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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Girodivite - n° 58 / novembre 1999 - Emarginazione

Appello: no ai nuovi lager


No ai Lager in Italia


Sono luoghi nascosti, alla periferia delle città, del tutto o quasi del
tutto invisibili. Sono luoghi in cui le persone trattenute non hanno
commesso alcun crimine. Per questo, sono luoghi di sospensione del diritto.
Uomini, donne, giovani e giovanissimi, provenienti da paesi diversi da
quelli dell'Unione europea vengono fermati per strada, sequestrati,
internati, sorvegliati, costretti a dormire in container con numerosi altri
detenuti, talvolta picchiati, privati della loro libertà senza aver
commesso un reato, senza aver subito un processo e, spesso, senza essere
messi in condizione di ricorrere all'assistenza legale, che pure la legge
prevede. In questi luoghi, al di là di coloro che vi sono detenuti e di
coloro che li gestiscono, nessuno può entrare. A differenza di quanto
avviene nelle carceri, i parlamentari e, almeno nei fatti, gli avvocati non
vi hanno libero accesso. Non si sa quello che in essi avviene. Questi luoghi
sono stati creati di recente in via Corelli a Milano, in uno
spazio cinto da alte mura vicino alla tangenziale est, del tutto isolato e
invisibile, a Torino, a Roma, in altre città ancora, e la legge che li ha
istituiti prevede che ne sorgano altri in varie parti d'Italia.
E' l'articolo 12 della legge 40 del 1998 (ora articolo 14 del D.Lgs. 25
luglio 1998, n. 286 "T.U." sull'immigrazione) che prevede questa aberrazione
giuridica. Esso chiama "centro di permanenza temporanea e assistenza" un
luogo in cui gli stranieri privi di permesso di soggiorno vengono detenuti
con un provvedimento del questore, nel caso in cui non sia possibile
provvedere immediatamente alla loro espulsione. Ancor più grave il fatto che
questi centri siano stati creati in assenza di un regolamento di attuazione
della legge e siano nei fatti sottratti all'autorità giudiziaria. Il testo
di legge è inoltre del tutto vago sulla loro gestione: a Milano, per
esempio, il centro è gestito dalla Croce Rossa Italiana che, malgrado quanto
comunemente si pensi, è un corpo militare.
Chiamiamo i "centri di permanenza temporanea e assistenza" Lager, senza per
questo confonderli con i nomi tristemente noti dei campi di concentramento
di Buchenwald, di Dachau, e tanto meno con quello di Auschwitz e degli altri
"campi di sterminio", senza dunque scadere in facili e pericolosi
revisionismi, perché l'esistenza anche di un solo "centro" in cui la pratica
della privazione arbitraria e illegittima della libertà delle persone
diventi la regola segnala un venir meno del sistema dello stato di diritto
che non ci può che allarmare. Sono queste, infatti, le caratteristiche con
cui sono nati tutti i "campi di concentramento".  Già il ricorso
all'eufemismo era una pratica nota a tutti i sistemi in cui
l'istituzione dei "campi" era diventata la regola, così come il tentativo di
relegare questi luoghi in spazi distanti rispetto al territorio normalmente
percepito, praticato e abitato nella vita quotidiana dei cittadini. Non far
sapere e non far vedere per non far reagire sono pratiche politiche note a
tutti i sistemi totalitari. Ma i "centri" istituiti dalla legge 40 del 1998
sono il sintomo di una concezione politica, comune all'Italia e all'Unione
europea, che nella gestione dell'immigrazione tende a creare invalicabili
barriere tra coloro che godono dei diritti e coloro che, perché nati
altrove, non possono godere nemmeno del diritto alla libertà. Anche questa
divisione tra un mondo di persone e un mondo di non-persone, così come il
fatto che essa si regga non sugli atti compiuti dai singoli, ma sulla loro
nascita, è qualcosa che purtroppo la storia del 900 ci ha drammaticamente
insegnato: è stato infatti su questa via che la Germania di Hitler ha
iniziato a internare donne, uomini, vecchi e bambini colpevoli di essere
nati "altri". Ripetiamo, non vogliamo confondere questi "centri" con
Auschwitz. Ma dopo Auschwitz sappiamo che il primo passo verso il dominio
totale è l'uccisione del soggetto di diritto, e sappiamo anche, o dovremmo
sapere, con le parole di Primo Levi, che "le coscienze possono di nuovo
essere oscurate", e che la disattenzione, l'indifferenza, il non vedere e il
non voler sapere hanno permesso che ciò accadesse.
I "centri di permanenza temporanea e assistenza" vanno dunque denunciati per
quello che sono e di essi deve essere chiesta l'immediata chiusura. A tutti
chiediamo di sottoscrivere questo appello, mandando la loro adesione al
seguente indirizzo di posta elettronica: semir@libero.it

Ma sottoscrivere un appello non basta. Alle singole persone, agli
intellettuali, agli artisti, ai professori e ai docenti universitari
chiediamo di aderirvi facendolo conoscere e leggendolo in ogni occasione
pubblica, di modo che in tutta Italia si formi un movimento d'opinione per
la chiusura dei Lager. Agli avvocati, ai magistrati, chiediamo di denunciare
questa legge e creare le premesse per dichiararla incostituzionale. Ai
singoli parlamentari, compresi quelli che hanno votato il testo di
legge, chiediamo di dar corso a un'interrogazione parlamentare affinché i
Lager vengano aboliti.

Adesioni: Maria Grazia Meriggi (U. di Bergamo); Frediano Sessi (scrittore);
Moni Ovadia (attore); Lisa Ginzburg; Nicola Littaru (praticante studio
legale); Roberto Escobar (U. di Milano); Pietro Acquistapace (studente);
Demetrio Conte (educatore); Enzo Traverso (storico); Eliano Etzel Placchi;
Sandro Mezzadra (U. di Bologna); Marisa Fiumanò (psicoanalista); Marco
Revelli (U. di Torino); Paulo Barone; Cooperativa sociale Tangram; Enrico
Davolio; Carlo Formenti (giornalista); Federica Sossi (U. di Bergamo);
Gabriella Petti (ricercatrice); Livio Quagliata (giornalista); Cooperativa
sociale Grado 16; Danilo Zolo (U. di Firenze); Augusta Molinari (U. di
Bergamo); Salvatore Palidda (sociologo); Daniela Padoan (traduttrice);
Stefano Rosso (U. di Bergamo); Giuseppe Mosconi (U. di Padova); Lella Costa
(attrice); Alessandro Dal Lago (U. di Genova); Natale Losi (IOM di Ginevra);
Paolo Virno (U. della Calabria); Andrea Danilo Conto; Ulisse Rossanò
(studente); Nicolò Rossanò (studente); Laura Disilvestro; Giorgio Ellero;
Aroldo De Donato; Francesco Pagnotta; Sara Gandini; Biagio Napolano Arci
Caserta;Antonio Zampella; Michele Nani (U. di Torino); Vanni D'Alessio
(dottorando-U. di Napoli); Aldo Caggiano;Cinzia Conte (docente); Parisi
Gianluca (disoccupato di Calvi Risorta (CE)) 


Released online: November, 1999

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