Giro81
/ Movimento Migranti: visita al centro di Agrigento Fonte: [palermoperlapace] comunicato
stampa post manifestazione Agrigento
Si e' svolta sabato 15 dicembre, in
coincidenza con la giornata
nazionale per la chiusura dei centri di detenzione amministrativa
per stranieri, la visita di una delegazione del F.S.S. al
"centro di permanenza temporanea" in contrada
San Benedetto, nella desolata zona industriale di Agrigento,
parecchi chilometri fuori dalla città.
Durante la visita, che si e' svolta sotto
il costante controllo
delle telecamere a circuito chiuso, dopo una iniziale difficoltà
costituita dal divieto di annotare i nomi degli internati,
si sono registrate le durissime condizioni di "trattenimento"
degli immigrati, privi di riscaldamento (alla temperatura
di 9 gradi !),di acqua calda, di porte ed illuminazione
nei servizi. Mancava persino un televisore, colpa, secondo
i responsabili della struttura, di atti vandalici degli"ospiti".
Ma quello che ha colpito è stato,
a differenza di altri centri
di detenzione come il Serraino Vulpitta di Trapani, la totale
mancanza di porte nelle camerate, e quindi il clima di promiscuita'
che caratterizzava l'immenso spazio comune, al di fuori
di ogni diretto controllo da parte delle forze di polizia,
soprattutto nelle ore notturne. Tutto cio' rende particolarmente
elevato il rischio di gesti disperati e di intimidazione
sugli immigrati piu' deboli, alcuni dei quali asserivano
di essere minori di eta'. Per questi, che purtroppo sono
una costante nei centri siciliani, abbiamo chiesto un accertamento
medico legale dell'eta'.
La sezione femminile della struttura era
quasi vuota, ma e' da
li' che sono passate decine di prostitute riconsegnate alla
polizia in
Nigeria e li' spesso cadute di nuovo nelle mani dei loro
sfruttatori. Tante donne come Safya, che hanno pagato con
altro carcere e forse anche con la vita, una volta rimpatriate
in Nigeria, per la loro condizione di vittima della tratta
e del racket della prostituzione.
Al di fuori del capannone, la struttura
della Croce Rossa e
quella della Polizia, ed una sorveglianza di tipo carcerario
con una alto muro di cemento, reti e filo spinato, persino
attorno al campo di calcetto.
Da parte dei responsabili della struttura
sono state fornite
assicurazioni sul rispetto di tutti i diritti dei migranti,
ma molti di loro che ci hanno circondato, dopo il nostro
ingresso, hanno raccontato di estenuanti ritardi burocratici,
anche per le pratiche piu' semplici, e di una sostanziale
negazione dei diritti di difesa. Nessuno aveva ricevuto
corrette informazioni sul diritto di richiedere asilo, e
qualcuno riteneva che il semplice ricorso potesse garantire
la liberazione immediata.