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Giro77
Tanto per abbaiare, il n° 92 della "catena di san
libero"
di Riccardo Orioles
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Salve. Ci ritroviamo in un mondo completamente diverso da
quello in cui c'eravamo lasciati la settimana scorsa. Una
settimana fa eravamo ancora nella Belle Epoque, e in Europa.
Adesso siamo nel Duemila, e siamo nel pianeta Terra. "E
come faranno, quest'anno, a fare Roma-Lazio?". "E che c'entra?".
"Centomila persone tutte insieme. Sai, per quelli la', che
tentazione". Questo e' il commento piu' lucido che ho sentito
fare dopo New York, e l'ho sentito al bar dei mercati generali,
la mattina presto. Centomila persone - adesso - infatti
non sono piu' una folla, ma un obiettivo. E cosi' anche
il volo Roma-Sassari, la gita del Liceo Empedocle a Vienna,
la fermata piazza Dante del metro'... Tutti i pezzi della
nostra vita quotidiana. (Centomila persone erano un obbiettivo
gia' prima: pero' alla televisione, in qualche paese cosi'
diverso e lontano da non esistere praticamente. Adesso,
dal lato sbagliato della televisione ci siamo anche noi).
Molti anni fa, quando il secolo che martedi' e' finito cominciava,
il mondo - il mondo visibile, quello in cui si viveva -
era un posto tranquillo. Poi un pazzo sparo' a un altro
pazzo, a Sarajevo. E il mondo vero, quello di fuori, improvvisamente
ci rovino' tutto addosso. Oggi e' cosi'. Il mondo e' un
posto in cui le persone si arrabbattano per trovare il da
mangiare per stasera, per ubbidire alle piu' minute prescrizioni
di un caporale dei miliziani o di un dio, per sopravvivere
a un'incursione o a un bombardamento. Questo mondo fino
a una settimana fa non esisteva. Adesso esiste. Richiudere
questa porta, una volta che sia aperta, richiede generazioni
di guerre. Oppure no: si puo' lasciarla aperta - la porta
fra il mondo dello schermo tv e quella del telecomando -
e considerare tutto il mondo come reale, come un posto da
vivere una volta sola; e sentirsi malati quando in un pezzo
di mondo c'e' il bancomat e in un altro la fame. Ma questo
non e' mai successo, nella storia. Nessun romano ha mai
considerato la fame del barbaro, nessun barbaro la gentilezza
di vivere del romano. Grandi muraglie, finche' funzionano,
e pattugliatori a cavallo. E poi - dopo di noi, si suppone
- il diluvio.
* * * Io ho visto la faccia di Fini, alla televisione.
La faccia di fascista ragionatore e moderno, soddisfatto
del ministero, prudente; prontissimo a bombardare, a dichiarar
guerre, a fare il D'Alema. Ho provato pieta', davanti a
quella faccia. Perche' neanche lui, che e' il peggio che
il paese offra in questo momento, ha idea di quel che ci
tocchera' affrontare per chiudere quella porta; e del fatto
che ci tocchera' affrontarlo davvero, prima o poi. Anche
lui s'illude, come tutti, che se ne esca con bei discorsi
militareschi e con qualche (altro) bombardamento d'innocenti,
magari guadagnandoci dei voti.
* * * L'Afganistan, da sempre, e' il luogo dove la strada
fra Europa e Asia si barrica fra i deserti e i monti. Povero
di per se', ha un'importanza strategica vitale. Il "grande
gioco" fra Russia e Inghilterra, nell'Ottocento, verteva
esattamente su questo. A cio' si aggiunse, quando il mondo
comincio' ad andare a nafta, il controllo del petrolio:
tutti i principali giacimenti del mondo dipendono strategicamente
da quelle montagne. Una ventina d'anni fa, la fazione filoccidentale
delle tribu' afgane (quella cioe' che riteneva che le donne
non vadano picchiate troppo forte) riusci', per una serie
di casi, a cacciare il vecchio re feudale e a prendere il
potere. Le tribu' meno progredite insorsero. I "progressisti"
chiamarono in aiuto l'Unione Sovietica (altro aiuto non
c'era). Gli americani, per equilibrio, si schierarono immediatamente
coi tradizionalisti. Duecento anni prima, in Italia, i francesi
avevano appoggiato i borghesi "giacobini" della repubblica
napoletana, gl'inglesi i "lazzari" fanatici del cardinal
Ruffo. Il meccanismo fu esattamente lo stesso. Una guerra
tribale atrocissima, di montanari selvaggi contro cittadini.
