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Giro78
/ Ecumenismo: da GRAZ a STRASBURGO
"il figlio dell'uomo non ha un cuscino
dove posare il capo"
dossier a cura di Nadia Scardeoni
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Riconciliazione: terra promessa, terra sconosciuta
di Nadia Scardeoni
"Davanti a Dio la riconciliazione è possibile
solo quando passa attraverso
il nostro prossimo: la riconciliazione è un rapporto
a tre". La provocazione
del pastore della chiesa valdese, Paolo Ricca , ha subito
varcato i limiti
della pacata esposizione esegetica per obbligarci dentro
una traccia, un
cammino libero da equivoci: la relazione, il dialogo diretto,
il dialogo a
tre sono il fondamento della riconciliazione, unica via
per integrare
l'incarnazione dell'Uomo a sé stessi, all'altro,
a Dio. Ricca ha fornito
così gli zaini per Graz, di preziosi strumenti di
viaggio, ordinandoli sul
tavolo delle conferenze, e con un gesto di vera
conciliazione: ci ha
perdonati.
Ci ha perdonati per il dolore, per l'esclusione, per le
disparità, per le
ferite che le chiese protestanti hanno subito nel tempo,
dentro le loro
storie di donne e di uomini in cammino verso Dio. Infatti,
quando la logica
di Cristo si fa stringente, non occorrono grandi inviti,
virtuosi ghirigori
per delineare i nessi, le strutture portanti della "casa
comune". I
materiali di costruzione, sono disseminati nelle storie
interiori delle
donne e degli uomini fedeli ad un Dio che non ha dimora
stabile se non il
cuore dell'uomo stesso: "il figlio dell'uomo non ha
un cuscino dove posare
il capo" "non potreste vegliare un'ora con me?"
Per rintracciarli occorre dimenticare gli arredi della
casa di origine e
della casa madre e costruire opzioni sincere verso ciò
che è sostanzialmente
efficace per edificare il luogo dell'incontro. I percorsi
sono infiniti così
come infiniti sono gli sguardi e i cieli.
Così come infinite sono le asperità del terreno
oggi, quando le nostre ali
sono ancora così pesanti. Ma il tempo non ci è
più amico; troppe brutture,
troppe violenze ci hanno ridotto il cuore in frammenti,
ci stanno dicendo
che è giusto, doveroso, non più procrastinabile
il gesto della
riconciliazione. Da dove cominciare? Inutile cercare sugli
scaffali, fra i
sacri testi non c'è una teologia della riconciliazione.
Né possiamo
assolverci, andando di buon'ora, a confessare diligentemente,
il nostro
travisamento quotidiano dell'amore e dell'amicizia; anche
le buone
intenzioni purtroppo non bastano più. Occorre agire.
Occorre agire nei tre
possibili aspetti della Riconciliazione: "Riconciliazione
della memoria,
delle chiese, dei nemici". La memoria custodisce tutte
le nostre ferite, con
tutti gli errori e gli orrori nostri ed altrui. La memoria
va allora
liberata: "tutti i tagli della nostra storia devono
essere portati alla
luce, tutti i demoni fatti uscire per essere esorcizzati".
Ma occorre
ricordare insieme: "solo la vittima può perdonare
il carnefice" e " solo
dopo una lettura comune, si può costruire una storia
comune". Le chiese si
sono prodigate nella riconciliazione all'interno delle loro
confessioni ma
ciò che più manca è il confronto nella
parità, l'accoglienza reciproca, la
comune professione di fede. Occorre togliere le scomuniche,
celebrare
l'ospitalità eucaristica perché "siamo
tutti ospiti dello stesso Cristo."
Riconciliarci con i nemici, infine, ci inchioda.
Occorre alzare un nuovo sguardo capace di scorgere l'altro
nella sua vicenda
umana, capace di cogliere la sua amabilità, la sua
bellezza: "noi siamo
belli, perché Dio ci ama". Occorre allora saper
cogliere la bellezza delle
nostre diversità, la necessità e la bellezza
di essere uniti nella
diversità. Occorre riscrivere ecumenicamente la storia
delle chiese per
raggiungere l'unità attraverso la ricchezza dei percorsi
e la serenità dei
confronti.
Una vasta e profonda provocazione per la resurrezione del
"cristiano
inedito", quello dal "bagaglio leggero".
