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Giro78
Scenari di una guerra globale. Le idee
di Umberto Eco - da La Repubblica
LA QUESTIONE che agita la coscienza di tutti
in questi giorni non è se il
terrorismo sia bene o male e se vada debellato, anche in
modo violento: su
questo, almeno in occidente e in molti paesi arabi, il consenso
è unanime,
e persino un pacifista ammette che una dose di violenza
sia indispensabile
in ogni reazione di legittima difesa. Altrimenti non dovrebbero
esistere
neppure le forze di polizia, e non si dovrebbe usare violenza
a chi sta
sparando sulla folla. I veri problemi sono altri due: se
la guerra sia la
forma giusta di violenza e se lo scontro che ci attende
debba diventare uno
scontro di civiltà, o di culture che dir si voglia,
ovvero una guerra tra
oriente e occidente. D'ora in poi userò l'espressione
"guerra E/O" per
comodità, così come durante la guerra fredda,
con molta flessibilità
geografica, si consideravano Est la Cecoslovacchia e Ovest
la Finlandia,
Est la Cina e Ovest il Giappone. E naturalmente, parlando
di un confronto
tra mondo cristiano e mondo musulmano, metto tra i cristiani
tutti gli
occidentali, anche gli atei e gli agnostici, così
come nel mondo musulmano
porremo anche fedeli di poca fede, che bevono vino di nascosto
curandosi
pochissimo del Corano.
Da un lato le operazioni di guerra possono spingere le masse
fondamentaliste a oriente a prendere il potere nei vari
stati musulmani,
anche quelli che oggi appoggiano gli Stati Uniti, dall'altro,
l'intensificarsi di attentati insostenibili può spingere
le masse
occidentali a considerare l'Islam nel suo complesso come
il nemico. Dopo di
che si avrebbe lo scontro frontale, l'Armageddon decisivo,
l'urto finale
tra le forze del Bene e quelle del Male (e ciascuna parte
considererebbe
male la parte opposta). Non è uno scenario impossibile.
Quindi, come tutti
gli scenari, deve essere delineato sino alle sue ultime
conseguenze.
Ammetto che per farlo bisogna esercitare
l'arte della fantascienza, ma
anche il crollo delle due torri era stato anticipato da
molta fantascienza
cinematografica, e dunque gli scenari fantascientifici,
se pure non dicono
quello che necessariamente avverrà, certamente servono
a dire quello che
potrebbe avvenire.
Scontro frontale, dunque, come nel passato. Ma nel passato
c'era un'Europa
ben definita nei suoi confini, con il Mediterraneo tra cristiani
e
infedeli, e i Pirenei che tenevano isolata la propaggine
occidentale del
continente, ancora in parte araba. Dopo di che lo scontro
poteva assumere
due forme, o l'attacco o il contenimento.
L'attacco è stato costituito dalle Crociate, ma si
è visto che cosa è
successo. L'unica crociata che ha portato a una effettiva
conquista (con
l'installazione di regni franchi in Medio Oriente) è
stata la prima. Poi
per un secolo e mezzo (tornata Gerusalemme in mano ai musulmani)
ce ne sono
state altre sette, senza considerare spedizioni fanatiche
e dissennate come
la cosiddetta crociata dei fanciulli. In ciascuna di esse
la risposta
all'appello di San Bernardo o dei pontefici è stata
stanca e confusa, la
seconda crociata era male organizzata, la terza ha visto
il Barbarossa
morire per strada, francesi e inglesi arrivare sulle coste
nemiche e, dopo
qualche conquista e qualche patteggiamento, tornarsene a
casa. Nella quarta
i cristiani si sono dimenticati Gerusalemme e si sono fermati
a
saccheggiare Costantinopoli. La quinta e la sesta sono state
praticamente
due viaggi di andata e ritorno. Nella settima e nell'ottava
il buon San
Luigi si è battuto bene sulle coste, ma non ha ottenuto
nulla di
consistente, ed è morto laggiù. Fine delle
crociate.
L'unica operazione militare riuscita è stata più
tardi la Reconquista della
Spagna, ma non era una spedizione oltremare, bensì
una lotta di
riunificazione nazionale (un poco come il Piemonte col resto
dell'Italia),
che non ha risolto il confronto tra i due mondi, bensì
ne ha semplicemente
spostato la linea di confine.
Quanto al contenimento, si sono fermati i turchi davanti
a Vienna, si è
vinto a Lepanto, si sono erette torri sulle coste per avvistare
i pirati
saraceni, e si è andati avanti così per qualche
secolo. I turchi non hanno
conquistato l'Europa, ma il confronto è rimasto.
