GIAPPONE-NUCLEARE I RISULTATI DELL'INCHIESTA GOVERNATIVA
Tokaimura, a rischio più di 400 persone
Contaminati in seguito all'incidente del 30 settembre scorso
- R. ES. -
S ono state 439, di cui 119 in modo pericoloso,
le persone irradiate a causa dell'incidente nucleare di Tokaimura,
in Giappone. Avvenuto il 30 settembre scorso, l'incidente all'impianto
nucleare dell'impresa privata Jco risulta così essere
il più grave nella storia dell'utilizzo dell'energia atomica
in Giappone.
Secondo i dati resi noti ieri dall'Agenzia governativa per la
scienza e la tecnologia, i 119 casi più gravi hanno ricevuto
radiazioni superiori al limite di sicurezza annuo, stabilito in
un millisievert. I più gravi sono due operai dell'impianto
per l'arricchimento dell'uranio, gestito dalla società
privata Jco, che si trovavano nel locale nel momento in
cui ha avuto inizio la fissione nucleare. Un altro compagno che
si trovava con loro, e che era stato colpito da radiazioni pari
a diciassettemila millisievert, è morto nel dicembre scorso,
dopo quasi tre mesi di agonia.
Le 439 persone sottoposte a controlli da parte dell'agenzia
governativa comprendono 207 residenti in un raggio di 350 metri
dall'impianto, che sono stati fatti evacuare (negligentemente)
soltanto dopo alcune ore, 148 operai che si trovavano nell'impianto
al momento dell'incidente, sessanta vigili del fuoco intervenuti
subito dopo e ventiquattro tecnici entrati nei locali circa dodici
ore dopo per arrestare il processo di fissione (tra i quali gli
otto "kamikaze" mandati allo sbaraglio per evitare una tragedia
ancora maggiore).
Tra i residenti, il livello più alto, pari a ventuno
millisievert, è stato rilevato su un uomo che vive al limite
del terreno occupato dalla Jco.
Nei giorni immediatamente susseguenti la sciagura, il governo
giapponese aveva tentato di minimizzare la portata dell'incidente
e di nasconderne i rischi per la salute della popolazione. Poi,
anche in seguito alle accuse interne e internazionali (soprattutto
relative alla opportunità di affidare la gestione del nucleare
a privati e sugli scarsi controlli), aveva dovuto ammettere che
non si trattava di una cosa da poco e avviare un'inchiesta.
Mentre si continuano ad acquistare fusti di Mox (una
miscela di uranio e plutonio) stoccati nella centrale francese
di Le hague e in quella britannica di Sellafield, e trasportate
via mare da navi battenti bandiera inglese, in viaggi intercontinentali
che durano più di un mese.
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