La ferocia dei montanari, e gli aiuti americani, alla fine
ebbero la meglio. I talebani - con armi americane - conquistarono
la capitale, impiccarono rapidamente i borghesi occidentalizzati
e cominciarono a governare. Del governo talebano in Afganistan
non vale la pena di parlare. In questo momento, una dozzina
di cristiani e' in attesa della forca per aver "propagandato"
i vangeli. Agli ebrei e agli hindu e' sato imposto di portare
la stella gialla. Abbiamo pubblicato in passato l'appello
delle donne afgane - lapidate appena alzano il velo, costrette
a vivere dentro sacchi con due buchi - alle loro sorelle
occidentali e "femministe", che se ne sono fregate allegramente.
I talebani sono per altro dotati di tecnologie moderne e
di telefonini, forniti da societa' americane ed europee.
L'Afganistan, sotto il governo dei talebani, e' il luogo
dove viene prodotto il settanta per cento dell'eroina che
transita per il mondo. E' il luogo dove si organizza il
piu' feroce terrorismo. E' il "santuario" di Laden. Ma e'
stato antisovietico, e' antirusso, e dunque, a modo suo,
e' utile alla politica americana. "E' una canaglia, d'accordo
- disse Theo Roosevelt quando gli riferirono le atrocita'
di un dittatore centramericano - Ma e' la nostra canaglia".
Esattamente per questa ragione, il governo dei talebani
e' sopravvissuto, mentre - per atrocita' molto minori -
venivano bombardati Milosevic e Saddam. Fino alle Due Torri.
* * * L'Afganistan e' un piccolo paese. Ma il Pakistan
non lo e' affatto. E' un bastione potente - dal punto di
vista americano - contro l'India, che ai tempi dell'Unione
Sovietica era filosovietica e adesso si ostina a restare
non allineata. Inoltre, e' un mezzo indiretto di pressione
sul piu' importante partner asiatico degli Stati Uniti,
che e' - in buona sostanza - la Cina. La Cina e' rivale
dell'India, e gli Stati Uniti finanziano lo stato nemico
dell'India: il Pakistan sostiene lo sforzo militare per
tenere a bada l'India, la Cina ne riceve i benefici strategici
immediati, e gli Stati Uniti quelli immediatamente successivi.
Percio' neanche il Pakistan si puo' toccare: si puo' anzi
permettergli di farsi un suo arsenale nucleare. In Pakistan
la legge islamica, o meglio quella che i dittatori fondamenalisti
fanno passar per islamismo, vige quasi come in Afganistan:
tagli delle mani, fustigazioni, lapidazioni, niente diritti
alle donne. Un professore di liceo e' in attesa d'esecuzione
per avere affermato che i genitori di Maometto non erano
mussulmani. Il Pakistan, inoltre, e' quello che fornisce
armamenti pesanti, campi d'addestramento e personale specializzato
ai talebani. Poche settimane prima di essere ucciso, il
capo di guerriglieri afgani anti-talebani aveva dichiarato:
"In realta', noi siamo invasi dai pakistani". Difficile
pensare che, fra le tante attivita' dei talebani, proprio
il terrorismo sia sconosciuto agli ufficiali e funzionari
pakistani incaricati di organizzare e addestrare la manovalanza
talebana. Ma anche il Pakistan, per le ragioni dette sopra,
non si puo' toccare.
