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The
Dams After
Quando nacque, trent'anni fa, il dams intersecò un processo
di mutamento che attraversava l'intera società: la produzione,
la comunicazione, i movimenti sociali e culturali. La nascita
del dams fu contemporanea alla diffusione delle tecnologie
di comunicazione (la radio, l'offset, il videotape) che
in quegli anni rese possibile l'incontro tra avanguardie
artistiche e proletariato giovanile in liberazione. E se
il movimento autonomo e creativo trovò nel dams gli strumenti
e le competenze che gli occorrevano, il dams trovò in quel
movimento il più fertile dei laboratori. Poi vennero gli
anni ottanta, l’avanguardia creativa entrò nel ciclo dell'infolavoro,
e si disperse nei mille circuiti interconnessi della semio-produzione.
Bologna continuò a essere un luogo di produzione e di sperimentazione,
il dams continuò a funzionare come un luogo di formazione
innovativa, ma la città stava entrando poco alla volta nell'epoca
glaciale. Nell'ultimo decennio, poi, il ghiaccio ha ricoperto
ogni corpo vivo, e la parola cultura è tornata a significare
museo. Le manifestazioni culturali 2000 hanno mostrato attraverso
la teca di cristallo un cadavere perfettamente conservato,
debitamente imbellettato e digitalizzato con procedure criogeniche.
Sperimentazione avanguardia sono parole del passato? E quali
sarebbero le parole nuove? Business? Competizione? La realtà
della comunicazione, che sta al centro della produzione
sociale, è andata molto più avanti della rappresentazione
che il dams riesce a darne. Il dams ha subito l'effetto
del congelamento generale. Gli studenti arrivano ancora
in gran numero con tutto il loro desiderio di conoscenza
e di vita. Ma trovano, anche qui come altrove, accademismo
imbalsamato. Eppure, da qualche parte (forse non a Bologna)
la vita continua a pulsare. Per esempio c'è cultura, c'è
sperimentazione, c'è emozione, c'è arte. nel punto di incontro
tra comunicazione sociale e nuove tecnologie, nella crescita
sociale (e nella crisi imminente) del lavoro creativo di
massa. Ma perché il dams non interpreta, non accoglie, non
veicola quel che di nuovo accade? E come si potrebbe modificare
questa istituzione, questa scuola, in modo da farne un luogo
vivo, scongelato, utile, e magari anche eccitante?
Paolo Fabbri Franco Berardi Federico Montanari Alessandro
Sarti Nino Iorfino Pieluigi Capucci Antonia Gozzi Martina
Melis Massimiliano Geraci Iginio Gagliardone Marco Magagnoli
Eleonora Stanzani Luca Comba Gaetano Larosa Franco Bolelli
Guerrino Matteo Giancarlo Vitali Luca Sossella Alessandra
Maiarelli Raffaella Lamberti Marco Jacquemet Paolo Giuliani
Caterina Katgoodry Davide Ferrari Gino Delsoler Paola Morando
Questo è l’appello che lanciamo per organizzare un incontro
che avrà luogo il 26 marzo, alle ore 21, nella sede dams
di via Barberia. Con questo incontro vogliamo aprire un
processo di discussione, di sperimentazione e studio collettivo
per la trasformazione del dams, per l’integrazione tra arte,
comunicazione e innovazione tecnologica, e per la fine dell’era
glaciale della cultura cittadina. Ti chiediamo di aderire
a questo appello, e di partecipare alla serata del 26.
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