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Giro88
Zerobook
Tutti al bar di Benni
di angelo l. pattavina
Titolo:
"Bar Sport"
Autore: Stefano Benni
Edizione: Arnoldo Mondadori Editore (1995)
Anno di prima pubblicazione: 1976 (Mondadori)
Può un bar assomigliare
a uno zoo? o ad un museo?
Il bar come luogo topico dell'immaginario (soprattutto
romagnolo credo), piccolo microcosmo da scrutare,
analizzare e sviscerare.
Una galleria strabiliante di personaggi e situazioni
al limite del reale, osservati e raccontati con
ironica intelligenza e fine comicità.
Il bar di Benni è uno di quei luoghi in
cui confluiscono manie, protagonismi, eccentricità,
assurde blaterazioni, ma che in fin dei conti
rispecchiano, seppur in modo esponenzialmente
caricaturale, tipologie di fatti e di persone
che senza farci caso possiamo ritrovarci accanto
al bar dell'angolo.
C'è un particolare che però rende
il Bar Sport unico nel suo genere: la totale assenza
di persone "normali" impegnate in situazioni
"normali". Inutile cercarli, non le
troverete; sarà molto più semplice
incontrare "il tecnico", "il Cinno",
il "grande Pozzi", "il vero pescatore",
oppure ascoltare storie strambe che restano nella
memoria storica del bar, come quella di una mitica
notte d'estate quando una marea di persone in
pigiama invasero la strada, o come il caso delle
3600 lire, o ancora, come quelle raccontate dal
playboy di turno. Il bar Sport è unico
per questo.
Fatevi questo giro e drinkate alla mia salute.
"L'uomo primitivo non conosceva
il bar. Quando la mattina si alzava, nella sua
caverna, egli avvertiva subito un forte desiderio
di caffè. Ma il caffè non era ancora
stato inventato e l'uomo primitivo aggrottava
la fronte, assumendola caratteristica espressione
scimmiesca..."
"Un bar Sport possiede un richiamo
tanto maggiore, quanto più organicamente
possiede attrazioni: ad esempio, è perfettamente
inutile che un bar possieda un buon biliardo,
se non ha un buon scemo da bar. E parimenti, un
bar che possiede uno scemo di ottima qualità,
non può competere con un bar che abbia
un mediocre scemo ma che possa sfoggiare un ombrello
dimenticato da Haller..."
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