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Giro85 / Un altro mondo è possibile
Il lungo duemila di Porto Alegre
di Christophe Aguiton - www.attac.org, pubblicato anche su www.unita.it (data di pubblicazione su questo sito 29 gennaio 2002)

Il lungo 2000, tra Seattle nel dicembre 1999 e Porto Alegre nel gennaio 2001, è stato l'anno che ha visto irrompere il "movimento" su scala mondiale. Nessun importante incontro sulla scena internazionale si è più svolto senza che venissero parallelamente organizzate manifestazioni e controvertici, e si è registrata una grande diffusione di nuove forze militanti, che si contrappongono alla globalizzazione liberale.

Questo movimento evidenzia una rottura a tre livelli.

Fin dall'inizio ha assunto una dimensione mondiale, benché abbia radici locali e nazionali molto forti. Ha visto la nascita, in questi ultimi anni, di raggruppamenti inediti tra diversi settori sociali: contadini, salariati e movimenti di giovani, particolarmente numerosi durante le manifestazioni. Esso si è infine contraddistinto per forme di alleanze, anch'esse del tutto nuove, tra mobilitazioni ambientaliste, sociali e democratiche.


Il 2001 è stato contraddistinto dall'approfondimento di questi movimenti e dall'apparire contemporaneo di nuove questioni e nuovi problemi.

Genova ha rappresentato una conferma senza appello per coloro che ancora dubitavano della profondità delle lotte contro la globalizzazione liberale. Riunire quasi 300.000 manifestanti durante un vertice dei 7 paesi più ricchi del mondo, a fine luglio, in una città svuotata della metà dei suoi abitanti e presidiata dalle forze dell'ordine che avevano addirittura chiuso le stazioni, il porto marittimo e l'aeroporto, ha rappresentato un importante salto di qualità.


Fino ad allora, l'impatto del movimento poteva essere spiegato con la sinergia tra manifestazioni spettacolari, il blocco e l'accerchiamento pacifico delle sedi in cui avvenivano le conferenze prese di mira, e le preoccupazioni delle opinioni pubbliche che vivono nel quotidiano le conseguenze sociali e ambientali della globalizzazione liberale: licenziamenti nel settore borsistico, precarizzazione dei posti di lavoro, aumento delle disuguaglianze, presenza generalizzata di Ogm, etc.

Tuttavia, nel migliore dei casi, le manifestazioni raggruppavano alcune decine di migliaia di persone. Genova, come Quebec nel mese di aprile per I' America del nord, rappresenta l'ingresso nel movimento di centinaia di migliaia di persone, per 10 più giovanissime. Significa l'emergere di una nuova generazione militante che rimarrà contrassegnata sia dall'ampiezza e dal calore delle manifestazioni, che dalla violenza e dalla repressione.


L' allargamento delle mobilitazioni è andato di pari passo con la nascita e il rafforzamento, in Europa prima di tutto, di movimenti a dimensione globale: il Genoa Social Forum in Italia, il Movimiento di Resistancia Global in Catalogna, Globalize Resistance in Gran Bretagna, o Attac che, oltre che in Francia, si è sviluppato in diversi-paesi.

In America Latina, il 2001 è prima di tutto il movimento argentino, dei "piqueteros" del mese di luglio e agosto, e soprattutto le grandi manifestazioni della fine dell'anno, che rovesciano un governo contradistinto da una politica neo-liberale applicata ormai da oltre dieci anni.


Ma il 2001 è anche un anno-cerniera, che vede apparire nuovi problemi. Dopo Seattle, il movimento si era allargato ed esteso su tutto il pianeta in una crescita lineare, senza incontrare reazioni se non quelle repressive, ne serie risposte politiche. Gli attentati dell'11 settembre, la guerra in Afghanistan e la recessione economica, che colpisce in particolare gli Stati Uniti aggiungono elementi di complessità alla situazione.


La condanna senza riserve degli attentati dell'11 settembre era scontata per un movimento che intende cambiare il mondo attraverso la strada democratica e il coinvolgimento attivo dei "cittadini del mondo".

Al di là delle reazioni legate all'immediata attualità, è necessaria una riflessione più generale sull'ampiezza della svolta dopo l' 1 settembre. Tutti i grandi paesi hanno già adottato misure repressive, prendendo a pretesto gli attentati per dare un giro di vite più generale: in Francia i poveri e i giovani sono i primi destinatari delle nuove leggi che puniscono con la prigione il non possesso del titolo di viaggio nei treni, o che vietano la sosta nelle trombe delle scale degli edifici.

Queste prime leggi indicano chiaramente il significato del cosiddetto "ritorno della politica", annunciato da tutti i responsabili dopo 1'11 settembre. Rifiutandosi di controllare effettivamente i paradisi fiscali, ad eccezione delle realtà specificamente indicate dalle autorità americane, i grandi paesi dichiarano con chiarezza che la "regulation" della globalizzazione sarà solo repressiva, e che nulla sarà fatto per limitare i margini di manovra della finanza e delle imprese transnazionali.


Tuttavia, la coincidenza tra i vari choc politici, l'emergere dei nuovi movimenti sociali e militanti e la recessione economica rende molto più fragili le basi stesse della globalizzazione.

Per quanto riguarda i movimenti sociali e militanti, pochissimi sono quelli che desiderano un ripiegamento sugli Stati-nazione.

Una nuova generazione militante, "il popolo di Seattle e di Genova" si considera parte integrante di un movimento internazionale che lotta per una "altra globalizzazione".