Il vademecum per Graz è pronto.
giovedì 23 gennaio 1997
(per gentile concessione di "QUALEVITA")
da interlinea in Cronache e Riflessioni
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/cronache.html
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http://www.gesuiti.it/popoli/anno1997/06/ed199706.htm
stralci Un appuntamento importante aspetta le Chiese cristiane
d'Europa alla
fine di questo mese di giugno: la seconda Assemblea ecumenica
di Graz, in
Austria: si prevedono ottomila partecipanti, di cui 700
delegati ufficiali.
Il tema all'ordine del giorno è: La riconciliazione,
dono di Dio e sorgente
di vita nuova. Esso verrà analizzato nei suoi vari
aspetti da numerose
personalità ecclesiastiche e laiche appartenenti
alle differenti Chiese
cristiane. L'Assemblea, infatti, è organizzata congiuntamente
dal KEK, la
Conferenza delle Chiese Europee (un organismo che comprende
oltre 115
denominazioni cristiane non cattoliche, di tradizione ortodossa,
anglicana e
protestante) e dal CCEE, il Consiglio delle Conferenze Episcopali
Europee
(un organismo auspicato dal Concilio e costituito formalmente
nel 1971, che
svolge la sua attività di servizio e di collegamento
tra le Conferenze
episcopali cattoliche del nostro continente). L'Assemblea
di Graz è l'ideale
continuazione di quella di Basilea del maggio 1989. La riflessione
di allora
era su Pace nella giustizia........
..Il card. Martini, arcivescovo di Milano, che ne fu il
principale
organizzatore e che insieme al metropolita Alessio di Leningrado
(oggi
patriarca di Mosca e di tutte le Russie) ne presiedette
i lavori, precisava
allora che attraverso questo tema "che richiama direttamente
il problema
dell'ambiente, ci si vuole lasciare interrogare alla luce
del Vangelo di
Cristo, che è il Vangelo della pace, e si vuole lanciare
a tutte le Chiese
un chiaro appello alla responsabilità. Senza dimenticare
le dimensioni
sociali, economiche e politiche che vi sono implicate, secondo
una tipica
angolazione teologica ed ecclesiale, vorremmo innanzi tutto
riuscire ad
individuare il cammino concreto per una nostra conversione
coraggiosa, a
trovare i modi per ripresentare il nostro messaggio e la
nostra
testimonianza e per offrire il nostro contributo a una riflessione
etica
rinnovata, oltre a porre un gesto capace di sensibilizzare
cristiani e non
cristiani sui temi della pace e della giustizia, riscoprendo
la
responsabilità che al riguardo l'Europa ha nei confronti
del mondo". A
Basilea, per la prima volta nella storia si è celebrata
un'assise molto
numerosa di tutti i cristiani europei.
**** http://www.cdt.ch/magazinearch/121307/magazine/uniti2.htm
stralci
...........Ai vertici delle chiese cristiane l'ecumenismo
appare difficile
(come dimostra il mancato incontro fra il Papa e il patriarca
ortodosso
russo Alessio II) che cosa succede a livello della base
delle chiese? ......
Credo che nella base la gente non avverta più del
tutto le differenze su cui
disquisiscono i vertici. Il cristiano semplice e che vive
un certo rapporto
con la sua chiesa dà importanza alle verità
fondamentali e non si perde su
quelle minori.
Stando così le cose il problema resta quello del
dialogo fra base e
vertice delle chiese.
Questo è il grosso problema: cercare di superare
il distacco sempre
crescente fra le posizioni ufficiali sostenute e la base.
Il problema è
stato sollevato a Graz, anche se non ci sono raccomandazioni
particolari
nel documento finale su questo punto.
***** http://www.fub.it/telema/TELEMA11/Ravasi11.html
........"Nelle fedi che si moltiplicano c'è
una domanda di comunione La
religiosità mediatica si esprime attraverso liturgie
più rischiose di quelle
tradizionali. E favorisce la proliferazione di culti molto
spesso
inqualificabili o addirittura pericolosi. Ma il dialogo
spirituale
telematico risponde anche a un bisogno di amore. La globalizzazione
apre
l'umanità a progetti comuni."
