo, di fatto applica. Il procuratore
generale americano ha fatto interrogare dal FBI
oltre 5000 uomini di origine araba. Dall'11 Settembre,
oltre un migliaio di persone nate nel medio oriente
sono state detenute a tempo indeterminato per
"infrazioni della legge sull'immigrazione".
Il Consiglio per le Relazioni Americano-Islamiche
ha registrato centinaia di casi di discriminazione
da parte delle autorità negli USA. Donne
mussulmane sono state fatte spogliare per le perquisizioni,
gli uomini sono stati sbattuti fuori dal loro
letto nel bel mezzo della notte con un fucile
puntato alla testa. Inoltre, le misure coercitive
consentite dal recente Patriot Act "sono
state quasi esclusivamente contro i mussulmani
e gli arabi d'america". Avere una carnagione
scura significa essere un sospetto terrorista
negli States. Alcuni ufficiali li considerano
colpevoli sino a prova contraria.
Politiche simili nei confronti dei detenuti governano
attualmente anche il sistema giudiziario. Durante
la conferenza stampa del 28 Dicembre, il Presidente
Bush, interpretando male una domanda, ha fornito
una risposta rivelatrice. Gli era stato chiesto:
"Avete deciso se tutti debbano essere processati
dai tribunali militari?" Bush rispose: "Escludo
tutti gli Americani". Il giornalista voleva
invece sapere cosa intendessero fare gli americani
con i prigionieri di Guantanamo. In realtà,
quello che il presidente aveva rivelato era il
trattamento differenziato che avrebbero subito
i combattenti stranieri e John Walker Lindh, il
talebano americano, attualmente processato dalla
Corte Federale in Virginia. Questo non è
un incidente di percorso, ma una politica ben
precisa. Del resto Bush non potrebbe mai trattare
un bianco americano con i metodi del campo X-ray
e pensare di farla franca.
Questi atteggiamenti sono comunque antecedenti
all'attacco su New York. In un documento pubblicato
dal coordinatore del controterrorismo americano
lo scorso Aprile dal titolo "Patterns of
Global Terrorism", la definizione di terrorismo
abbraccia qualsiasi tipo di violenza diretta contro
cittadini americani, interessi commerciali americani
e contro la cittadinanza bianca degli altri paesi.
I neri e, più in generale, gli scuri di
carnagione sono visti sempre e comunque come gli
artefici del terrore, mai come le vittime. In
Angola, per esempio, "l'incidente più
significativo" del 2000 è stato il
rapimento di tre operai edili portoghesi da parte
dei ribelli. L'uccisione di centinaia di civili
Angolani non è nemmeno contemplato. In
Sierra Leone il terrorismo, come suggerisce il
rapporto, ha colpito soltanto giornalisti, operatori
dello sviluppo e peacekeepers stranieri. In Uganda,
il Lord's Resistance Army sembra non aver fatto
altro che rapire ed uccidere missionarie italiane.
La Repubblica Democratica del Congo, dove una
guerra condotta dei sei stati vicini ha fatto
oltre tre milioni di morti, non è nemmeno
inclusa. Per contro, il terrorismo interno alla
Spagna ed al Regno Unito è coperto con
dovizia di particolari.
C'è anche, naturalmente, un razzismo di
ritorno. Bin Laden ha minacciato più volte
gli Ebrei. Gli uomini che hanno rapito il giornalista
Daniel Pearl l'hanno costretto a dichiararsi ebreo
prima di sgozzarlo. Ho perso, inoltre, il conto
delle email dal Pakistan e dal Medio Oriente contro
la guerra in Afghanistan che asserivano che 4000
ebrei erano stati evacuati dal WTC prima degli
attacchi.
Tutto questo rende le politiche di sicurezza fondate
sulla discriminazione razziale ancora più
pericolose. Trattare le persone di carnagione
scura come nemici naturali degli Stati Uniti potrebbe
generare dei conflitti come mai avvenuto in passato.
Nel contempo, questa politica lascia un'enorme
possibilità e libertà di agire ai
terroristi bianchi, adesso invisibili agli occhi
delle forze dell'ordine.
Questo è lo stesso tipo di logica che sta
abbracciando Tony Blair. "Loro non sono persone
come noi," ha detto riferendosi alla leadership
Irakena domenica scorsa. "Non sono persone
che sottostanno alle normali regole del comportamento
umano." Qualcuno potrebbe asserire di riscontrare
questa peculiare qualità anche presso molti
ministri inglesi. Per persuaderci della necessità
dell'intervento in Iraq, Blair deve prima diffamarne
i leader e renderli il più inumani possibile.
L'attacco contro l'Iraq, quando avverrà,
potrebbe essere, a tutti gli effetti, l'inizio
della Terza Guerra Mondiale. Potrebbe essere,
come suggeriscono gli indizi rilasciati dal segretario
alla difesa americano Donald Rumsfeld, addirittura
la prima fase di una guerra che coinvolgerebbe
diverse nazioni. Potrebbe anche diventare la prima
guerra contro il Terzo Mondo e la sua diaspora
all'interno delle nazioni del primo.
IN AZIONE
Contro i mercanti di armi, "Io
difendo la 185": ULTIMA CHIAMATA
Obiettivo 10 mila, Lunedi' 8 aprile
la Camera si pronuncera' sul ddl 1927 che svuota
la legge 185. Facciamoci sentire! La campagna
iniziata 6 settimane fa contro il ddl 1927 e per
la difesa di una legge civile e democratica come
la 185/90 che ci garantisce un minimo di informazione
e di controllo sulla vendita di armi pesanti e'
stata un grande successo. Qualche giorno fa abbiamo
superato le 8000 adesioni online, oltre 3 mila
sono di associazioni ed enti, calcoliamo che il
numero totale delle adesioni espresse in quelle
8150 firme elettroniche superi le 50 mila persone.
Questo basta a farne la piu' grande mobilitazione
internet italiana. Dal sito della rete di lilliput
sono partiti oltre 3000 messaggi indirizzati via
e mail ai parlamentari, e dal nostro sono stati
scaricati oltre 1000 moduli da spedire via fax.
Ebbene, lunedi' un parlamento ignaro, o colpevolmente
indifferente, decidera' (leggete a tal proposito
gli articoli di Marescotti sul sito di peacelink).
Facciamo il possibile per arrivare a quota 10
mila firme online da gettare nell'emiciclo di
Montecitorio lunedi' mattina.
COSA FARE?
Spedisci questo messaggio a tutti gli amici pregandoli
di firmare; Puoi dare la tua adesione online e
consultare le informazioni: http://web.vita.it/185/
- Sul sito della Rete di Lilliput puoi inviare
una email al/la parlamentare del tuo collegio
per segnalargli/le la tua posizione: http://www.retelilliput.org
- Articolo di Alessandro Marescotti su Peacelink:
http://www.peacelink.it/editorl/editorl.html -
La legge 185/90 e il commercio delle armi: una
tavola rotonda: http://web.vita.it/articolo/index.php3?NEWSID=16307
- Per tenerti aggiornato: http://web.vita.it/sotto/index.php3?SOTTOCATID=368
- VITA non profit online - http://web.vita.it/home/
S.O.S. MADAGASCAR
Vogliamo informarti sulla situazione
che sta vivendo in questi ultimi mesi il Madagascar,
che sembra non interessare a nessuno (giornali,
radio e TV non ne parlano!). Ti invitiamo a leggere
con attenzione il testo che segue; a seguire l
evolversi della situazione consultando il sito
www.misna.org : ad inviare una e-mail al ministero
degli Esteri: BERLUSCONI_S@camera.it . Il testo
della e-mail che ti proponiamo è quello
che compare qui sotto.
S.O.S MADAGASCAR
In Madagascar le elezioni presidenziali
tenutesi il 16 Dicembre 2001 hanno dato un risultato
controverso. Al termine dello spoglio, fonti governative
assegnarono il 46,21% dei voti al candidato dell'opposizione
Mare Ravalomanana,: sindaco della Capitale Antananarìvo
e il 40,89% al presidente uscente Didier Ratsiraka.
Stando.a questi dati si rendeva quindi necessario
il secondo voto di ballottaggio. Ma il Comitato
pro Ravalomanana ha denuncíato imbrogli
e irregolarità, sostenendo dì aver
vinto al primo turno con il 52, 15% dei voti contro
il 3 6,67% del rivale. Il 22/02/2002 Rachel Razaiarivelo,
alto magistrato malgascio, accompagnato da giudici
e da magistrati ha proclamato Ravalomanana presidente
del Madagascar nello stadio di Antananarivo. Questi
ultimi hanno spiegato i motivi che hanno condotto
a questa decisione e praticamente del parere che
questa è una investitura legittima con
tutti i carismi della legalità. La gente
non si poteva contenere dalla gioia, ma gli scontri
non sono cessati. Il 28 febbraio il governo uscente
ha imposto la legge marziale nella capitale.
Posizione della Chiesa di fronte
a questa situazione - La Chiesa appoggia la volontà
popolare. La maggior parte degli elettori ha votato
per Marc Ravalomanana, che ha promesso di far
decollare l'economia del paese. Per cui i membri
dirigenti delle Chiese cristiane in Madagascar
(cattolici, protestanti, anglicani ... hanno invitato
tutte le persone a recarsi in Piazza 13 maggio
per pregare. Quest'annuncio è dì
per sé contro il decreto emanato dal governo
che vieta le grandi riunioni ma la piazza è
subito popolata. Da più di un mese ormai
giorno e notte la gente in milioni si raduna per
pregare con la partecipazione di centinaia di
preti, pastori, suore...
Posizione del corpo militare -
Il 7 marzo 2002, 2 10 ufficiali delle forze amiate
sono riuniti. Hanno dato adesione al governo di
Mare Ravalomanana, con loro vi sono lo stesso
leader dell'opposizione e il neoministro, della
difesa, il generale Jules Mamizara. Poche ore
fa un altro noto ufficiale malgascio, il generale
Ismael Mounibou ha invece manifestato la sua fedeltà
al Presidente uscente, Didier Ratsiraka, senza
però ottenere grande seguito. Questo crea
una tensione all'interno del corpo militare. Il
ministro della difesa di Mare Ravalomanana ha
riconosciuto che la pace è minacciata e
il suo appello ha creato una visibile emozione.
