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Girodivite - n° 61 / febbraio 2000

L'Egitto e le sue donne

di Michele Giorgio, da: Il Manifesto, 26 gennaio 2000

EGITTO IERI, PER LA PRIMA VOLTA, LA PROPOSTA IN PARLAMENTO

Divorzio all'egiziana contro l'Islam al maschile

Un diritto anche per le donne. Ora agli uomini basta un modulo

- MICHELE GIORGIO - GERUSALEMME

U n passo in avanti, altri cento da fare". Così l'edizione in lingua inglese del giornale Al-Ahram ha titolato nei giorni scorsi in riferimento alla presentazione nel parlamento egiziano della proposta di legge che, nelle intenzioni dei suoi promotori, dovrebbe garantire alle donne egiziane una maggiore uguaglianza nei confronti degli uomini in una materia delicata come il divorzio.

Oggi un uomo egiziano - come in molti altri paesi del mondo arabo islamico - può divorziare in pochi minuti. Non deve far altro che compilare un modulo e non è neanche tenuto ad informare la moglie delle sue intenzioni. Una donna invece per ottenere un divorzio, anche per fatti di estrema gravità, rimane in attesa della sentenza dei giudici per molti anni e alla fine, nella maggior parte dei casi, sono i mariti ad uscire vittoriosi dall'aula del tribunale. Con la nuova legge le donne potranno ottenere il divorzio in pochi mesi se si dichiarerenno pronte a rinunciare alla dote, agli alimenti e ad altri benefici ("Mut'a", "Mu'akhar" e "Mahr") che, nel diritto islamico, vengono sottoscritti dai coniugi e dalle loro famiglie prima del matrimonio. I mariti avranno 90 giorni di tempo per l'appello. In seguito alle sentenza di divorzio le donne potranno risposarsi senza più correre il rischio d'essere accusate di bigamia. La nuova legge prevede inoltre che in Egitto l'uomo e la donna abbiano lo stesso diritto di autorizzare viaggi all'estero del coniuge. Oggi solo gli uomini, in quanto "tutori" di moglie e figlie, godono di questa facoltà.

"Siamo di fronte ad una svolta sociale di grande importanza - ha commentato con ottimismo Muna Zulficar, una delle promotrici della legge - in questo modo si potranno cambiare abitudini e modi di pensare della gente, in particolare degli uomini che dominano ogni aspetto della vita sociale". La discussione parlamentare sulla legge è cominciata ieri, e il testo con ogni probabilità verrà approvato senza emendamenti. L'esecutivo lo sostiene più o meno apertamente e i deputati del partito di governo ("Partito nazionale democratico"), che controlla circa il 90% del Parlamento, sono stati "sollecitati" a dare senza esitazioni la loro approvazione. Allo stesso tempo molti si domandano se sarà possibile applicare una legge che è stata promossa dai movimenti delle donne e sostenuta dal governo ma che incontra l'ostilità di buona parte gli uomini e che è già stata criticata da molti giudici.

Per Magda Adly del centro "Nadim" del Cairo, che offre assistenza legale gratuita alle donne, "la legge è ottima, almeno paragonata a quella esistente, ma dobbiamo chiederci quante donne potranno sfruttarla. La nostra è una società povera e le donne raramente lavorano, mi chiedo quante di loro potranno rinunciare alla dote e agli alimenti. Le donne rischiano di dover mettere da parte questi nuovi diritti per non morire di fame". Da parte sua la scrittrice Heba Rauf, islamista moderata, ha criticato la nuova legge affermando che in realtà tende a garantire diritti soltanto ad una élite. "Oggi in Egitto - ha commentato - solo poche centinaia di donne possono permettersi di rinunciare alla dote. Ancora meno sono quelle che hanno i mezzi necessari per viaggiare all'estero. Questa legge forse è stata presentata per favorire le donne della borghesia ricca".

L'applicazione effettiva della nuova egge dipenderà in parte proprio dall'atteggiamento degli islamisti moderati che possono legittimarla agli occhi della popolazione. Uno di loro, lo sceicco Mohammed Sayyed Tantawi dell'importante moschea e università islamica "Al-Azhar", ha già espresso un primo parere favorevole affermando che la legge è compatibile con i principi dell'Islam. La tradizione vuole peraltro che sia stato lo stesso profeta Maometto a dichiararsi a favore di un rapido divorzio per la donna se questa "rinuncerà al giardino" (cioè alla dote) che aveva ricevuto in dono dal marito.

Tuttavia nelle regioni meridionali egiziane, più conservatrici rispetto al Cairo, cresce il fermento tra gli uomini decisi a lottare contro l'introduzione di una legge che senza dubbio riduce il loro potere. "Le pressioni che vengono esercitate dall'alto non mi impressionano - ha protestato il parlamentare Ahmed Abu Huji - mi batterò con tutte le mie forze contro questa legge che, sono certo, scatenerà violenze di ogni tipo". Secondo Abu Huji molte donne "saranno uccise dai mariti che non accetteranno le sentenze di divorzio". Previsioni catastrofiche che la sua collega Farhuda Hassan, giudica "assurde". "Sono avvertimenti pericolosi ma anche prevedibili anche da parte degli uomini che intendono conservare intatto il loro potere. Tuttavia le donne egiziane non si lasceranno intimorire" ha detto la parlamentare, aggiungendo di essere certa che "molte di noi non rinunceranno a servirsi della nuova legge per sottrarsi a forme di oppressione e di violenza, nonostante le minacce degli uomini".

Argomenti di questa pagina:
Egitto, Donne, Islam
 

 


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