martedì 5 febbraio
2002
Catania è in piena festa di Sant'Agata. E i ritmi
normali della veglia e del sonno sono stati travolti. Per
chi è devoto e per chi no. Fuochi d'artificio, voci,
rombi di moto e auto. Perché la festa è soprattutto
la notte, la festa è vedere in giro, al mattino,
facce distrutte dalla mancanza di sonno, e sentire voci
soddisfatte raccontare di aver assistito all'uno o all'altro
dei momenti più esaltanti della festa: la messa al
Duomo alle cinque del mattino, le candelore alla pescheria,
il canto delle suore di clausura in Via Crociferi.
Venerdi 8 febbraio
Emma Baeri ha presentato l'altro ieri, nell'aula magna della
facoltà di scienze politiche, il libro Inventari
della memoria. L'esperienza del Coordinamento per l'autodeterminazione
della Donna a Catania(1980-1985), Fondazione Badaracco.Franco
Angeli, Milano, 2001, scritto in collaborazione con Sara
Fichera. Il libro è il tentativo, riuscitissimo,
di trattare la questione delle fonti per quanto riguarda
la storia del movimento femminista. Sara Fichera si è
infatti occupata di catalogare tutti i documenti prodotti
dal Coordinamento per l'autodeterminazione della donna,
attivo a Catania nei primi anni ottanta. Questi documenti
sono stati donati all'Archivio di Stato di Catania. Ma il
testo non contiene solo i materiali catalogati. Consapevole
che la storia è fatta da chi la racconta, Emma Baeri
ha voluto costruire il libro in modo che questo concetto
fosse "visibile", emozionata e soddisfatta perché
è stata la prima a mettere le mani sulla "sua"
storia e su quella delle altre donne, questa volta. Stavolta
è lei, sono i documenti prodotti dalle stesse protagoniste
a fare la storia di una parte del movimento femminista.
Il modo è la sostanza, è da un po' che mi
ripeto questa cosa. E il libro di Emma me lo conferma, ancora
una volta.
Il modo in cui è costruito il testo è già
un racconto, il racconto di come Emma Baeri - femminista,
ricercatrice di storia moderna all'Università di
Catania, tra le fondatrici della Società italiana
delle storiche, consigliera dell'Unione Femminile Nazionale
e degli Archivi Riuniti delle Donne di Milano - ha portato
a fondo la capacità del femminismo di criticare la
disciplina storica operando dei significativi cambi di prospettiva.
La prima parte del libro contiene diverse memorie. Dapprima
è il racconto di Emma, di come è nato il libro,
di quegli anni, della sua personale esperienza, dei suoi
ricordi, Emma ha fatto parte dei primi collettivi femministi
che confluirono poi negli anni 1980-1985, nel Coordinamento.
Poi ci sono I pensieri di giornata di Sara Fichera, appunti
di lavoro - la ricerca si svolge dall'aprile 1999 all'aprile
2000 - il modo in cui le carte del coordinamento e le parole
di Emma risuonano nella giovane ricercatrice, laureatasi
in Architettura al Politecnico di Milano con una tesi sui
Luoghi politici e spazi urbani del movimento femminista
catanese.
Infine il racconto di alcune delle altre donne che fecero
parte del Coordinamento. Una sorta di riepilogo della propria
vita, di allora e di oggi, degli echi e dei ricordi.
La seconda parte del libro contiene i materiali veri e propri,
alcuni documenti e l'inventario dell'archivio, che contiene
1048 documenti che vanno dal 1970 al 1985, divisi per tema:
violenza sessuale, separatismo-femminismo, aborto, donna
e lavoro (appena 35 documenti), lesbismo, donna e salute,
Donna-politica-istituzioni, donna e cultura (100 documenti),
donna e disarmo (due blocchi, in tutto circa 200 documenti),
Collettivo "Differenza Donna", Corrispondenza-comunicati.
9 febbraio 2002
Per qualche giorno Tv e giornali hanno parlato delle parole
di Moretti sul palco alla manifestazione dell'Ulivo a Roma.
E' durato non più di cinque minuti lo "sfogo"
di Moretti, ma ha detto quello che c'era da dire. Finalmente
delle parole non finte.
