Titolo:
La mostra delle atrocità (The atrocity exhibition)
Autore: James Graham Ballard
Edizione: Universale Economica Feltrinelli (2001)
Anno di prima pubblicazione: 1990
Note: Prefazione di William S. Burroughs.
Traduzione a cura di Antonio Caronia.
Visionario, eclettico, surreale come solo
pochi sanno essere.
Ancor più chiaramente del suo fulminante "What
I believe", Ballard ci apre la strada per capire veramente
ciò in cui crede, raccontando, divagando, sviscerando
tutto l'universo sfaccettato della nostra aritficiale contemporaneità,
nel punto esatto in cui si incontrano il sistema dei media
ed il nostro sistema nervoso.
Uno pseudo-romanzo che in realtà è più
un saggio cinico e preciso sulle percezioni riguardanti
molte delle icone del nostro immaginario collettivo. Una
lucida pornografia clinica, nessuna zona di confine tra
reale ed irreale, conscio ed inconscio, scienza, estetica
e desideri inconfessabili, una visione alternativa alla
superficialità di tutti gli universi possibili.
Liberate i sensi e calatevi in questo inferno mentale.
Vietato alle fantasie meno sensibili.
"La mostra delle atrocità"
è un esempio splendente e lampante, denso ma anche
(perchè no?) divertente, di una scrittura autenticamente
'cosmopolita', che attinge la sua forza da uno sguardo impietoso
e disincantato sulle tendenze unificanti della cultura planetaria:
scrittura antropologica quante altre mai, perciò,
di un'antropologia reale e non della finta antropologia
del recupero delle tradizioni." (Antonio Caronia)
"Sdraiato sul cemento consunto della
zona dell'artiglieria, egli assumeva le posizioni del corpo
diviso dell'attrice, proiettando i sogni e le ansietà
del passato in quei frammenti che sembravano dune. Il sole
brillava pallido su questa eucarestia della madonna dei
cartelloni." (James G. Ballard)