Al momento non è chiaro come la situazione
possa sbloccarsi, in quanto,il centro Petrolifero
dell'isola (Tamatave) è ormai irragiungibile
dalla capitale. Sostenitori del partito di governo
(AREMA) hanno smantellato un ponte sulla strada
nazionale con l intenzione di impedire agli automezzi
di passare. L'assenza della benzina e gasolio
crea disagio sia nelle fabbriche della capitale,
sia nelle altre zone intorno. Diventa difficile
per la gente della campagna procurarsi i viveri
e beni dì prima necessità (es. farina,
zucchero, sapone...). Desta preoccupazione l'atterraggio
a Tamatave di due aerei provenienti, uno dalla
e uno dall'Algeria sospettati di trasportare armi
per il capo dello Stato uscente Didier Ratsíraka
che ai. controlli del personale. dell'aereoporto
si sono rifiutati di mostrare il loro carico.
Per quanto riguarda l'aereo militare algerino
sarebbe C 130 Hercule con 5 tonnellate di merce
nella stiva. Al momento, inoltre, nessuna notizia
è ancora pervenuta sul carico trasportato
dall'aereo di Damasco. Si teme che dietro il loro
arrivo ci sia un accordo con l'ex presidente per
mettere in atto un massacro (genocidio) della
popolazione di Antananarivo.
Rivolgiamo a lei Signor Ministro
degli Esteri nella speranza di trovare un autorevole
canale di comunicazione che raggiunga i vertici
del nostro Governo,e attraverso di essi, la più
grande comunità internazionale, affinché
intervenga tempestivamente come del resto ha fatto
per l Iugoslavia (vedi elezioni presidenziali
nel settembre 2000, in cui il candidato dell'opposizione,
Kostunica, si è autoproclamato presidente
anche se Corte Suprema non aveva riconosciuto
la sua vittoria, mentre la Germania e l'Unione
Europea hanno riconosciuto legittima la sua autoproclamazione,
inviandone anche le meritate felicitazioni), a
porre fine al genocidio perpetrato dal vecchio
presidente Ratsiraka. Confidiamo insieme nella
sua disponibilità.
MASS MEDIA
SITI DA VISITARE
1) Agenzia di Stampa Missionaria www.misna.org
2) www.altravicenza.it è il sito di Altravicenza,
che ha sede presso la Casa per la Pace di Vicenza.
3) Notiziario femminile www.femmis.org
4) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
5) Il sito dell'Associazione no profit "Progetti
Alternativi per L'energia e l'ambiente" www.paea.it
6) Terre Libere, altre forme di comunicazione
www.terrelibere.it
7) Da Monteforte d'Alpone... www.stilelibero.org
8) Agenzia di stampa: www.consumietici.it
9) Informazioni, relazioni, riflessioni... crmvillage.it
10) Giovani e missione... www.giovaniemissione.it
11) L'importante network italiano dell'informazione
ecologica: WWW.PROMISELAND.IT
12) Pedagogisti on line: www.educare.it
13) Associazione Valpolicella 2000 http://www.geocities.com/valpolicella_2000
INFORMAZIONI E RIFLESSIONI
(Nazionale)
Per la pace una Marcia straordinaria
Per la situazione 'straordinariamente
grave' del Medio Oriente, la "Tavola della
Pace" ha convocato un'edizione straordinaria
della Marcia della Pace Perugia-Assisi per il
12 maggio. In questo modo, la Tavola della Pace
intende "rivolgere un pressante appello ad
Europa e Nazioni Unite ad intervenire subito in
difesa dei piu' indifesi, della giustizia e della
legalita' internazionale". Chiesto anche
l'invio in Medio Oriente di "una forza di
interposizione" che promuova il "cessate
il fuoco". La Tavola della Pace coordina
il lavoro di centinaia di associazioni pacifiste,
religiose e laiche.
Iniziative e manifestazione nazionale
EXA 2002
Tutti gli anni a Brescia viene allestita EXA,
una mostra internazionale di armi sportive e da
caccia (ufficialmente) dove espone il meglio dell'industria
armiera bresciana, che produce ben altro oltre
alle armi di cui sopra. Quest'anno sarà
il 12, 13 e 14 aprile.
Puntualmente o quasi tutti gli anni si alzano
anche manifestazioni di protesta. Quest'anno il
Brescia Social Forum ha raccolto la protesta e
ha organizzato una serie di iniziative, alcune
solo come BSF e altre anche in collaborazione
con altre sigle (come ad esempio i Missionari
Saveriani ed Emergency). Il tutto mi sembra una
cosa estremamente positiva anche perchè
è chiaro a tutti che questo è l'inizio
di un cammino che durerà negli anni in
cui si vuole avviare una riflessione seria con
la "brescianità" rispetto alla
produzione armiera: anche la CGIL ha accettato,
tra grosse difficoltà e contraddizioni,
di avviare una riflessione approfondita con gli
operai addetti a queste industrie e di tornare
a parlare di riconversione. Il BSF è una
realtà dove con fatica si stanno costruendo
percorsi di reale rispetto, collaborazione e fiducia:
tutti sono realmente intenzionati ad avere una
manifestazione pacifica e ad evitare qualsiasi
situazione che possa presentare incognite o aspetti
di difficile gestione (es. per ospitare i partecipanti
è stata concessa un'ala di una caserma
dismessa - un primo segnale di riconversione?
- in cui verranno ripristinati gli allacciamenti
di luce ed acqua a carico del comune. Poichè
in tutte le altre zone della caserma è
stato vietato l'accesso, è stato deciso
ieri sera che un gruppo significativo del BSF
si fermerà lì a dormire nei giorni
di EXA sia come "comitato d'accoglienza",
sia per fare in modo che non accada nulla di diverso
da quanto concordato con il comune). Ad ogni modo,
per capire meglio di cosa si tratta, vedere il
calendario delle iniziative, i documenti preparati,
etc, vi consiglio di guardare il sito del BSF
www.bresciasocialforum.org. (Anna)
IL MINISTRO MARTINO E LA DEMOCRAZIA
Nel suo intervento su L'Unità" del
27 marzo, Elio Veltri si chiede perché
mai il ministro Martino, una "persona perbene",
"liberale per lunga tradizione familiare",
abbia fatto affermazioni lesive della dignità
del sindacato al punto da ritenerlo "un pericolo
enorme" per la democrazia. "Cosa c'entra
Martino?" -egli si chiede- con questi discorsi
inquietanti? Secondo me, Martino c'entra per due
motivi. 1. Esiste da tempo un liberismo molto
particolare che si sposa con progetti politici
autoritari. Ne sono testimonianza sia alcune dittature
sudamericane degli anni '70-'80, ultraliberiste
in economia e totalitarie in politica, sia l'elaborazione
della Commissione "Trilaterale" che,
in un suo Rapporto del '75, valuta "minaccia
intrinseca al sistema democratico" l'espansione
dei movimenti popolari. 2. Martino ha frequentato
gli ambienti della P2 (ne aveva chiesto l'affiliazione,
poi sospesa, nel 1980), al cui interno sono stati
varati il "Memorandum sulla situazione politica
in Italia" e il "Piano di rinascita
democratica". I due documenti offrono un
vero e proprio programma politico articolato in
più punti. A proposito del sindacato, il
Memorandum piduista scrive che "l'unità
sindacale in atto è la peggiore nemica
della democrazia sostanziale che si vuole restaurare".
Leggo che il regista Giuseppe Ferrara, amareggiato
per il ritiro del suo film "I banchieri di
Dio" sul caso Calvi e dintorni, afferma che
il piano piduista - orientato all'indebolimento
della Magistratura, alla divisione del sindacato
e alla repubblica presidenziale- si sta dispiegando
"sotto gli occhi di tutti". Non tutti,
però, riescono a vedere. L'oscurità
può essere frutto di un eccesso di visibilità...
(Sergio Paronetto)
INFORMAZIONI E RIFLESSIONI
(Internazionale)
Semi di speranza da Sarajevo
MARZO 2002 - Abbiamo incontrato
a Sarajevo nei giorni scorsi il vescovo ausiliare
mons. Pero Sudar e insieme ci siamo confrontati
sulla vita pastorale e sugli scambi tra Chiese
vicine. In Bosnia ci dice la Chiesa ha una missione
difficile, ma importante: quella di far coraggio,
di promuovere i valori che devono sopravvivere
nonostante le tante prove e di prospettare un
futuro di pace . Si prova una forte emozione nell
incontrarlo perché ha una straordinaria
capacità di leggere in profondità
i fatti e perché in una terra martoriata
dalla guerra il Gesù di Nazaret chiede
di servire l uomo e l uomo povero innanzitutto.
Vivere a Sarajevo, oggi
Mons. Sudar ci racconta delle difficoltà
di vivere a Sarajevo a sei anni dalla fine dell
assedio. Mentre nel centro-città nella
Ulica Ferhadja fioriscono boutique di lusso, nelle
strade accanto la gente vende un po di tutto.
All osservatore esterno appaiono grandi differenze
tra i vari quartieri della città e mentre
i nuovi ricchi bosniaci a bordo di jeep o macchine
lussuose scorazzano per la città si nota
che non pochi sono i bambini che chiedono l elemosina
invece di frequentare la scuola. E difficile dire
come vive la gente a Sarajevo e quanta sia, perché
a Sarajevo come in tutta la Bosnia-Erzegovina
c è una grandissima varietà etnica
e molti sono quelli che hanno dovuto abbandonare
le loro case. Dinanzi a questa situazione più
di qualcuno oggi sembra rimpiangere i tempi dell
assedio perché durante la guerra tutti
erano uguali e le organizzazioni umanitarie distribuivano
generi alimentari. Oggi, anche coloro che lavorano
per l economia locale prendono un salario insufficiente
quando lo ricevono, a meno che non abbiamo la
fortuna di lavorare per le organizzazioni straniere.
Per coloro che non lavorano la vita quotidiana
è molto dura. Questa situazione spaventa
e la Chiesa bosniaca si chiede come poter contrastare
la disgregazione e l individualismo. Patire, restare,
trovare un lavoro. Sono questioni che lacerano
numerose famiglie. Mons. Sudar ci dice con forza
che Sarajevo è la frontiera per costruire
la pace in Europa e ci pone l interrogativo se
anche per noi non sia giunto il momento di chiederci
se l Europa dopo Dayton stia vivendo la vera pace.
