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Giro87
Movimento
State of the world 2002
da boiler.it
Il nuovo rapporto sullo stato dell'ambiente
mondiale del Worldwatch Institute, il prestigioso
think tank americano, è dedicato a un bilancio
a dieci anni dall'Earth Summit di Rio e a pochi
mesi dal prossimo appuntamento di Johannesburg.
A fine agosto, infatti, i leader del mondo torneranno
al capezzale del pianeta per valutarne le condizioni
e studiare le soluzioni. Servirà a qualcosa?
Intanto, Boiler anticipa le riflessioni degli
esperti americani, introdotti dalla prestigiosa
firma del segretario delle Nazioni Unite.
La sfida di Johannesburg
estratto dal I capitolo di Gary
Gardner in:
State of the World 2002 - Rapporto annuale del
Worldwatch Institute (a cura di Christopher Flavin,
Hilary French e Gary Gardner) Edizioni Ambiente
2002 21,50 euro - 325 pagine
NEI GIORNI DI ANGOSCIA seguiti
all'attacco terroristico al World Trade Center
e al Pentagono, i leader mondiali hanno parlato
di una comunità globale improvvisamente
e irreparabilmente cambiata. Come si legge nelle
parole che il Presidente George W. Bush ha pronunciato
l'11 settembre 2001, «la notte è
scesa su un mondo diverso», soprattutto
a causa di una più ampia esperienza della
vulnerabilità. «Gli americani hanno
conosciuto la guerra», ha osservato Bush,
ma raramente sul proprio suolo. «Gli americani
hanno conosciuto attacchi a sorpresa, ma mai,
prima d'ora, su migliaia di civili». L'esperienza
di quel mattino di settembre ha provocato uno
spostamento nelle priorità della nazione,
letteralmente nel corso di una notte.
Effetto galvanizzante
Chi vorrebbe spingere il mondo
rapidamente verso la sostenibilità è
rimasto sbalordito di fronte all'effetto galvanizzante
dell'attacco. Ci siamo chiesti se siano necessarie
tragedie di questa grandezza per dirigere il mondo
verso il nuovo modello di sviluppo delineato dall'Earth
Summit del 1992. Se così fosse, ci sarebbe
molto da ricordare. Potremmo immaginare un primo
ministro che, al Summit mondiale sullo sviluppo
sostenibile, ripercorra gli eventi dell'ultimo
decennio riecheggiando le parole del Presidente
Bush: «La famiglia umana ha sofferto le
malattie, ma è rara un'infezione che può
uccidere un terzo degli adulti di una nazione,
così come l'Aids potrebbe arrivare a fare
in Botswana nei prossimi dieci anni... Il nostro
pianeta assiste da sempre all'estinzione di specie,
ma in quattro miliardi di anni solo cinque volte
è accaduto qualcosa di simile all'attuale
estinzione di massa... Le nazioni hanno lottato
a lungo contro le disuguaglianze, ma quanto spesso
le ricchezze di tre soli individui sono state
pari alla somma delle economie dei 48 paesi più
poveri, come è successo nel 1997?».
Questi trend sono senza dubbio meno coinvolgenti
del dramma di un attacco a sorpresa. Ma indicano
al mondo un pericolo meno visibile del terrorismo
che però, sul lungo termine, può
rivelarsi ancor più grave. Questi e altri
trend - dalla perdita di foreste, zone umide e
barriere coralline fino al degrado sociale delle
nazioni più avanzate - ci segnalano il
subdolo deterioramento del modello di sviluppo
che si è imposto nel corso del Ventesimo
secolo. Un modello adottato tanto dalle nazioni
industrializzate quanto da quelle in via di sviluppo,
che si basa sull'alta intensità di materiali
e sull'uso di combustibili fossili, sui consumi
di massa e sulla relativa produzione di rifiuti;
un modello orientato prevalentemente alla crescita
economica e che trascura i bisogni delle persone.
Nel 1992, la Conferenza dell'Onu su Ambiente e
Sviluppo (l'Earth Summit) decise di sfidare questo
modello, offrendo un'alternativa globale. La famiglia
umana è stata chiamata ad affrontare una
nuova esperienza, quella dello sviluppo sostenibile.