* * * Dell'Arabia Saudita (come del Kuwait, degli Emirati
e di altre dittature del petrolio) leggiamo bellissime pubblicita',
sui giornali occidentali: le compagnie aeree, le societa'
finanziarie, gli alberghi e cosi' via. Leggiamo anche dei
bellissimi articoli, di giornalisti pagati, sugli ammodernamenti
tecnologici e sullo sviluppo di questi paesi, ormai praticamente
occidentali. In realta' si tratta di dittature ferocissime,
dove il sovrano ha - e usa - potere di vita e di morte su
chiunque. Per oltraggio all'Islam, in Arabia, si viene decapitati
con la scimitarra. Quando il Kuwait fu invaso, l'emiro scappo'...
insieme con l'harem. Anche qui, come in Afganistan e in
Pakistan, le donne non hanno diritti (alcune soldatesse
americane, durante la guerra, passarono guai per essersi
mostrate in shorts o alla guida di una macchina). Sono regimi
assolutamente artificiali, che si reggono solo sulla repressione
e su un'interpretazione volutamente estremistica delle leggi
coraniche. Senza l'appoggio americano, non durerebero un
giorno e la Cnn trasmetterebbe lo spettacolo di emiri e
sceicchi fatti a pezzi dalla folla. Ma anche loro servono
a qualcosa, a questo mondo: vendono ad americani ed europei
il petrolio, che e' l'unica ricchezza del paese, a prezzi
concordati, molto inferiori a quello di mercato. Cosi' la
benzina in America costa un dollaro al litro e gli sceicchi
possono condurre una vita da sceicco - mentre tutto il restante
del mondo islamico langue nella miseria. I rapporti di Laden
con gli ambinti finanziari sauditi, con la stessa famiglia
reale, sono notissimi; come lo e' il fatto che l'Arabia
Saudita e' il principale finanziatore dei talebani. Ma anche
i sauditi - come i talebani e i pakistani - sono utili,
e non si possono toccare. Fino alle Due Torri.
* * * Cosa succedera' adesso? La mia opinione di pacifista
con eccezioni e' che bisognerebbe stroncare il terrorismo
alle radici e abbattere una volta per sempre il regime dei
talebani. Siccome l'Afganistan e' difficilissimo da occupare,
bisognerebbe mandare una spedizione militare adeguata, che
dovrebbe affrontare anche perdite ingenti e dovrebbe restare
li' per mesi, se non per anni. Io credo che ne varrebbe
la pena, e che sarebbe giusto. Se dobbiamo fare i gendarmi
del mondo, facciamolo coi banditi, non con i poveracci.
Siccome di guerra si tratterebbe e non di "operazione di
polizia", dovrebbe essere l'Onu ad occuparsene e non un
singolo paese o la Nato; siccome la Russia fa parte dell'Onu
e non e' detto che non abbia ancora la sua importanza, fra
le forze dell'Onu ci sarebbero anche dei veterani russi.
La storia ha le sue ironie. Il governo saudita e la famiglia
reale saudita dovrebbero ricevere dall'ambasciatore americano
una lettera: "Signori e Maesta': non sappiamo ancora quanti
sono i nostri morti, che Voi avete contribuito ad assassinare:
in nome loro, Vi abbandoniamo al Vostro popolo". I generali
pakistani dovrebbero essere tradotti all'Aia, accanto a
Milosevic. Dopo, con la coscienza pulita, l'Occidente potrebbe
rivolgersi alle folle di disperati che, nella loro disperazione,
hanno applaudito persino gli assassini. "Abbiamo punito
i terroristi - potrebbe dir loro - Il terrorismo non paga.
Adesso, cominceremo ad ascoltarvi. Diteci in che cosa abbiamo
sbagliato".
* * * Non avverra' nulla di tutto questo. Bombarderanno
dei matti, e lo faranno passare per "rappresaglia militare".
