EGITTO IERI, PER LA PRIMA VOLTA, LA PROPOSTA IN PARLAMENTO
Divorzio all'egiziana contro l'Islam al maschile
Un diritto anche per le donne. Ora agli uomini basta un modulo
- MICHELE GIORGIO - GERUSALEMME
U n passo in avanti, altri cento da fare".
Così l'edizione in lingua inglese del giornale Al-Ahram
ha titolato nei giorni scorsi in riferimento alla presentazione
nel parlamento egiziano della proposta di legge che, nelle intenzioni
dei suoi promotori, dovrebbe garantire alle donne egiziane una
maggiore uguaglianza nei confronti degli uomini in una materia
delicata come il divorzio.
Oggi un uomo egiziano - come in molti altri paesi del mondo
arabo islamico - può divorziare in pochi minuti. Non deve
far altro che compilare un modulo e non è neanche tenuto
ad informare la moglie delle sue intenzioni. Una donna invece
per ottenere un divorzio, anche per fatti di estrema gravità,
rimane in attesa della sentenza dei giudici per molti anni e alla
fine, nella maggior parte dei casi, sono i mariti ad uscire vittoriosi
dall'aula del tribunale. Con la nuova legge le donne potranno
ottenere il divorzio in pochi mesi se si dichiarerenno pronte
a rinunciare alla dote, agli alimenti e ad altri benefici ("Mut'a",
"Mu'akhar" e "Mahr") che, nel diritto islamico, vengono sottoscritti
dai coniugi e dalle loro famiglie prima del matrimonio. I mariti
avranno 90 giorni di tempo per l'appello. In seguito alle sentenza
di divorzio le donne potranno risposarsi senza più correre
il rischio d'essere accusate di bigamia. La nuova legge prevede
inoltre che in Egitto l'uomo e la donna abbiano lo stesso diritto
di autorizzare viaggi all'estero del coniuge. Oggi solo gli uomini,
in quanto "tutori" di moglie e figlie, godono di questa facoltà.
"Siamo di fronte ad una svolta sociale di grande importanza
- ha commentato con ottimismo Muna Zulficar, una delle promotrici
della legge - in questo modo si potranno cambiare abitudini e
modi di pensare della gente, in particolare degli uomini che dominano
ogni aspetto della vita sociale". La discussione parlamentare
sulla legge è cominciata ieri, e il testo con ogni probabilità
verrà approvato senza emendamenti. L'esecutivo lo sostiene
più o meno apertamente e i deputati del partito di governo
("Partito nazionale democratico"), che controlla circa il 90%
del Parlamento, sono stati "sollecitati" a dare senza esitazioni
la loro approvazione. Allo stesso tempo molti si domandano se
sarà possibile applicare una legge che è stata promossa
dai movimenti delle donne e sostenuta dal governo ma che incontra
l'ostilità di buona parte gli uomini e che è già
stata criticata da molti giudici.
Per Magda Adly del centro "Nadim" del Cairo, che offre assistenza
legale gratuita alle donne, "la legge è ottima, almeno
paragonata a quella esistente, ma dobbiamo chiederci quante donne
potranno sfruttarla. La nostra è una società povera
e le donne raramente lavorano, mi chiedo quante di loro potranno
rinunciare alla dote e agli alimenti. Le donne rischiano di dover
mettere da parte questi nuovi diritti per non morire di fame".
Da parte sua la scrittrice Heba Rauf, islamista moderata, ha criticato
la nuova legge affermando che in realtà tende a garantire
diritti soltanto ad una élite. "Oggi in Egitto - ha commentato
- solo poche centinaia di donne possono permettersi di rinunciare
alla dote. Ancora meno sono quelle che hanno i mezzi necessari
per viaggiare all'estero. Questa legge forse è stata presentata
per favorire le donne della borghesia ricca".
L'applicazione effettiva della nuova egge dipenderà in
parte proprio dall'atteggiamento degli islamisti moderati che
possono legittimarla agli occhi della popolazione. Uno di loro,
lo sceicco Mohammed Sayyed Tantawi dell'importante moschea e università
islamica "Al-Azhar", ha già espresso un primo parere favorevole
affermando che la legge è compatibile con i principi dell'Islam.
La tradizione vuole peraltro che sia stato lo stesso profeta Maometto
a dichiararsi a favore di un rapido divorzio per la donna se questa
"rinuncerà al giardino" (cioè alla dote) che aveva
ricevuto in dono dal marito.
Tuttavia nelle regioni meridionali egiziane, più conservatrici
rispetto al Cairo, cresce il fermento tra gli uomini decisi a
lottare contro l'introduzione di una legge che senza dubbio riduce
il loro potere. "Le pressioni che vengono esercitate dall'alto
non mi impressionano - ha protestato il parlamentare Ahmed Abu
Huji - mi batterò con tutte le mie forze contro questa
legge che, sono certo, scatenerà violenze di ogni tipo".
Secondo Abu Huji molte donne "saranno uccise dai mariti che non
accetteranno le sentenze di divorzio". Previsioni catastrofiche
che la sua collega Farhuda Hassan, giudica "assurde". "Sono avvertimenti
pericolosi ma anche prevedibili anche da parte degli uomini che
intendono conservare intatto il loro potere. Tuttavia le donne
egiziane non si lasceranno intimorire" ha detto la parlamentare,
aggiungendo di essere certa che "molte di noi non rinunceranno
a servirsi della nuova legge per sottrarsi a forme di oppressione
e di violenza, nonostante le minacce degli uomini".
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Egitto, Donne, Islam
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