L'ampiezza dei problemi politici e sociali da risolvere richiederà delle ridefinizioni e la ricerca di nuove strade e nuove risposte.


E da questo punto di vista il 2001 rimarrà un anno-cerniera.

I governi e i responsabili internazionali sono stati costretti a prendere in considerazione le esigenze dei manifestanti e dell'opinione pubblica, ma sono ben lungi dall'aver risposto alle loro precise rivendicazioni.

I movimenti, dal canto loro, hanno .le loro scadenze. Il primo di questi appuntamenti è il "Forum Sociale Mondiale" (FSM) di Porto Alegre, dove 80.000 militanti provenienti da tutto il mondo si ritrovano per elaborare le loro proposte e predisporre il loro piano di azione.

L'impatto di Porto Alegre è oggi talmente consistente che tutte le principali Ong e i grandi sindacati (la Cisl o la Ces europea) hanno garantito la loro presenza, insieme a numerosi responsabili politici socialdemocratici (i sindaci di Parigi e di Roma, ad esempio).

Questo allargamento è positivo: esso consentirà di aprire il fronte di coloro che possono contrapporsi al neo-liberismo. Ma esiste un rischio, classico in tutte le fasi di allargamento, quello di un'alleanza tanto ampia che rischia di ridurre la propria precisione rivendicativa e la propria capacità di iniziativa militante.

E' per questo che i movimenti sociali e militanti -c he si sono già coordinati nel 2001, nel corso del FSM, che hanno elaborato "l'appello dei movimenti sociali" e che si sono riuniti in Messico nel mese di agosto, su iniziativa della Cut brasiliana, di Via Campesigna, del Genoa Social Forum italiano, di Attac Francia, di Focus on the Global South asiatico e della marcia mondiale delle donne si riuniranno nuovamente a Porto Alegre per il FSM n. 2. Si tratta di costruire l'ala militante del movimento, quella che potrà proseguire la costruzione delle grandi mobilitazioni di massa ed approfondire, contemporaneamente, le alternative al capitalismo e alle politiche neo-liberali.

Zoom 85
in questo numero:

"Un altro mondo è possibile":
speciale Girodivite su Porto Alegre

Girodivite scrive a Letizia Moratti...

Consigli per la dieta...
(in collaborazione con MacDonald's)
Rosso o blu: la riforma fiscale del governo...
Indymedia / Storia del coniglietto vibratore, di gaetano mangiameli
Micromega / Un referendum contro la legge sulle rogatorie. Come aderire.

Savoia Vittorio Emanuele, tessera P2 numero 1621...

Bologna / Il Forum Sociale nazionale: sì allo sciopero generale, di gaetano mangiameli.
Addio alla lira... ma siamo già europei?, di alessandro calleri
Le cifre del "villaggio globale"

[Kaoticamente] Avvistamenti
Un altro mondo è possibile... non in Italia: Scaloja, Sgarbi, Rai, i komunisti...
Accade... A Catania le associazioni sfrattate, Libera ha "finalità poco chiare", conviamo con la mafia...

[StopBus]
Voci catturate aspettando il bus, a cura di angelo l. pattavina
StopBus two

[Segnali di fumo]
a cura di Pina La Villa

[ZeroBook]
La banda dei (giro)brocchi (Coe)
Una stanza chiusa a chiave (Mishima)
Nick Horby narratore dei nostri giorni

[Kaoticamente]

[Risonanze]
Michael Gira
Visioni: Dazeroadieci (Ligabue)
Jimmy Grimble (Hay)

[Movimento]
L'attacco a Indymedia...
Parla la madre di Carlo Giuliani
Lo sciopero nazionale del 5 aprile.

[Catena di san Libero, di Riccardo Orioles]


Nel numero (84): "Rissi u surci: Rammi tempu ka ti perciu..."
Moratti Letizia... assente! Iniziativa di Girodivite: Fà una domanda alla Moratti.
Le immagini della manifestazione: Aspettando Letizia

Il quiz per i lettori di Girodivite: "Cosa c'è dietro?"
Il Vittorini: il giornale del liceo scientifico di Lentini
Cravatta dell'anno? Paolo Limiti. Moretti, Berluska, la rinascita della DC, piccoli Cucuzza crescono...
Alessandra Mussolini e la circoncisione, Dario Fo, le vignette di ElleKappa e Vauro...

Nel numero (83): "Fatti a nomina e vo' kukkiti"
No alla chiusura dell'Auro / le foto del sit-in, i documenti
Librino l'ombelico del mondo
Intervista a Bartolomeo Pirone: alla ricerca dell'Islam perduto.
Un carro armato per lavorare: a Catania Job-Sud 2002
"Gent.le vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini: Girodivite Le scrive..."
"Hai un'amico idraulico? Chiamalo subito!": un buon consiglio di Dario Fo & Franca Rame
[Humour] Upgrade...

Nel numero (82): Ku nun mancia, nun fa muddiki
Abbiamo le prove: Berlusconi ci ha scritto!
La satira sul web: Votantonio Previti e la Boccassini...
Come dovrebbe essere il "perfetto europeo"...
Storie di ordinaria immigrazione, di Alex Calleri
Catania / Più topi o più biblioteche?

Nel numero (81): "Nkoppu kabbanna nkoppu dabbanna..."
Festa di Lapis
speciale con foto, articoli ed interviste
Girodivite chiede a Ezio Mauro direttore di La Repubblica...
Gli insegnanti del Boggio Lera contro la Moratti e con gli studenti
Intervista a Babbo Natale
Il discorso all'umanità di Beppe Grillo

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