Chiesa tra promozione della pace
e impegno sociale
Il mondo occidentale non può
continuare a fare la gara con il mondo islamico
sulle ideologie, ma deve cercare e costruire dei
percorsi di convivenza. E il Vangelo che chiede
ai cristiani di costruire una società più
giusta in Bosnia-Erzegovina, così come
in Italia e nelle altre parti del mondo. La pace
non può essere protetta con la violenza
. Con parole chiare mons. Sudar ci dice che l
unica strada che ci porta dalla ingiustizia alla
giustizia, dalla pace ingiusta a quella giusta
è il pensare ed operare senza la violenza.
La comunità internazionale appare schizofrenica
perché da un lato condanna Milosevic e
dall altro accetta il piano di spartizione (ndr.
Dayton) proposto dai potenti amici dello stesso
Milosevic. Per questo li ha chiamati a testimoniare
nel processo che si sta tenendo all Aja. Senza
la capacità di trovare un modus vivendi
pacifico tra i musulmani e le altre religioni
non è possibile arrivare ad una pace duratura
. La Chiesa di Bosnia-Ezegovina ha bisogno di
essere sostenuta in questa sua linea di apertura
anche dalle Chiese vicine per la costruzione di
una pace vera, perché la missione della
Chiesa universale si testimonia anche nei luoghi
di confine come Sarajevo. E importante aiutare
quelli che sono rimasti ad avere il coraggio di
rimanere. Ciò vuol dire essere in contatto
con la comunità e dimostrare nel tempo
solidarietà e vicinanza
Quali scambi possibili?
Molte diocesi italiane hanno fatto
la scelta del gemellaggio con una parrocchia,
impegnandosi ad accompagnarla nella cita pastorale
e nella vita sociale.Un altra strada è
del sostegno alle scuole interetniche che l Arcidiocesi
di Sarajevo sta promuovendo come segno di convivenza
e di speranza. Grazie all impegno della Chiesa
italiana, ma anche di Caritas diocesane (come
quella di Treviso) e associazioni (come le ACLI
di Mirano) l istruzione rappresenta un momento
di normalizzazione per le nuove generazioni. Oggi
le scuole sono un segno evidente di una nuova
primavera per Sarajevo in quanto dimostrano che
ragazzi di genitori che si sono odiati e combattuti
a vicenda, possono e vogliono studiare e crescere
insieme. La storia dell Europa ci insegna che
in tutti i momenti di crisi le terre dei Balcani
sanguinavano e ogni volta quando esse sanguinavano
l Europa verificò la sua incapacità
e disunione. Il fiore della speranza e dalla pace
deve colorare queste terre così a noi vicine.
Mons. Sudar si congeda dicendoci: Sono profondamente
convinto che il futuro della pace in Europa dipende
dalla capacità di trovare una pacifica
convivenza tra il mondo, che siamo soliti chiamare,
occidentale e quello islamico. Bosnia ed Erzegovina
possono essere non soltanto un modello ma un laboratorio
di convivenza. (Enrico Vendrame - Treviso)
PASQUA LATINOAMERICANA
A cura di Cristiano Morsolin*
"E' il momento di impegnarsi
profeticamente contro il Dio neoliberale della
morte e dell'esclusione, a favore del Dio della
Vita e della Liberazione": queste parole
di dom Pedro Casaldaliga (vescovo-profeta del
Brasile) riassumono il significato profondo della
Pasqua che viviamo qui in America Latina. E' un
esodo che rompe le catene di un sistema oppressivo
strutturale per costruire un'alternativa di giustizia
e fraternita' attraverso segni dei tempi che testimoniano
la fecondita' e la radicalita' della speranza
come virtu' teologale che apre al mistero, all'alterita',
alla gratuita'. Dopo nove mesi di condivisione
con i ragazzi/e lavoratori nel microcosmo della
strada, organizzati nei Movimenti NATs (Niños
Adolescentes Trabajadores) del Peru' e dell'Ecuador,
intuisco la carica rivoluzionaria della speranza
pasquale che agisce nella storia e consolida il
protagonismo dei movimenti popolari, dei Nats,
degli indios. Dopo l'11 settembre altri sovversivi
hanno seguito il cammino di Gesu' ed immediatamente
e' scattata la messa al bando per il pericolo
di essere nuovi "terroristi".
Mi soffermo su due esempi emblematici:
1. Agli inizi dell'anno l'IPEC del Sudamerica
ha diffuso un rapporto (che incontri alla pagina
web: www.oit.org.pe/spanish/260ameri/oitreg/activid/proyectos/ipec/balancesa.shtml
) che dichiara: "in America Latina c'e' una
situzione eccezionale che consideriamo fondamentale
per intendere e capire la strategia del programma
(di erradicazione del lavoro minorile). Esiste
nella regione un movimento di organizzazione e
promozione dei bambini e adolescenti lavoratori
(NATs). Queste organizzazioni che sono ubicate
fondamentalmente in Peru', Bolivia, Ecuador e
Paraguay, hanno un indubbio radicamento e "difendono"
il lavoro minorile. Queste organizzazioni hanno
tenuto senza dubbio un'influenza notevole nella
redazione dei Codici del Minore in alcuni paesi
(Peru' e Paraguay per esempio).Uno degli sforzi
dell'IPEC ha consistito, senza entrare in confronti
dialettici, nell'indicare ai governi i pericoli
di questo tipo di movimenti e nel creare alleanze
strategiche con varie ONG dei paesi come contrapposizione
a questi movimenti dei Nats". Il volto neoliberale
adultocentrico del pensamento unico per l'infanzia
non tollera la valorizzazione critica del lavoro
minorile che lotta per la dignita' del lavoro
come spazio di educazione, di gioco, di organizzazione,
di cittadinanza attiva, di microimprenditorialita'
anche come lotta alla poverta', come strumento
preventivo del disagio, non tollera il protagonismo
dei movimenti Nats (che stanno preparando un incontro
mondiale in cantiere per l'anno prossimo, con
l'appoggio di ITALIANATs, rete di 18 Ong, centrali
del commercio equo, associazioni che in Italia
sostengono l'attoria sociale, economica, politica
e culturale dei Movimenti Nats in America Latina,
in Africa e India) e da tempo l'Organizzazione
Internazionale del Lavoro OIL ha dichiarato guerra
a questi piccoli sovversivi che si sono permessi
di opporsi anche alla Global March, ora in una
nuova edizione, perche' era orchestrata solo dagli
adulti e non differenziava il CHILD LABOUR dal
WORKING CHILDREN (ricordo che in Ecuador addirittura
la potente istituzione ecclesiale dei Salesiani
di don Bosco si era schierata contro la Global
March con la partecipazione dei ragazzi di strada
insieme a P. Edoardo Delgado, in seguito rettore
della famosa Universita' Salesiana di Quito che
ha osato accogliere gli indios durante il leviantamento
del gennaio 2001 e poco tempo fa estromesso per
la sua missione socio-politica).
2. Il 31 dicembre 2001 il quotidiano
spagnolo "El Pais" ha diffuso gli estratti
di un documento dell'Agenzia statunitense Centrale
di Intelighencia CIA dal titolo "Tendenze
Globali 20015", inerente una nuova minaccia
da affrontare: i movimenti indigeni di resistenza.
Segnala che "questi movimenti si incrementaranno,
facilitati da gruppi internazionali dei diritti
umani ed ecologisti ben finanziati" e aggiunge
che "le tensioni si intensificheranno nell'area
che va dal Messico alla regione amazzonica".
"La storia recente dei movimenti indigeni
continentali, specialmente durante l'ultima decade
del ventesimo secolo (l'insurrezione armata zapatista
in Chiapas, le grandi mobilitazioni indigene in
Ecuador, i processi politici aperti dagli indigeni
in Colombia in mezzo alla guerra interna, i conflitti
per le risorse naturali nella costa atlantica
del Nicaragua, la resistenza aymara in Bolivia
di fronte alla politica antidroga del Presidente
Banzer) preoccupa chi gestisce la politica di
sicurezza emisferica degli USA. Le strategie della
sicurezza continentale sono coscienti dei pericoli
che crea l'incompatibilita' tra le politiche economiche
neoliberiste e la democrazia. La CIA afferma che
i governi latinoamericani dovranno affrontare
la tensione tra come gestire le implicazioni del
processo di globalizzazione e la democratizzazione.
La governabilita' nazionale nel continente non
sara' un compito facile per i quadri tecnici neoliberali
che non saranno uguali per tutti, il Nord continuera'
a vivere nell'abbondanza a costo dell'esclusione
e della poverta' dei popoli del Sud del Mondo"
(ALAI, febbraio 2002). Ho sperimentato la veridicita'
di questo parole mentre lavoravo (nel gennaio
e febbraio scorso) in Ecuador per Accion Ecologica,
la principale e battagliera ong ambientalista
radicale del paese andino. Abbiamo organizzato
una campagna internazionale contro la costruzione
dell'Oleodotto "Crudos Pesados" OCP
che sta distruggendo l'Amazzonia mettendo a rischio
l'ecosistema e le comunita' indigene locali, con
il coinvolgimento degli ecologisti tedeschi, statunitensi
(in prima fila con Amazona Watch) e italiani.
Dopo il bombardamento mediatico che la missione
esplorativa di Greenpeace - Germania e della Campagna
italiana contro il finanziamento della BNL e la
partecipazione dell'AGIP nel progetto OCP, rappresentata
da Jaroslava Colajacomo della Campagna per la
riforma della banca mondiale, ha suscitato, e'
intervenuto anche il presidente Noboa che ha definito
"un branco di imbecilli " quei militanti
ecologisti di estrema sinistra. Provo a sognare
l'elezione di uno di questi sovversivi: Auki Tituaña,
38 anni, primo candidato indio della Confederazione
delle nazionalita' e dei popoli indigeni dell'Ecudor
CONAIE che aspira alla presidenza della repubblica
dopo 8 anni di esperienza di bilancio partecipativo
e di sviluppo sostenibile come sindaco di Cotacachi
(ha recentemente vinto il premio internazionale
"citta' per la pace" dato dall'Organizzazione
delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza
e la Cultura UNESCO e Vice-presidente nazionale
dei Municipi dell'Ecuador. Un estremista, un grunen
(alla tedesca), un Alex Langer indios al potere
che parla anche di debito ecologico (consiglio
di leggere la dichiarazione finale del Tribunale
Internazionale di Popoli sul debito estero svoltosi
al Foro Sociale Mondiale di Porto Alegre) non
sarebbe tollerato e ci penserebbe subito un eventuale
embargo Usa o un "invasione" dalla base
Usa di Manta per detronizzare un altro pericoloso
terrorista amico di Fidel Castro.
