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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Girodivite - n° 53 / maggio 1999 - Pacifismo, Kossovo

Scansatevi, bombe

di Immanuel Wallerstein

Da ragazzo ho visto moltissimi film di guerra nei quali l'eroico pilota americano, in volo sopra il territorio nemico, gridava "scansatevi, bombe!". Il nemico veniva distrutto e la pace ripristinata. I buoni avevano vinto. Il presidente Clinton ha mandato i piloti americani e della Nato in un'operazione di quel genere contro il governo jugoslavo e il suo capo, che Clinton paragona a Hitler.

Quando esplode una guerra - e questa è una guerra - ci sono tre livelli diversi su cui giudicarla: quello giuridico, quello morale e quello politico. Dal punto di vista giuridico, il bombardamento è un atto di aggressione. E' del tutto privo di giustificazioni in base al diritto internazionale. Il governo jugoslavo non ha fatto nulla al di fuori dei propri confini. Quel che stava accadendo all'interno dei suoi confini era una guerra civile a bassa intensità nella quale gli stati uniti e altre potenze si sono inserite come mediatori. La mediazione ha preso la forma di un ultimatum alle due parti in conflitto perché accettassero una tregua basata su condizioni predeterminate e garantita da forze militari esterne. In un primo tempo, entrambe le parti hanno respinto questo piano, il che ha molto infastidito gli stati uniti.

Questi hanno poi spiegato ai kosovari che non sarebbe stato possibile bombardare i serbi a meno che e finché i kosovari stessi non avessero accettato i termini della tregua. