Giro81
/ Catena di San Libero Tanto per abbaiare - n.107, 31 dicembre
2001 di Riccardo Orioles ________________________________________
Buon 2002 ai cristiani. Buon 1422 ai musulmani. Buon 5762
agli ebrei.
Buon 2545 ai buddisti. Buon 5104 agl'indu'. E stateve bboni
e carmi,
armeno st'anno!
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L'uomo dell'anno. Ilda Boccassini.
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Pataccones. Fiduciosa nelle indicazioni del governo, la
signora Rosaria
Lomonaco, di Palermo, ha cambiato tutti i denari che possedeva
(non
molti: ma e' il principio che conta) con la nuova moneta
che entra in
vigore da adesso e che sicuramente risolvera' i problemi
dell'economia:
del resto, in questi giorni, giornali, tivvu' e politici
non ripetono
altro e non c'e' motivo per non credergli.
Palermo, in questo caso, e' il quartiere di Buenos Aires
fondato dagli
immigrati siciliani, la signora Lomonaco e' figlia di italiani
emigrati
in Argentina molti anni fa e la nuova moneta, l'"argentino",
e' il
punto di arrivo di una serie di esperimenti finanziari tentati
dalle
autorita' locali per risolvere la crisi economica del paese
senza
ricorrere alla barbarica misura di tassare i ricchi (l'Argentina
produce petrolio e possiede il tre per cento dei megamiliardari
del
pianeta: eppure gli argentini sono poveri. Misteri dell'economia).
Il cambio di moneta era stato peraltro anticipato gia' nei
mesi scorsi
dalle autorita' della provincia di Buenos Aires. Non sapendo
come
pagare pensionati e impiegati, e non osando tuttavia tassare
chi ha i
soldi, i notabili porteni hanno avuto un'idea geniale e
hanno coniato
una nuova moneta, il Pataccon. Ogni ventisette, dunque,
i fantozzi
argentini se ne uscivano dall'ufficio amministrazione con
una busta
piena di pataccones (i megamanager venivano pagati regolarmente
in
dollari) coi quali erano autorizzati a pagare, o a cercar
di pagare, i
conti della spesa, ovviamente nei negozi - quattro in tutta
Baires -
che non esponevano il cartello "Nada patacones".
Con l'eccezione di Fantozzi e di alcuni milioni di suoi
colleghi, la
maggior parte degli argentini apprezzarono moltissimo la
manovra
economica delle autorita'. Tanto che, a un certo punto,
invalse
l'abitudine di definire semplicemente "Pataqua"
il governo e
"Pataquero" (o: "El Gran Pataquero")
il presidente; che un giorno si
presento' in televisione per invitare gli argentini a stringersi
attorno ai sacri valori di "Dios Patria y Pataqua".
"Pataccaros" (l'influenza linguistica italiana
e' forte in quel paese)
vennero invece popolarmente definiti i principali, e ricchissimi,
finanzieri del paese, quelli di cui la tivvu' (argentina)
si occupava
con servile entusiasmo a ogni telegiornale. I principali
erano Patacca
Provera, re della nueva economia, Patacchinno principe della
medesima,
l'elegante avvocato (titolo onorifico rilasciatogli a suo
tempo per
competenza dai compagni di cella) Pataquelli, il mediatico
Patusconi e
altri ancora.
Il verbo "pataccar" assunse una gamma di significati
che copriva quasi
tutta le esperienze umane: "el Presidente pataquio'
hoy a la
television", "esta nuche soy estado a pataquar
con una muchaca muy
hermosa", "cien miliones pataquados en la calle
da un escipador", "Boca
pataquo' Santos por tres a zero", "gran pataquiamento
entre exponentes
de la derecha y do cientrosinistra".
Tutto funziono' benissimo per qualche mese (nel frattempo
il governo
pataquero lavorava alacremente a privatizzare tutto il privatizzabile
pataccando l'economia, la scuola, le ferrovie, la giustizia
e tutto il
resto) finche' un politico di ritorno dal Brasile riferi'
di aver
trovato un pacco di pesos (la moneta ufficiale, convertibile
in
pataccones) tagliato in quadrati di misura acconcia e liberamente
usufruibile al pubblico nella toilette di un bar di Sao
Paulo.
