CASO HAIDER
Il cardinal Stikler la chiesa d'Austria e i silenzi vaticani
NUNTIUS PURPUREUS
L e dichiarazioni, riportate ieri dal Corsera,
del cardinal Stickler (secondo lo stesso quotidiano "il più
noto esponente austriaco della Curia romana") sorprendono e allarmano.
Allarmano tanto più se messe in rapporto con la posizione
dell'Avvenire (organo dei vescovi e del cardinale Ruini)
ostile all'intervento europeo contro l'ascesa al governo di Haider
e con il sostanziale silenzio dell'Osservatore romano.
Per un cattolico c'è più di un motivo di preoccupazione.
La dichiarazione del cardinal Stickler non è affatto
rappresentativa della chiesa austriaca e tanto meno della Curia
romana. E qualcuno dovrebbe ricordare che il suddetto cardinale
può vantarsi di aver portato in udienza da Giovanni Paolo
II Kurt Waldheim nel momento più caldo della polemica sui
trascorsi nazisti dell'ex presidente austriaco.
I punti seri della disputa su Haider toccano l'emigrazione e
gli ebrei e su di essi la Chiesa cattolica, nonostante tutto,
ha buone pezze d'appoggio.
Per l'emigrazione - visto che scrivo per un giornale che non
lo ama - vorrei citare Pio XII, che in una lettera del 24 dicembre
1948 all'arcivescovo di Cincinnati, allora rappresentativo della
chiesa americana, scriveva: "Voi sapete, infatti, con quali inquietudini
e quali preoccupazioni noi pensiamo continuamente a coloro che,
in seguito ad una rivoluzione avvenuta nella loro patria, o perché
spinti dalla fame e dalla disoccupazione, sono stati costretti
ad abbandonare il loro domicilio, ed a recarsi all'estero. Lo
stesso diritto naturale, non meno che il sentimento di umanità,
obbliga a dare a costoro la possibilità di emigrare; il
Creatore di tutte le cose, ha infatti destinato tutti i beni al
servizio dell'utilità di tutti gi uomini. Per questo motivo,
ancorché sia degno di rispetto il dominio sovrano di ogni
Stato, non può questo dominio essere addotto - allorché
la terra e offra qua o là il necessario per mantenere una
grande moltitudine di abitanti - come pretesto per rifiutare l'entrata
nel paese agli stranieri senza risorse".
Quanto alla questione ebraica vale ricordare che nel 1998, mons.
Joham Weber, vescovo di Graz e presidente della Conferenza episcopale
austriaca, nel presentare il Dialogo per l'Austria, prima
assemblea ecclesiale nazionale per rinnovare pastoralmente e rendere
attuale la chiesa cattolica in Austria, dichiarava la necessità
di suscitare un'ondata di riflessione in tutta l'Austria, e non
soltanto all'interno della chiesa cattolica. Si realizzò
un documento-base, Dein Reich komme (Venga il tuo Regno),
dove, a proposito di ebraismo, si dichiara che "i vecchi pregiudizi
dei cristiani hanno contribuito alla persecuzione degli ebrei
da parte del nazionalsocialismo" e che, senza dubbio, nel corso
della persecuzione, le chiese e i singoli cristiani hanno anche
aiutato gli ebrei, ma "in quel tempo non si è avuto un
impegno più visibile da parte della chiesa in Austria".
Solo il Concilio Vaticano II ha avviato un chiaro cambiamento
al riguardo. Resta comunque da chiedersi se le indicazioni del
Concilio e i passi fatti da papa Wojtyla verso gli ebrei "siano
già stati veramente accettati dalla maggior parte dei cattolici".
Il documento-base ricorda anche il dovere dei cristiani di impegnarsi
per il rispetto dei diritti umani, per un'accoglienza degna di
esseri umani dei rifugiati, per la parità di trattamento
dei lavoratori stranieri e per la protezione delle minoranze etniche.
L'assemblea ecclesiale ha poi approvato (223 delegati su 261):
"I delegati affermano la necessità di passi concreti per
attuare l'integrazione degli stranieri e delle straniere che vivono
e lavorano in Austria. I delegati conoscono i timori della popolazione,
per cui sono favorevoli all'introduzione o all'intensificazione
di attività volte al chiarimento del problema e alla formazione
dei cittadini. Soprattutto i cattolici sono chiamati a contrastare
ogni propaganda psicologica conto i poveri e i malati e ogni ostilità
nei riguardi degli stranieri".
Se le cose stanno - come stanno - a questo modo se ne deve concludere
che il cardinal Stikler non rappresenta nessuno, tuttavia poiché
le sue parole appartengono a quel passato che non passa, anzi
minaccia di tornare, non sarebbe male che qualcuno, rappresentativo
del mondo cattolico, dicesse qualcosa di chiaro, andando oltre
le miopi tergiversazioni dell' Avvenire. Fidenter.
|
Argomenti di questa pagina:
Austria, nazismo, cattolicesimo
|