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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Girodivite - n° 55 / luglio-agosto 1999 - Pacifismo, dossier Kossovo

Su quel treno centrato dalle bombe

di Zorica Lukic. - Da: Il Manifesto, 23 aprile 1999.

Il racconto che qui pubblichiamo è di una una dottoressa in stomatologia, che il 12 aprile si recava, come sempre, a svolgere il suo lavoro in una città a 100 km da Nis. Era sul treno bombardato dalla Nato; è scampata poiché si trovava nel vagone di testa, rimasto ad ardere appena imboccato il tunnel successivo al ponte. E' stata ricoverata nell'ospedale di Nis. Là ha consegnato il suo racconto, evidentemente ha dettato a qualcuno, ai volontari di un'organizzione non governativa italiana.


LUNEDI DI PASQUA (12 aprile, secondo la Pasqua ortodossa). Sta ancora suonando la sirena del cessato allarme. Mi preparo ad andare al lavoro. Porto fra l'altro due uova di Pasqua dipinte (sono uova sode), una per il mio assistente e una per me. Io sono specializzata in prevenzione della stomatologia infantile. Lavoro a Vladicinom Hanu, circa 100 chilometri a sud di Nis. Chiedo a miei parenti, per telefono, se il treno funziona in quella direzione, poiché mercoledì scorso hanno bombardato il ponte autostradale all'altezza di Grdelice, quindi anche il traffico ferroviario era rimasto interrotto per un certo tempo. Mi metto in viaggio con una certa paura, ma è mio dovere non venir meno al mio lavoro. L'espresso da Belgrado è arrivato con un ritardo di 10 minuti. Il destino ha voluto farmi salire sul primo vagone, subito appresso la locomotiva. Adesso mi rendo conto di quanto sia stata importante, per la mia sopravvivenza, questa circostanza fortuita. Il treno corre abbastanza veloce, mentre io leggo il giornale di ieri; ogni tanto dò un'occhiata al paesaggio, che conosco già in ogni suo dettaglio. Sto seduta vicino al finestrino, nella direzione in cui va il treno. Ci stiamo avvicinando ai due ponti bombardati la settimana scorsa... A un certo punto, una palla luminosa infuocata, come una nube di polvere. Penso: anche per me è la fine. Il mio vagone vibra e si sta schiantando. Lì per lì non provo dolore, se non come di uno schiaffo, poi di mille schiaffi. Non ci vedo più. Penso: adesso viene la prossima bomba. Sono cosciente, tasto con le mani sul pavimento e non mi ferisco ulteriormente. Mi riparo sotto un sedile. Sento un'altra esplosione. Aspetto un po'. Sono ancora accecata dal bagliore. Tasto di nuovo sul pavimento e mi sento sotto la mano un oggetto di metallo a punta, lo butto via. Ci vedo male con l'occhio sinistro. Lo scompartimento è pieno di sangue. Premo col fazzoletto sulla guancia destra, Mi pare che occhio e guancia non ci siano più. Bisogna scappare. E' pieno di fumo. Nel corridoio è il caos. non riesco a passare. Strofino l'occhio sinistro, con cui ci vedo un po' ma non molto. Sotto il finestrino un giovane grida: "C'è qualcuno?" Alla mia risposta: "Saltate giù, signora". So che è alto più di due metri; il giovane m'incoraggia, mi incita: "Saltate!" Mi decido: passo attraverso il finestrino rotto e salto giù da qualche parte, senza vedere. Cado su una pietra, senza farmi troppo male. Cerco di correre il più lontano possibile dal treno, in direzione opposta rispetto a quel maledetto ponte. C'è qualcun'altro. Corrono tutti nella cunetta a fianco dei binari. Si sente un sibilo; paura. "A terra!" dice il giovane. Aspettiamo un po', poi ricominciamo a correre, sempre più lontano. Ci fermiamo per sederci quando pensiamo di esserci allontanati abbastanza. Intravedo il vagone in fiamme, siamo ormai fuori dalla galleria. Arriva una macchina privata e ci porta verso Grdelice... Si stanno organizzando i primi soccorsi. Ci portano a Leskovca. Aspetto in astanteria. Devono pulire la ferita e cucirla. Sono passati cinque giorni. Mi sto riprendendo. Figli e marito mi stanno vicini. Ma quando tutti i visitatori debbono andarsene rivivo sempre quel terribile momento. Piango. Vengo a sapere che alcuni miei amici d'infanzia sono morti, e così alcuni miei pazienti di Vladicinog Hana. Grazie a Dio sono scampata. Non ho l'abitudine d'imprecare, ma adesso maledico tutti coloro che si sono scagliati contro il mio popolo. Possano pagare secondo la giustizia divina.

Zorica Lukic, Nis tel:018/326363


Released online: September, 1999


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******July, 2000
 
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