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Girodivite - n° 58 / novembre 1999 - Firenze, politica, ecologia

La commissione ambiente all'antimeeting di Firenze

alcuni dei testi elaborati dalla Commissione Ambiente in occasione delle giornate di Firenze dell'anti-meeting del 10-21 novembre 1999.
“LE RELAZIONI ECOLOGICHE DELLA GLOBALIZZAZIONE “

La ricchezza prodotta dalle società umane e il sapere collettivo
permetterebbero di garantire a tutti gli abitanti della Terra una vita degna
di essere vissuta nel rispetto della natura, cioè attraverso corrette e
coerenti relazioni tra sistemi ecologici e comunità umane.
Invece le politiche liberiste e la globalizzazione economica condannano
milioni di esseri umani alla morte, alla povertà, alla malattia, all’
esclusione e distruggono le relazioni ecologiche  fondamentali che sono
essenziali per la continuazione della vita sulla Terra.
Il movimento mondiale di resistenza alla ‘globalizzazione’ ha messo in
evidenza come, nell’ attuale fase della mondializzazione dell’ economia,
stia esplodendo la contraddizione principale del capitalismo : la necessità
costitutiva della crescita economica illimitata e l’ incapacità di
realizzarla, in ragione delle relazioni ecologiche naturali e della
resistenza di società umane locali ed autonome rispetto al dominio
capitalistico.
Nel momento in cui la globalizzazione ed il suo ‘ordine’ sociale si
estendono a tutto il pianeta, la crisi ecologica e le insopportabili
condizioni materiali di esistenza, nelle quali vive la maggioranza degli
esseri umani, spazzano via l’ ipotesi  che il capitalismo possa essere il
migliore dei mondi possibili.
Per queste ragioni le  organizzazioni e le istituzioni economiche e
finanziarie internazionali tentano di definire e di costruire nuove
relazioni ecologiche e sociali, nel segno della compatibilità tra sviluppo
ed ambiente. Una compatibilità tanto miope quanto inefficace.
Il progetto di civilizzazione che il Capitale ha proposto alle classi
sociali, ai popoli della Terra, alle donne e agli uomini che la abitano, è
fondato sull’ estensione a tutto il pianeta della modernità tecnologica ed
economica, quale nuova forma di colonizzazione e di dominio di popoli,
culture  locali, sistemi ecologici. Una civilizzazione legittimata con la
‘favola moderna’ che la globalizzazione delle relazioni di mercato avrebbe
garantito la pace nel mondo. Le relazioni internazionali degli ultimi
cinquant’ anni, e recentemente la guerra nei Balcani, a Timor Est e in tante
regioni del pianeta, dimostrano esattamente  il contrario.
Oggi è precisamente questo progetto di civilizzazione che perde la sua
legittimazione e viene a cadere.
La promozione del liberoscambio, guidata da FMI e BM, ha creato durante gli
ultimi cinquanta anni nuovi limiti ecologici, sociali ed economici; tra l’
altro costringendo intere popolazioni del 3° e del 4° mondo all’ emigrazione
e distruggendo l’ ambiente e modi di vita tradizionali.
Un pugno di compagnie e di organizzazioni transnazionali hanno oggi la
possibilità ed il potere di modellare il mondo e le strutture ecologiche
secondo la loro convenienza, arrivando a manipolare i codici di trasmissione
genetica. Un processo ben rappresentato dall’ AMI (Accordo Multilaterale
sugli Investimenti), con le proposte di investimenti fuori da qualsiasi
controllo, antidemocratici, con effetti devastanti sull’ ambiente e sulle
culture locali. (Un progetto fatto saltare dal movimento di cittadini,
popoli nativi ed organizzazioni di base - ottobre 1998).
ESODI BIBLICI - ECOCIDI - GUERRE - MISERIA - FAME - questa è la
civilizzazione che ci viene proposta !!!

