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Girodivite - n° 59
/ dicembre 1999 - Pacifismo
D'Alema e il suo consigliere militare
di Alessandro Marescotti. - Pubblicato sul sito di PeaceLink,
una breve sintesi è stata diffusa anche dalla Catena di San Luibero
/ di Riccardo Orioles.
Da
chi siamo governati veramente?
"Comandante...?"
"Dica
Presidente..."
Il generale Cucchi è il consigliere militare
di Massimo D'Alema. Perché ne parliamo?
Perché vi vorremmo raccontare una storia vera che comincia con
un generale e che finisce con due errori di matematica...
E accaduto che Massimo D'Alema abbia presentato al Parlamento la relazione
annuale sull'esportazione di armi italiane per il 1998. Da tale relazione
risultava un calo del 6% nella consegna di armi italiane e i
baffi del Presidente sembravano parlare da soli e dire: "Vedete amici
pacifisti?..."
Ma D'Alema - o chi per lui - aveva commesso due errori di matematica:
aveva scambiato, negli addendi di un'addizione, i miliardi per milioni
e si era dimenticato di convertire i marchi in lire. Nessuno se ne era
accorto. Fino a quando due ricercatori collegati al movimento pacifista
hanno rifatto i conti e hanno visto che i calcoli non quadravano. Dai
conti rifatti è emerso che - contrariamente a quanto dichiarato
nella relazione di D'Alema - le armi esportare e consegnate dall'Italia
non erano diminuite del 6% ma erano aumentate del 30%!
"Comandante...?"
"Dica
Presidente..."
"è
arrivato un fax dai pacifisti..."
"I
soliti..."
"Già,
ma qui dicono che noi abbiamo fatto un errore di matematica, anzi due..."
I nostalgici anni Ottanta si potevano aspettare che un presidente del
consiglio "di sinistra" che partecipava e partecipa ancora a marce pacifiste
scegliesse un civile come esperto di fiducia sulle questioni militari.
Che scegliesse come consigliere ad esempio uno scienziato al di sopra
delle parti e di chiara fama internazionale, impegnato per il controllo
degli armamenti e il disarmo nucleare.
E invece no. D'Alema è andato sul sicuro, non ha voluto correre
rischi e ha scelto un "vero" generale come consigliere personale.
A dire la verità non sappiamo neppure se se lo è scelto
lui quel generale, o se glielo ha assegnato d'ufficio la Nato, o se
sia già stato il consigliere militare del governo di centrodestra,
o se sia stato un suo vecchio compagno ai tempi della FGCI. Non
approfondiamo, che è meglio.
Per ora - alla luce degli svarioni di matematica presenti nella relazione
sull'export di armi - chiediamoci: chi scrive le relazioni di D'Alema
se deve pronunciarsi sulla politica militare? E chi lo consiglia nel
prendere le decisioni? E chi - alla fine dei conti - prende le decisioni?
In poche parole: da chi siamo governati veramente?
Viene un po' da pensare alle storie di quei signori anziani che entrano
in un negozio per comprare un semplice telefono senza fili da mettere
su comodino e se ne escono con cellulare GSM triband, display
a colori, modem incorporato e collegamento ad infrarossi con la lavatrice,
il forno a microonde e l'impianto di aria condizionata attivabile con
messaggino elettronico. Perché hanno scelto cosi'? Perche cosi'
sono stati consigliati e... si sono scelti come consigliere il negoziante.
Ma cosa c'entra tutto cio' con D'Alema? Beh, in effetti poco, la differenza
sta nel fatto che come capo del governo, quando sceglie, non spende
i suoi soldi ma i nostri. E con i nostri soldi farà mettere in
cantiere una nuova portaerei da 4 mila miliardi. Forse lui non ricorda
neppure la data: maggio del 2000. Ma questa è un'altra storia:
torniamo al consigliere militare del leader Massimo...
"Comandante...?"
"Dica
Presidente..."
"Come
la mettiamo con questi svarioni?... La brutta figura la faccio io, mica
lei..."
È
piccato. Lui è uno che va al sodo, mica si perde dietro le farfalle:
ci voleva un tecnico e un tecnico ha scelto. Un generale. Caspita, se
non ci si fida di un generale... Mica D'Alema poteva scegliere un pacifista
come consigliere militare: ridicolo. I pacifisti prendono abbagli, sono
strani, non che siano cattive persone, ma non hanno le competenze, e
poi sono pateticamente fuori dal mondo. Se fosse per loro invece carri
armati nel terzo mondo bisognerebbe esportare grano e trattori.