I POTENTI DELLA TERRA
La Conferenza delle Nazioni Unite "Finanza
per lo Sviluppo" svoltasi la scorsa settimana
a Monterrey, ha chiuso i battenti con il discorso
del Presidente Bush che idolatra il libero commercio
e le riforme economiche e politiche cancellando
l'aiuto ai paesi poveri, riaccendendo i riflettori
sulla politica imperialista dei potenti della
terra. Non importa nulla che lo stesso segretario
dell'Onu, il mansueto Kofi Annan, dal vertice
di Monterrey abbia ricordato che i 22 paesi ricchi
del mondo dovrebbero portare da 50 a 100 miliardi
di dollari l'anno i loro aiuti contro la povertà,
nè che Stati uniti e Unione Europea, rifiutando
di fissare percentuali minime fisse (il famoso
0.7% del Pil), portino la responsabilità
dei 30 mila bambini del terzo e quarto mondo che
muoiono ogni giorno per denutrizione e malattie
guaribilissime (ogni giorno, dieci volte più
morti di quelle provocati dagli attentati contro
le torri gemelle neyorkesi). Il prezzo dell'egemonia
e del mercato.
I PICCOLI DELLA TERRA
I piccoli della Terra stanno globalizzando la
speranza, promuovendo giustizia che significa
neutralizzare la polveriera, cambiare le "strutture
di peccato" come lo strangolamento economico
attraverso il meccanismo "usurario"
del debito e della rapina delle materie prime,
la concentrazione della terra e della ricchezza
nelle mani di una ristretta elite privilegiata,
la morte per fame, per malattie evitabili, per
nuovo schiavismo, per privazione dei diritti umani,
ecc. Ieri a cena riflettevo con i Nats del MNNATSOP
(Movimento Nazionale dei Nats organizzati del
Peru'), dove vivo, l'ingiustizia di essere stati
esclusi dalle selezioni della famosa Universita'
S. Marcos (la piu' antica dell'America Latina
con oltre 450 anni di storia): l'esclusione da
una educazione di qualita' e' un'altra piccola-grande
ingiustizia che sperimetano sulla propria pelle
i leader Nats, per non parlare della schiavitu'
della miseria, della violenza maschilista. E'
una Via Crucis proiettata verso la Resurrezione
che fa memoria della vita di Gesu' nats, figlio
di un falegname, nato in una mangiatoia, concepito
in una situazione irregolare perche Maria non
aveva formalizzato la sua relazione con Giuseppe,
costretto alla migrazione forzata per fuggire
dal massacro, dalla sottomissione dell'impero
romano, come ci ha spiegato Alejandro Cussianovich,
co-fondatore dei Movimenti Nats, teologo della
liberazione, ex salesiano, coordinatore dell'Istituto
Latinoamericano di formazione per educatori dei
Nats IFEJANT (dove sto lavorando).
La settimana scorsa ho concluso un corso latinoamericano
di formazione per educatori popolari di NATs.
Condividendo i 20 giorni di corso residenziale
nella casa della GIOC - Gioventu' Operaia Cattolica,
respirando un bel clima latinoamericano con giovani
provenienti da Peru', Cile, Ecuador; ho conosciuto
l'esperienza di Carla, la "guerrigliera"
di Santiago (la cui semplicita' e dolcezza mi
ha fatto ricordare il film di Kean Loach "la
canzone di Carla" nel Nicaragua sandinista),
durante l'opposizione alla dittatura di Pinochet,
utilizzando l'educazione popolare nella sua valenza
socio-politica. Gladys di Ayacucho ci ha raccontato
la violenza politica di Sendero Luminoso e dell'esercito
di Stato e la radicalita' della pedagogia della
TERNURA (la pedagogia della pelle in Brasile,
teorizzata da P.Julio Lancellotti) come forma
di riconciliazione e di educazione alternativa
in un contesto di violenza sistematica che paragona
la guerra del terrorismo ideologico fujimorista
in Peru' con i crimini del narcotraffico nelle
favelas di S. Paulo. E su questo filone dibattevamo
sulla Pedagogia degli Oppressi di Paulo Freire.
Emerge l'urgenza di una nuova cultura di scambio
nel rapporto tra i popoli che non metta sempre
al primo posto la logica del profitto e la legge
del piu' forte (militarmente ed economicamente),
ma quella della tolleranza e del rispetto reciproco,
della convivenza, della "convivialita' delle
differenze" e dello sviluppo sostenibile
comune.
E' una civilizzazione della poverta' "in
cui la povertà non sarebbe più la
privazione del necessario e del fondamentale dovuta
all'azione storica di gruppi o classi sociali
e di nazioni o insieme di nazioni, ma uno stato
universale di cose, in cui è garantito
il soddisfacimento dei bisogni fondamentali, la
libertà delle scelte personali e un ambito
di creatività personale e comunitaria che
consenta la comparsa di nuove forme di vita e
cultura, nuove relazioni con la natura, con gli
altri, con se stessi e con Dio"( John Sobrino,
teologo della liberazione del Salvador).
E' la civilta dell'amore che trasforma la cultura
del dono nella tenerezza dei popoli. E' la forza
dei martiri che risorgono nella liberazione dei
popoli oppressi, come ci testimonia Mons. Oscar
Romero, ucciso sull'altare in Salvador proprio
22 anni fa (sento la nostalgia della celebrazione
nella Basilica dei S. Apostoli dove per tre anni
ho organizzato quest'incontro latinoamericano
con Gianni Novelli del Cipax, Antonio dell'Oglio
di Pax Christi, Luca Pandolfi del Sal.)
CONCLUSIONE
Qui a Lima dopo il dolore per il massacro causato
dal barbaro attentato nei pressi dell'Ambasciata
statunitense, la vita continua, dando spazio alle
relazioni umane, perdendo tempo per un abbraccio,
per condividere' l'UNICITA' di un volto, di un
sorriso, di un'attenzione che solo la poverta'
sa mettere in luce e valorizzare, per ascoltare
il MISTERO della vita che anche in ginocchio si
rialza, sorretta da una speranza rivoluzionaria
"che rende nuove tutte le cose". L'essenza
della Pasqua e' ostinarsi a credere che la speranza
e' un orizzonte di RISURREZIONE, che pulsa passione
per la Vita quando attorno la Morte sembra avere
l'ultima parola, quando trasforma la prassi di
liberazione in cambiamento personale e comunitario
sulla scia di un altro mondo possibile, sulle
orme dei martiri innamorati dell'utopia possibile
che risorgono nelle lotte dei poveri, nella creativita'
di piccoli animatori ex ragazzi/e di strada moltiplicatori
di una coscienza nuova , nella militanza dei costruttori
di pace, RIBELLI PER AMORE.
A cura di Cristiano Morsolin*
*Educatore militante che da nove mesi sta condividendo
il cammino con i ragazzi/e lavoratori organizzati
nei Movimenti Nats dell'America Latina, nell'ambito
di progetti in Perú' ed Ecuador che gravitano
attorno all'Associazione Internazionale "Noi
Ragazzi del Mondo", presieduta da don Franco
Monterubbianesi della Comunita' "Capodarco",
membro di ITALIANATs.
Espulsi da Israele
(04/04/02) La delegazione di una
quarantina di parlamentari, sindacalisti, intellettuali,
persone della società civile che era partita
mercoledì sera per la Palestina, per fare
da staffetta con i membri di Action for Peace
che stanno tornando in Italia, è stata
espulsa da Israele appena messo piede a Tel Aviv.
Nessuna spiegazione è stata data del provvedimento,
che non ha precedenti, e che avviene proprio mentre
la Unione europea ha deciso di inviare il ministro
degli esteri spagnolo (la Spagna ha la presidenza
di turno della Ue) e il "ministro degli esteri"
europeo, Solana, ad incontrare sia Sharon che
Arafat. Da parte della Farnesina e dell'ambasciata
italiana solo silenzio.
Le forze di polizia israeliane si sono comportate
con brutalità. La delegazione ha cercato
di fare resistenza passiva, sedendosi per terra
nell'aeroporto, ma Luciana Castellina, ex parlamentare
europea, e Claudio Sabattini, segretario generale
della Fiom, sono stati trascinati via con la forza,
mentre Vittorio Agnoletto è stato portato
in una stanza e, come ha poi raccontato, "massacrato
con pugni e calci". Anche Marco Revelli è
stato malmenato. Il senatore verde Francesco Martone
e la deputata verde Luana Zanella sono stati trattenuti
e infine, pare, sono i soli ad essere stati ammessi
in Israele, insieme ad alcuni altri parlamentari
dei Ds.
La delegazione, della quale fa parte la redattrice
di Carta Anna Pizzo è stata imbarcata sull'aereo
Olympic, con scalo ad Atene, con il quale tornano
anche molti di Action for Peace arrivati in Israele
una settimana fa. La delegazione ha cercato in
ogni modo di ritardare la partenza dell'aereo.
News da Gerusalemme
Jerusalem 05-04-2002 ore 00,15-.
La battaglia attorno alla Basilica di Betlemme
infuria e l'esercito d'Israele ha fretta di stanare
gli asserragliati. Sembra che abbia tentato un
attacco, ma senza entrare. Apprendo che i rifugiati
sono del gruppo estremista "Tanzim",
odiati anche dai Palestinesi. A questi terroristi
non interessa niente della causa palestinese,
ma solo rendere difficile la vita ad Arafat. A
Betlemme hanno sequestrato case di civili per
installarsi loro, in attesa dello scontro. Al
momento cruciale non si sono rifugiati dentro
la Moschea che è di fronte alla Basilica,
ma hanno occupato il luogo simbolo dei cristiani
per coinvolgerli e forse sapendo di potersi servire
dei frati come scudi. La loro cattura non farebbe
piangere nessun palestinese di Betlemme. Questa
la situazione oggettiva, che riporto come l'apprendo.