Le relazioni ecologiche pensate ed imposte dalla globalizzazione si basano
sulla definitiva rottura della correlazione tra Natura, Lavoro, Capitale.
All’aumento della produttività generale non corrisponde l’ aumento degli
occupati e la distribuzione della ricchezza prodotta. La Natura  viene
ridotta ad Ambiente ed i suoi processi di uso sono ricondotti ad una rigida
compatibilità con le ragioni e le regole dell’ Impresa e del Mercato.
Le tecnologie moderne, create nel contesto della crescita, sono associate a
pesanti costi ecologici. Le innovazioni tecnologiche nei settori chiave
quali informazione, telecomunicazioni, biotecnologie, ed il sistema
tecnologico nel suo complesso, esteso ora a tutta la biosfera, distruggono
la Natura e  sono fonte di nuove e pesanti forme di ineguaglianza e di
repressione.
Come è noto le tecnologie non sostituiscono lavoro ma lavoratori, per cui l’
intensità, la durata e la non sicurezza del lavoro aumentano.Inoltre nuove
forme di dominio vengono incorporate nelle macchine e nelle relazioni
sociali che organizzano i sistemi del sapere e della produzione.
Incidenti e disastri derivano da questo modo di progettare le macchine,
dalla loro non sicurezza e non affidabilità congenite. Questa è la ragione
per cui le macchine “fuggono” da sistemi sociali che effettuano almeno i
controlli (non potendo, stante il dominio del capitale, imporre una diversa
concezione e progettazione delle macchine), per “emigrare” verso paesi dove
controlli, normative, capacità di risposta dei lavoratori sono al minimo :
da cui Bophal, Cernobil e infiniti altri disastri.

Vai a inizio pagina I cinque pianeti della globalizzazione


Se tutti i paesi del globo raggiungessero il livello di sviluppo del Nord,
occorrerebbero cinque Terre per estrarre i materiali e collocare i rifiuti.
Lo sviluppo è fallito come impresa socioeconomica e come strumento di
promozione umana. Nei fatti è stato un processo di allontanamento di interi
popoli dalla loro tradizionale base culturale e produttiva condivisa. Basti
pensare agli aiuti allo sviluppo che hanno rivelato la loro vera finalità :
aiuti al processo di modernizzazione e di globalizzazione. Scienza, Mercato,
Stato hanno fatto la guerra alle diversità ecologiche, sociali e culturali.
Il processo di mondializzazione non riguarda solo la distruzione della
natura, esso riguarda anche la distruzione di culture locali, di interi
popoli, di autonome modalità di esistenza.
L’ insostenibile “sviluppo sostenibile”
L’ ambiente fa la sua comparsa sulla scena politica come concetto critico
delle politiche dello sviluppo, ma nel tempo diventa un concetto che
annuncia una nuova era dello sviluppo. Nel ricettario sempre mutevole la
nozione di sviluppo sostenibile è tesa a riformulare in termini di
compatibilità la crisi della scarsità delle risorse.
Quando diventano palesi gli effetti distruttivi dello sviluppo, il concetto
viene allargato in modo da incorporare malattia e rimedio.
Con il Rapporto Brundtland si compie, sul piano internazionale ed
istituzionale, il connubio tra perseverante bramosia  per lo sviluppo e
preoccupazione per l’ ambiente, a conclusione di una fase iniziata a
Stoccolma nel 1972 (“Conferenza delle Nazioni Unite sull’ Ambiente Umano”) e
che porta negli anni ‘80 le preoccupazioni per l’esaurimento delle risorse
fondamentali e per l’ inquinamento planetario ai primi posti nelle agende
delle politiche internazionali. Una spia della preoccupazione per gli
effetti delle tensioni ecologiche sulle prospettive economiche. La gestione
efficiente delle risorse naturali diventa componente essenziale del
pacchetto dello sviluppo, ottimizzando lo sfruttamento della Natura e
indirizzandolo verso livelli accettabili di tolleranza.
Nel modello di sostenibilità che è risultato vincente e che è stato
istituzionalizzato a livello internazionale dal Rapporto Brundtland e dalla
Conferenza di Rio, i limiti per la sostenibilità sono intesi come “non
assoluti ma imposti dal presente stato dell’ organizzazione tecnologica e
sociale e dalla capacità della biosfera di assorbire gli effetti delle
attività umane”. Si punta quindi su una evoluzione del controllo tecnologico
dei processi di sviluppo, dei rischi e degli stessi processi naturali. Un
atteggiamento tanto obsoleto quanto funzionale al sistema economico.
In nome della sopravvivenza del pianeta
Dopo la povertà, la fame, l’ ‘analfabetismo’, la nuova emergenza è la
sopravvivenza  del pianeta.
La sopravvivenza del pianeta  come questione globale è motivo per
intromettersi  nelle dinamiche sociali delle comunità, nei paesi del Sud,
nei processi di autorganizzazione.
La sopravvivenza del Pianeta giustifica interventi statali e delle compagnie
economiche e finanziarie internazionali.
Per assicurare la sopravvivenza del pianeta l’ autonomia e l’
autorganizzazione di popoli e delle comunità diventano un valore antisociale
e le diversità locali diventano ostacolo per la salvezza globale.
Nella globalizzazione l’ idea di una sovranità a carattere territoriale
diventa ridicola. La crisi ecologica ha conseguenze nella forma e nella
sostanza della democrazia (ricaduta del materiale radioattivo...). Salta la
congruenza tra chi prende le decisioni, le parti territoriali e sociali
interessate, i controlli.