Cose irrealistiche. Questo avrà rimuginato il nostro baldo Presidente
quando ha presentato, con la sua sicurezza che lo contraddistingue,
una relazione annuale sul commercio delle armi, ignaro che essa fosse
inficiata dagli errori piu' grossolani.
"Comandante, abbiamo scambiato i miliardi con
i milioni..."
"Presidente,
non si preoccupi, sono solo errori di matematica..."
"Come??"
"Si',
si'... non si preoccupi, tanto gli italiani ammirano gli studi classici,
la sua eloquenza nel parlare, badano ai congiuntivi, mica a volgari
conti di aritmetica..."
Ed è stato cosi' che la relazione di D'Alema è stata
corretta da due esperti di area "pacifista", due di quelli che stanno
sempre li' a fare i puntigliosi e che si prendono la briga di leggere
quelle cartelle che D'Alema recita senza forse leggersele prima.
"Comandante... e che gli rispondiamo a questi
pacifisti? Che abbiamo sbagliato?!?"
"Ma
certo, basta riderci su e tutto passa... Vedrà che non ne parlerà
nessuno, non farà notizia... Piuttosto, si ricordi della Einaudi..."
"Ah,
la casa editrice... ?"
"Ma
no, la Luigi Einaudi, la nuova bellissima portaerei che le ho fatto
vedere sul progetto! Quella con cui possiamo fare gli sbarchi anfibi"
Diamo un'accelerata che la Nato ci tira le orecchie..."
"Certo,
Comandante, certo..."
--- Questa che vi abbiamo raccontato non e’ una barzelletta ma è
una storia vera che si è conclusa con un fax del generale Cucchi
all'Osservatorio sul Commercio delle Armi di Firenze, in cui alla fine
si ammettevano gli errori "contabili e di trascrizione".
Ora sappiamo che le esportazioni italiane di armi nel 1998, in termini
di consegne effettive, non sono calate ma aumentare. E sappiamo
inoltre che - in contraddizione con la legge 185/90 - queste armi le
vendiamo a nazioni poco presentabili, come la Cina o la Turchia. Quegli
errori contabili ci davano la pia impressione di essere diventati piu'
"pacifisti". Ma non è vero. Continuiamo a vendere le armi
alla Colombia, dove "centinaia di persone sono state uccise dalle
forze di sicurezza e dai gruppi paramilitari che operano con il sostegno
di queste e dove la maggior parte delle vittime sono stete torturate
prima di essere uccise" (fonte: Amnesty International). Ma Amnesty
International non è una fonte ufficiale degna di fiducia
per il nostro governo che sta continuando nell'opera dei governi precedenti:
svuotare di vincoli la legge 185/90 la quale impone all'Italia di non
vendere armi ai paesi che violano i diritti umani. Ma - e qui sta la
furbizia al limite dell'imbroglio - le uniche fonti attendibili per
il governo italiano sono i rapporti Onu, in cui - per chiari giochi
politici - Cuba è considerata "nazione che viola i diritti umani"
e la Cina o la Colombia o la Turchia no. Questo svuotamento è
avvenuto non tramite atti legislativi del Parlamento ma per mezzo di
normative ministeriali (scritte da qualche generale?) che sfuggono sia
ai parlamentari sia ai cittadini. Quelle norme di grado inferiore alle
leggi parlamentari, che di fatto vanificano in buona parte la legge
185/90, sono intoccabili: i cittadini non hanno neppure il potere di
abrogarle per referendum, non essendo appunto leggi.
Ma è bene non parlare troppo di queste cose se no i cittadini
diventano qualunquisti, si accorgono di essere stati scippati
di buona parte loro potere, non distinguono piu' la destra dalla sinistra
e non vanno piu' a votare.
Se infatti - per ipotesi - le scelte fondamentali fossero in mano a
lobby che - al di là del variare dei governi - piazzano i propri
"esperti" dietro ai responsabili di governo, viene da chiedersi: noi
siamo governati da chi votiamo? Chi e’ che "scrive i numeri" delle scelte
che contano in Italia? Che fine ha fatto l’art.1 della Costituzione
che recita "la sovranità appartiene al popolo"?
I piu’ scettici potrebbero chiedersi: al Presidente del Consiglio compete
il potere di scrivere i congiuntivi corretti o anche di scrivere le
cifre corrette?
Alcuni obietteranno che stiamo sconfinando troppo sulla matematica
e ce ne scusiamo... ;-)
Ma sono domande che dobbiamo pur porre alla nostra coscienza critica,
anche solo per confutarle e poi volgere il nostro sguardo verso prospettive
in cui trovi ancora spazio l’ottimismo e la fiducia verso la politica.
Alessandro
Marescotti
Released online: December, 1999
******July,
2000
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