Si.ciliani news - ottobre 1999 -

La Banca di Roma si annette il Banco di Sicilia?

di - da: La Stampa, 31 ottobre 1999

Geronzi pensa a un maxi prestito da 4000 miliardi. I sindacati all’attacco: garantire l’occupazione nel Banco di Sicilia
Banca Roma prepara il nuovo look
Riassetto in vista per prendere il Mediocredito


ROMA
La Banca di Roma, mettendo sul piatto l’offerta migliore (3.900 miliardi di lire) per assicurarsi Mediocredito Centrale-Banco Sicilia, ha spiazzato gli altri due concorrenti in lizza (cioè Unicredito e Popolari di Vicenza, Bergamo, Emilia Romagna) arrivando a un passo dalla conclusione positiva dell’operazione. Mancano ancora, è vero, i pareri dell’advisor e di Bankitalia, ma a questo punto si tratta di una formalità. Così l’istituto di Cesare Geronzi, ormai sicuro di avere a portata di mano il 100% di quello guidato da Gianfranco Imperatori stringe i tempi per varare un riassetto interno delle partecipazioni del gruppo.
All'orizzonte la fusione di Banca Mediterranea in Banca di Roma che dovrebbe preludere ad un successivo scorporo della rete bancaria; la tutela del ruolo del banco siciliano e la possibile quotazione, anche se per ora è prematuro parlare di Borsa. Una garanzia, quella sul Banco di Sicilia, sollecitata direttamente da Amato: «Il Tesoro - ha dichiarato il sottosegretario Roberto Pinza - ha chiesto l'impegno affinchè siano mantenute le caratteristiche territoriali del Banco». Tra le ipotesi infine, più lontane però nel tempo, la fusione tra Mediocredito Centrale e Mediocredito di Roma.
E “messaggi” a chi si aggiudicherà il controllo del Mediocredito Centrale arrivano anche dai sindacati: «Non siamo disponibili - sostiene Carmelo Raffa, coordinatore Fabi del Banco Sicilia - a far effettuare ulteriori sacrifici al personale in quanto è noto a tutti che i lavoratori del Banco di Sicilia hanno già pagato oltre il dovuto per risanare l' azienda e si ritrovano ad essere i lavoratori bancari meno pagati del settore». Gli fa eco Francesco Re, coordinamento Fisac-Cgil, chiedendo di garantire la prosecuzione del piano industriale del Banco di Sicilia (salvaguardandone l'autonomia), tutelare l'occupazione e mantenere l'allocazione territoriale dei centri direzionali, rafforzare l'impegno a sostegno dello sviluppo delle Pmi e degli Enti locali.
Ma torniamo al nuovo look della Banca di Roma. L'istituto capitolino - spiegano fonti vicine alla banca di via Minghetti - si riorganizzerà intorno ad una holding di partecipazioni che controllerà le reti bancarie salvando il marchio degli istituti di credito controllati. Un modello federato, dunque, diverso dall'organizzazione stellare adottata da Intesa o da Unicredit, e che farà capo ad un'unica holding di partecipazioni. Intanto è ormai sulla rampa di lancio la ricapitalizzazione da circa 4.000 miliardi finalizzata ad acquisire il Mediocredito Centrale che controlla il 62% del Banco di Sicilia.
A mettere il sigillo sulla vittoria della Banca di Roma, come dicevamo, mancano solo due tasselli procedurali. Formalmente è necessaria ora l'autorizzazione della Banca d'Italia e l'imprimatur del ministro del Tesoro, Giuliano Amato, alla cessione, ma una volta concluso l'iter partirà il maxi-prestito da 4.000 miliardi circa per finanziare l'acquisizione.
Saranno in parte emesse obbligazioni, dunque debito senior, in parte l'istituto farà ricorso ad un prestito subordinato sul mercato garantito da un consorzio. Il dosaggio tra le due forme di finanziamento è però ancora allo studio, ma in ogni caso non sarà necessario un nuovo passaggio in consiglio d’amministrazione per l'approvazione del progetto, dopo la riunione del 27 ottobre. Il consiglio della banca a questo punto dovrà solo esprimersi sul timing che potrebbe scattare già a metà novembre.
I tempi dunque saranno rapidi. Il Tesoro infatti darà il via libera alla dismissione dell'ultimo asset bancario dello Stato in settimana e presto è atteso anche il via libera della Banca d'Italia. r.e.s.


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