****
http://www.we-are-church.org/it/attual/Genre.html
...........Un buon punto di partenza per la riflessione
sulle prospettive
della nostra testimonianza e' costituito dal documento discusso
dall'Assemblea/Sinodo sul tema "Dire la salvezza alle
donne e agli
uomini del nostro tempo": e' un testo che parla sostanzialmente
della nostra
ricerca di fede e anche
della nostra inquietudine, come credenti in ricerca, nell'ambito
della
struttura complessa della societa' di oggi.
Credo che il punto cardine di questo documento si trovi
nel
riconoscimento che il senso profondo della nostra esistenza
dimora in una
Parola che e'
esterna a noi, che non ci appartiene e non possiamo gestire.
Non risiede
in noi stessi, il senso delle nostre esistenze - per quanto
la nostra
ricerca
personale di senso debba avere spazio -, ma in una Parola
che ci
raggiunge dall'esterno: questo e' un annuncio fondamentale
per noi
protestanti, che
credo dobbiamo continuare ad offrire, anche nel contesto
attuale. Non vi
e' parola umana che possa fondare il nostro agire e pensare,
la Parola di
Dio
e' esigente, non offre risposte facili, anzi ci chiama
ad essere
qualcosa di diverso da cio' che siamo "per natura".........
***** http://www.we-are-church.org/it/attual/Long.Charta.html
Gli evangelici sulla Charta Oecumenica
...........L'Italia e' certo uno di quei paesi in cui l'ecumenismo
non e'
l'interesse fondamentale delle chiese. La chiesa cattolica
- ce lo siamo
sentiti ribadire anche in coincidenza con l'incontro di
Strasburgo -
continua a ritenere di rappresentare piu' del 99 per cento
dei cittadini
italiani e che quindi il dialogo con le altre chiese cristiane
conti poco.
*
http://www.we-are-church.org/it/attual/Charta.NSC.def.html
LA CHARTA OECUMENICA: CHE FARE?
...........La Charta Oecumenica "descrive fondamentali
compiti ecumenici e
ne fa derivare una serie di linee guida e di impegni. Essa
deve promuovere,
a tutti i livelli della vita delle Chiese, una cultura ecumenica
del dialogo
e della collaborazione e creare a tal fine un criterio vincolante.
Essa non
riveste tuttavia alcun carattere dogmatico-magisteriale
o
giuridico-ecclesiale. La sua normatività consiste
piuttosto
nell'auto-obbligazione da parte delle Chiese e delle organizzazioni
ecumeniche europee. Queste possono, sulla base di questo
testo, formulare
nel loro contesto proprie integrazioni e orientamenti comuni
che tengano
concretamente conto delle proprie specifiche sfide e dei
doveri che ne
scaturiscono" (Introduzione).
*
http://www.gesuiti.it/popoli/anno2000/08/ar000808.htm La
Carta Ecumenica
europea
********** STRASBURGO
http://spazioweb.inwind.it/gris_cerignola/ecu/ecu5.htm
La terza Assemblea Ecumenica Europea si è tenuta
dal 19 al 22 aprile 2001 a
Strasburgo (Francia), per iniziativa del Consiglio delle
34 Conferenze
Episcopali Europee (Ccee) e della Conferenza delle Chiese
Europee (Kek),
che raggruppa 124 Chiese tra ortodosse, riformate, anglicane,
libere e
vecchio-cattoliche dell'Europa. Alla manifestazione, sul
tema «Io sono con
voi», hanno partecipato cento tra leader e delegati
delle Chiese e cento
giovani delle varie confessioni cristiane. Le altre due
Assemblee precedenti
si sono svolte rispettivamente a Basilea (Svizzera) nel
1989 e a Graz
(Austria) nel 1997. Proprio dall'assemblea di Graz era partito
l'invito a
realizzare una Carta ecumenica che impegnasse le Chiese
su alcuni punti.
Così il 22 aprile, a Strasburgo, città simbolo
- sede del Parlamento
europeo, del Consiglio d'Europa e dell'Alta Corte per i
diritti umani -, si
è arrivati a un documento base, che il metropolita
Jérémie per la Kek e il
cardinale Miloslav Vlk per il Ccee hanno firmato nella chiesa
luterana di
Saint Thomas. Nella città alsaziana, però,
non si respirava l'ottimismo di
Basilea o l'entusiasmo del popolo di Graz, ma il disagio
di questa stagione
ecumenica.
********
http://www.we-are-church.org/it/attual/Vescovi-guerra.htm
Ibiúna, San Paolo,
15/ 22 ottobre del 2001
Noi firmatari, vescovi e pastori evangelici e cattolici
del Brasile e di
altri Paesi dell'America Latina, riuniti per delle giornate
di studio,
riflessione e preghiera, ad Ibiúna, San Paolo, dal
15 al 22 ottobre del
2001, abbiamo deciso di esprimere la nostra angoscia e preoccupazione
di
fronte all'attuale situazione internazionale. Condanniamo
ogni e qualsiasi
atto terroristico, come quelli dell'11 settembre scorso
che hanno suscitato
rifiuto e costernazione universali per la loro follia e
per le migliaia di
vittime che hanno provocato, anche tra i gruppi di soccorso.
Si è udito, da
ogni parte, un grande clamore per la giustizia seguito da
gesti di
compassione e solidarietà con le vittime e i loro
familiari. Per altro lato,
l'indebita trasformazione di questa richiesta di giustizia
in atti di
vendetta e di rappresaglia, con bombardamenti aerei contro
l'Afghanistan, è ugualmente terrorismo, praticato,
ora, da governi che si
presentano come democratici, civili e cristiani. I bombardamenti
stanno
provocando innumerevoli vittime innocenti, compresi donne,
bambini e
anziani, la distruzione dell'infrastruttura, l'aumento della
fame e della
disperazione, l'aggravamento della situazione sanitaria,
gettando sulla
strada milioni di rifugiati. Si è incentivata, deliberatamente,
una
recrudescenza della guerra civile tra fazioni politiche
rivali, con
rinnovate sofferenze per la popolazione. Oggi il clamore
per la giustizia è
accompagnato da un crescente grido per la pace che si esprime
in ripetute
proteste e marce contro la guerra, in manifesti e celebrazioni
ecumeniche e
interreligiose a favore della pace. Ci uniamo a tutte queste
persone e
istituzioni religiose e civili e alle nostre comunità,
per proporre, alla
luce della Parola di Dio e di questo anelito profondo dei
nostri popoli, un
rinnovato impegno per la giustizia e il dialogo, la solidarietà
e la pace.
"Il frutto della giustizia è la pace"
(Is 32.7) La prolungata indifferenza
internazionale di fronte a situazioni di disumana miseria
che colpiscono una
parte maggioritaria e crescente della popolazione mondiale
sta lasciando una
scia di sofferenza e di morte in tutto il mondo e sta generando
risentimenti
e rivolte contro i pochi Paesi che impongono questo nuovo
ordine
internazionale e ne godono i frutti, con l'appoggio di organismi
internazionali e delle loro politiche di aggiustamento economico.
Queste
politiche neoliberiste stanno provocando disastri economici
e finanziari in
molti Paesi piegati sotto il peso di un debito estero impagabile
o colpiti
da bruschi movimenti e attacchi alle monete locali da parte
del capitale
speculativo. Si assiste al ritorno, nei Paesi poveri, di
malattie ed
epidemie come il colera, la tubercolosi, la febbre gialla,
la malaria, che
sembravano sotto controllo, e la nascita di pandemie, come
quella dell'Aids,
che devastano continenti interi. Dietro quasi tutte le guerre
attuali, si
muovono gli interessi delle industrie belliche e la disputa
per il dominio
dei mercati e per il controllo delle risorse naturali strategiche,
come il
petrolio e il gas. Senza il superamento delle tensioni provocate
dall'esclusione e dall'emarginazione delle grandi maggioranze;
senza
l'impegno concertato e sincero per diminuire le disuguaglianze
internazionali, per eliminare la fame, il razzismo, la discriminazione
contro le donne e le minoranze etniche e religiose, per
cancellare o ridurre
il debito dei Paesi poveri e per limitare la distruzione
e i danni
ambientali, difficilmente saranno generate condizioni per
una pace duratura.
"Mai più guerra! Mai più guerra! È
la pace che deve guidare il destino di
tutta l'umanità. Se volete essere fratelli, lasciate
cadere le armi dalle
vostre mani!", è stato il grido di Paolo VI,
il 4 ottobre del 1965, di
fronte all'Assemblea dell'Onu, a New York, oggi ferita dagli
attentati.
Persone e Paesi che hanno sofferto gli orrori e la follia
della guerra senza
limiti di qualunque tipo e che si è consumata nell'olocausto
nucleare di
Hiroshima e Nagasaki, possono unirsi alla voce e alla testimonianza
di saggi
e pastori, come il Mahatma Ghandi, Martin Luther King e
Oscar Romero,
martiri della giustizia e della pace, che hanno vissuto
la nonviolenza
attiva come atteggiamento spirituale e politico. Di fronte
alle moderne armi
di distruzione di massa e alla guerra nucleare, chimica
o biologica, che
mettono a rischio la sopravvivenza del pianeta terra e della
stessa umanità,
non si può non ricordare la condanna etica pronunciata
senza esitazione da
Giovanni XXIII nella Pacem in Terris: "... Non è
più possibile pensare che
in questa nostra era atomica la guerra sia un mezzo adatto
a risarcire i
diritti violati" (n. 127).
A coloro che oggi intendono giustificare la guerra, ricordiamo
la ferma
parola del Concilio: "Qualunque azione bellica che
miri alla distruzione
indiscriminata di città intere o di vaste regioni
con i loro abitanti è un
crimine contro Dio e contro lo stesso uomo, da condannare
con fermezza e
senza esitazioni" (GS n. 479).
Quello che si sta spendendo nell'attuale operazione militare
contro
l'Afghanistan sarebbe sufficiente a eliminare in questa
nazione e in molte
altre la fame, la miseria e la distruzione a cui sono sottoposte,
inaugurando relazioni di rispetto e di cooperazione, di
aiuto e solidarietà
e non aggravando sofferenze e piantando nuovi semi di odio
e di
incomprensione. L'unico cammino di pace è quello
del superamento delle
ingiustizie e delle divergenze, nel quadro di un dialogo
supervisionato da
legittime istanze politiche e giuridiche internazionali,
che dovrebbero
essere maggiormente rispettate e rafforzate, come l'Onu
e il Tribunale
Internazionale dell'Aia, dove i sospettati di crimini di
guerra o di
terrorismo devono essere condotti, giudicati e puniti, se
vengono trovati
colpevoli. Guerra e vendetta intraprese contro un'altra
nazione sovrana,
praticamente indifesa, in maniera unilaterale e imperialista,
da uno o più
Paesi, che sono allo stesso tempo parte in causa e giudici,
distruggono le
basi della convivenza internazionale e instaurano la legge
della foresta e
del più forte, eliminando le garanzie del diritto.
Una delle prime vittime
della guerra è la verità. Le guerre moderne
sono ingaggiate nei campi di
battaglia, ma anche e soprattutto nei mezzi i comunicazione
sociale. La
menzogna e la manipolazione della verità, la demonizzazione
dell'avversario
e l'intossicazione della popolazione con desideri di vendetta
e di odio
rendono difficili il negoziato, il dialogo e la restaurazione
della
concordia e della pace. Denunciamo e condanniamo, con ogni
veemenza, la
caricatura che si sta diffondendo della fede islamica e
del mondo arabo e
che circonda di sospetto persone, popoli e religioni. Ad
essi chiediamo
perdono per l'ingiusta offesa che viene loro dall'Occidente
cristiano.
Questo aggrava soltanto i fraintendimenti, alimenta i pregiudizi
e aumenta
le tensioni internazionali. Uno sguardo a noi stessi e alla
situazione che
viviamo ci invita ad un atteggiamento di ascolto, di preghiera
ma anche di
deciso impegno per la ricostruzione della giustizia e della
pace che ha
inizio nel nostro quotidiano, attraverso gesti contro le
ingiustizie e le
disuguaglianze, i pregiudizi e le discriminazioni, attraverso
atteggiamenti
di compassione con i poveri e i piccoli, di lotta per politiche
sociali
inclusive e per un nuovo ordine internazionale. La giustificazione
della
guerra non è né umana né evangelica
e Gesù pone tra le beatitudini quella
che siamo chiamati a realizzare in questo momento, quella
dei costruttori di
pace: "Beati gli operatori di pace, perché saranno
chiamati figli di Dio"
(Mt 5,9)
( da "Adista" n.78 del 5-11-2001)
********** http://www.we-are-church.org/it/attual/Teol3mondo.htm
ASSEMBLEA DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO A QUITO dal 24-9
al 1-10: IL DOCUMENTO
CONCLUSIVO
.............. Una teologia della speranza, della creazione,
per "la nascita
della giustizia": questo l'obiettivo dell'Associazione
dei teologi del Terzo
Mondo (Eatwot), tornata a riunirsi nella V Assemblea generale,
a Quito dal
24 settembre al primo ottobre, sul tema "Dare ragione
della speranza che è
in voi: intrecciando i fili della nostra continua lotta
in un arazzo di
speranza nel 21.mo secolo". Tra le sfide raccolte dall'Assemblea,
quella di
rafforzare la teologia india, la teologia nera,
la teologia della liberazione femminile: in assoluta controtendenza
rispetto alle indicazioni emerse dalla Riunione plenaria
della Cal, la
Pontificia Commissione per l'America Latina (dei cui Atti
diamo conto nel
numero blu allegato), che denunciava il pericolo di una
ripresa della
Teologia della Liberazione, proprio nelle "nuove manifestazioni",
tra
l'altro, della teologia india e del "femminismo estremo".
.........
-----------Concludiamo con alcune parole Akan (Ghana) di
vita e speranza che
abbiamo utilizzato molte volte durante l'assemblea: "Biribi-wo-soro
(c'è
qualcosa nei cieli); Nyame, biribi wo soro na, ma embeka
yen nsa (Dio, c'è
qualcosa nei cieli, fa' che ci raggiunga). Sappiamo che
c'è unità nei cieli
Fa' che ci raggiunga Sappiamo che c'è pluralità
nei cieli Fa' che ci
raggiunga Sappiamo che c'è coerenza nei cieli Fa'
che ci raggiunga Dio, c'è
qualcosa nei cieli fa' che ci raggiunga. La nostra speranza
è reale."
*******
http://www.we-are-church.org/it/mondo/OpusDei.htm
http://www.we-are-church.org/it/stato.html#glob
http://www.we-are-church.org/it/omo.html#ecumen
http://www.adista.it/numeri/adista99/adista78.htm
http://www.peacelink.it/users/marino/testirel/_txtrel.htm
testi su: CHIESE
/ RELIGIONI
http://www.we-are-church.org/it/attual/Legrand.htm L'ecumenismo
di Basilea
http://www.we-are-church.org/it/mondo/MartiniDante.html
In viaggio verso Dio
di Carlo Maria Martini ..... La missione profetica e "teologica"
è affidata
a ogni cristiano. E se l'essere profeti esige il coraggio
della "parresia",
non bisogna tuttavia dimenticare che la verità da
riproporre al mondo e
alla chiesa deve essere anzitutto "contemplata"
in Dio...........
.........Per ciascuno resta soprattutto il senso della
corresponsabilità, il
"mai senza l'altro", la capacità di sentire
come proprio il male del mondo e
di unificare l'esistenza affinché le nostre passioni
e i nostri affetti
diventino capaci di costruire rapporti "ecclesiali",
di tenerci uniti come
convocati da Dio, per incamminarci verso di lui e essere
con lui, "oggi", in
paradiso. __________________
PROPOSTA DIDATTICA di INTERLINEA:
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/infneg.html
: Infanzia:
diritti negati
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/alex2.html
: Il ponte di Alex
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/edsol.html:
Educazione al
pensiero solidale ___________________
PREMESSE
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/primale.html
...........Nella fase legislativa che si è aperta
sul terreno scolastico si
impone un nuovo pronunciamento a favore dello sviluppo della
scuola
pubblica, nello spirito della Costituzione repubblicana.
Il modello di
scuola democratica appare infatti minacciato dall' affermarsi
di una spinta
verso una privatizzazione di tutto il sistema formativo
che reca con sé i
rischi di risorgenti particolarismi e confessionalismi.
Intendiamo pertanto ribadire e rilanciare il concetto,
storicamente
acquisito, di libertà nella scuola, espressione di
una visione
dell'educazione fondata sulla libertà dell'apprendere
e dell' insegnare,
costruita sul dialogo non solamente inteso come accettazione
e
riconoscimento delle diversità e delle differenze,
ma soprattutto come
costruzione di valori che rispettino il diritto di ogni
cittadino ad una
completa realizzazione della propria formazione scolastica.
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