Giro81
/ Movimento Duemilaedue... buon'anno riceviamo da un nostro amico, pubblichiamo
questo testo ringraziandolo. Grazie, Luigi.
A volte ci sembra di vagare in una città
senza meta. Camminando per le vie,
svoltiamo a caso in una nuova strada, ci fermiamo ad ammirare
il cornicione
di un palazzo, ci chiniamo sul marciapiede per osservare
una macchia di
catrame che ci ricorda certi quadri che ci erano piaciuti,
sbirciamo i volti
dei passanti cercando di immaginare le vite che si portano
dentro, andiamo a
pranzo in un ristorante senza pretese, usciamo e proseguiamo
verso il fiume,
per guardare il passaggio delle barche, o le grandi navi
ormeggiate nel
porto, e intanto cantiamo mentalmente, o fischiettiamo,
o cerchiamo di
ricordare qualcosa che abbiamo dimenticato.
A volte camminando per la città ci
sembra di non essere diretti in nessun
posto, di cercare solo un modo per far passare il tempo,
e che sia solo la
nostra stanchezza a dirci dove e quando ci dobbiamo fermare.
Ma proprio come un passo conduce inevitabilmente
al successivo, così quel
pensiero scaturisce ineluttabile da quello precedente, e
nel caso in cui un
pensiero ne origini diversi sarà necessario non solo
seguire il primo fino
alla conclusione, ma anche andare a ritroso fino alla posizione
originaria
per seguire il secondo fino alla conclusione, e poi il terzo
e così via, e
in tal modo, dovendo definire in un'immagine questo processo
delle nostre
menti, comincia a delinearsi una rete di sentieri simile
a un disegno del
sistema circolatorio umano, o a una mappa, sicché
quello che veramente
facciamo passeggiando per una città è pensare,
e pensare in modo tale che i
nostri pensieri formino un itinerario, e questo itinerario
più o meno
corrisponda ai passi che abbiamo compiuto, in modo che,
alla fine, possiamo
dire con sicurezza che abbiamo viaggiato e, anche se non
abbiamo lasciato la
nostra stanza, c'è stato un viaggio, e possiamo dire
con sicurezza che siamo
stati in un luogo, anche se non sappiamo dove si trova.
(Paul Auster)