Allora il governo si riuni' (anche perche' nel frattempo
Fantozzi e
compagni avevano cominciato ad assediare il palazzo del
governo per
impiccarne un tantino gl'inquilini) e decise di unificare
le monete
ufficializzando il pataccon in tutto il paese. Il rappresentante
leghista pero' obietto' che non era giusto imporre agli
abitanti delle
Ande un nome di moneta fino a quel momento usato solo nella
terrona
Baires; quello di Alliancia Nacional - la cui base elettorale
era per
lo piu' in Patagonia - avanzo' rimostranze analoghe, e cosi'
alla fine
si decise di chiamare la nuova moneta il Nacional - nuova
obiezione dei
leghisti - vabbene: l'Argentino.
Il principio su cui l'Argentino (e il suo predecessore Pataccon)
si
basa e' che e' una moneta per poveracci - paghe, salari
e conti della
spesa - rigorosamente distinta da quella dei signori che
invece e' il
dollaro, come in tutto il resto del mondo civile. L'economia,
insomma,
separata dall'econotua: in effetti, se io sono Agnelli e
tu Fantozzi,
non si capisce proprio che ci azzecchiamo fra di noi e che
bisogno
abbiamo di una moneta in comune. Un'idea che fara' strada,
meglio di
tutta la scuola di Chicago.
Ah: questa e' una storia argentina.
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America. Non saranno rinnovati, per la maggior parte, i
visti
d'ingresso "H1" che, negli ultimi anni, venivano
rilasciati con una
certa generosita' ai giovani laureati informatici stranieri
(per lo
piu' indiani o cinesi) contattati gia' nei rispettivi paesi
da
Microsoft, Motorola, Intel, ecc. e importati a vagonate
negli States.
Questi ragazzi erano i muscoli del "miracolo tecnologico"
degli anni
90, soprattutto nel software.
Prendete il principale software di ritocco fotografico,
Adobe
Photoshop. Lo usavo una decina di anni fa (era appena uscita
la release
2.0) e la schermata iniziale mi mostrava i rispettabili
nomi - tutti
rigorosamente Wasp - dei signori Knoll, Guttman, Hamburg
e Brown,
autori del programma.
Adesso, uso la 5.5 (saremmo gia' oltre la 6, ma io sono
contrario a
correre dietro alle ultime versioni: questo pero' e' gia'
un altro
discorso) e, nella schermata iniziale, i nomi dei principali
programmatori sono gia' trentuno: fra cui una Akiko e un
Yoko
(giapponesi), un Georgiev (russo o ucraino), un Narayanan
(indiano),
una Kong (cinese) e altri "aliens" ancora. Che
non e' detto abbiano
preso tutti la cittadinanza americana: almeno per i primi
anni,
lavorano con contratti a tempo limitato (a volte anche molto
ricchi), e
visti d'ingresso limitati nel tempo: gli "H1"
di cui dicevamo prima.
Per un Narayanan o una Kong che arrivano alla schermata
iniziale di
Photoshop, ce ne sono decine di migliaia che restano nella
fanteria dei
softwaristi, ignoti al pubblico e tuttavia indispensabili
al sistema.
Il vero cuore della programmazione e' esattamente qui; McDonald
e'
molto piu' a valle. Globalizzazione significa, in questo
caso, che le
risorse intellettuali del pianeta vengono drenate a monte
e convogliate
verso alcuni punti specifici del sistema. Non e' detto che,
in se', sia
sempre un male: puo' darsi che Narayanan, restando in India,
avrebbe
finito per lavorare a qualche software di guida dei missili
nucleari. E
puo' darsi che avrebbe lavorato invece a qualche programma
di
cyberalfabetizzazione di massa sul posto, tipo il "Simputer"
sviluppato
proprio in India. Non lo sapremo mai.
In questo caso specifico, i talenti di Narayanan sono stati
impiegati
in un prodotto "pacifico" e "utile"
(un tool professionale per
illustratori, non un Carmaggedon o che so io): ma anche
questo e',
sostanzialmente, casuale.
Per arrivare a questo esito, per inserire cioe' nel cuore
del sistema
produttivo (civile e non solo militare) occidentale risorse
umane
provenienti da paesi come l'India, sono state necessarie
diverse cose.
Un keynesianesimo che ha fatto da volano strategico delle
risorse. Un
rooseveltismo che ha fornito un quadro culturale su base
planetaria e
non grettamente nazionale. Un clintonianesimo (ma uso questa
parola in
termini molto ampi: comincia con Bob Dylan e Steve Jobs,
e termina
l'anno scorso) che ha fornito il background ideologico ("rock
piu'
tecnologie") per interagire con le elites del Terzo
Mondo.