Tutto ciò non giustifica minimamente il
comportamento di Israele, che diventa sempre più
complice del proprio governo se è vero
che oltre il 60% della popolazione le approva.
Bisogna fare chiarezza e distinguere e separare
e chiamare le cose per nome. Anche nel racconto
della creazione (Gen 1,1-24), Dio separa e chiama
per nome e per scopo. Il nome dato deve corrispondere
ai frutti generati e questi identificheranno e
giudicheranno i nomi, quelli veri da quelli falsi.Tutti
sono felici che Bush abbia battuto un colpo come
un fantasma svegliatosi dal suo letargo. Anche
i giornali e le tv indipendenti si erotizzano
alla notizia. Nessuno che abbia messo in evidenza
l'inganno di questo risveglio. Bush non è
intervenuto perché convinto o perché
deciso a porre fine alla mattanza d'Israele o
per interessi umanitari verso le disperate popolazioni
palestinesi. E' intervento perché "costretto"
dalla diplomazia mondiale, dal papa, all'Ue, ai
paesi arabi che hanno minacciato (timidamente)
uno scollamento nella solidarietà all'America.
Bush doveva intervenire, ma, dicono i giornali
di qua, che ha concesso a Sharon alcuni giorni
ancora perché possa finire la sua "Protective
Wall Offensive ", cioè la distruzione
totale delle infrastrutture dell'ipotetico Stato
Palestinese. Le infrastutture terroristiche sono:
le case dei civili, le singole stanze all'interno
delle case, l'acqua ai civili, la luce ai civili,
il cibo dei civili, gli aiuti della Luna Rossa
(Croce Rossa), gli orti dei civili, gli alberi
da frutta, le strade di comunicazione. Tutte case
contattate dai militari sono rimaste senza mura
interne, restano solo le sagome esterne. I carri
armati sono seguiti dappertutto dai bulldozers
e dalle scavatrice. Per decenni sarà impossibile
coltivare le terre violate. Oh, sì! Bush
è intervenuto, grazie "double V"!
La popolazione palestinese, riconoscente, ringrazia
di cuore e supplica di continuare così
per il suo bene e la sua sicurezza! Dietro questo
intervento si cela l'inganno americano e la foglia
di fico con la quale le cancellerie del mondo
cercano di nascondere le loro vergogne. L'America
pretende di insegnare la morale a tutto il mondo,
chiamando a raccolta contro il terrorismo che
è frutto del sistema americano globalizzato
e imposto con la violenza dell'economia ad un
solo senso all'intero pianeta affamato, malato
e depredato. L'America è immorale e non
abbiamo nulla da imparare da lei che piega verità
e giustizia a suo uso e consumo. L'America protegge
e coltiva l'ingiustizia del MO in difesa di un
governo che sta ponendo le basi per la distruzione
del suo stesso popolo. Sharon che sta assassinando
popolazioni inermi è responsabile di tutto
ciò che il suo popolo vivrà nei
prossimi decenni, di tutte le morti, di tutte
le sofferenze. La morale e la lotta al terrorismo
non sono e non possono essere elastici da allungare
o restringere secondo le proprie necessità.
La morale è una e deve valere su tutto
l'universo umano e statuale. La lotta al terrorismo
deve essere univoca e non esiste terrorismo buono
e cattivo. Perseguire gli omicidi di Israeliani
ignari e innocenti è sacrosanto, ma è
altrettanto sacrosanto perseguire il terrorismo
che Israele perpetua nei territori e parlo solo
di quello di cui sono testimone da soli quattro
anni. Si dice che Arafat fallì a Camp David,
quando non accettò le offerte di Barak!
Solo chi non vuol vedere è cieco impenitente.
Mentre Barak offriva l'autonomia di quasi tutti
i territori, decuplicava gli insediamenti negli
stessi territori che diceva di volere cedere.
Non è terrorismo questo? o Deve chiamarsi
"scudo protettivo dei Palestinesi"?
Si licenziavano 150 mila arabi e si importavano
schiavi dalla Romania e dai paesi dell'Est con
la promessa che appena finita l'emergenza sarebbero
stati rispediti a casa. La nuova tratta degli
schiavi. Devo dirvi come vivono i clandestini
(ma sfruttati apertamente dallo Stato) che lavorano
qui? Bisogna esserci per essere capaci di ogni
ribrezzo possibile e non è ancora sufficiente!
Il capo di gabinetto del governo israeliano, Shaul
Mofaz, ha confermato questa mattina che i 20.000
riservisti continueranno ad essere "richiamati
per almeno un mese". Nelle zone occupate,
è impossibile entrare o uscire. Israele
controlla tutto anche le notizie, per cui anche
i vostri giornali riportano solo le informazioni
che distribuiscono i canali ufficiali, così
pur avendo una massa di notizie, restate semrpe
all'oscuro di ogni cosa e principalmente della
verità. Gli ebrei nel mondo hanno cominciato
a giocare sull'antisemitismo risorgente. Questo
canzone non commuove più, perché
loro stessi sanno benissimo che non è vero.
Difendevo gli Ebrei ogni volta che erano attaccati
o violati, difendevo il loro diritto, sempre con
la stessa passione e rabbia con cui oggi difendo
e rivendico il diritto dei Palestinesi a non essere
bestie da macello nelle loro stesse case. Il diritto
come la morale è uno solo, non due. Non
sono antisemita e non lo sono mai stato. Sono
"semita" per naturalità spirituale,
sono "semita" per scelta di fede, sono
"semita" per dono di fede e "semita"
significa appartenere contemporaneamente all'unico
popolo di Palestina che comprende due etnie, quella
ebrea e quella araba. Nessuno ha il diritto, nemmeno
gli Ebrei, tanto meno gli Ebrei, di giocare sulla
memoria e sulla morte di 6 milioni di morti ammazzati
e trucidati dalla follia nazista, complice l'Europa
della maggioranza silenziosa. Nessuno! Quella
stessa follia che oggi rinnova la stessa Shoah
e lo stesso scempio e, ciò che è
più tragico, da parte di quegli stessi
che lo hanno subito sulla propria pelle e che
dovrebbero averne più orrore degli altri.
3 milioni di Palestinesi sono profughi in Giordania;
2,5 milioni di Palestinesi vivono dal 1948 in
autentici campi di concentramento, senza le minime
garanzie igieniche; 1 milione di Palestinesi è
ramingo nelle proprie terre e nelle proprie case,
in attesa che arrivi l'esercito e faccia pulizia.
Non sono antisemita, non sono antiebreo, sono
solo orripilato di fronte ad ogni campo di concentramento
che si chiami Auschwitz o Jenin che si chiami
Birchenau o Balata, di fronte a chiunque li permetta
e li tolleri che si chiami Bush, Sharon, Hitler
e Mussolini o Petain! (Paolo Farinella, prete)
Chi fosse interessato a ricevere le comunicazioni
via e-mail di Paolo Farinella, invii il proprio
recapito a: paolofa@netvision.net.il
NO NEWS
(le non-notizie di Carta (www.carta.org), in edicola
dal 4 al 10 aprile)
Lo sciopero "generalizzato"
Sì, ci vantiamo di aver
inventato noi di Carta questa espressione, già
nel gennaio scorso. Ma ci va bene anche chiamare
lo sciopero generale del 16 aprile "sociale
e di cittadinanza". Che cosa debba o possa
essere, questo nuovo tipo di sciopero, lo abbiamo
chiesto al prossimo segretario della Fiom, Gianni
Rinaldini, e a forum sociali e movimenti di mezza
Italia. Nel nuovo numero di Carta settimanale.
Il Cantiere del Nuovo Municipio
Giovanni Allegretti, grande esperto
di Porto Alegre, questa volta è andato
in Inghilterra, e ci racconta il Community Network
di Manchester, che sperimenta forme di Bilancio
partecipativo. Serve a preparare il Cantiere del
Nuovo Municipio, previsto per il 20 e 21 aprile,
e che ora abbiamo deciso di rinviare al 4 e 5
maggio, perché molti compagni, sindaci
inclusi, stanno partendo per la Palestina. Tutte
le informazioni, i documenti e gli indirizzi per
comunicare la propria adesione sono sia nel settimanale
che nel sito.
Che succede in Palestina?
Capita che le non notizie, talvolta,
facciano irruzione anche sui media. È successo
a Genova, a Porto Alegre, sta succedendo di nuovo
in Palestina. Grazie alle centinaia di persone
che, rischiando in proprio, fanno interposizione,
alzano bandiere bianche, aiutano gli altri. E
comunicano quel che fanno attraverso i loro siti
internet e le loro radio, che sono diventati in
questi giorni forse la principale fonte di informazione
su quel che succede davvero nei Territori.
ZOOM ASSOCIAZIONI
SOAVE: LEGAMBIENTE E... L'AMORE DI SILVIA
Sabato 18 Maggio 2002, nell'ambito
della Festa Medievale del Vino bianco Soave, che
si tiene abitualmente la terza domenica di Maggio
a Soave (VR), il circolo Legambiente Soave, con
il patrocinio del Comune e della Pro Loco, la
collaborazione ed il contributo del Centro di
Servizio per il Volontariato della Provincia di
Verona, organizza per il secondo anno consecutivo
una manifestazione a carattere di rassegna sul
tema:
"L'AMORE DI SILVIA" in riferimento ad
un angolo nascosto di Parco Zanella detto "luogo
di Silvia" dove la contessa era solita incontrarsi
con il proprio amante. Il tutto si svolgerà
nell'arco della serata del 18 Maggio 2002 a partire
dalle ore 21,00 presso Parco Zanella - Soave (VR)
tipico giardino all'italiana nel cuore del borgo
medievale. La partecipazione è aperta a
tutti. E' possibile inviare: poesie, lettere,
brevi racconti (max 5 cartelle), o dialoghi (max
5 cartelle) sul tema dell'amore. La manifestazione
non ha carattere di concorso.