La nuova geografia della globalizzazione e le sue relazioni ecologiche e
sociali mostrano ora tutti i loro effetti.
La distruzione delle capacità autorigenerative degli ecosistemi. Il rischio
di estinzione delle specie vegetali ed animali. La distruzione di forme di
vita  ritenute estranee ai bisogni con potere d’ acquisto, gli unici bisogni
che il capitalismo sia capace di riconoscere. Gli alimenti agli ormoni. La
circolazione e l’ esportazione di organismi geneticamente   modificati(Ogm).
L’ agricoltura chimica. Il buco d’ ozono. L’ effetto serra. La distruzione
delle foreste pluviali. La riduzione delle terre coltivabili. I processi di
desertificazione. L’ introduzione di sostanze di sintesi estranee alla vita
: diossine, furani, radionuclidi, pvc; la produzione di rifiuti. L’ attacco
alla salute di lavoratori ed abitanti. La tematica della salute, resa
subalterna al generico problema ambientale. L’ estinzione delle politiche di
prevenzione sanitaria ed ambientale.
Nuove minacce riguardano non più solo le risorse non rinnovabili, ma anche
le risorse rinnovabili, di fatto rese non rinnovabili a causa della
distruzione ambientale : acqua, aria, vegetazione e capacità dello
spazio-ambiente di assorbire i rifiuti, stato cui sono ridotte le merci dopo
il processo di circolazione e di consumo.

Vai a inizio pagina“LE RELAZIONI ECOLOGICHE DELL’ AUTONOMIA LOCALE”

Milioni di persone si mobilitano -a livello locale, regionale, nazionale ed
internazionale- contro le relazioni ecologiche e sociali imposte dai
processi di globalizzazione.
E’ cresciuto ed è attivo un movimento internazionale di resistenza alla
globalizzazione contro le pratiche di distruzione delle libertà e dell’
ambiente.
Azioni transnazionali di cittadini, gruppi, comitati, associazioni
ambientaliste, sindacati di base, popoli nativi; azioni popolari; forti
organismi di base locali inseriti in una rete di aiuto reciproco e di
alleanza strategica con movimenti analoghi sono espressione della resistenza
di lavoratori e di cittadini contro i progetti delle grandi imprese
transnazionali. Resistenze che si sono espresse nel blocco degli scarichi
tossici, nella protezione dell’ agricoltura locale ed ecosistemica, nel
sostegno ai bisogni vitali di base, nelle lotte per la redistribuzione delle
terre ai contadini, nelle lotte  per la difesa delle foreste, per il blocco
o la profonda  revisione dei trattati commerciali, per il rifiuto degli
aggiustamenti strutturali; nelle battaglie per  la sicurezza sul lavoro, per
il blocco delle privatizzazioni:
*  la lotta internazionale per salvare la foresta amazzonica;
* la coalizione contro il NAFTA, una lotta che ha unificato movimenti
sindacali di base, ambientalisti, gruppi di agricoltori e consumatori,
popoli nativi;
*  le lotte in Chiapas dell’ Ezln e delle comunità contadine ed indio;
*  la rete internazionale di ‘Accordo dei cittadini e dei popoli sugli
investimenti e la ricchezza’ (ACPIR) contro L’ AMI;
*  le critiche del movimento femminista allo sviluppo.

