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Chi è bin Laden [1] [2]
La serpe in seno@ Chi è Osama bin Laden/1.
Un guerriero contro l'Unione sovietica allevato dalla Cia
Ritratto in due puntate dell'uomo che George W. Bush vuole
prendere "vivo o morto". Come la biografia del terrorista
internazionale è intrecciata alla storia della politica
estera americana durante e dopo la guerra fredda
MICHEL CHOSSUDOVSKY, da Il Manifesto 18-19 settembre 2001
Poche ore dopo gli attacchi terroristici
al World Trade Centre e al Pentagono, l'amministrazione
Bush ha concluso, senza fornire prove, che "Osama bin Laden
e la sua organizzazione al-Qaeda sono i principali sospettati".
Il direttore della Cia George Tenet ha affermato che bin
Laden ha la capacità di pianificare "attacchi multipli con
poco o nessun allarme". Il segretario di stato Colin Powell
ha definito gli attacchi "un atto di guerra" e il presidente
Bush ha confermato in un discorso alla nazione trasmesso
in tv che non avrebbe "fatto distinzione tra i terroristi
che hanno commesso quegli atti e coloro che li ospitano".
L'ex direttore della Cia Woolsey ha puntato il dito contro
"la protezione da parte degli stati", dando per scontata
la complicità di uno o più governi stranieri. Secondo le
parole dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale Eagleburger,
"penso che dimostreremo che quando veniamo attaccati in
questo modo, la nostra forza e la nostra punizione sono
terribili". Frattanto, parafrasando le dichiarazioni ufficiali,
il mantra dei media occidentali ha approvato il lancio di
"azioni punitive" dirette contro target civili in Medio
Oriente. William Saffire ha scritto sul New York Times:
"dopo aver ragionevolmente identificato le basi e i campi
dei nostri aggressori, dobbiamo polverizzarli - minimizzando
ma accettando il rischio di danni collaterali - e agire
in modo scoperto o occulto per destabilizzare gli stati
che ospitano il terrore". Questo testo delinea la storia
di Osama bin Laden e i collegamenti esistenti tra la "Jihad"
islamica e la formulazione della politica estera Usa durante
e dopo la guerra fredda. Sotto l'egida della Cia Principale
sospettato negli attacchi terroristici di New York e Washington,
bollato dall'Fbi come "terrorista internazionale" per il
suo ruolo nei bombardamenti delle ambasciate statunitensi
in Africa, Saudi nato Osama bin Laden è stato reclutato
durante la guerra in Afghanistan "ironicamente sotto l'egida
della Cia, per combattere gli invasori sovietici" (1). Nel
1979 è stata lanciata "la più grande operazione segreta
nella storia della Cia" in risposta all'invasione sovietica
dell'Afghanistan a sostegno del governo filo-comunista di
Babrak Kamal (2): "Con l'incoraggiamento attivo della Cia
e della pakistana Isi (Inter Services Intelligence), che
volevano trasformare la jihad afghana in una guerra globale
mossa da tutti gli stati musulmani contro l'Unione Sovietica,
tra il 1982 e il 1992 si sono uniti alla lotta dell'Afghanistan
circa 35.000 musulmani integralisti di 40 paesi islamici.
Altre decine di migliaia di loro sono venuti a studiare
nei madrasah del Pakistan. Alla fine, più di 100.000 musulmani
integralisti stranieri sono stati direttamente influenzati
dalla jihad afghana" (3). La jihad islamica è stata sostenuta
dagli Stati uniti e dall'Arabia Saudita con una parte significativa
del finanziamento generato dal traffico del Golden Crescent:
"Nel marzo 1985, il presidente Reagan ha firmato la direttiva
166 della Decisione sulla Sicurezza Nazionale,... [che]
autorizza[va] un aumento di aiuti militari segreti ai mujahideen,
e chiariva che la guerra segreta afghana aveva un nuovo
obiettivo: sconfiggere le truppe sovietiche in Afghanistan
attraverso azioni occulte e incoraggiare il ritiro sovietico.