Lunedi 11 febbraio
2002
"Più Moretti meno Moratti" diceva il volantino
che invitava gli studenti catanesi , a un'assemblea e poi
a una festa contro la riforma della scuola. (domani è
il martedì Carnevale ed è anche il giorno
in cui Letizia Moratti doveva inaugurare l'anno accademico.
Gli studenti reduci dalle occupazioni di Dicembre e dall'imbroglio
degli Stati Generali hanno preparato per il 12 una grande
manifestazione, con ragazzi provenienti da tutta la Sicilia.
Ora si è saputo che non viene più).
Ecco come "La Sicilia", il quotidiano di Catania,
annunciava l'evento il 7 febbraio: Titolo: Studenti sul
piede di guerra aspettando la Moratti .La parola guerra
veniva ripresa all'inizio dell'articolo e il suo concetto
in altri passaggi, anche se nelle dichiarazioni degli studenti
l'analisi voleva volare un po' più alto "L'annuncio
ha il sapore di una dichiarazione di guerra aperta"
"Il linguaggio è un indicatore del livello dello
scontro, che si preannuncia elevato", dice l'autore
dell'articolo che si firma con le iniziali, M.B. Ma quale
linguaggio, quello degli studenti, o quello del suo articolo
e del suo giornale?
Per il giornale La Sicilia, al di là di quello che
accade, ci sono alcune categorie di persone e di conseguenza
alcuni modi di trattare e di scrivere delle notizie che
li riguardano. La gente famosa, i politici, tutti brave
persone, tutti a spendersi al servizio della città.
Quando c'è da parlare di fatti legati all'amministrazione
della città l'unica fonte è quella ufficiale,
non esistono associazioni, se non quando mandano i loro
comunicati, né iniziative e attività tra i
cittadini. Poi ci sono gli abitanti della città:
se ne parla per le azioni meritevoli (premiazioni, assegnazione
di titoli, elezioni a cariche pubbliche). La città
dei professionisti e dei commercianti si rispecchia e si
appaga del suo momento di notorietà sul giornale.
Poi c'è l'altra città, quella della cronaca
nera. Ignoranti, violenti, assassini, scippatori. Diventano
popolo catanese per la festa di sant'Agata e prima delle
elezioni amministrative. Poi ci sono i dissenzienti. I loro
comunicati finiscono in riquadri asettici e tra le lettere,
e, nei casi peggiori (vedi i comunicati di settembre del
Catania Social Forum o le precisazioni del giudice Scidà)
vengono o amputati o non inseriti del tutto. Gli studenti
sono violenti (questa è l'ultima delle categorie,
recente, la criminalizzazione degli studenti in lotta, dipinti
come violenti e sfasciatutto) anche se se ne parla con una
simpatia mista a sufficienza, si dà spazio alle loro
parole e poi si presentano come si vuole. Studenti sul piede
di guerra aspettando la Moratti. Magari qualche studente
è pure contento di questo articolo, il fatto è
che fa il paio con la motivazione ufficiale del mancato
arrivo del ministro: motivi di ordine pubblico.
13 febbraio 2002
Ci sono mimose dappertutto, ogni villetta ha la sua. Grappoli
gialli e morbidi che l'8 Marzo diventeranno ramoscelli secchi
nei negozi di fiori. Simboli e miti lontani. Siamo a Nicolosi,
paese di villeggiatura ai piedi dell'Etna. Negli anni settanta
sono state costruite le seconde case, villette con sbarre
alle finestre e cani lasciati ad abbaiare ai rari passanti.
Dalla strada dove le auto si incolonnano a causa dell'incidente
si possono vedere i mandorli in fiore e le margheritine
gialle ai bordi della strada.
15 febbraio 2002
Finito di leggere il libro di Jonathan Coe, La banda
dei brocchi, Feltrinelli, 2002.
La storia che Coe racconta è la storia di un gruppo
di ragazzi (ma non tutti fanno parte della banda dei brocchi,
solo due) che frequentano il King William, una scuola prestigiosa
di Birmigham, negli anni settanta, anni che scorrono davanti
a noi - dentro, per chi li ha vissuti anche se non necessariamente
a Birmingham - come evocati dal linguaggio delle riviste
di allora, dalle abitudini familiari e dalle immagini televisive
e soprattutto dalla musica. Ma non è un'operazione
nostalgica quella compiuta da Coe. Forse quello che voleva
capire, e che è riuscito a dire, con questo libro,
è soprattutto come si è arrivati agli anni
ottanta, gli anni ottanta della signora Thather. (anni raccontati
in un altro suo libro, quello che viene fin qui è
stato considerato il suo capolavoro, La famiglia Winshaw).