Dopo di che si assiste negli ultimi secoli a un nuovo confronto:
l'occidente attende che l'oriente s'indebolisca e lo colonializza.
Come
operazione è stata certamente coronata da successo,
e per lungo tempo, ma i
risultati li vediamo oggi. Il confronto non è stato
eliminato, bensì acuito.
Si potrebbe dire che in fin dei conti l'occidente ha avuto
la meglio,
l'Europa non è stata invasa dagli
uomini col turbante e la scimitarra, e
questi, a casa propria, sono stati indotti ad accettare
in gran parte la
tecnologia occidentale. Potrebbe essere considerato un successo,
se non
fosse che è grazie alla tecnologia occidentale che
Bin Laden è riuscito a
far crollare le due torri. Immagino che i produttori occidentali
di armi,
ogni volta che riescono a vendere alta tecnologia bellica
in oriente, si
freghino le mani e per celebrare acquistino una nuova barca
lunga cento
metri. Se vi va bene così, allora allegri ragazzi,
avete vinto. Ma sino ad
ora ho mancato alla mia promessa, ed ho parlato di storia,
non
di fantascienza. Passiamo alla fantascienza,
che ha il consolante vantaggio
di non essere ancora vera nel momento in cui viene immaginata.
Allora, si
ripropone lo scontro frontale, ovvero la Guerra E/O. Che
cosa
avrebbe questo scontro di diverso rispetto
ai confronti del passato? Ai
tempi delle crociate il potenziale bellico dei musulmani
non era tanto
dissimile da quello dei cristiani, spade e macchine ossidionali
erano a
disposizione di entrambi. Oggi l'occidente è in vantaggio
quanto a
tecnologia di guerra. E' vero che il Pakistan, in mano ai
fondamentalisti,
potrebbe usare l'atomica, ma al massimo riuscirebbe, diciamo,
a radere al
suolo Parigi, e subito le sue riserve nucleari verrebbero
distrutte. Se
cade un aereo americano ne fanno un altro, se cade un aereo
siriano
avrebbero difficoltà ad acquistarne uno nuovo in
occidente. L'Est rade al
suolo Parigi e l'Ovest getta una bomba atomica sulla Mecca.
L'Est diffonde
il botulino per posta e l'Ovest gli avvelena tutto il deserto
d'Arabia,
come si fa coi pesticidi nei campi sterminati del Midwest,
e muoiono
persino i cammelli. Benissimo. Non sarebbe neppure una cosa
troppo lunga,
un anno al massimo, poi si continua tutti con le pietre,
ma loro avrebbero
forse la peggio.
Salvo che c'è un'altra differenza rispetto al passato.
Ai tempi delle
crociate i cristiani non avevano bisogno del ferro arabo
per fare le loro
spade, né i musulmani del ferro cristiano. Oggi invece
anche la nostra
tecnologia più avanzata vive sul petrolio, e il petrolio
ce l'hanno loro,
almeno per la maggior parte. Loro da soli, specie se gli
bombardi i pozzi,
non ce la fanno più ad estrarlo, ma noi rimaniamo
senza. A meno che non si
paracadutino milioni di soldati occidentali a conquistare
e presidiare i
pozzi, ma a quel punto sarebbero loro a farli saltare, e
poi una guerra per
via di terra, da quelle parti, non è così
facile.
L'occidente dovrebbe dunque ristrutturare tutta la sua tecnologia
in modo
da eliminare il petrolio. Visto che ancora oggi non siamo
riusciti a fare
un automobile elettrica che vada a più di ottanta
chilometri all'ora e non
impieghi una notte per ricaricarsi, non so quanto tempo
questa
riconversione prenderà. Anche a propellere aerei
e carri armati, e a far
funzionare le nostre centrali elettriche, a energia atomica,
senza
calcolare la vulnerabilità delle nuove centrali,
ci vorrebbe molto tempo.
Poi vorrei vedere se le Sette Sorelle ci stanno. Non mi
stupirei se dei
petrolieri occidentali, pur di continuare a fare profitti,
fossero pronti
ad accettare un mondo islamizzato.
Ma la cosa non finisce qui. Ai bei tempi andati i saraceni
stavano da una
parte, oltremare, e i cristiani dall'altra. Se durante le
crociate due
arabi (magari travestiti) avessero tentato di erigere una
moschea a Roma,
gli avrebbero tagliato la gola e non ci avrebbero più
riprovato. Oggi
invece l'Europa è piena di islamici, che parlano
le nostre lingue e
studiano nelle nostre scuole. Se già oggi alcuni
di loro si allineano coi
fondamentalisti di casa loro, immaginiamoci se si avesse
la Guerra E/O.
Essa sarebbe la prima guerra col nemico sistemato in casa
e assistito dalla
mutua.
Si badi bene che lo stesso problema si porrebbe al mondo
islamico, che ha a
casa propria industrie occidentali, e addirittura enclaves
cristiane come
l'Etiopia. Siccome il nemico è per definizione cattivo,
tutti i cristiani
d'oltremare li diamo per perduti. La guerra è guerra.
Sono già in partenza
carne da foiba. Poi li canonizzeremo tutti in piazza San
Pietro. Che cosa
facciamo invece a casa nostra? Se il conflitto si radicalizza
oltre misura, e crollano altri due o tre
grattacieli, o addirittura San
Pietro, si avrà la caccia al musulmano. Una sorta
di notte di San
Bartolomeo, o di Vespri Siciliani: si prende chiunque abbia
i baffi e la
carnagione non chiarissima e lo si sgozza. Si tratta di
ammazzare milioni
di persone, ma ci penserà la folla senza scomodare
le forze armate.
Naturalmente bisognerebbe vedere se si sgozza anche un arabo
cristiano, o
un siciliano che non ha gli occhi azzurri da normanno, ma
noi siamo così
politicamente corretti che sulla carta d'identità
non sta scritto se sei
cristiano o musulmano, e poi bisogna diffidare anche di
europei biondi che
si sono fatti infedeli. Come si era detto nella guerra contro
gli albigesi,
per ora ammazzateli tutti, poi Dio riconoscerà i
suoi. D'altra parte non
puoi rischiare di fare una guerra planetaria e lasciar rimanere
a casa tua
anche un solo fondamentalista che poi va a fare il kamikaze
in una stazione.
Potrebbe prevalere la ragione. Non si sgozza nessuno. Ma
anche i
liberalissimi americani, all'inizio della
seconda guerra mondiale, hanno
messo in campo di concentramento, sia pure con molta umanità,
tutti i
giapponesi che avevano in casa, anche se erano nati laggiù.
Quindi (e
sempre senza guardare per il sottile) si vanno a individuare
tutti coloro
che potrebbero essere musulmani - e se sono, per esempio,
etiopici
cristiani pazienza, Dio riconoscerà i suoi - e li
si mettono da qualche
parte. Dove? A fare dei campi di prigionia, con la quantità
di
extracomunitari che girano per l'Europa, si avrebbe bisogno
di spazio,
organizzazione, sorveglianza, cibo e cure mediche insostenibili,
senza
contare che quei campi sarebbero delle bombe pronte a esplodere,
se appena
ne metti mille insieme, e non puoi fare dei campi per gruppi
d quattro
persone alla volta.
Oppure li si prende, tutti (e non è facile, ma guai
se ne resta appena uno,
e bisogna farlo subito, in un colpo solo), li si carica
su una flotta di
navi da trasporto e si scaricano... Dove? Si dice "scusi
signor Gheddafi,
scusi signor Hussein, mi prende per favore questi tre milioni
di turchi che
cerco di sbatter fuori dalla Germania"? L'unica soluzione
sarebbe quella
degli scafisti, li si buttano a mare. Milioni di cadaveri
a galla sul
Mediterraneo. Voglio vedere il governo che decide di farlo,
altro che
desaparecidos, persino Hitler massacrava poco alla volta
e di nascosto. Come
alternativa, visto che siamo buoni, li lasciamo stare tranquilli
a
casa nostra, ma dietro a ciascuno mettiamo
un agente della Digos che lo
sorvegli. E dove trovi tanti agenti? Li arruoli tra gli
extracomunitari? E
se poi ti viene il sospetto che è venuto negli Stati
Uniti, dove le
compagnie aeree, per risparmiare, facevano fare i controlli
aeroportuali a
immigrati dal terzo mondo, e poi gli è venuto in
mente che non fossero
affidabili?
Naturalmente tutte queste riflessioni potrebbe farle, dall'altra
parte
della barricata, un musulmano ragionevole. Il fronte fondamentalista
non
sarebbe certo del tutto vincente, una serie di guerre civili
insanguinerebbe i loro paesi portando a orribili massacri,
i contraccolpi
economici ricadrebbero anche su di loro, avrebbero meno
cibo e meno
medicine delle poche hanno oggi, morirebbero come mosche.
Ma se si parte
dal punto di vista di uno scontro frontale, non ci si deve
preoccupare dei
loro problemi bensì dei nostri.
Tornando dunque all'Ovest, si creerebbero all'interno del
nostro
schieramento gruppi filoislamici non per fede ma per opposizione
alla
guerra, nuove sette che rifiutano la scelta dell'occidente,
ghandiani che
incrocerebbero le braccia e si rifiuterebbero di collaborare
coi loro
governi, fanatici come quelli di Waco che inizierebbero
(senza essere
fondamentalisti musulmani) a scatenare il terrore per purificare
l'occidente corrotto. Ma non è indispensabile pensare
solo a queste frange.
Sto pensando alla maggioranza.
Accetterebbero tutti la diminuzione dell'energia elettrica
senza neppure
poter ricorrere alle lampade a petrolio, l'oscuramento fatale
dei mezzi di
comunicazione e quindi non più di un'ora di televisione
al giorno, i viaggi
in bicicletta anziché in automobile, i cinematografi
e le discoteche
chiuse, la coda ai McDonalds per avere la razione giornaliera
di una
fettina di pane di crusca con una foglia d'insalata, insomma
la cessazione
di una economia della prosperità e dello spreco?
Figuriamoci che cosa
importa a un afgano o a un profugo palestinese vivere in
economia di
guerra, per loro non cambierebbe nulla. Ma noi? A quale
crisi di
depressione e demotivazione collettiva si andrebbe incontro?
Saremmo
disposti ad accettare l'appello di un nuovo Churchill che
ci promettesse
lacrime e sangue? Ma se noi italiani, dopo vent'anni di
propaganda fascista
sulla nostra missione di civiltà, arrivati a un certo
punto eravamo
contenti di perdere la guerra purché finissero i
bombardamenti! Va bene che
noi aspettavamo in cambio gli americani buoni con le loro
razioni, mentre
ora si aspetterebbero i saraceni cattivi che ammazzerebbero
preti e frati e
metterebbero il velo alle nostre donne, ma saremmo così
motivati da
accettare ogni sacrificio?
Non si creerebbero per le strade di Europa cortei di oranti
che attendono
disperati e passivi l'Apocalisse? Abbiamo ammirato la tenuta
e l'energia
patriottica degli americani dopo la tragedia dell'undici
settembre ma, con
tutto lo sdegno e la solidarietà che provano, hanno
ancora la loro
bistecca, la loro automobile e, per chi ha coraggio, le
loro linee aeree. E
se la crisi petrolifera provocasse il black out, la mancanza
di Coca Cola e
di Big Mac, la visione di supermarket deserti con appena
là un pomodoro e
qua una scatoletta di carne scaduta, come si è visto
in certi paesi
dell'est europeo nei momenti di massima crisi? Quanto si
identificherebbero
ancora con l'occidente i neri di Harlem, i diseredati del
Bronx, i chicanos
della California, i Caldei dell'Ohio (sì, ci sono
e li ho visti, coi loro
abiti e i loro riti)?
L'occidente (e l'America più di tutti) ha fondato
la sua forza e la sua
prosperità accogliendo a casa propria gente di ogni
razza e colore. In caso
di confronto frontale, quanto reggerebbe il melting pot?
Infine, che cosa
farebbero i paesi dell'America Latina, dove molti, senza
essere musulmani, hanno elaborato sentimenti
di rancore verso i gringos,
tanto che anche laggiù, dopo la caduta delle due
torri, c'è chi sussurra
che i gringos se la sono cercata?
Insomma, la guerra E/O potrebbe certo vedere un Islam meno
monolitico di
quello che si pensa, ma certo vedrebbe una cristianità
frammentata e
nevrotica, dove pochissimi si candiderebbero a essere i
nuovi Templari,
ovvero i kamikaze dell'occidente.
Questi scenari di fantascienza non li sto inventando io,
ora. Anche senza
prevedere una guerra totale, ma soltanto un black out accidentale,
una
trentina di anni fa Roberto Vacca aveva delineato scenari
apocalittici nel
suo «Il medioevo prossimo venturo».
Ripeto: ho delineato uno scenario fantascientifico, e naturalmente
spero
come tutti che non si avveri. Ma era per dire che, ragionando
a filo di
logica, questo potrebbe avvenire se scoppiasse una guerra
E/O. Tutti gli
incidenti che ho previsto derivano dal fatto che esiste
la globalizzazione,
e in questo quadro interessi ed esigenze delle forze in
conflitto sarebbero
strettamente intrecciati, come già lo sono, in un
gomitolo che non può
essere sgomitolato senza distruggerlo.
Il che significa che nell'era della globalizzazione una
guerra globale è
impossibile, ovvero che porterebbe alla sconfitta di tutti.
(REPUBBLICA
15/10/01)
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