Non verranno mobilitati eserciti, ma televisioni. Verranno
appena sfiorati i talebani, e non verranno toccati per niente
pakistani e sauditi. Nulla di nuovo verra' detto ai poveri
del mondo: i propagandisti del terrorismo continueranno
ad essere gli unici, o quasi gli unici, a parlare con loro.
* * * Nulla, in particolare, verra' fatto per risolvere
la questione dei palestinesi, che andava invece risolta
esattamente ora, in questi mesi. A noi e' sempre stato difficilissimo
parlare delle ingiustizie commesse fra i due popoli, quello
d'Israele e quello di Palestina, che - da intellettuali
europei - sentiamo piu' cari e vicini di ogni altro. Parliamone
brevemente adesso: gl'israeliani hanno torto. La crisi era
stata in buona parte risolta, con gli accordi di pace. Essi
prevedevano una piena vittoria degli israeliani e, da parte
dei palestinesi, una sottomissione quasi assoluta. Questi
accordi, che Arafat era riuscito a far accettare al suo
popolo, non sono stati rispettati dai coloni israeliani
che si sono insediati nelle terre assegnate ai palestinesi.
L'indisciplina dei coloni e' dovuta in buona parte alla
loro recente cittadinanza israeliana e alla loro mancata
conoscenza diretta delle passate traversie e dei dolori,
e delle ingiustizie a volte, che il popolo d'Israele ha
dovuto attraversare per farsi il suo focolare in Palestina.
Su questa indisciplina e su questa ignoranza hanno soffiato
gli esponenti del fanatismo religioso (che ben poco avevano
contribuito alla creazione d'Israele). Ad essi si sono accodati,
per basso calcolo elettorale, i politici piu' irresponsabili.
Fra costoro, e' stato determinante Sharon, che l'anno scorso
e' andato a freddo a provocare i fedeli musulmani nel luogo
piu' conteso, riaccendendo la miccia dell'odio di religione.
Su questo torto degli israeliani s'e' innescato - alimentandosi
a vicenda i due fanatismi - il torto degli altri. Adesso,
non esistono piu' interlocutori responsabili, per il mondo
civile, ne' da una parte ne' dall'altra. Ucciso Rabin, emarginati
Arafat e Peres, con Sharon e Hamas a soffiare su fuoco,
e' impossibile che una soluzione venga dall'interno dei
contendenti. Bisognerebbe che l'Europa e l'America, nel
quadro della lotta al terrorismo, facessero meno chiacchiere
e usassero invece il loro potere economico per *obbligare*
palestinesi e israeliani a una tregua, ponendo subito l'embargo
a qualunque fornitura industriale alle due parti finche'
non si aprissero delle trattative serie e non venissero
esiliati per un certo periodo i fautori dell'odio, rabbini
o imam che siano, membri della Knesset o dei comandi palestinesi.
Perche' ormai e' chiaro che abbiamo a che fare con minorenni,
a cui non si puo' permettere di incendiare il mondo, di
obbligare tutta l'umanita' a seguire la loro strada pur
di non rinunciare all'odio reciproco che li brucia e che
li consuma.