In Italia gli anni di Craxi.
Jonathan Coe è' nato a Birmingham nel 1961 e vive
a Londra. Si è laureato a Cambridge e a Warwick.
Ha scritto due biografie (di Humphery Bogart e James Stewart,
entrambe pubblicate in Italia da Gremese editore) e i romanzi
The Accidental Woman (1985) e The Dwarves of Death, tradotto
col titolo Questa notte mi ha aperto gli occhi (Polillo
editore 1996). Con Feltrinelli ha pubblicato La famiglia
Winshaw (1995; UE 2001), La casa del sonno (1998; UE 2001)
e L'amore non guasta (2000).
Dicono di lui:
Su La banda dei brocchi:
"La storia di un gruppo di ragazzi cresciuti a Birmigham,
il ritratto sociopolitico dell'Ibghilterra multirazziale
degli anni settanta, prima che iniziasse l'epoca del politically
correct Come tutti i romanzi di Coe, La banda dei brocchi
è brillante, spiritoso, colto e infaticabilmente
alla ricerca della verità" (Evening Standard)
"Come i suoi libri migliori, La banda dei brocchi è
allo stesso tempo superbamente divertente e mortalmente
serio, una commedia di costume e il quadro di un'epoca."
(Times Literary Supplement)
"Senza un briciolo di nostalgia, di sentimentalismo
o di velleità moralistica, Coe descrive con precisione
uno dei momenti di svolta della nostra storia. La banda
dei brocchi è un libro da conservare, un libro da
leggere e rileggere. E' un libro da comprare e da regalare
ai propri amici." (Independent on Sunday)
Su La famiglia Winshaw:
Saga. Documentario. Thriller. Romanzo di memoria. Per La
famiglia Winshaw, ormai tradotto in tutta Europa, si chiamano
volentieri in causa tutte le definizioni care al giornalismo
letterario. Ma la parola chiave è solo e soltanto
"romanzo", senza ulteriori specificazioni. Un
grande romanzo, in cui l'io narrante - lo spaesato scrittore
che risponde al nome di Michael Owen - si muove fra la propria
storia di illusioni e traumi adolescenziali, di ambizioni
azzoppate e di amori frustrati, e quella di una famiglia
di rapaci dominatori, gli Winshaw. Solidamente insediati
ai posti di comando della finanza, dell'economia, della
comunicazione, della sanità e della cultura nazionali,
i componenti della famiglia Winshaw incarnano il delirio
di potere che ha segnato gli anni di Margaret Thatcher e
ha portato l'Inghilterra allo sfascio. Dosando humour e
senso del dramma, Coe incrocia destini secondo la lezione
di Italo Calvino, affolla la pagina di personaggi e tutti
li guida, disseminando innumerevoli tracce, verso la resa
dei conti, verso un'eclatante "soluzione finale".
Generosissima di invenzioni, trucchi, incastri, La famiglia
Winshaw è un'opera di grande intrattenimento ma anche
un romanzo "di denuncia", una impietosa rappresentazione
della macchina della sopraffazione e dell'avidità.
(Nota editoriale Feltrinelli UE 2000).
25 febbraio 2002
"Ausländer raus!" - significa
"stranieri fuori". E' scritto sui manifesti elettorali
che due ragazze siciliane nate in Germania, figlie di emigranti,
vedono affissi sulle mura della città in cui sono
nate, cresciute, hanno fatto amicizia, hanno studiato. Siamo
alla fine degli anni settanta. Le due ragazze hanno sui
tredici-quattordici anni. Sono nell'età in cui le
loro identità si formano. Quando vanno in vacanza
in Sicilia abitano in due posti diversi e allora si scrivono
delle lettere. Una fa un sacco di errori, scrive più
in tedesco che in italiano, l'altra ne fa meno. La prima
è R. I suoi hanno deciso di tornare in Sicilia e
lei invece non ne vuole sapere. Vuole essere tedesca. Anche
i genitori di A. torneranno, questo si sa, a casa se ne
parla, e poi lo vedono, tutti prima o poi tornano in Sicilia.
