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  Giro78 / Ecumenismo: da GRAZ a STRASBURGO
"il figlio dell'uomo non ha un cuscino dove posare il capo"
dossier a cura di Nadia Scardeoni
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Riconciliazione: terra promessa, terra sconosciuta
di Nadia Scardeoni

"Davanti a Dio la riconciliazione è possibile solo quando passa attraverso
il nostro prossimo: la riconciliazione è un rapporto a tre". La provocazione
del pastore della chiesa valdese, Paolo Ricca , ha subito varcato i limiti
della pacata esposizione esegetica per obbligarci dentro una traccia, un
cammino libero da equivoci: la relazione, il dialogo diretto, il dialogo a
tre sono il fondamento della riconciliazione, unica via per integrare
l'incarnazione dell'Uomo a sé stessi, all'altro, a Dio. Ricca ha fornito
così gli zaini per Graz, di preziosi strumenti di viaggio, ordinandoli sul
tavolo delle conferenze, e con un gesto di vera

conciliazione: ci ha
perdonati.
Ci ha perdonati per il dolore, per l'esclusione, per le disparità, per le
ferite che le chiese protestanti hanno subito nel tempo, dentro le loro
storie di donne e di uomini in cammino verso Dio. Infatti, quando la logica
di Cristo si fa stringente, non occorrono grandi inviti, virtuosi ghirigori
per delineare i nessi, le strutture portanti della "casa comune". I
materiali di costruzione, sono disseminati nelle storie interiori delle
donne e degli uomini fedeli ad un Dio che non ha dimora stabile se non il
cuore dell'uomo stesso: "il figlio dell'uomo non ha un cuscino dove posare
il capo" "non potreste vegliare un'ora con me?"

Per rintracciarli occorre dimenticare gli arredi della casa di origine e
della casa madre e costruire opzioni sincere verso ciò che è sostanzialmente
efficace per edificare il luogo dell'incontro. I percorsi sono infiniti così
come infiniti sono gli sguardi e i cieli.

Così come infinite sono le asperità del terreno oggi, quando le nostre ali
sono ancora così pesanti. Ma il tempo non ci è più amico; troppe brutture,
troppe violenze ci hanno ridotto il cuore in frammenti, ci stanno dicendo
che è giusto, doveroso, non più procrastinabile il gesto della
riconciliazione. Da dove cominciare? Inutile cercare sugli scaffali, fra i
sacri testi non c'è una teologia della riconciliazione. Né possiamo
assolverci, andando di buon'ora, a confessare diligentemente, il nostro
travisamento quotidiano dell'amore e dell'amicizia; anche le buone
intenzioni purtroppo non bastano più. Occorre agire. Occorre agire nei tre
possibili aspetti della Riconciliazione: "Riconciliazione della memoria,
delle chiese, dei nemici". La memoria custodisce tutte le nostre ferite, con
tutti gli errori e gli orrori nostri ed altrui. La memoria va allora
liberata: "tutti i tagli della nostra storia devono essere portati alla
luce, tutti i demoni fatti uscire per essere esorcizzati". Ma occorre
ricordare insieme: "solo la vittima può perdonare il carnefice" e " solo
dopo una lettura comune, si può costruire una storia comune". Le chiese si
sono prodigate nella riconciliazione all'interno delle loro confessioni ma
ciò che più manca è il confronto nella parità, l'accoglienza reciproca, la
comune professione di fede. Occorre togliere le scomuniche, celebrare
l'ospitalità eucaristica perché "siamo tutti ospiti dello stesso Cristo."
Riconciliarci con i nemici, infine, ci inchioda.

Occorre alzare un nuovo sguardo capace di scorgere l'altro nella sua vicenda
umana, capace di cogliere la sua amabilità, la sua bellezza: "noi siamo
belli, perché Dio ci ama". Occorre allora saper cogliere la bellezza delle
nostre diversità, la necessità e la bellezza di essere uniti nella
diversità. Occorre riscrivere ecumenicamente la storia delle chiese per
raggiungere l'unità attraverso la ricchezza dei percorsi e la serenità dei
confronti.

Una vasta e profonda provocazione per la resurrezione del "cristiano
inedito", quello dal "bagaglio leggero". Il vademecum per Graz è pronto.
giovedì 23 gennaio 1997

(per gentile concessione di "QUALEVITA")

da interlinea in Cronache e Riflessioni
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/cronache.html
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http://www.gesuiti.it/popoli/anno1997/06/ed199706.htm

stralci Un appuntamento importante aspetta le Chiese cristiane d'Europa alla
fine di questo mese di giugno: la seconda Assemblea ecumenica di Graz, in
Austria: si prevedono ottomila partecipanti, di cui 700 delegati ufficiali.
Il tema all'ordine del giorno è: La riconciliazione, dono di Dio e sorgente
di vita nuova. Esso verrà analizzato nei suoi vari aspetti da numerose
personalità ecclesiastiche e laiche appartenenti alle differenti Chiese
cristiane. L'Assemblea, infatti, è organizzata congiuntamente dal KEK, la
Conferenza delle Chiese Europee (un organismo che comprende oltre 115
denominazioni cristiane non cattoliche, di tradizione ortodossa, anglicana e
protestante) e dal CCEE, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee
(un organismo auspicato dal Concilio e costituito formalmente nel 1971, che
svolge la sua attività di servizio e di collegamento tra le Conferenze
episcopali cattoliche del nostro continente). L'Assemblea di Graz è l'ideale
continuazione di quella di Basilea del maggio 1989. La riflessione di allora
era su Pace nella giustizia........

..Il card. Martini, arcivescovo di Milano, che ne fu il principale
organizzatore e che insieme al metropolita Alessio di Leningrado (oggi
patriarca di Mosca e di tutte le Russie) ne presiedette i lavori, precisava
allora che attraverso questo tema "che richiama direttamente il problema
dell'ambiente, ci si vuole lasciare interrogare alla luce del Vangelo di
Cristo, che è il Vangelo della pace, e si vuole lanciare a tutte le Chiese
un chiaro appello alla responsabilità. Senza dimenticare le dimensioni
sociali, economiche e politiche che vi sono implicate, secondo una tipica
angolazione teologica ed ecclesiale, vorremmo innanzi tutto riuscire ad
individuare il cammino concreto per una nostra conversione coraggiosa, a
trovare i modi per ripresentare il nostro messaggio e la nostra
testimonianza e per offrire il nostro contributo a una riflessione etica
rinnovata, oltre a porre un gesto capace di sensibilizzare cristiani e non
cristiani sui temi della pace e della giustizia, riscoprendo la
responsabilità che al riguardo l'Europa ha nei confronti del mondo". A
Basilea, per la prima volta nella storia si è celebrata un'assise molto
numerosa di tutti i cristiani europei.

**** http://www.cdt.ch/magazinearch/121307/magazine/uniti2.htm
stralci
...........Ai vertici delle chiese cristiane l'ecumenismo appare difficile
(come dimostra il mancato incontro fra il Papa e il patriarca ortodosso

russo Alessio II) che cosa succede a livello della base delle chiese? ......
Credo che nella base la gente non avverta più del tutto le differenze su cui
disquisiscono i vertici. Il cristiano semplice e che vive un certo rapporto
con la sua chiesa dà importanza alle verità fondamentali e non si perde su
quelle minori.

Stando così le cose il problema resta quello del dialogo fra base e
vertice delle chiese.

Questo è il grosso problema: cercare di superare il distacco sempre
crescente fra le posizioni ufficiali sostenute e la base. Il problema è
stato sollevato a Graz, anche se non ci sono raccomandazioni particolari
nel documento finale su questo punto.

***** http://www.fub.it/telema/TELEMA11/Ravasi11.html

........"Nelle fedi che si moltiplicano c'è una domanda di comunione La
religiosità mediatica si esprime attraverso liturgie più rischiose di quelle
tradizionali. E favorisce la proliferazione di culti molto spesso
inqualificabili o addirittura pericolosi. Ma il dialogo spirituale
telematico risponde anche a un bisogno di amore. La globalizzazione apre
l'umanità a progetti comuni."

****

http://www.we-are-church.org/it/attual/Genre.html

...........Un buon punto di partenza per la riflessione sulle prospettive
della nostra testimonianza e' costituito dal documento discusso

dall'Assemblea/Sinodo sul tema "Dire la salvezza alle donne e agli
uomini del nostro tempo": e' un testo che parla sostanzialmente della nostra
ricerca di fede e anche
della nostra inquietudine, come credenti in ricerca, nell'ambito della
struttura complessa della societa' di oggi.
Credo che il punto cardine di questo documento si trovi nel
riconoscimento che il senso profondo della nostra esistenza dimora in una
Parola che e'

esterna a noi, che non ci appartiene e non possiamo gestire. Non risiede
in noi stessi, il senso delle nostre esistenze - per quanto la nostra
ricerca

personale di senso debba avere spazio -, ma in una Parola che ci
raggiunge dall'esterno: questo e' un annuncio fondamentale per noi
protestanti, che

credo dobbiamo continuare ad offrire, anche nel contesto attuale. Non vi
e' parola umana che possa fondare il nostro agire e pensare, la Parola di
Dio

e' esigente, non offre risposte facili, anzi ci chiama ad essere
qualcosa di diverso da cio' che siamo "per natura".........

***** http://www.we-are-church.org/it/attual/Long.Charta.html
Gli evangelici sulla Charta Oecumenica

...........L'Italia e' certo uno di quei paesi in cui l'ecumenismo non e'
l'interesse fondamentale delle chiese. La chiesa cattolica - ce lo siamo
sentiti ribadire anche in coincidenza con l'incontro di Strasburgo -
continua a ritenere di rappresentare piu' del 99 per cento dei cittadini
italiani e che quindi il dialogo con le altre chiese cristiane conti poco.

*

http://www.we-are-church.org/it/attual/Charta.NSC.def.html

LA CHARTA OECUMENICA: CHE FARE?
...........La Charta Oecumenica "descrive fondamentali compiti ecumenici e
ne fa derivare una serie di linee guida e di impegni. Essa deve promuovere,
a tutti i livelli della vita delle Chiese, una cultura ecumenica del dialogo
e della collaborazione e creare a tal fine un criterio vincolante. Essa non
riveste tuttavia alcun carattere dogmatico-magisteriale o
giuridico-ecclesiale. La sua normatività consiste piuttosto
nell'auto-obbligazione da parte delle Chiese e delle organizzazioni
ecumeniche europee. Queste possono, sulla base di questo testo, formulare
nel loro contesto proprie integrazioni e orientamenti comuni che tengano
concretamente conto delle proprie specifiche sfide e dei doveri che ne
scaturiscono" (Introduzione).

*

http://www.gesuiti.it/popoli/anno2000/08/ar000808.htm La Carta Ecumenica
europea

********** STRASBURGO

http://spazioweb.inwind.it/gris_cerignola/ecu/ecu5.htm

La terza Assemblea Ecumenica Europea si è tenuta dal 19 al 22 aprile 2001 a
Strasburgo (Francia), per iniziativa del Consiglio delle 34 Conferenze
Episcopali Europee (Ccee) e della Conferenza delle Chiese Europee (Kek),
che raggruppa 124 Chiese tra ortodosse, riformate, anglicane, libere e
vecchio-cattoliche dell'Europa. Alla manifestazione, sul tema «Io sono con
voi», hanno partecipato cento tra leader e delegati delle Chiese e cento
giovani delle varie confessioni cristiane. Le altre due Assemblee precedenti
si sono svolte rispettivamente a Basilea (Svizzera) nel 1989 e a Graz
(Austria) nel 1997. Proprio dall'assemblea di Graz era partito l'invito a
realizzare una Carta ecumenica che impegnasse le Chiese su alcuni punti.
Così il 22 aprile, a Strasburgo, città simbolo - sede del Parlamento
europeo, del Consiglio d'Europa e dell'Alta Corte per i diritti umani -, si
è arrivati a un documento base, che il metropolita Jérémie per la Kek e il
cardinale Miloslav Vlk per il Ccee hanno firmato nella chiesa luterana di
Saint Thomas. Nella città alsaziana, però, non si respirava l'ottimismo di
Basilea o l'entusiasmo del popolo di Graz, ma il disagio di questa stagione
ecumenica.


********

http://www.we-are-church.org/it/attual/Vescovi-guerra.htm Ibiúna, San Paolo,
15/ 22 ottobre del 2001

Noi firmatari, vescovi e pastori evangelici e cattolici del Brasile e di
altri Paesi dell'America Latina, riuniti per delle giornate di studio,
riflessione e preghiera, ad Ibiúna, San Paolo, dal 15 al 22 ottobre del
2001, abbiamo deciso di esprimere la nostra angoscia e preoccupazione di
fronte all'attuale situazione internazionale. Condanniamo ogni e qualsiasi
atto terroristico, come quelli dell'11 settembre scorso che hanno suscitato
rifiuto e costernazione universali per la loro follia e per le migliaia di
vittime che hanno provocato, anche tra i gruppi di soccorso. Si è udito, da
ogni parte, un grande clamore per la giustizia seguito da gesti di
compassione e solidarietà con le vittime e i loro familiari. Per altro lato,
l'indebita trasformazione di questa richiesta di giustizia in atti di

vendetta e di rappresaglia, con bombardamenti aerei contro
l'Afghanistan, è ugualmente terrorismo, praticato, ora, da governi che si
presentano come democratici, civili e cristiani. I bombardamenti stanno
provocando innumerevoli vittime innocenti, compresi donne, bambini e
anziani, la distruzione dell'infrastruttura, l'aumento della fame e della
disperazione, l'aggravamento della situazione sanitaria, gettando sulla
strada milioni di rifugiati. Si è incentivata, deliberatamente, una
recrudescenza della guerra civile tra fazioni politiche rivali, con
rinnovate sofferenze per la popolazione. Oggi il clamore per la giustizia è
accompagnato da un crescente grido per la pace che si esprime in ripetute
proteste e marce contro la guerra, in manifesti e celebrazioni ecumeniche e
interreligiose a favore della pace. Ci uniamo a tutte queste persone e
istituzioni religiose e civili e alle nostre comunità, per proporre, alla
luce della Parola di Dio e di questo anelito profondo dei nostri popoli, un
rinnovato impegno per la giustizia e il dialogo, la solidarietà e la pace.

"Il frutto della giustizia è la pace" (Is 32.7) La prolungata indifferenza
internazionale di fronte a situazioni di disumana miseria che colpiscono una
parte maggioritaria e crescente della popolazione mondiale sta lasciando una
scia di sofferenza e di morte in tutto il mondo e sta generando risentimenti
e rivolte contro i pochi Paesi che impongono questo nuovo ordine
internazionale e ne godono i frutti, con l'appoggio di organismi
internazionali e delle loro politiche di aggiustamento economico. Queste
politiche neoliberiste stanno provocando disastri economici e finanziari in
molti Paesi piegati sotto il peso di un debito estero impagabile o colpiti
da bruschi movimenti e attacchi alle monete locali da parte del capitale
speculativo. Si assiste al ritorno, nei Paesi poveri, di malattie ed
epidemie come il colera, la tubercolosi, la febbre gialla, la malaria, che
sembravano sotto controllo, e la nascita di pandemie, come quella dell'Aids,
che devastano continenti interi. Dietro quasi tutte le guerre attuali, si
muovono gli interessi delle industrie belliche e la disputa per il dominio
dei mercati e per il controllo delle risorse naturali strategiche, come il
petrolio e il gas. Senza il superamento delle tensioni provocate
dall'esclusione e dall'emarginazione delle grandi maggioranze; senza
l'impegno concertato e sincero per diminuire le disuguaglianze
internazionali, per eliminare la fame, il razzismo, la discriminazione
contro le donne e le minoranze etniche e religiose, per cancellare o ridurre
il debito dei Paesi poveri e per limitare la distruzione e i danni
ambientali, difficilmente saranno generate condizioni per una pace duratura.
"Mai più guerra! Mai più guerra! È la pace che deve guidare il destino di
tutta l'umanità. Se volete essere fratelli, lasciate cadere le armi dalle
vostre mani!", è stato il grido di Paolo VI, il 4 ottobre del 1965, di
fronte all'Assemblea dell'Onu, a New York, oggi ferita dagli attentati.
Persone e Paesi che hanno sofferto gli orrori e la follia della guerra senza
limiti di qualunque tipo e che si è consumata nell'olocausto nucleare di
Hiroshima e Nagasaki, possono unirsi alla voce e alla testimonianza di saggi
e pastori, come il Mahatma Ghandi, Martin Luther King e Oscar Romero,
martiri della giustizia e della pace, che hanno vissuto la nonviolenza
attiva come atteggiamento spirituale e politico. Di fronte alle moderne armi
di distruzione di massa e alla guerra nucleare, chimica o biologica, che
mettono a rischio la sopravvivenza del pianeta terra e della stessa umanità,
non si può non ricordare la condanna etica pronunciata senza esitazione da
Giovanni XXIII nella Pacem in Terris: "... Non è più possibile pensare che
in questa nostra era atomica la guerra sia un mezzo adatto a risarcire i
diritti violati" (n. 127).