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Non e' detto che, come hanno studiato i manuali d'aviazione,
non abbiano studiato anche quelli d'economia. Non e' detto
che l'obbiettivo fosse principalmente propagandistico. Puo'
darsi benissimo che fosse invece essenzialmente economico,
di guerra economica e non "militare". Possono aver seguito
il ciclo degli ultimi mesi, valutato che - in assenza della
corazzatura keynesiana - il sistema fosse particolarmente
vicino a una crisi e che, con una serie di interventi mirati,
questa crisi potesse essere radicalizzata e concentrata
nel tempo, e gestita comunque sotto il segno del panico
e dell'emergenza. Non e' detto che le Due Torri fossero
solo un simbolo, per loro, e non anche un punto strategico
molto concreto. Il termine terrorismo fa pensare a una strategia
in cui comunque alla fine abbia un peso determinante una
mobilitazione popolare, una presa di coscienza indotta da
atti traumatici e che alla fine sollevi, per cosi' dire,
i terroristi dal peso di una supplenza. Nulla del genere,
in questo caso. L'eventuale mobilitazione di massa "islamica"
contro l'America, l'occidente, Israele o quant'altro non
e' affatto prevista dalla strategia attuale; o lo e' molto
vagamente, come una prospettiva ininfluente oltre che molto
ipotetica e lontana. Cio' che e' previsto e' una serie di
danni, a risonanza reciproca, all'interno del sistema economico
occidentale, fino a un collasso che - nelle previsioni dei
terroristi; ma dovremo inventarci un termine piu' preciso
- potrebbe avvenire anche a distanza di pochi mesi. Su questo
collasso, e non su fattori politici piu' o meno ideali,
s'inserirebbero le mosse strategiche successive: crisi di
alcuni regimi arabi non fondamentalisti (indeboliti non
dalla "presa di coscienza" delle masse ma dalla crisi economica)
presa del potere (con esponenti islamici "ragionevoli" e
civile) in alcuni di essi, coordinamento, formazione di
un polo in grado di porsi come interlocutore credibile a
tutti i livelli, e di durare abbastanza a lungo da produrre
effetti storici. Il terrorismo, in altre parole, non mira
a fondare una specie di talebanismo su scala mondiale ma
qualcosa di piu' realistico e quindi di infinitamente piu'
pericoloso. Il fanatismo religioso, in questo quadro, e'
solo uno dei pezzi sulla scacchiera. Se questo fosse vero,
ne verrebbero due conseguenze immediate: primo, che bisognerebbe
fare attenzione molto di piu' ai movimenti finanziari "anomali"
- probabilmente non tutti sono innocenti - e questo non
in un lontano oriente, ma a New York, Londra, Tokio e Milano.
Secondo, che questa non e' in nessuna maniera, neanche indirettamente,
una guerra di poveri; ha poco a che vedere col territorio,
pochissimo con la storia pregressa, moltissimo con l'economia.
Il nemico, in altri termini, e' una multinazionale.
* * * Ed e' su questo terreno, prima di tutto, che va affrontato.
Non ha molta importanza mandare un battaglione italiano
a Kabul. Invece ha molta importanza sapere chi sono esattamente
chi sono - e di chi sono - tutte le masse finanziarie che
operano, dentro e fuori Borsa, anche in Italia. Ma all'idea
di non saper piu' di chi sono tutti i soldi che girano nel
Paese, di giudicare inutile ogni forma di anagrafe finanziaria,
ci siamo gia' abituati da tempo, da quando abbiamo rinunciato
a sapere dove sono finiti - dopo Sindona, dopo Calvi, dopo
le inchieste arenate sui capitali mafiosi - i soldi della
finanza che non si vede.
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Sei mesi fa, alcune donne afgane, riuscite a sfuggire alla
feroce dittatura dei talebani, consegnarono a esponenti
del Parlamento europeo un drammatico appello, di cui noi
demmo subito notizia il 12 marzo, ma che venne sostanzialmente
ignorato dai grandi mezzi d'informazione. I talebani, nemici
delle donne, erano tuttavia funzionali a determinati interessi
anche in occidente. Pochi mesti prima, una grande compagnia
americana aveva appena firmato un contratto di fornitura
di cellulari e ripetitori telefonici per i governo di Kabul.
Riteniamo opportuno riproporre ora, come se fosse stato
scritto in questo momento, quanto pubblicammo allora. Allora
i talebani "si limitavano" a perseguitare le donne e le
minoranze religiose, e nessuno diceva niente. Adesso bombardano
New York. Anche "allora", d'altronde, non basto' l'Olocausto
per muovere l'occidente: ci volle Pearl Harbour, perche'
Hitler venisse - finalmente - considerato un nemico.
