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"Le attività mafiose hanno ripreso alla grande"
Don Luigi Ciotti-presidente di Libera

intervista a cura di Rocco Rossitto, inviato a Palermo

Si è proposto di donare il 25% dei beni confiscati ai mafiosi, all'ONU. Una sua opinione in merito.

Bisogna confiscarli questi beni, il problema è che in Italia si riesce a confiscare solo il 10-15 % dei patrimoni, bisogna fare in modo che questa legge si concretizzi molto di più. Per concretizzarsi, però, ha bisogno di persone di competenze e di professionalità, non si può affidare ad un gruppo molto esiguo di persone tutta l'operazione sulla confisca dei beni nel nostro paese. Noi abbiamo proposto, e lo riproponiamo qui con forza, che lo stato assuma per questo compito circa duecento giovani laureati: li formi, valorizzando la loro competenza e professionalità, per la confisca di tutti i beni. Non dimenticando che oggi i criminali mafiosi, riciclano il denaro e investono capitali all'estero. Bisogna quindi recuperare i beni e restituirli alla collettività e dobbiamo creare una strategia di confisca internazionale, perché loro hanno capito l'aria che tira, e hanno cominciato operazioni d'investimento all'estero.

La domanda, dopo le affermazioni d'Arlacchi, è d'obbligo: la mafia è finita?

Sarebbe molto, ma molto bello. Dal nostro osservatorio, devo dire, che non è proprio così. Noi contiamo 741 gruppi, piccoli e grandi che operano sul territorio, da essi emergono dati che affermano che le attività mafiose hanno ripreso alla grande, forse sparano di meno, ma si sono riattrezzati, hanno creato delle connessioni internazionali, hanno aperto nuovi mercati: strategie non indifferenti.

Ieri a Corleone, oggi a Palermo, cosa vuol dire.

Palermo è il segno che dove si è preso coscienza che non si costruisce giustizia dove non c'è cultura, una città dove molte scuole hanno realizzato dei percorsi educativi, con i ragazzi, non indifferenti. Beh, questo è molto importante, qui c'è il segno di un cambiamento, ma c'è anche il segno che c'è molto da fare, tanto è vero che si necessita la presenza di circa 5mila uomini ad assicurare la sicurezza di questo vertice, è la dimostrazione che c'è la paura che si degeneri.

Il ruolo della scuola nel compito della formazione alla legalità.

Educazione alla legalità vuol dire educare al senso di responsabilità, individuale e collettiva, vuol dire dare una mano ai giovani ad assumersi le proprie responsabilità d'essere cittadini veri, cittadini attivi, vuol dire prendere coscienza che non basta l'autorità dello stato, il controllo del territori, l'azione repressiva, ma vuol dire che è necessaria la credibilità, dello stato, la credibilità dello stato passa attraverso le opportunità che si offrono ai giovani, il loro protagonismo, la riforma della scuola, percorsi di lavoro e sviluppo. La società deve credere nel mondo giovanile, e non continuare a dire voi siete il nostro futuro, devono essere il nostro presente punto e basta, e per far sì che siano il nostro presente dobbiamo creare oggi e non domani le opportunità.

In stu artikulu: politica, mafia.

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