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Girodivite - n° 58 / novembre 1999 - Scuola

No all' "autonomia didattica"

volantino / comunicato stampa del Cordinamento dei Collettivi Studenteschi Napoletani
BLOCCHIAMO L’ “AUTONOMIA DIDATTICA” DEL MINISTRO ZECCHINO!

Dopo anni di slittamento, l’autonomia didattica degli atenei sta per entrare
definitivamente in
vigore. E’ in via di approvazione un regolamento (trasmesso il 6 settembre
ai Presidenti dei
due rami del Parlamento) che sancisce il passaggio all’autonomia didattica
di tutti gli atenei
entro diciotto mesi dalla sua entrata in vigore. Questo regolamento, assieme
ai cosiddetti
“decreti d’area” attuativi della “Bozza Martinotti”, conclude il processo di
privatizzazione
dell’università, avviato con l’autonomia finanziaria (legge Ruberti del
’90).
Nel quadro di una compartimentazione in cinque “macro-aree disciplinari” si
prevede una netta
gerarchizzazione dei titoli di studio: Laurea di base (tre anni), Laurea
specialistica (ulteriori due anni) ed eventuali master, Diploma di
specializzazione e Dottorato di ricerca.
Per accedere ad ogni livello gli studenti dovranno superare una prova di
ammissione e per conseguire ciascun titolo di studio dovranno accumulare il
numero di crediti corrispondenti (primo livello = 180 crediti, secondo
livello = 300, master = circa 60).

Ciò significa innanzitutto che la laurea attuale sarà necessariamente una
laurea dequalificata e nei fatti equiparata al livello più basso del nuovo
ordinamento (laurea di base).

La valutazione degli studenti si basa sui crediti formativi. Per credito
formativo si intende “la misura standard del lavoro di apprendimento
richiesto nelle attività formative previste” dalla programmazione didattica.
Ad un credito corrispondono 25 ore di lavoro per studente, la quantità media
di lavoro annuo è fissata in 60 crediti: il che significa che ogni studente
sarà costretto a 1500 ore di lavoro annue. I crediti possono essere
acquisiti
attraverso la “frequentazione dei corsi, le prove d’esame, seminari,
esercitazioni pratiche o di laboratorio,
attività didattiche a piccoli gruppi, tutorati, orientamenti, tirocini,
progetti, tesi, attività di studio individuale e di autoapprendimento”
(?!?), il tutto a discrezione delle singole facoltà e dei singoli atenei. In
questo modo si istituzionalizza la discriminazione tra studenti frequentanti
e non, classificati come “full-time” e “part-time”. Inoltre un numero
significativo di crediti può essere acquisito attraverso attività formative
certificabili, svolte all’esterno
dell’università: tirocini presso aziende, stages, masters e corsi di lingua
per chi può permetterseli.
La selezione non passa quindi esclusivamente per il numero chiuso o come si
dice “programmato”:
chi dispone di ingenti risorse economiche, e quindi di tempo, può dedicarsi
alle numerose
attività riconosciute e convertibili in crediti e raggiungere così i gradini
più alti della
formazione.
Con la cosiddetta laurea a punti viene soddisfatta una rivendicazione
storica del padronato e i
titoli di studio così ristrutturati non faranno che certificare il marchio
della
“differenziazione competitiva” fra i vari atenei e le varie facoltà creando
studenti di serie A,B,C e ampliando le discriminazioni per le università del
Sud e per quelle delle zone “depresse”.
L’autonomia nella pratica corrisponde alla svendita dell’università ai
privati,
anche perché legandola sempre di più al “territorio” finisce col costringere
le singole
università a cercarsi finanziamenti dalle aziende private che certo non
fanno beneficenza ma
pretenderanno la formazione di personale qualificato e programmi didattici
funzionali alle loro
esigenze di profitto e competizione: quello che serve è la piena
disponibilità di soggetti
pronti – anche attraverso laggiornamento continuo (long life learning) -
allinserimento in
unorganizzazione produttiva  sempre più flessibile e parcellizzata, e in un
mondo del lavoro
sempre più precario. E lampante che attraverso lautonomia non si migliora
luniversità
come strombazza il ministro Zecchino ma la si sovverte da destra per mano di
un governo
nominalmente di centro-sinistra che sta per arrivare laddove la
mobilitazione
studentesca impedì di arrivare ai vari Craxi, Andreotti e Berlusconi. Per
questi motivi è necessario e
urgente lavorare per costruire una mobilitazione studentesca  che sia più
forte della
determinazione neoliberista del governo antistudentesco di DAlema!

Napoli, 6 Ottobre 1999

                     COORDINAMENTO DEI COLLETTIVI UNIVERSITARI
NAPOLETANI


Il Coordinamento si riunisce tutti i mercoledì
alle ore 16,00 nellaula R5 di Palazzo Giusso,
sede Istituto Universitario Orientale.
Per contatti, e-mail: giap@ecn.org

Cicl. in prop. Napoli 6/10/99 


Released online: November, 1999

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