Tra tutte le opere ricevute saranno selezionate
le più originali che verranno lette, recitate
o messe in scena per la serata stessa da poeti
ed attori professionisti. Durante la manifestazione
il parco sarà animato da figuranti in costume
medievale: damigelle, cavalieri, soldati ed artigiani
all'opera con strumenti dell'epoca. Tutto il materiale
dovrà essere inviato entro il 30 Aprile
2002 a: Legambiente Soave Via Cà del Bosco
n° 1, 37038 Soave (VR) e-mail: legambiente.soave@libero.it
OSCURIAMO LA TV IL 20 APRILE
ASSOCIAZIONE LE GIRANDOLE
Aderiamo alla giornata dell¹OS.TE
... fai girare la voce ...
Caro amico, cara amica, Il nostro
prossimo appuntamento è per il 20 aprile,
la giornata dell'OS.TE. (OS.curiamo la TE.levisione).Abbiamo
pensato di incontrarci alle 19.30 in piazza Mercanti,
a Milano per suonare tutti insieme un "campanello
d'allarme": allarme contro il monopolio dell'informazione
televisiva che tende ad assopire le coscienze,
il pensiero, la capacità critica e la dignità,
trasformando i cittadini in un immenso pubblico
pagante e compiacente.
Invitiamo tutti i cittadini a portare campanelli,
campanelle, campanacci e simili, ma anche altri
strumenti (chitarre, tamburi, tamburelli. maracas)
per divertirci tutti insieme e per renderci visibili.
Sarà una serata di festa, con una banda
che suonerà per noi; distribuiremo piccoli
gadgets come spillette commemorative ("dai,
spegni la TV ed esci con me!" o qualcosa
di simile) e, naturalmente, girandole; faremo
in modo di ottenere sconti in librerie, osterie,
trattorie e altri locali a chi si presenterà
con uno di questi oggetti. Ti preghiamo, a questo
proposito, se conosci locali amici di chiedere
se sono disposti a fare degli sconti e di comunicarcelo;
saremo felici di ricevere un aiuto anche da te
e, come sempre, ti chiediamo di fare girare la
voce. A presto e grazie. Le Girandole * legirandole@tiscali.it
(tel. 02 89421496) www.legirandole.it * italiademocratica@virgilio.it
- www.litaliademocratica.it
OS.curiamo la TE.levisione
Sabato 20 aprile giornata dell'OS.TE.
Lanciamo la nostra idea di oscurare la televisione,
perché riteniamo sia l'unica maniera per
poter combattere il monopolio dell'informazione
televisiva, FACENDO CAPIRE A BERLUSCONI QUANTI
SIAMO E COME CI MUOVIAMO. Organizziamo in tutte
le città comitati per iniziative alternative:
cinema, musica, visite guidate ai musei, giochi
e animazioni per bambini nei parchi, serate di
lettura sulla Costituzione. Coinvolgiamo le parrocchie
e le scuole, i sindacati e le associazioni, mettiamoci
in rete per far sentire alta la protesta della
società civile. Vogliamo far capire al
mondo intero l'anomalia (esclusivamente italiana)
di un presidente del Consiglio che ha il monopolio
televisivo, con tre reti di sua proprietà
e tre reti direttamente controllate.
Questa iniziativa vuole essere un gesto importante
e simbolico, che faccia discutere tutti i cittadini
sull'opportunità di fare qualcosa immediatamente:
cominciamo a non guardare più la televisione,
soprattutto nel prime time: ogni nostra televisione
accesa è come un voto a favore del padrone,
che ne intasca i proventi pubblicitari.
Chiediamo a tutti coloro che condividono questo
appello indipendentemente dal loro schieramento
politico, di firmarlo e farlo girare il più
possibile.
PERCORSO FORMATIVO TRIENNALE
"L EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO:
RESPONSABILITÀ E PARTECIPAZIONE DI TUTTI"
Il percorso formativo che proponiamo"
ha dichiarato Rosario Lembo, Presidente del CIPSI
"è finalizzato alla formazione, alla
ri-qualificazione e all aggiornamento degli operatori
del settore Educazione allo Sviluppo e di quanti
lavorano nell ambito della sensibilizzazione sulle
tematiche dei rapporti Nord/Sud e della solidarietà
internazionale, alla luce dei nuovi scenari conseguenza
della globalizzazione e delle mutate direttive
nazionali ed europee sulla cooperazione allo sviluppo.
Di fronte al clima di guerra nel mondo Israele-Palestina,
Afghanistan, &- e di individualismo competitivo,
è indispensabile cambiare le cose qui da
noi, in Italia, a livello sociale, politico, di
comportamenti, di coscienza, e l educazione allo
sviluppo è uno strumento fondamentale per
raggiungere questo obiettivo". Il percorso
formativo triennale "L Educazione allo Sviluppo:
responsabilità e partecipazione di tutti"
promosso dal CIPSI e Volontari nel mondo FOCSIV,
all interno del progetto di Capacity Building
per l Educazione allo Sviluppo "Conoscere,
agire, educare a uno sviluppo sostenibile tramite
una cittadinanza attiva", è ormai
giunto al suo secondo anno. Quest anno sono previsti
due incontri nei mesi di giugno e ottobre. Per
favorire la partecipazione anche di coloro che
lavorano in aree più decentrate il corso
sarà realizzato contemporaneamente in sei
località italiane abbinate: Padova-Bologna,
Milano-Novara, Roma-Napoli. Le iscrizioni sono
ancora aperte anche per chi non ha partecipato
all anno 2001: chi è interessato può
iscriversi entro il 12 aprile. Se ci saranno almeno
15 "nuove iscrizioni", verrà
realizzato un quarto corso di "recupero"
per i nuovi corsisti (le sedi verranno individuate
sulla base delle richieste): il primo incontro
verterà sui contenuti ed i temi affrontati
nel corso del primo anno, mentre il secondo incontro
riprenderà il programma previsto per il
secondo anno del Percorso Formativo Triennale.
A carico dei partecipanti è prevista un
contributo forfetario di 124,00 complessivo per
i due incontri annuali, a copertura delle spese
di vitto e alloggio.Le iscrizioni dovranno pervenire
via internet, e-mail, fax o posta entro il 12
APRILE 2002 a: CIPSI Coordinamento di Iniziative
popolari di Solidarietà Internazionale,
Viale Baldelli 41 00146 Roma - tel. 06 5414894
fax 06 59600533 e-mail: eas@cipsi.it Il programma
completo del corso e la scheda di iscrizione sono
disponibili sul sito: http://www.cipsi.it/home/dettagli.asp?ID=150&tipo=2
SGUARDI SULL'ISLAM IN ITALIA
Lo vogliamo o no, ci troviamo a
vivere in una società multiculturale e
globalizzata. Quanto va succedendo dall 11 settembre
in poi, non ultima la crisi in Medioriente, ci
provoca a cercar di capire più in profondità
culture e religioni ormai presenti sul territorio,
con le quali il nostro modo di pensare e di agire
deve confrontarsi. E questo lo spirito con il
quale il Griot (Gruppo di ricerca su islam e occidente
a Treviso) propone a partire dal 9 aprile un ciclo
di conferenze dal titolo Sguardi sull islam in
Italia . Il Griot si è formato dopo gli
eventi successivi all 11 settembre. Si propone
di analizzare i mutamenti in atto nel territorio
a partire dalla presenza di persone appartenenti
a percorsi culturali diversi, con particolare
attenzione alla situazione dei musulmani nel trevigiano.
Vi aderiscono singoli e associazioni interessati
al fenomeno, di area ecclesiale e laica. Sguardi
sull islam in Italia è organizzato in collaborazione
con il Gruppo di ricerca islam e modernità
costituitosi presso il Dipartimento di Sociologia
dell Università di Padova e coordinato
dal prof. Enzo Pace. Tale gruppo sta svolgendo
da alcuni anni interessanti ricerche e riflessioni
sul tema, con respiro sia locale che internazionale.
Questo il calendario dell iniziativa: martedì
9 aprile: Gli islam nell Europa multiculturale
(E. Pace, docente di sociologia e sociologia della
religione, direttore del dipartimento di sociologia
dell università di Padova, coordinatore
del gruppo di ricerca); martedì 16 aprile:
L islam in diaspora, spinte verso il cambiamento
(Chantal Saint-Blancat, docente di sociologia
nella facoltà di scienze politiche dell
università di Padova); martedì 23
aprile: La religiosità popolare nell islam
(M. Treppete, cultore della materia di sociologia
della religione all università di Padova);
martedì 30 aprile: Le moschee, luoghi simbolici
e spazio pubblico (S. Allievi, docente di sociologia
nella facoltà di scienze della comunicazione
dell università di Padova); martedì
7 maggio: Le spinte fondamentaliste (R. Guolo,
docente di sociologia all università di
Trieste); martedì 13 maggio: L islam e
la Chiesa cattolica nel triveneto (G. Zatti, prete,
licenziato al Pontificio istituto studi arabi
e islamistica di Roma, incaricato dei rapporti
con l islam della diocesi di Padova). Tutti gli
incontri inizieranno alle ore 20.30. I primi tre
si terranno presso la sala Marton della Provincia,
a Treviso (via C. Battisti 30), i secondi tre
presso la sala Pio X del Collegio Pio X (Borgo
Cavour 40), sempre a Treviso. Gli incontri sono
gratuiti e aperti a tutti. A chi partecipa al
ciclo completo e ne faccia richiesta sarà
rilasciato attestato di frequenza.Per informazioni:
349-3000242 oppure via e-mail: bruno1357@libero.it.
VIVICITTA' 2002
IL 14 APRILE CHIAMA L'AFRICA SARA'
NELLE PIAZZE DI 43 CITTA' TALIANE CON LA UISP
Si tratta di un grande appuntamento
podistico aperto a tutti, che coinvolge ogni anno
circa 70.000 cittadini in Italia e nel mondo.