Tutt'e tre queste cose sono piu' o meno arrivate al termine
del loro
ciclo, o ci stanno arrivando in questi mesi. La maggior
parte dei
programmatori indiani, nell'anno che comincia, tenderanno
a rimanere in
India: l'America ha meno possibilita' materiali di assorbirli,
e
soprattutto meno capacita' culturali. Vedremo cosa faranno
restando a
casa loro: dove, gia' oggi, l'India ha una delle massime
concentrazioni
di programmatori elettronici esistenti al mondo. Altro che
scontro di
civilta': qua si decide chi arriva a inventare prima le
altre
venticinque lettere dell'alfabeto.
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Sicilia 2002. Siamo stati, cosi' hanno detto, una sinistra
giacobina.
La verita' e' che lo siamo stati per troppo poco tempo e
troppo poco.
Siamo stati sconfitti perche', avendo appena sfiorato il
"giacobinismo"
(la democrazia di massa, la liberta', la coincidenza fra
"politica" e
vita quotidiana) siamo rapidamente rifluiti nel buon senso
tradizionale
- girondino. Non ci bastava l'Ottantanove, non ci fidavamo
dei
citoyens: avevamo bisogno di un Napoleone. E dunque, coerentemente,
abbiamo puntato tutto su una battaglia convenzionale. Waterloo.
I liceali palermitani dell'Ottantatre'. I giovani della
Fgci di
Battiati, l'anno dopo - i primi a presentarsi, nel giorno
della
battaglia, ai Siciliani. I duecento ragazzi che hanno lavorato
in
Sicilia, fra l'84 e l'85, con SicilianiGiovani. Antonio
che ora fa
l'operaio a Bologna, ed era una colonna del Coordinamento
Antimafia di
Palermo; Fabio, che ora insegna in una qualche scuola di
provincia, e
le sue inchieste sui quartieri palermitani, riprese dalla
stampa
francese ma non da quella italiana. E Il Cocipa, e il Centro
Impastato,
e Citta' per l'Uomo, e Citta' Insieme, e i Siciliani: povere
e
vittoriose armate sanculotte, guardate con degnazione dai
generali
perbene.
Pochissimi, di quei giovani, sono politicamente sopravvissuti.
I piu',
emarginati senz'altro dopo il novantatre'; i meno, avaramente
cooptati
nella sinistra ufficiale; ma a condizione di lasciar perdere
fraternite' e liberte' e camice rosse, bardati con galloni
inutili, non
piu' da baionetta ma da parata. Tenenti garibaldini, a Calatafimi
e
Milazzo; colonnelli sabaudi, a Custoza.
E' allora, negli anni dell'Occasione Perduta, che la sinistra
si e'
suicidata. Non c'entrano la Russia e il comunismo, e' stato
un suicidio
tutto italiano. O c'entrano, se c'entrano, molto alla lontana.
Nata nel
ferro e piombo della guerra mondiale, cresciuta fra le barbarie
degli
anni Trenta, costretta - per sopravvivere - a svilupparsi
come esercito
gerarchizzato, la sinistra italiana ha nel suo Dna la divisione
fra una
base combattiva e vivace, legata alla societa' civile e
spesso sua
diretta espressione, e un apparato dapprima aristocratico
e poi
oligarchico, aperto nelle tattiche ma chiuso alle strategie;
abile
nelle battaglie regolari ma impacciato nella guerra a largo
raggio.
Questa divisione le ha permesso di sopravvivere di fronte
alle
respressioni di Scelba e di Mussolini. Le ha impedito di
vincere, o
anche solo di comprendere fino in fondo che cosa la societa'
le
chiedesse, negli anni dell'antimafia e nel Sessantotto.
La lotta ai poteri mafiosi, quando ricomincera', dovra'
affrontare
tutto questo. Il torto della mia generazione e' stato di
avere rimosso
tutto questo, di aver preteso - per nostro poco coraggio
intellettuale
- di lottare per la democrazia senza prima risolvere i problemi
profondi di democrazia nella nostra cultura e al nostro
interno. La
prossima generazione - perche' e' solo ad essa che possiamo
rivolgerci
ora - terra' conto, se vorra' vincere, di questa feroce
lezione. Non
c'e' antimafia, e non c'e' sinistra, senza i liceali di
Palermo. Non
c'e' antimafia, e non c'e' sinistra, con le cerimonie "unitarie"
al
chiuso.