A FIRENZE IL 19 20 21 NOVEMBRE . PROPOSTE PER UN LAVORO COLLETTIVO COMUNE
A fronte di questo nascente  nuovo internazionalismo di movimenti e di
popoli, emerge la necessità di costruire  reti di sostegno , cooperazione,
aiuto reciproco, informazione tra un ampio spettro di movimenti e soggetti
sociali, collegando i nessi tra le condizioni che ciascuno sperimenta sulla
propria pelle e i processi che le influenzano.
Per far questo è indispensabile partire dal valore dell’ autodeterminazione
locale; da processi e forme di autorganizzazione e di autogestione, dalla
costruzione di strumenti di conoscenza, di informazione, di iniziativa.
Proponiamo di assumere come valore la molteplicità e la ricchezza delle
differenti esperienze, posizioni, idee, pratiche proprie dei gruppi e dei
movimenti che converranno a Firenze, rispondendo all’ appello per questo
Countersummit ‘99.
La volontà e l’ obiettivo sono di mettere insieme punti e strategie comuni,
a partire dalle differenze che si riescono a coordinare; di irrobustire una
rete di collegamento europea ed internazionale -in parte esistente, in parte
tutta da costruire- aggregando forze e soggettività antagoniste ed
alternative.

Proponiamo di affrontare nell’ incontro la realtà e gli effetti delle
relazioni ecologiche della globalizzazione e le risposte dei movimenti e
delle realtà che vi si oppongono, avendo in mente e nel cuore l’ obiettivo
di costruire relazioni ecologiche e sociali altre da quelle che ci vengono
imposte.
PROGRAMMA DI MASSIMA per l’ incontro di Sabato 20 novembre
Si è convenuto di organizzare le comunicazioni ed i contributi riferibili al
nesso ambiente/sviluppo ed alle relazioni ecologiche della globalizzazione,
attorno a tre ambiti tematici :
** Produzione e sistemi tecnologici - Saranno trattati : Energia e scelte
energetiche - Ingegneria genetica,     biotecnologie, organismi
geneticamente modificati(Ogm) - Produzione di rifiuti domestici ed
industriali - Reti di distribuzione dell’ elettricità.
**  Infrastrutture  e territorio - Saranno trattati : Sistema dell’ Alta
Velocità ferroviaria; grandi infrastrutture viarie; aree dismesse e luoghi
urbani da riconquistare - Lotte per il bisogno della casa - Abitazioni non
nocive-
**  Effetti - Saranno trattati : Salute ed effetti del trattamento dei
rifiuti (  inceneritori, discariche..)-  elettrosmog e campi magnetici -
Monitoraggio ed emissioni nocive - danni ambientali - salute e rischi sui
luoghi di lavoro - Amianto -

Sul piano propositivo si potrebbero delineare alcune modeste  proposte :
° A  livello internazionale : esigere politiche di riduzione della
produzione di rifiuti, l’ uso di materiali riciclabili nei cicli produttivi,
il blocco di produzioni nocive, rifiutare ogni sperimentazione di
biogenetica e di Ogm -
Sul piano nazionale e/o europeo : Collegarsi su campagne europee - Costruire
dei Report su singoli argomenti - Eventuale costruzione di un foglio di
informazione e di forum telematici su singoli argomenti ( rifiuti
industriali - potenzialità del riciclaggio,  Ogm......)
Sul piano regionale :   Costruire una rete delle regioni mediterranee sul
problema dei rifiuti industriali.

**Il programma è stato volutamente presentato in modo succinto e aperto,
così da permettere un confronto reale. D’ altra parte le prime due pagine
del testo individuano un punto di vista  possibile da cui partire.


Released online: November, 1999

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