segnali dalle città invisibili
  Giro87 Speciale 23 marzo
Una moltitudine di coscienze pacifiche

di rocco rossitto

Alcuni episodi mi sembrano emblematici per capire cosa si è vissuto prima (nel viaggio) durante (la manifestazione) e dopo (il ritorno) il 23 marzo, data che passerà alla storia come il giorno in cui una moltitudine di persone ha detto no al tentativo di attacco ad una legge che nella logica normale delle cose sembrerebbe scontata: l'impossibilità di licenziare un lavoratore senza una giusta causa. Ma soprattutto rimarrà nella memoria collettiva, come la più grande risposta a un potere politico che ha vergognosamente tentato (e lo sta facendo tuttora) di sfruttare un evento tragico (l'omicidio Biagi) per proprio tornaconto e a discapito non di una parte politica, ma del più grosso sindacato Italiano.
Precederò brevemente per immagini nel tentativo quindi non di raccontare l'evento in se, ma solo piccole parti, quelle vissute, che però hanno creato in me l'immagine generale del 23 marzo.

Il prima.
Una quantità incredibile di autobus che ad ogni autogrill si incolonnavano per far sosta. Ogni autogrill incontrato dopo Villa San Giovanni era completamente invaso da persone.
Più si andava avanti e ci si avvicinava alla capitale e più si sentivano dialetti diversi mescolarsi, suoni vocali differenti che sottolineavano la differenza di provenienza. L'incontro con persone differenti però paradossalmente ha unito e reso chiaro il fine per cui si era partiti.

Il durante.
Ho seguito due cortei ufficiali (dico ufficiali, perché ogni arteria, via, vicolo era pieno di persone che ha sua volta ha spontaneamente creato altri cortei), quello da P.za San Giovanni e quello da P.za Esedra. In questi due cortei, ma anche dopo al circo massimo, mi ha veramente impressionato il numero di famiglie presenti. Padri, madri e figli.
E non in maniera minore il numero di anziani allegri, fin dalle prime ore dell'alba incolonnarsi e camminare, ridere, inveire, cantare, saltare, protestare pacificamente.
Non vi era quindi divario generazionale tra le persone che manifestavano.
Altra immagine che mi rimarrà impressa è stata l'assenza di polizia, o meglio la presenza non visibile di forze dell'ordine come accade invece in molte manifestazione.

Un numero enorme di persone che compostamente ha invaso la città senza creare il bisogno di intervento da parte delle forze dell'ordine.
Mi è venuto quindi solo da ridere quando il giorno dopo (24marzo) ho letto le dichiarazioni del Ministro Tremonti che affermava che aveva vinto l'estrema sinistra. No, non era l'estrema sinistra in piazza, era una moltitudine di coscienze che pacificamente ha sfilato per affermare il proprio dissenso.
Non entrerò nella guerra dei numeri, non credo ci siano stati tre milioni di persone, ma affermare che a Roma ci fossero stati 700.000 persone mi preoccupa molto, perché a stimare questa cifra è stata la questura.
Il no al terrorismo è stato chiaro e netto, e non solo da parte di chi ha parlato dal palco.
Accusare quindi la Cgil di avere responsabilità morali sull'omicidio Biagi, non può che fare nascere in me sospetti che rimandano ad eventi passati, eventi che fortunatamente la mia generazione non ha vissuto.

Il dopo.
La stanchezza è il metro con cui bisogna tentare di capire la soddisfazione delle persone presenti.
Per chi è partito dal sud, come dal nord, ha passato più tempo in autobus (22 ore in totale) che a Roma. Ma solo l'aver capito quanto fosse necessario essere presenti il 23 marzo a Roma può aver sostenuto tutti noi nel momento in cui le energie andavano via.
L'amarezza però nel leggere sui giornali all'alba del 24 appena rientrati da Roma affermazioni offensive da parte del governo resterà forte. E il retrogusto amaro sono sicuro che ritornerà a farsi sentire forte se la legge sull'articolo 18 verrà approvata dal parlamento.

Il Progetto
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