* * * Fuorilegge. C'e' un paese del mondo in cui le donne
sono state ufficialmente messe fuorilegge, da ormai cinque
anni, ed e' il paese dei talebani. In Afganistan non c'e'
mai stata una democrazia. Il valore delle donne e' stato
sempre misurato in pecore, e comunque determinato dal padre,
dal marito, dal figlio o dal fratello. Una ventina d'anni
fa una ventina d'ufficiali, che ambivano a civilizzare il
paese, fecero un golpe e installarono un governo semi-civile.
Dopo le prime battute, naturalmente, cominciarono a combattersi
fra di loro. Nel frattempo, le donne cominciarono timidamente
a metter fuori il naso di casa. Andare a scuola, vivere
fra le persone, studiare, cominciare a credere in se stesse.
Tutto cio' che in Europa era stato diluito in due millenni
di storia, in Afganistan fu concentrato in pochi anni. I
militari afgani, che oltre ad essere estranei al novanta
per cento (barbarico) della popolazione maschile trovavano
anche il tempo di congiurarsi a vicenda, l'unico appoggio
disponibile lo ebbero nell'Unione Sovietica (piu' o meno
come successe ai nostri riformisti napoletani nel Settecento,
che dovettero appoggiarsi alla Francia). Percio' furono
etichettati come "comunisti", e contro di loro fu scatenata
la guerra santa. La guerra degli stregoni "islamici" (mussulmani,
in realta', non piu' di quanto Biffi sia cristiano) contro
l'orrore delle donne senza velo. La guerra di noi americani
ed europei, di me e di te che leggi, contro il "comunismo
liberticida". La guerra fini' come sappiamo, gli ultimi
giacobini furono impiccati in piazza, e la liberta' di noi
occidentali fu salvata ancora una volta. Fra le varie fazioni
selvagge che si scannarono da quel momento fra loro (non
prima di aver rinchiuso di nuovo in casa mogli, figlie e
sorelle) prevalse la piu' bestiale di tutte, quella dei
talebani. Il governo americano, che gia' li aveva appoggiati
durante la guerra per contrastare i sovietici, continuo'
ad appoggiarli anche dopo, stavolta per contrastare gli
iraniani. Fornirono dollari, istruttori, armi e - persino
- i ripetitori per i telefonini. Sostanzialmente nessuno,
in Europa o in America, trovo' niente da obiettare a tutto
questo. Non la sinistra europea, non i democratici Usa,
non le femministe. In questo momento i talebani sono impegnati
attivamente a demolire a suon di dinamite alcuni fra i piu'
antichi monumenti artistici del pianeta - i famosi Buddha
scolpiti nella roccia - e questo, finalmente, provoca qualche
sconcerto. Aprire le trattative, richiedere la mediazione
degli iraniani, sperare che si calmino presto. Nessuno fa
la proposta piu' logica, che sarebbe quella di una spedizione
armata, agli ordini dell'Onu o di chiunque altro, per eliminare
questi criminali dalla faccia della terra: per molto meno
si e' bombardata della gente, in Irak o nel Kossovo. "Saranno
dei figli di puttana, ma sono i *nostri* figli di puttana"
disse un presidente molti anni fa, ai tempi del primo Somoza.
Ecco. Saranno dei criminali, ma sono i criminali *nostri*.
Di noi europei, di noi americani - ed anche delle donne
europee ed americane. La volete la benzina a un dollaro?
E allora lasciateci lavorare. Abbiamo bisogno anche dei
talebani.
* * * L'Olocausto delle donne - perche' di questo si tratta,
di migliaia di vite dilapidate - va avanti nell'indifferenza
occidentale, esattamente come ando' avanti, per quasi una
decina di anni, l'Olocausto degli ebrei. Da quando i talebani
sono al potere, la vita di una donna afgana ha un valore
di poco superiore a quello d'una pecora, e di molto inferiore
a quello di un cammello. Le donne non esistono. Non debbono
esistere e se per disgrazia ci sono non debbono farsi vedere.