* * *
La vecchia mafia - il vecchio potere mafioso - operava in
un quadro
internazionale "repubblicano", avente per referente
degli stati
nazionali. L'America della guerra fredda, l'Italia con la
sua appendice
meridionale, la stabilita' di forze e schieramenti i cui
movimenti
erano limitati dal sostanziale stato di guerra. Adesso,
e' tutto piu'
fluido e piu' veloce. L'America, come soggetto unitario,
forse esiste
gia' poco; l'Italia, come ogni altra nazione del vecchio
mondo, ha una
densita' politica forse superiore a quella del Belgio ma
certo
inferiore a quella di una multinazionale. In questo nuovo
quadro, un
potere mafioso rischia di essere gia' ora - ma molto di
piu' fra
qualche anno - non piu' una patologia parassitaria, sia
pur pesante, ma
proprio una delle forme fisiologiche dell'organizzazione
del pianeta.
Dopo Badalamenti, Eltsin; non i corleonesi. La Sony, la
Coca Cola, e
Cosa Nostra. La cultura mafiosa si smafiosizzera', ma sara'
pervasiva.
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Il barbone rampante. Chissa' che Natale hanno fatto quei
due personaggi
di Italo Calvino (un uomo e una donna: immagino che lui
si chiamasse
Cosimo; e lei, Viola?) che i carabinieri hanno sloggiato
da casa loro,
un paio di settimane fa, dalle parti di via Castrense. La
casa era fra
i rami di un albero, a un centinaio di metri da San Giovanni,
e
consisteva in una tavola sulla biforcatura dei rami, nascosta
fra le
(ultime) foglie. Le Forze dell'Ordine, passando, hanno notato
una corda
che pendeva, e quella era la scala d'accesso. Pendenti dai
rami, delle
bag di plastica con dentro una giacchetta e una gonna, e
un paio
d'altri vestiti. Siccome questi ultimi erano, nei loro armadi
aerei,
accuratamente e ordinatamente piegati, i giornali han fatto
ironia su
questi barboni arborei, cosi' eleganti. L'appuntato ha tirato
giu' la
corda e catalogato - non si sa mai - i vestiti; e poi ha
dato l'allarme
alla centrale.
Fra i platani e gl'ippocastani di Roma, adesso, due extraterricoli
stanno vagando di pianta in pianta, di ramo in ramo. Non
e' che abbiano
giurato di non toccare piu' terra: e' che proprio la terra
- questa
terra - non li vuole. Forse l'inverno rigido (un uomo e'
gia' morto
assiderato, nella sua baracca; e uno bruciato vivo) quest'anno
avra' un
po' di compassione e lascera' un po' di verde su qualche
albero, che i
due rampanti possano - almeno un poco - nascondersi agl'italiani.
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Jacopo Menchetti <ferdmenc@tin.it> wrote:
<Alcune domande signor O. Era contrario lei alla guerra
quando sul
finire degli anni 70 la Russia decise di usare la forza
contro i
profughi afghani? Cosa ne pensa dei quasi 100 milioni di
morti che il
comunismo ha fatto in tutto il mondo? Perche' nessun libro
di storia
parla mai di cosa e' stato il triangolo della morte sul
finire della
Seconda Guerra Mondiale? Cosa ne pensa della Cina odierna
e della
sistematica violazione dei basilari diritti umani? Cosa
ne pensa del
regime di Castro e dei metodi poco ortodossi che ha sempre
usato contro
i rivali politici? Cosa ne pensa di Ocalan e del fatto che
era un
terrorista? E della Baraldini? Cosa ne pensa dei quasi 1200
documenti
che dimostrano attivita' paramiltare del Pci tra il 1945
e il 1965 in
Italia? Cosa ne pensa della attivita' di spionaggio di Cossutta
a
favore della Russia comunista? Perche' l'affaire Telekom
Serbia e'
stato insabbiato? Perche' signor O. nessuno parla mai di
questo? Sono
convinto che non avro' risposta.>
* * *
Rispondo ordinatamente:
1) Afganistan. All'epoca, ero contrario. Nella sinistra
italiana,
l'unico favorevole era Giorgio Amendola, il piu' moderato
esponente del
vecchio Pci. Col senno di poi, aveva ragione lui e torto
io.