Da circa sedici anni questa grande festa vuole
testimoniare il rispetto per l'ambiente, la solidarietà
con gli abitanti di altri paesi, il rispetto delle
diversità. La Uisp (Unione Italiana Sport
per tutti) è una delle principali associazioni
sportive italiane che ha tra i suoi obiettivi
la promozione dello sport come veicolo di pace
e di solidarietà. Lo sport può diventare
una forma di cittadinanza attiva, volta a riconoscere
a tutti gli abitantii del pianeta il diritto ad
una migliore qualità della vita, e utile
a testimoniare una solidarietà dal basso
che unisce nel diritto alla salute, all'amicizia
e alla socialità le popolazioni di tutto
il mondo, anche dove l'accesso ai diritti fondamentali
è tuttora negato. Quest'anno il tema centrale
della manifestazione sarà l'Africa. Tra
il 14 e il 21 aprile si correrà anche in
molte città africane (Makeni, Korogocho,
Bassan, Bujumbura, Luanda, Pietsbury...) così
come contemporaneamente avverrà a Bagdad,
a Sarajevo, a Mostar o a Valona, con l'unico obiettivo
di rivendicare il diritto di tutti a vivere nella
pace, in un mondo in cui tacciano le armi e sia
ripristinata una condizione di giustizia economica
e sociale. Gli appuntamenti si concluderanno Kisangani
- nella Repubblica Democratica del Congo - in
concomitanza con "Liberons la Paix",
l'azione internazionale (organizzata da Beati
i Costruttori di Pace, Break the Silence, Chiama
l'Africa, Agesci, Emmaus, Gavci, Pax Christi,
Missionari Saverian, Comboniani e Dehoniani) che
dal 22 al 27 maggio 2002 porterà centinaia
di uomini e donne italiani in una delle zone più
"calde" dell'Africa, per testimoniare
la propria solidarietà con la popolazione
locale, e per appoggiarne le istanze di pace (info:
http://www.beati.org/sipa2) Chiama l'Africa aderisce
a Vivicittà 2002. Ci siamo adoperati affinchè
i giovani della martoriata Sierra Leone o delle
città del Burundi e del Congo che parteciperanno
all'iniziativa possano per un giorno vivere nella
gioia e nella speranza le aspirazioni comuni in
ogni parte del pianeta. Una sola gara, una sola
classifica, un solo vincitore per tutte le città
in cui si correrà. E' un modo per ribadire
il diritto di tutti ad una cittadinanza universale.
Invitiamo ong e associazioni ad organizzare iniziative
di sensibilizzazione sull Africa in ogni città
italiana in cui si svolgerà la corsa. La
coniugazione sport-pace-solidarietà-sviluppo
ci offre una straordinaria occasione per portare
nelle piazze italiane l impegno di una società
civile attiva e propositiva. Approfittiamone per
realizzare stands, banchetti, concerti, dibattiti,
e per partecipare alla corsa insieme agli amici
della Uisp. Per prendere contatti con gli organizzatori
nella propria città contattare Chiama l
Africa - Roma, tel 328/0677531 (Paola Luzzi) -
347/5940107 (Eugenio Melandri) fax 06/30993424
info@chiamafrica.it.
IL PROGRAMMA DELLA MANIFESTAZIONE
Il 14 aprile si corre in Italia:
Ancona, Aosta, Bari, Bolzano, Bra, Brescia, Cagliari,
Catania, Catanzaro, Civitavecchia, Cremona, Crotone,
Cuneo, Enna, Ferrara, Firenze, Forlì, Genova,
Gorizia, La Spezia, Latina, Lecce, Livorno, Matera,
Messina, Napoli, Palermo, Parma, Collecchio, Sala
Baganza, Pavia, Voghera, Pescara, Perugia, Pesaro,
Urbino, Piacenza, Reggio Emilia, Roma, Rovereto,
Salerno, Eboli, Sassari, Siena, Taranto, Torino,
Trieste, Varese, Viareggio. Si corre anche a :
Nairobi - Chorogocho (Kenia), Parigi - Saint Ouen
(Francia), Rouen (Francia).
Il 21 aprile si corre all'estero
: Baghdad (Iraq), Bania Luka (Bosnia), Belgrado
(Serbia), Benguela (Angola), Budapest (Ungheria),
Bujumbura (Burundi), Cabinda (Angola), Copenhagen
(Danimarca), Kigali (Ruanda), Lione - Bron (Francia),
Loskopdam (Sud Africa), Luanda (Angola), Makeni
(Sierra Leone), Mostar (Bosnia), Pietersbury (Sud
Africa), Pola (Croazia), Prijedor (Bosnia), Saint
Valerien (Francia), Setubal (Portogallo), Siviglia
(Spagna), Tirana (Albania), Tuzla (Bosnia), Valona
(Albania), Zavidovici (Bosnia).
22-27 maggio : Conclusione a Kisangani
(Repubblica Democratica del Congo), in concomitanza
con l'iniziativa di pace "liberons la paix".
Istituti penitenziari e minorili : Bari, Brescia,
Cagliari, Catania, Catanzaro, Cremona, Crotone,
Lecce, Livorno, Napoli, Palermo, Parma, Reggio
Emilia, Roma, Siena, Varese. Percorsi : 12 Km
per la corsa competitiva; 4/5 Km per quella non
competitiva. Vincitori : saranno proclamati sulla
base di una classifica unica internazionale. Patrocini
: Vivicittà ha ricevuto l'Alto Patronato
del Presidente della Repubblica e il patrocinio
del prof. Romano Prodi, Presidente della Commissione
Europea. Patrocini inoltre da parte dei Ministeri
della Pubblica Istruzione, dell'Ambiente, di Grazia
e Giustizia e della Solidarietà Sociale.
e-mail
PELLEGRINAGGIO ECUMENICO DI PACE IN ISRAELE-PALESTINA
Invito a partecipare con una catena di preghiera
e di luce. Un pellegrinaggio ecumenico di pace
avrà luogo in Israele-Palestina dall'8
al 15 aprile 2002 su invito delle Chiese cristiane
di Gerusalemme e dei Gruppi per la pace e i diritti
umani di Israele-Palestina. I principali organizzatori
sono Pax Christi internazionale, il Movimento
internazionale della Riconciliazione ed una rete
di Comunità per la nonviolenza. Profondamente
colpiti dalla tragica situazione, segnata da sofferenza
e violenza del popolo di Palestina e Israele,
il pellegrinaggio vuole essere un segno di solidarietà,
incoraggiamento e speranza. La delegazione comprende:
Fr. Paul Lansu (Pax Christi Internazionale), Hildegard
Goss-Mayr (Int. Fellowship of Reconciliation),
suor Minke of Grandchamp per le comunità
religiose e gli aspetti ecumenici, Clemens Ronnefeldt
per i partecipanti di lingua tedesca e Christian
Renoux per quelli di lingua francese. Per sostenere
l'iniziativa vi invitiamo ad una catena di preghiera
e luce dal giorno 8 al 15 aprile 2002. Vi invitiamo
a: accendere ogni sera, per otto giorni due candele
o luci alla vostra finestra quale segno di condivisione
e solidarietà a questa iniziativa, una
per i Palestinesi ed una per gli Israeliani; scegliere
uno o più giorni per una particolare preghiera
per questa intenzione.Per aderire e partecipare
a questa catena inviare adesione a Pax Christi
International "Catene di Preghiere e Luce"
e-mail hello a paxchcristi.net tel. 32 2 502 55
50 fax 32 2 502 46 26 o per posta Viex Marche'
aux Grains 21 1000 Bruxelles. Prego vivamente
diffondere e aderire alla iniziativa (don Diego
Bona, presidente Pax Christi Italia)
PAROLE IN LIBERTA'
di Vincenzo Andraous (vincenzo.andraous@cdg.it-
Tel. 0382 3814417)
Vincenzo Andraous è nato
a Catania il 28-10-1954, una figlia Yelenia che
definisce la sua rivincita più grande,
detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventinove
anni e condannato all ergastolo FINE PENA MAI
. Da otto anni usufruisce di permessi premio e
lavoro esterno in art.21, da due anni e mezzo
è in regime di semilibertà svolgendo
attività di tutor-educatore presso la Comunità
Casa del Giovane di Pavia. Per dieci anni è
stato uno degli animatori del Collettivo Verde
del carcere di Voghera, impegnato in attività
sociali e culturali con le televisioni pubbliche
e private, con Enti, Scuole, Parrocchie, Università,
Associazioni e Movimenti culturali di tutta la
penisola, Circa venti le collaborazioni a tesi
di laurea in psicologia e sociologia; E titolare
di alcune rubriche mensili su riviste e giornali,
laici e cattolici; altresì su alcuni periodici
on line di informazione e letteratura laica, e
su periodici cattolici di vescovadi italiani;
ha conseguito circa 80 premi letterari; ha pubblicato
sette libri di poesia, di saggistica sul carcere
e la devianza, nonché la propria autobiografia;
Non mi inganno edito da Ibiskos di Empoli; Per
una Principessa in jeans edito da Ibiskos di Empoli;
Samarcanda edito da Cultura 2000 di Siracusa;
Avrei voluto sedurre la luna edito da Vicolo del
Pavone di Piacenza; Carcere è società
edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; Autobiografia
di un assassino-dal buio alla rinascita edito
da Liberal di Firenze; Oltre il carcere edito
dal Centro Stampa della Casa del Giovane di Pavia.
SOCIALMENTE INVISIBILI
Tra un art.18 a perdere e un girotondo
intorno al mondo, ecco che esplode un nuovo scandalo
nazionale: quello sui pentiti, o meglio, sui collaboratori
di giustizia, che non hanno scontato un solo giorno
di galera per i delitti commessi. Ma nel bailamme
comunicazionale, nelle furbizie politiche e nelle
disinformazioni di comodo, viene sottaciuto, che
non si tratta di esplosione, bensì di implosione,
che non ha nulla a che vedere con uno scoop né
con una legge fallimentare da archiviare. Da anni
è risaputo che chi si pente o collabora,
non tocca branda cementata a terra, né
scarponi chiodati sulla nuca. Questa legge premiale
per chi collabora fu vergata in embrione da Uomini
retti, ora divenuti assenze eterne, che ancora
sanno guidare alle conquiste di coscienza. Allora
perché scandalizzarsi? Perché proprio
adesso, e perché con questa enfasi? Su
questo versante delicato e controverso, poco conta
essere contrari o favorevoli, se non per quantificare
il prezzo da pagare per vincere una guerra, e
alimentare la tutela delle funzioni da parte di
chi è preposto a combattere quel conflitto.