A coloro che oggi intendono giustificare la guerra, ricordiamo la ferma
parola del Concilio: "Qualunque azione bellica che miri alla distruzione
indiscriminata di città intere o di vaste regioni con i loro abitanti è un
crimine contro Dio e contro lo stesso uomo, da condannare con fermezza e
senza esitazioni" (GS n. 479).

Quello che si sta spendendo nell'attuale operazione militare contro
l'Afghanistan sarebbe sufficiente a eliminare in questa nazione e in molte
altre la fame, la miseria e la distruzione a cui sono sottoposte,
inaugurando relazioni di rispetto e di cooperazione, di aiuto e solidarietà
e non aggravando sofferenze e piantando nuovi semi di odio e di
incomprensione. L'unico cammino di pace è quello del superamento delle
ingiustizie e delle divergenze, nel quadro di un dialogo supervisionato da
legittime istanze politiche e giuridiche internazionali, che dovrebbero
essere maggiormente rispettate e rafforzate, come l'Onu e il Tribunale
Internazionale dell'Aia, dove i sospettati di crimini di guerra o di
terrorismo devono essere condotti, giudicati e puniti, se vengono trovati
colpevoli. Guerra e vendetta intraprese contro un'altra nazione sovrana,
praticamente indifesa, in maniera unilaterale e imperialista, da uno o più
Paesi, che sono allo stesso tempo parte in causa e giudici, distruggono le
basi della convivenza internazionale e instaurano la legge della foresta e
del più forte, eliminando le garanzie del diritto. Una delle prime vittime
della guerra è la verità. Le guerre moderne sono ingaggiate nei campi di
battaglia, ma anche e soprattutto nei mezzi i comunicazione sociale. La
menzogna e la manipolazione della verità, la demonizzazione dell'avversario
e l'intossicazione della popolazione con desideri di vendetta e di odio
rendono difficili il negoziato, il dialogo e la restaurazione della
concordia e della pace. Denunciamo e condanniamo, con ogni veemenza, la
caricatura che si sta diffondendo della fede islamica e del mondo arabo e
che circonda di sospetto persone, popoli e religioni. Ad essi chiediamo
perdono per l'ingiusta offesa che viene loro dall'Occidente cristiano.
Questo aggrava soltanto i fraintendimenti, alimenta i pregiudizi e aumenta
le tensioni internazionali. Uno sguardo a noi stessi e alla situazione che
viviamo ci invita ad un atteggiamento di ascolto, di preghiera ma anche di
deciso impegno per la ricostruzione della giustizia e della pace che ha
inizio nel nostro quotidiano, attraverso gesti contro le ingiustizie e le
disuguaglianze, i pregiudizi e le discriminazioni, attraverso atteggiamenti
di compassione con i poveri e i piccoli, di lotta per politiche sociali
inclusive e per un nuovo ordine internazionale. La giustificazione della
guerra non è né umana né evangelica e Gesù pone tra le beatitudini quella
che siamo chiamati a realizzare in questo momento, quella dei costruttori di
pace: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio"
(Mt 5,9)

( da "Adista" n.78 del 5-11-2001)