La nuova assistenza segreta da parte degli Usa cominciò
con un aumento drammatico delle forniture di armi - una
crescita stabile fino a 65.000 tonnellate all'anno nel 1987,
... così come un flusso interminabile di specialisti della
Cia e del Pentagono che si recarono nella sede segreta dell'Isi
sulla strada principale presso Rawalpindi, in Pakistan.
Lì gli specialisti della Cia incontravano i funzionari dell'intelligence
pakistana per aiutarli a progettare operazioni per i ribelli
afghani". (4) Usando l'intelligence militare pakistana (Isi),
la Cia ha giocato un ruolo chiave nell'addestramento dei
mujahideen. A sua volta, l'addestramento alla guerriglia
sponsorizzato dalla Cia è stato integrato con gli insegnamenti
dell'Islam: "I temi predominanti erano che l'Islam era una
ideologia socio-politica completa, che le truppe sovietiche
atee stavano violando il santo Islam, e che il popolo islamico
dell'Afghanistan doveva riaffermare la propria indipendenza
rovesciando il sinistroide regime sostenuto da Mosca" (5).
Per conto dello Zio Sam L'Isi pakistano è stato usato come
intermediario. Il sostegno segreto della Cia alla jihad
avveniva indirettamente attraverso l'Isi. La Cia cioè non
faceva arrivare il suo supporto direttamente ai mujahideen.
In altre parole, affinché quelle operazioni segrete avessero
successo, Washington stava ben attenta a non rivelare l'obiettivo
ultimo della "jihad", che consisteva nel distruggere l'Urss.
"Noi non abbiamo addestrato gli arabi" ha detto Milton Beardman,
della Cia. Tuttavia, secondo Abdel Monam Saidali, dell'Al-aram
Center for Strategic Studies del Cairo, bin Laden e gli
"arabi afghani" avevano ricevuto "tipi di addestramento
molto sofisticati, cosa che era stata loro consentita dalla
Cia" (6). Beardman ha confermato, a questo proposito, che
Osama bin Laden non era a conoscenza del ruolo che stava
giocando per conto di Washington. Secondo le parole di bin
Laden (citate da Beardman): "Né io né i miei fratelli abbiamo
visto qualcosa che dimostrasse l'aiuto americano" (7). Motivati
dal nazionalismo e dal fervore religioso, i guerrieri islamici
erano inconsapevoli di combattere l'esercito sovietico per
conto dello Zio Sam. Vi furono contatti ai livelli più alti
della gerarchia dell'intelligence, ma i leader dei ribelli
islamici sul campo non neebbero con Washington o con la
Cia. Con l'appoggio della Cia e l'afflusso di massicci quantitativi
di aiuti militari Usa, l'Isi si era trasformata in una "struttura
parallela con un enorme potere su tutti gli aspetti del
governo" (8). L'Isi aveva uno staff composto da ufficiali
dell'esercito e dell'intelligence, burocrati, agenti sotto
copertura e informatori ed era stimata in 150.000 persone
(9). Nel frattempo, le operazioni della Cia avevano anche
rafforzato il regime militare pakistano guidato dal generale
Zia Ul Haq: "Le relazioni tra la Cia e l'Isi erano andate
rinsaldandosi dopo l'estromissione da parte del [generale]
Zia di Bhutto e l'avvento del regime militare... Durante
quasi tutta la guerra in Afghanistan, il Pakistan è stato
più aggressivamente anti-sovietico persino degli stessi
Stati uniti. Nel 1980, poco dopo che l'esercito sovietico
aveva invaso l'Afghanistan, Zia spedì il capo dell'Isi a
destabilizzare gli stati sovietici dell'Asia centrale. La
Cia aderì a questo piano solo nell'ottobre 1984... la Cia
era più cauta dei pakistani. Sia il Pakistan che gli Usa
adottarono la linea dell'inganno all'Afghanistan. La loro
posizione pubblica era la negoziazione di un accordo mentre,
in privato, decidevano che il miglior modo di procedere
era l'escalation militare" (10). Il triangolo del Golden
Crescent La storia del traffico di droga nell'Asia centrale
è intimamente collegata alle operazioni coperte della Cia.
