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Girodivite - n° 61 / febbraio 2000

I cattolici e Haider

articolo apparso su Il Manifesto, 3 febbraio 2000.

CASO HAIDER

Il cardinal Stikler la chiesa d'Austria e i silenzi vaticani

NUNTIUS PURPUREUS

L e dichiarazioni, riportate ieri dal Corsera, del cardinal Stickler (secondo lo stesso quotidiano "il più noto esponente austriaco della Curia romana") sorprendono e allarmano. Allarmano tanto più se messe in rapporto con la posizione dell'Avvenire (organo dei vescovi e del cardinale Ruini) ostile all'intervento europeo contro l'ascesa al governo di Haider e con il sostanziale silenzio dell'Osservatore romano. Per un cattolico c'è più di un motivo di preoccupazione.

La dichiarazione del cardinal Stickler non è affatto rappresentativa della chiesa austriaca e tanto meno della Curia romana. E qualcuno dovrebbe ricordare che il suddetto cardinale può vantarsi di aver portato in udienza da Giovanni Paolo II Kurt Waldheim nel momento più caldo della polemica sui trascorsi nazisti dell'ex presidente austriaco.

I punti seri della disputa su Haider toccano l'emigrazione e gli ebrei e su di essi la Chiesa cattolica, nonostante tutto, ha buone pezze d'appoggio.

Per l'emigrazione - visto che scrivo per un giornale che non lo ama - vorrei citare Pio XII, che in una lettera del 24 dicembre 1948 all'arcivescovo di Cincinnati, allora rappresentativo della chiesa americana, scriveva: "Voi sapete, infatti, con quali inquietudini e quali preoccupazioni noi pensiamo continuamente a coloro che, in seguito ad una rivoluzione avvenuta nella loro patria, o perché spinti dalla fame e dalla disoccupazione, sono stati costretti ad abbandonare il loro domicilio, ed a recarsi all'estero. Lo stesso diritto naturale, non meno che il sentimento di umanità, obbliga a dare a costoro la possibilità di emigrare; il Creatore di tutte le cose, ha infatti destinato tutti i beni al servizio dell'utilità di tutti gi uomini. Per questo motivo, ancorché sia degno di rispetto il dominio sovrano di ogni Stato, non può questo dominio essere addotto - allorché la terra e offra qua o là il necessario per mantenere una grande moltitudine di abitanti - come pretesto per rifiutare l'entrata nel paese agli stranieri senza risorse".

Quanto alla questione ebraica vale ricordare che nel 1998, mons. Joham Weber, vescovo di Graz e presidente della Conferenza episcopale austriaca, nel presentare il Dialogo per l'Austria, prima assemblea ecclesiale nazionale per rinnovare pastoralmente e rendere attuale la chiesa cattolica in Austria, dichiarava la necessità di suscitare un'ondata di riflessione in tutta l'Austria, e non soltanto all'interno della chiesa cattolica. Si realizzò un documento-base, Dein Reich komme (Venga il tuo Regno), dove, a proposito di ebraismo, si dichiara che "i vecchi pregiudizi dei cristiani hanno contribuito alla persecuzione degli ebrei da parte del nazionalsocialismo" e che, senza dubbio, nel corso della persecuzione, le chiese e i singoli cristiani hanno anche aiutato gli ebrei, ma "in quel tempo non si è avuto un impegno più visibile da parte della chiesa in Austria". Solo il Concilio Vaticano II ha avviato un chiaro cambiamento al riguardo. Resta comunque da chiedersi se le indicazioni del Concilio e i passi fatti da papa Wojtyla verso gli ebrei "siano già stati veramente accettati dalla maggior parte dei cattolici".

Il documento-base ricorda anche il dovere dei cristiani di impegnarsi per il rispetto dei diritti umani, per un'accoglienza degna di esseri umani dei rifugiati, per la parità di trattamento dei lavoratori stranieri e per la protezione delle minoranze etniche.

L'assemblea ecclesiale ha poi approvato (223 delegati su 261): "I delegati affermano la necessità di passi concreti per attuare l'integrazione degli stranieri e delle straniere che vivono e lavorano in Austria. I delegati conoscono i timori della popolazione, per cui sono favorevoli all'introduzione o all'intensificazione di attività volte al chiarimento del problema e alla formazione dei cittadini. Soprattutto i cattolici sono chiamati a contrastare ogni propaganda psicologica conto i poveri e i malati e ogni ostilità nei riguardi degli stranieri".

Se le cose stanno - come stanno - a questo modo se ne deve concludere che il cardinal Stikler non rappresenta nessuno, tuttavia poiché le sue parole appartengono a quel passato che non passa, anzi minaccia di tornare, non sarebbe male che qualcuno, rappresentativo del mondo cattolico, dicesse qualcosa di chiaro, andando oltre le miopi tergiversazioni dell' Avvenire. Fidenter.

Argomenti di questa pagina:
Austria, nazismo, cattolicesimo
 

 


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