2) Cina e diritti umani. Ne penso come Lei. Con l'Arabia
Saudita,
l'Iran e gli Stati Uniti la Cina e' uno dei quattro paesi
capofila
della pena di morte.
3) Castro. Nel resto dell'America Latina ferocissime dittature
hanno
torturato e ucciso migliaia di persone. Erano sostenute,
come Lei sa,
dai governi Usa. A Cuba, invece, istruzione e sanita' sono
state
portate a livelli umani, e' stata difesa l'indipendenza
nazionale e non
ci sono state stragi di oppositori. Mi piacerebbe se Cuba
fosse una
democrazia parlamentare. Credo che Castro vincerebbe agevolmente
le
elezioni e del resto, prima che la Cia lo "scomunicasse",
era un
radical filoamericano. Ora giustifica la propria dittatura
con la
necessita' di doversi difendere dall'assedio americano.
4) Ocalan. Garibaldi fu accusato spessissimo di essere un
terrorista.
Oggi onoriamo chi l'ha aiutato.
5) Baraldini. Io sono italiano e ritengo che i miei concittadini
vadano
giudicati sulla legge italiana.
6) Pci paramilitare. Il Pci ha puntato sulla democrazia,
non sulle
armi. Ha cercato di tutelarsi contro l'eventualita' che
i suoi
avversari dessero luogo a operazioni - tutt'altro che improbabili,
in
quegli anni - di repressione e massacro dell'opposizione.
Queste si
ebbero ad esempio in Indonesia e costarono alcune centinaia
di migliaia
di morti. Questo era l'incubo dei capi comunisti di allora.
7) Cossutta contrasto', in nome dell'Unione Sovietica, Berlinguer,
e
fece molto danno. Ma non fu mai una spia, bensi' un patriota
che aveva
rischiato la pelle da partigiano contro i tedeschi.
8) Telecom. Insabbiato perche' coinvolge potenti. Lo scandalo
fu tirato
fuori da Repubblica, che non e' certo di destra. Ma sui
soldi, destra e
sinistra sono trasversali.
________________________________________
Rando wrote:
<Il Wall Street Journal riporta in un editoriale un'idea
sulle cause
del terrorismo che viene definita "intriguing".
Cosa sara'? I bambini
che muoiono di fame/malattie e i babbi che si incazzano?
La poverta'
che non sa spiegarsi la ricchezza sconfinata in altre parti
del mondo?
Ovviamente no: la causa prima del terrorismo e'.... lo stato
sociale.
Se lo stato non pretendesse di dare soldi a chi e' diverso
dal modello
dell'uomo di successo, tutti sarebbero costretti ad uniformarsi
e non
ci sarebbe il terrorismo perche' non ci sarebbero piu' differenze.
Chi
sostiene lo stato sociale in realta' alimenta contrasti
e in ultima
analisi il terrorismo>
________________________________________
Giuseppe "Oblomov" wrote:
<Che Berlusconi & co. facciano abbastanza danno da
smuovere la gente.
E' questa l'unica speranza: che dopo una crisi, ma una *vera*
crisi, si
possa fare un altro passetto avanti. E' sempre stato cosi'
nella
storia: la "sinistra", quella vera, ha potuto
fare progressi solo dopo
una eccessiva risposta della destra al precedente, piccolo
progresso
della sinistra. E speriamo che cosi' sia anche questa volta.>
________________________________________
Giacomo <solitario@infinito.it> wrote:
<Almanacchi, almanacchi nuovi...>
________________________________________
AntonellaConsoli <libera@libera.it> wrote:
<22 dicembre 1988
Angusta la casa
non trova spazio nemmeno
in una poesia di natale
Viene una ragazza
ogni tanto
con le briciole del suo amore
e si sforza di inzupparle
non sa se ha ancora un cuore
Vedi dove finisce la poesia
e dove finisce la speranza
sgretoli l'ultimo sorriso
contro un muro freddo
Il the non l'hai mai saputo fare
e la tua pipa e' parecchio fumosa
In quella casa piccola
piccola come il mondo
ogni tanto viene una ragazza
stanotte ha cercato
tra mille parole
la piu' bella per dirti
ti amo
Neanche il sole e' stato al suo patto
e' arrivata con nubi la nuova giornata
Ma che c'entra, che importa
la ragazza cerca ancora
tra mille parole
la piu' bella per dirti
ti amo>
________________________________________
D i s c l a i m e r
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