Ma non è solo questa fetta di giustizia
a rimarcare la differenza tra il sistema giuridico
e quello del pensiero sociale. Da tempo il carcere
italiano non produce più cadaveri e violenze
scomposte, al suo interno è cresciuta la
maturità della stragrande maggioranza dei
detenuti, nonostante i problemi endemici dell
organizzazione penitenziaria (sovraffollamento,
carenza di personale e di fondi ), nonostante
la violenza insita nel sistema, quella violenza
incontrollata di un tempo non troppo remoto, che
ora è diventata composta, silenziosa, riservata,
nei tanti suicidi che si verificano nell indifferenza
generale. La legge Gozzini, o meglio quel che
ne è rimasto, alla luce delle tante decapitazioni,
incredibilmente ancora crea un nuovo orientamento
esistenziale, e uomini nuovi nel vivere civile,
non più carnefici di se stessi né
degli altri. Ebbene, nonostante le statistiche
e le percentuali indichino che i fallimenti non
superano la soglia di attenzione, è di
questi giorni l affermazione di rivedere in senso
restrittivo la premialità per i collaboratori
di giustizia e per tutti i detenuti. Mi chiedo
ancora: perché restringere premialità
e benefici per chi ha i requisiti necessari per
accedervi? Perché azzerare i passi fatti
in avanti in positivo, e non discutere invece
della complessità e negatività di
un istituto, quello carcerario che, non potendo
essere cancellato, neppure ci si attiva con forza
e strumenti idonei per migliorarlo, al fine di
aumentare il recupero umano e sociale, e quindi
non solo disponendosi alla sola risposta penale,
per ogni inciampo all intorno. Con questa affermazione
si intende inasprire un regime penitenziario quasi
al collasso, una riforma penitenziaria di per
sè già ridotta all osso, invece
di incrementare una speranza attiva-costruttiva
che nulla ha da spartire con il buonismo che fa
male, bensì con un preciso interesse collettivo.
E un messaggio, questo, che non incoraggia gli
operatori penitenziari né i detenuti, ma
incancrenisce a dismisura la preoccupazione dell
opinione pubblica, fin troppo spintonata dal succedersi
di accadimenti tragici, irrobustiti da imboccamenti
non sempre corrispondenti alla realtà,
quella che sovente non deve essere compresa nè
vista. L allarme sociale, quando c è, ha
sempre una causa-effetto e possiede nel suo Dna
paura e rabbia, ma quasi mai l equilibrio che
porta a conoscere la differenza che esiste tra
una situazione complessa e un altra complicata.
Ciò che riguarda l essere umano, non è
mai argomento complicato, che può essere
affrontato ( in questo caso all interno di una
galera ) con una operazione semplicistica e fin
troppo ovvia: il detenuto, l uomo, la persona,
è qualcosa di veramente complesso che risponde
a leggi non meccaniche, e non sempre prevedibili,
come invece accade alle cose complicate. Per questi
motivi occorre pensare all ambiguità del
fraintendimento per cui si reagisce con sdegno
a un detenuto che, usufruendo di un beneficio
o di una misura alternativa, torna a delinquere.
Mentre quando in percentuale assai più
significativa, ex detenuti che hanno già
scontato la loro pena, ricadono nella delinquenza,
si prova tutt al più un accettazione passiva.
Ma quella recidiva così alta è assai
più pericolosa di quel meno di uno per
cento che decide irresponsabilmente di rompere
il patto di lealtà stipulato con la società
tutta. Forse non c è urlo né scandalo
per questa ipocrisia, perché davvero il
carcere deve rimanere un lazzaretto disidratato
senza alcuna possibilità di essere migliorato
né di produrre cambiamento, perché
se così non fosse, qualcuno dovrebbe spiegare
perché non ci si è adoperati prima
in tal senso, magari e solamente per consentire
alle leggi di essere applicate, con maggiori e
più appropriati mezzi e strumenti. Infine
c è da chiedersi, se certezza della pena
e restrizione dei benefici (che tanti benefici
hanno comportato a uomini detenuti e non) significhi
rispedire nell oblio tante persone che hanno ritrovato
un senso, la propria dignità, la propria
famiglia, un lavoro e un pezzo di futuro, all
insegna di una riparazione verso se stessi e verso
gli altri.
\ | /
(@ @)
---------------o00-(_)-00o---------------
SORRISI E CEFFONI
Andare a Putin
Si era raccomandato coi suoi ministri,
il Presidente del Consiglio dicendo di non andare
in giro a lavare i nostri panni sporchi. Un po'
alla De Gasperi, quando censurava Ladri di biciclette
di De Sica, senza immaginare che oggi gli italiani
se lo augurerebbero, di avere qualche ladro di
biciclette in piu' e qualche mafioso colluso coi
mafiosi in meno ma lasciamo perdere, senno' perdo
il filo.
Insomma, si raccomanda di non andare in giro a
lavare i nostri panni sporchi, poi alla vista
del Premier Russo, noto liberal europeo, per anni
a capo di associazioni culturali quali il KGB
e leader che ha incoraggiato lo sviluppo economico
e culturale della Cecenia, ecco che Silvio II
- che i comunisti li riconosce a naso, si chiamino
Woityla o Blair, tra un abbraccio e l'altro, -
non gli va a dire che c'abbiamo un buco da 37.000
miliardi? Buon lavoro, presidente! Ma non poteva
andargli a parlare del suo buco e non del nostro?
(Aldo Vincent, il gelataio di Corfù)
p@role @ltre
Pensiero
"NOI PENSIAMO DI ESISTERE SOLO QUANDO LA
NOSTRA VITA APPARE COME LA PRIMA META' DEL CICLO,
QUANDO LA NOSTRA LUNA STA CRESCENDO, QUANDO IL
SENSO DI NOI STESSI AUMENTA E DIVENTA PIU' GRANDE,
QUANDO ABBIAMO SUCCESSO O STIAMO SALENDO LUNGO
LA SCALA GERARCHICA VERSO UNA NUOVA PROMOZIONE.
SE LE COSE SI SPENGONO O SONO IN DECLINO LE ALLONTANIAMO,
CI RIFIUTIAMO DI CONSIDERARLE COME LA SECONDA
META' DELLO STESSO CICLO E PENSIAMO CHE CI SIA
QUALCOSA DI SBAGLIATO IN NOI. PENSIAMO CHE SIA
SUCCESSO UN EVENTO TERRIBILE E CHE DOBBIAMO COMPILARE
UNA LISTA PER RIMETTERE TUTTO A POSTO. GRAN PARTE
DELLO STRESS DERIVA DAL NOSTRO DESIDERIO DI MANTENERCI
IN UNA PIENA LUMINESCENZA PER TUTTO IL TEMPO ANCHE
QUANDO LA NOSTRA LUNA INTERIORE POTREBBE ESSERE
SOLO UNO SPICCHIO NEL CIELO O ESSERE IN PROCINTO
DI SCOMPARIRE DEL TUTTO DALLA VISTA. E' NECESSARIA
UNA TREMENDA ENERGIA PER MANTENERE UNA FACCIATA
LUMINESCENTE QUANDO LA SUPERFICIE INTERIORE SVANISCE
NELL' OSCURITA'. IN QUALCHE MODO STIAMO COSTANTEMENTE
OSTACOLANDO LA NOSTRA RINASCITA IN NUOVI CICLI
E IN VITE PIU' VASTE, E INVECE CI DIAMO DA FARE
24 ORE SU 24 PER MANTENERE IN VITA UN' IMMAGINE
SPETTRALE DEI NOSTRI PRECEDENTI SE', ANCHE MOLTO
DOPO CHE IL LORO MOMENTO E' PASSATO" (pensiero
segnalato da Francesca)
"LE COSE CHE HO IMPARATO NELLA VITA"
di Paulo Coelho
Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita-
Che non importa quanto sia buona una persona,
ogni tanto ti ferirà. E per questo, bisognerà
che tu la perdoni. Che ci vogliono anni per costruire
la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo
che gli amici cambiano. Che le circostanze e l'ambiente
hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili
di noi stessi. Che, o sarai tu a controllare i
tuoi atti, o essi controlleranno te. Ho imparato
che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò
che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
Che la pazienza richiede molta pratica. Che ci
sono persone che ci amano, ma che semplicemente
non sanno come dimostrarlo. Che a volte, la persona
che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale
quando cadrai, è invece una di quelle poche
che ti aiuteranno a rialzarti. Che solo perché
qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa
che non ti ami con tutto se stesso. Che non si
deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze:
sarebbe una tragedia se lo credesse. Che non sempre
è sufficiente essere perdonato da qualcuno.
Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare
te stesso. Che non importa in quanti pezzi il
tuo cuore si è spezzato; il mondo non si
ferma, aspettando che tu lo ripari. Forse Dio
vuole che incontriamo un po' di gente sbagliata
prima di incontrare quella giusta, così
quando finalmente la incontriamo, sapremo come
essere riconoscenti per quel regalo. Quando la
porta della felicità si chiude, un'altra
si apre, ma tante volte guardiamo così
a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella
che è stata aperta per noi. La miglior
specie d'amico è quel tipo con cui puoi
stare seduto in un portico e camminarci insieme,
senza dire una parola, e quando vai via senti
come se fosse stata la miglior conversazione mai
avuta. È vero che non conosciamo ciò
che abbiamo prima di perderlo, ma è anche
vero che non sappiamo ciò che ci è
mancato prima che arrivi. Ci vuole solo un minuto
per offendere qualcuno, un'ora per piacergli,
e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per
dimenticarlo. Non cercare le apparenze, possono
ingannare. Non cercare la salute, anche quella
può affievolirsi. Cerca qualcuno che ti
faccia sorridere perché ci vuole solo un
sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
Trova quello che fa sorridere il tuo cuore. Ci
sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca
così tanto che vorresti proprio tirarlo
fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii
ciò che vuoi essere, perché hai
solo una vita e una possibilità di fare
le cose che vuoi fare.Puoi avere abbastanza felicità
da renderti dolce, difficoltà a sufficienza
da renderti forte, dolore abbastanza da renderti
umano, speranza sufficiente a renderti felice.
Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti
stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
Le più felici delle persone, non necessariamente
hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono
il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
L'amore comincia con un sorriso, cresce con un
bacio e finisce con un the. Il miglior futuro
è basato sul passato dimenticato, non puoi
andare bene nella vita prima di lasciare andare
i tuoi fallimenti passati e tuoi dolori. Quando
sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te
sorridevano. Vivi la tua vita in modo che quando
morirai, tu sia l'unico a sorridere e ognuno intorno
a te a piangere.
@ @ @ FINE @ @ @
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