L'ambiente peggiora
A dieci anni dallo storico meeting
di Rio de Janeiro, il mondo comincia a rispondere
a questo richiamo, ma solo in modo sporadico e
incerto. Negli anni Novanta, i passi verso un
mondo più giusto e dotato di buona resilienza
ecologica sono stati troppo piccoli, troppo lenti
e mal diretti. L'utilizzo delle fonti energetiche
eolica e solare è cresciuto vigorosamente
nel corso dell'ultimo decennio, benché
il mondo tragga tuttora il 90 per cento dell'energia
ad uso commerciale dai combustibili fossili, il
cui contenuto in carbonio sta modificando sempre
più il nostro clima. Innovazioni creative
nei modi di produzione e consumo delle merci sono
oggi in grado di ridurre di parecchie volte l'impiego
di materie prime e la produzione di rifiuti, benché
il grosso sia ancora da fare, tuttora confinato
sui tavoli da disegno o fermo allo stadio di esperienza
pilota. E i miglioramenti nel campo della salute
e dell'istruzione, pur notevoli in molte nazioni
in via di sviluppo, sono risultati discontinui
mentre in quelle ricche rischiano di perdere colpi.
Non sorprende poi che le problematiche
ambientali globali - dal cambiamento climatico
all'estinzione delle specie, dalla deforestazione
alla scarsità d'acqua - siano in genere
peggiorate da quando i delegati si incontrarono
a Rio. I trend sociali hanno mostrato qualche
segno positivo, benché permangano enormi
differenze globali nella distribuzione della ricchezza:
un quinto della popolazione mondiale vive con
meno di un dollaro al giorno, mentre quella più
ricca mostra i sintomi dell'eccesso, come l'obesità.
Inoltre un numero crescente di economie ha un
vorace appetito di materie prime. E se il riciclo
di vetro, della carta e di pochi altri rifiuti
domestici è oggi una pratica comune in
molti paesi, nelle nazioni industrializzate la
maggior parte dei materiali vengono utilizzati
una sola volta prima di diventare rifiuti. In
sintesi, mentre negli anni Novantaè indubbiamente
aumentata la consapevolezza rispetto ai temi sociali
e ambientali più importanti per uno sviluppo
sostenibile, per quanto riguarda la maggior parte
dei problemi ambientali globali questa nuova coscienza
deve ancora migliorare.
La nostra missione
In ogni caso, la crescente consapevolezza
della necessità di muoversi verso la sostenibilità
è un buon punto di partenza. Mai come oggi
cittadini, imprenditori e leader politici comprendono
che per "sviluppo" va inteso molto di
più della sola crescita economica: un tema
chiave dell'Earth Summit. L'Agenda 21, il programma
d'azione emerso dalla conferenza, trattava di
tematiche sociali, di struttura delle economie,
di conservazione delle risorse e di problemi della
società civile. Questo ampio panorama è
coerente con le linee guida dello sviluppo tracciate
dall'Undp (U. N. Development Programme): accrescere
le opportunità di condurre la vita che
si desidera, e soprattutto quelle che favoriscono
una vita lunga e in buona salute, l'accesso alla
formazione, uno standard di vita dignitoso e la
partecipazione alla vita delle comunità.
Questo capitolo analizza lo sviluppo negli ultimi
dieci anni, seguendo i riferimenti forniti dall'Earth
Summit e dall'Undp, e valutando se e quanto il
mondo è progredito in termini di protezione
dell'ambiente, salute umana, educazione ed economia
eco-compatibile.
Quando le nazioni si riuniranno
per il World Summit a Johannesburg, i delegati
dovranno lavorare duro per raggiungere la stessa
unità di intenti che caratterizza la battaglia
contro il terrorismo. «Abbiamo trovato la
nostra missione e il nostro momento» ha
dichiarato il Presidente Bush in risposta agli
attacchi dell'11 settembre. Vogliamo immaginare
una comunità globale che con uguale risolutezza
si diriga unanimemente verso la realizzazione
dell'idea di sviluppo emersa a Rio. Ciò
rappresenta il potenziale e la speranza di Johannesburg.
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