********** http://www.we-are-church.org/it/attual/Teol3mondo.htm

ASSEMBLEA DEI TEOLOGI DEL TERZO MONDO A QUITO dal 24-9 al 1-10: IL DOCUMENTO
CONCLUSIVO

.............. Una teologia della speranza, della creazione, per "la nascita
della giustizia": questo l'obiettivo dell'Associazione dei teologi del Terzo
Mondo (Eatwot), tornata a riunirsi nella V Assemblea generale, a Quito dal
24 settembre al primo ottobre, sul tema "Dare ragione della speranza che è
in voi: intrecciando i fili della nostra continua lotta in un arazzo di
speranza nel 21.mo secolo". Tra le sfide raccolte dall'Assemblea, quella di
rafforzare la teologia india, la teologia nera,

la teologia della liberazione femminile: in assoluta controtendenza
rispetto alle indicazioni emerse dalla Riunione plenaria della Cal, la
Pontificia Commissione per l'America Latina (dei cui Atti diamo conto nel
numero blu allegato), che denunciava il pericolo di una ripresa della
Teologia della Liberazione, proprio nelle "nuove manifestazioni", tra
l'altro, della teologia india e del "femminismo estremo". .........

-----------Concludiamo con alcune parole Akan (Ghana) di vita e speranza che
abbiamo utilizzato molte volte durante l'assemblea: "Biribi-wo-soro (c'è
qualcosa nei cieli); Nyame, biribi wo soro na, ma embeka yen nsa (Dio, c'è
qualcosa nei cieli, fa' che ci raggiunga). Sappiamo che c'è unità nei cieli
Fa' che ci raggiunga Sappiamo che c'è pluralità nei cieli Fa' che ci
raggiunga Sappiamo che c'è coerenza nei cieli Fa' che ci raggiunga Dio, c'è
qualcosa nei cieli fa' che ci raggiunga. La nostra speranza è reale."

*******

http://www.we-are-church.org/it/mondo/OpusDei.htm
http://www.we-are-church.org/it/stato.html#glob
http://www.we-are-church.org/it/omo.html#ecumen
http://www.adista.it/numeri/adista99/adista78.htm

http://www.peacelink.it/users/marino/testirel/_txtrel.htm testi su: CHIESE
/ RELIGIONI

http://www.we-are-church.org/it/attual/Legrand.htm L'ecumenismo di Basilea

http://www.we-are-church.org/it/mondo/MartiniDante.html In viaggio verso Dio
di Carlo Maria Martini ..... La missione profetica e "teologica" è affidata
a ogni cristiano. E se l'essere profeti esige il coraggio della "parresia",
non bisogna tuttavia dimenticare che la verità da riproporre al mondo e
alla chiesa deve essere anzitutto "contemplata" in Dio...........

.........Per ciascuno resta soprattutto il senso della corresponsabilità, il
"mai senza l'altro", la capacità di sentire come proprio il male del mondo e
di unificare l'esistenza affinché le nostre passioni e i nostri affetti
diventino capaci di costruire rapporti "ecclesiali", di tenerci uniti come
convocati da Dio, per incamminarci verso di lui e essere con lui, "oggi", in
paradiso. __________________

PROPOSTA DIDATTICA di INTERLINEA:

* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/infneg.html : Infanzia:
diritti negati
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/alex2.html : Il ponte di Alex
* http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/edsol.html: Educazione al
pensiero solidale ___________________

PREMESSE

http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/primale.html

...........Nella fase legislativa che si è aperta sul terreno scolastico si
impone un nuovo pronunciamento a favore dello sviluppo della scuola
pubblica, nello spirito della Costituzione repubblicana. Il modello di
scuola democratica appare infatti minacciato dall' affermarsi di una spinta
verso una privatizzazione di tutto il sistema formativo che reca con sé i
rischi di risorgenti particolarismi e confessionalismi.

Intendiamo pertanto ribadire e rilanciare il concetto, storicamente
acquisito, di libertà nella scuola, espressione di una visione
dell'educazione fondata sulla libertà dell'apprendere e dell' insegnare,
costruita sul dialogo non solamente inteso come accettazione e
riconoscimento delle diversità e delle differenze, ma soprattutto come
costruzione di valori che rispettino il diritto di ogni cittadino ad una
completa realizzazione della propria formazione scolastica.


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