Allora A. decide che lei tornerà prima. Le scuole
superiori le farà in Sicilia, abiterà dalla
nonna. Ha deciso di essere italiana.
28 febbraio 2002
Dal rientro delle vacanze di natale insegnanti
catanesi della generazione attorno ai 40 anni hanno organizzato
5 diversi incontri pubblici, per non parlare delle riunioni
preparatorie e delle assemble RSU ) sulla scuola all'epoca
della Moratti, (Turrisi Colonna-RSU, Catania social forum,
rifondazione comunista, Finismi, Mce, Autoriforma gentile)
Gli ultimi tre nel giro di tre giorni.
Una mia collega lamentava questa frammentazione, e le poche
persone presenti ai vari incontri. Immaginava un incontro
unico affollato ( c'è rimasto in mente l'affollamento
contro il concorsaccio.) Una delle relatrici era particolarmente
brava, aveva fatto un'analisi perticolarmente lucida, ed
era un peccato che pochi l'avessero sentito.
Non aveva tutti i torti. Visti i tempi difficili che viviamo.
Coglieva, della frammentazione, l'aspetto della litigiosità
e l'incomunicabilità. Le ho dato francamente ragione,
ma poi ho pensato che il moltiplicarsi degli incontri poteva
essere una ricchezza, invece che l'eterna espressione della
divisione politica in quella che per comodità chiamiamo
"sinistra".
Mi è venuta in mente una frase di Rossana Rossanda
(in altro periodo e per altra questione):
"Non ci salveremo se non ricuciremo
tutti i fili di questa tela lacerata che siamo diventati.
Ma io devo sapere che non la lacerano i cattivi sarti, bensì
le nuove verità che si fanno strada in parti difficili,
e vengono alla luce, come tutto del resto, sporche, raggrinzite,
urlanti."
E quelle che stanno venendo fuori in questi
ultimi tempi sono una nuova verità. Penso al G8,
ai social forum, ai girotondi, alla contestazione dei dirigenti,
etc. Ma anche alle forme di protesta degli studenti messi
a punto negli anni scorsi con le autogestioni, e alle forme
di autorganizzazione degli insegnanti come l'autoriforma
gentile. C'è un associazionismo diffuso che può
diventare il nerbo di un nuovo modo di vivere la partecipazione
politica, la democrazia.
Quindi va bene la diversità, le diverse
forme di opposizione, dal girotondo allo sciopero generale,
alla resistenza quotidiana, alle piccole rivoluzioni che
facciamo a scuola, ma è necessario lo scambio, se
no la diversità resta muta e la partecipazione semplicemente
non c'è.
Di fronte a un governo che attacca i diritti
sindacali e l'occupazione (pensiamo ai supplenti), che offre
un modello di scuola che rifiutiamo (per non parlare di
altri modelli, come quello della democrazia o della giustizia)
io spero che si moltiplichino gli incontri come questo e
le occasioni di mobilitazione
E spero che si tratti di una ricerca fruttuosa di una opposizione
forte. .
Il 15 febbraio Arci e Legambiente hanno lanciato la proposta
di di una manifestazione unitaria a conclusione di un processo
di mobilitazione.
Il nostro problema, qui a Catania, è
quello di trovare il modo di ascoltarsi, di scambiare analisi
esperienze e proposte, possibilmente senza litigare (Ds,
CGIL, Cobas, P.R.C) ma discutendo apertamente, approfondendo
e chiarendo il conflitto.
Il titolo dell'incontro organizzato
dall'associazione La città felice, con Gian Piero
Bernard, del Movimento di autoriforma gentile è:
Reti di relazione, scambi necessari: l'amore della civiltà
passa per la scuola. Il titolo ha suscitato l'immagine del
treno, delle stazioni ferroviarie.
Una rete che in Sicilia è stata sempre scarsa e che
da un po' di anni sta subendo vistosi tagli. Proviamo a
immaginare anche visivamente, cosa significa. Un Nord fitto
di relazioni e di scambi, un sud isolato. E i posti tagliati
fuori dallo scambio perdono ricchezza e la fanno perdere
agli altri. E pensate alla differenza fra viaggiare in un
vagone ferroviario e viaggiare soli nella propria auto.