Non solo il volto, ma anche gli occhi debbono essere coperti:
diversamente, si viene picchiate. Una donna, in piena Kabul,
e' stata picchiata a morte per aver mostrato casualmente
un braccio. Un'altra e' stata uccisa in piazza a colpi di
pietre per aver cercato di partire insieme con un uomo che
non era suo marito. Sotto i "comunisti", molte donne erano
diventate professoresse, avvocatesse, traduttrici, scrittrici.
E' cosi' bella la vita, per le persone normali! Lavorare,
sorridere, vestirsi come nel resto del mondo, guidare un'automobile,
andare in giro da sole. E poi, improvvisamente, tutto e'
finito. Professoresse e medici, da un giorno all'altro,
sono diventate degli esseri subumani. Adesso debbono vivere
chiuse in casa, con le finestre oscurate a vernice, perche'
nessuno le veda. Possono uscire di casa solo in compagnia
di un parente maschio. Portano calzature di stoffa, silenziosa:
perche' nemmeno il rumore dei passi deve rivelare che in
giro c'e' una donna. Lavorare e' proibito. Chi non ha parenti
maschi che la mantengano deve chiedere l'elemosina. Oppure
morire di denutrizione. L'islamismo non c'entra, con tutto
questo, cosi' come Torquemada o Biffi non c'entrano niente
col cristianesimo. Neanche i mussulmani piu' fanatici sono
mai arrivati a questo; nessun paese mussulmano ha mai avuto
tradizioni di questo tipo. C'e' semplicemente la psiche
malata di un pugno di vecchi fanatici e di guerriglieri-banditi
per lo piu' adolescenti. Costoro hanno una paura indicibile
delle loro proprie pulsioni sessuali, ed e' esclusivamente
questo - non Allah, non la Chiesa, non una religione qualunque
- che li muove. Moltissime donne afgane si sono suicidate
in questi anni. Due anni fa, in uno dei rarissimi ospedali
in cui le donne sono ammesse, un giornalista ha trovato
corpi del tutto immobili stesi sui letti. Avvolte in stoffe
scure, silenziose da giorni, senza voglia di dir qualcosa
o di mangiare, si lasciano andare cosi', a morire dolcemente.
Altre donne, negli angoli, piangevano di continuo, in posizione
fetale. Altre sono impazzite e si vedono rannicchiate in
un angolo a dondolarsi di continuo, in lacrime, terrorizzate.
Perche' dobbiamo tollerare i talebani? Abbiamo bombardato
la citta' europea di Belgrado. Abbiamo lasciato senza medicine
i bambini di Bagdad. Abbiamo deciso che l'Occidente ha potere
di vita e di morte su tutto il mondo. Perche' non salviamo,
allora, le donne afgane? Se gendarmi bisogna essere, perche'
non la'?
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Andata e ritorno. Si parla d'istituire un qualche tipo di
struttura governativa o paragovernativa per gestire alcuni
settori strategici della telefonia italiana, che la Telecom
potrebbe non essere piu' in grado, nella prossima fase,
di supportare adeguatamente. Di ripubblicizzare una parte
di cio' che era stato pubblicizzato, in altre parole: da
Colaninno alla Sip. Non sappiamo con che grado di operativita'
venga fatta oggi questa ipotesi, ne' quanto profondamene
dovrebbe incidere sulle strutture esistenti. Il fatto stesso
che se ne parli, tuttavia, significa moltissimo e forse
e un punto di svolta.
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Bertolt wrote: Tanto trasformeranno, forse, i vostri fratelli
da non riconoscersi piu' i loro volti. Ma voi dovete invece
rimanere voi stessi. La grappa nella gola, la verseranno
a voi come a tutti gli altri. Ma voi, voi dovrete continuare
a ragionare lo stesso. ________________________________________
Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla o anche
semplicemente per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it
-- Fa' girare. "A che serve vivere, se non c'e' il coraggio
di lottare?" (Giuseppe Fava)
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