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Girodivite - n° 58
/ novembre 1999 - Catania, comunismo
Parole senza parole
di S.F.
"E' ragionevole, chiunque lo capisce. E' facile. Non sei uno
sfruttatore, lo puoi intendere. Va bene per te, infòrmatene.
Gli idioti lo chiamano idiota, e i sudici, sudicio. E' contro il sudiciume,
è contro l'idiozia. Gli sfruttatori lo chiamano delitto. Ma noi
sappiamo: è la fine dei delitti. Non è follia ma invece
fine della follia, non è il caos ma l'ordine, invece. E' la semplicità
che è difficile a dirsi". Questa è una frase di Bertolt
Brecht. Parlava di una cosa chiamata (ai tempi suoi) comunismo.
Dio è morto e il comunismo non sta tanto bene...
Non sappiamo quanto di comunismo c'è stato nell'incontro, alla
tutta borghese libreria Tertulia di Catania, il 20 novembre 1999. L'incontro
era organizzato dal partito di Rifondazione Comunista e aveva per titolo
"L'utopia possibile : conversazione sul comunismo e le libertà".
A tenere la conversazione Niki Vendola.
Avevamo conosciuto Niki Vendola un decennio fa. Un ragazzino in gamba,
sbarazzino. Era nella FGCI, allora - funzionario. Lo ritroviamo oggi
"in doppio petto", un vestito troppo gonfio e una cravattona
enorme, tutto lisciato - azzimato? si dice così? -. Davanti alla
libreria stazionano poliziotti e guardie del corpo - Vendola è
ora nella Commissione Antimafia, a fianco di Del Turco. In prima fila,
alcune compagne del gruppo lesbico catanese - Niki è gay dichiarato.
Fa il suo intervento, cita Gramsci, Marcuse... Intervengono alcuni:
compagni? curiosi? presenzialisti? non so. Un dibattito scarso e astratto.
Mi distraggo facilmente mentre l'occhio cade sui libri esposti. Intanto
però prendo appunti. Un vecchio compagno mi si avvicina, mi chiede:
"Ma tu, prendi sempre appunti? Cosa c'è da prendere appunti,
qui?". Il vecchio compagno si mostra infastidito. Il discorso di
Vendola è quello di un ex che è alla ricerca di una ridefinizione
- come tutti noi, credo. Dice di Croce che si affacciava sulla sua Napoli
invicolita e indicava la gente dei vicoli, chiamandoli "teste lisce
come palle di biliardo". L'egualitarismo comunista non può
essere lo stesso dell'elitarismo liberale (o liberista). Dobbiamo avere
il coraggio di guardare alla nostra storia, dice Vendola, proprio grazie
al crollo del muro di Berlino possiamo finalmente procedere a una analisi
comunista di quello che sono stati i regimi dell'Est Europeo. E nello
stesso tempo vedere il presente, caratterizzato da una modificazione
morfologica che ha colpito il lavoro, la città, il rapporto tra
le generazioni. Una società che crea atopie, che isola. Il comunismo
allora può essere il tentativo di spezzare l'infinita solitudine
che ci avvolge, un antidoto concreto e alternativo alla solitudine.
La riaffermazione della forza del pensiero critico, del gioco, della
tenerezza. La percezione dell'interezza del genere umano - Gramsci che
ricorda il vecchio compagno operaio analfabeta e torinese che alla fine
delle riunione si avvicinava a lui e gli chiedeva: "Compagno, ma
in Giappone, cosa succede in Giappone?". Il comunismo non come
risposta a tutti i problemi del mondo, ma domanda: radicale e spregiudicata,
che nel momento in cui viene posta, smaschera bugie e infingimenti.
Quello di Vendola è il discorrere di una ricerca. In questa
ricerca, emergono tutte le contraddizioni dello stato attuale - la sconfitta
della sinistra, la frammentazione, l'incapacità a trovare identità
e radicamento nei territori. Vendola dice che non esiste più
il lavoro, ma solo il mercato del lavoro - ma poi cita le statistiche
dei giornali che ricordano come ogni giorno solo in Italia 55 bambini
subiscono incidenti sul lavoro. Vendola guarda con ammirazione alle
radici del pensiero religioso cristiano: Paolo di Tarso, Cristo sulla
croce. Ma poco prima ha dovuto ricordare come proprio dalla chiesa cattolica
è venuto il no alla sua proposta di legge contro la discriminazione
sessuale, subito accolto dal Polo e da parte dei partiti della coalizione
al potere. Ammette: ci mancano le parole, non abbiamo le parole che
ci occorrono, nella nostra cassetta degli attrezzi ci mancano alcuni
strumenti che ci servirebbero e che non abbiamo.
A Catania in questi mesi, i gruppi della sinistra stanno cercando.
Attraverso incontri e dibattiti. Dopo alcuni anni di sostanziale silenzio,
c'è una ripresa quantomeno del desiderio di tornare a interrogarsi
su (noi) se stessi, sulle coordinate nelle quali ci muoviamo. Rifondazione
Comunista, con Luca Cangemi e Chiara Platania, la rivista Città
d'Utopia con Antonio Pioletti e Gabriele Centineo, hanno creato occasioni
d'incontro - ne abbiamo dato testimonianza nei numeri scorsi di Girodivite
-. La sensazione è che, se si sta ripartendo, lo si sta facendo
da un livello estremamente frammentato, stentato, "quattro gatti
della sinistra" che si riuniscono per celebrare i propri riti senza
più credervi. Ma, anche, in alcuni, il desiderio forte di una
resistenza, contro l'omologazione, il livellamento che ci vuole tutti
fedeli sudditi di una globalizzazione grigia come il piombo.
Released online: November, 1999
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2000
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