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10 aprile 2002
La Facoltà di Lettere di Palermosi
sveglia di buon ora (per la verità
c'è qualcuno che non è andato
neanche a dormire per riuscire a rendere
operativa la giornata che stava per iniziare).
Sono le 8,30 e gli studenti palermitani
cominciano ad arrivare nei viali della cittadella
universitaria, perlopiù ignari di
quello che li attendeva (santa ignoranza!).
Oggi non ci saranno lezioni, la facoltà
è occupata e così come giustamente
dovrebbe essere anche per il resto dell'anno,
assolve al compito primario ed essenziale
di un'università, cioè quello
di essere luogo d'incontro, di confronto
e di approfondimento.
Oggi si discute e ci si confronta sui temi
della cooperazione internazionale e sull'impatto
delle tecnologie, sulle problematiche associate
allo sviluppo di grandi opere, sulla globalizzazione
dei saperi, sull'e-media e sulla possibilità
di rendere veramente libera la comunicazione.
Un seminario promosso dai Forum Sociali
Siciliani di Palermo, Messina e Catania
in risposta al vertice ufficiale (quello
dei "Grandi" arroccati nella loro
zona rossa).
Un incontro che vuole mettere in chiaro
le reali intenzioni di chi, dall'alto e
con falso senso di solidarietà, vuol
dare l'impressione di volersi occupare dei
"tecno-problemi" dei Paesi in
via di sviluppo, in realtà territori
"vergini" di conquista e con urgenze
di più fondamentale importanza.
Il seminario è stato preceduto da
un'assemblea introduttiva che ha chiarito
i motivi dell'occupazione (sostenuta tra
l'altro anche dal preside stesso della Facoltà
di Lettere, il prof. Giovanni Ruffino, che
aveva già concesso l'aula magna)
e illustrato l'agenda delle manifestazioni
di questi due giorni.
Poi, dalle 10 alle 13, la parola è
passata agli esperti e agli studiosi delle
rispettive tematiche che in un aula attenta
e curiosa hanno messo a nudo il re (il potere)
e tutta la sua corte (governi, mercati,
multinazionali, etc.). L'E-movement contrapposto
all'E-government, le tecnologie proprietarie
(Microsoft) ed il free-software (Linux),
l'informazione controllata dei grandi network
e quella libera di IndyMedia, i prodotti
e i concetti dell'informatica.
Numerosi infatti i contributi che, grazie
alla chiarezza dei relatori, hanno contribuito
a chiarire le idee ai molti studenti partecipi
delle mobilitazioni di questi giorni, ma
che poco sapevano su E-government, tecnologie
proprietarie e free software. Durante la
conferenza e di fronte ad una aula magna
piena in ogni ordine di posti, uno spazio
non indifferente è stato impiegato
per spiegare e descrivere il ruolo e la
copertura informatica di Indymedia, un intervento
curato dagli stessi membri dell'Indymedia
Center presenti qui a Palermo per garantire
la massima copertura mediatica delle manifestazioni.
Successivamente si è dato ampio spazio
a riflessioni sulle nuove tecnologie e sui
risvolti sociali che le stesse potrebbero
avere nei prossimi anni. "Il computer
è molto più simile ad uno
specchio piuttosto che a carta e penna",
sottolinea un tecnico informatico intervenuto
al seminario, sottolineando il rischio di
un isolamento a cui potremmo essere sottoposti
nei prossimi anni. La prospettiva di un
e-government in mano solo ai potenti della
terra spaventa per possibili implicazioni
che questo potrebbe avere, come schedare
ed individuare milioni di persone che ogni
anno varcano le frontiere europee. La possibilità
di un nuovo regime oppressivo mondiale andrebbe
ad intaccare la privacy dei futuri cittadini
digitali, un tema su cui dovremmo riflettere
ed agire, cercando di promuovere semre più
un approccio "collettivo" per
un nuovo piano di comunicazione tre gli
esseri umani.
Tantissimi quindi gli spunti per una riflessione
più critica e matura riguardo il
futuro prossimo venturo. Ed una sola strada
possibile: quella di smettere d'inseguire
l'agenda dei grandi e cominciare autonomamente
a portare avanti un processo di mobilitazione
che vada oltre la protesta e che inizi prima
ed altrove, nel nostro essere cittadini,
produttori, consumatori, in una parola sola,
nel nostro essere coscienze libere e critiche.
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