Prima della guerra in Afghanistan, la produzione di oppio
in Afghanistan e Pakistan era diretta a piccoli mercati
regionali. Non vi era produzione locale di eroina (11).
A questo proposito, lo studio di Alfred McCoy conferma che
entro due anni dal furioso attacco dell'operazione della
Cia in Afghanistan, "la zona di confine Pakistan-Afghanistan
divenne il principale produttore di eroina al mondo, fornendo
il 60% della domanda Usa. In Pakistan, la popolazione tossicodipendente
passò da quasi zero nel 1979... a 1.200.000 persone nel
1985 - una crescita molto più rapida che in qualunque altro
paese"(12): "Ancora una volta, la Cia controllava questo
traffico di eroina. Mentre conquistavano territori all'interno
dell'Afghanistan, i guerriglieri mujahideen ordinavano ai
contadini di piantare oppio come tassa rivoluzionaria. Al
di là del confine, in Pakistan, i leader afghani e i gruppi
locali sotto la protezione dell'Intelligence pakistana gestivano
centinaia di laboratori di eroina. Durante questo decennio
di narcotraffico alla luce del giorno, l'americana Dea (Drug
Enforcement Agency) a Islamabad evitò di pretendere grosse
confische o arresti... I funzionari Usa avevano rifiutato
di indagare su accuse di traffico di eroina da parte dei
suoi alleati afghani "perché la politica sui narcotici Usa
in Afghanistan è subordinata alla guerra contro l'influenza
sovietica nell'area". Nel 1995 l'ex direttore dell'operazione
afghana della Cia, Charles Cogan, ha ammesso che la Cia
aveva effettivamente sacrificato la guerra alla droga per
combattere la guerra fredda. "La nostra missione principale
era arrecare il maggior danno possibile ai sovietici. Non
avevamo le risorse o il tempo per dedicarci a un'indagine
sul narcotraffico"... "Non penso che dobbiamo scusarci per
questo. Ogni situazione ha la sua ricaduta... Sì, c'è stata
una ricaduta in termini di droga. Ma l'obiettivo principale
è stato realizzato. I sovietici hanno lasciato l'Afghanistan""
(13).
NOTE 1. Hugh Davies, International:
"'Informers' point the finger at bin Laden; Washington on
alert for suicide bombers", The Daily Telegraph, London,
24 agosto 1998. 2. Cfr. Fred Halliday, "The Un-great game:
the Country that lost the Cold War, Afghanistan", New Republic,
25 marzo 1996. 3. Ahmed Rashid, "The Taliban: Exporting
Extremism", Foreign Affairs, November-December 1999. 4.
Steve Coll, Washington Post, 19 luglio 1992. 5. Dilip Hiro,
"Fallout from the Afghan Jihad", Inter Press Services, 21
novembre 1995. 6. Weekend Sunday (NPR); Eric Weiner, Ted
Clark; 16 agosto 1998. 7. Ibid. 8. Dipankar Banerjee; "Possible
Connection of ISI With Drug Industry", India Abroad, 2 dicembre
1994. 9. Ibid. 10. Cfr. Diego Cordovez e Selig Harrison,
Out of Afghanistan: The Inside Story of the Soviet Withdrawal,
Oxford University Press, New York, 1995, e la recensione
di Cordovez and Harrison in International Press Services,
22 agosto 1995. 11. Alfred McCoy, "Drug fallout: the Cia's
Forty Year Complicity in the Narcotics Trade". The Progressive;
1 agosto 1997. 12. Ibid. 13. Ibid. 1-continua. Traduzione
di Marina Impallomeni Copyright Michel Chossudovsky, Montreal,
September 2001
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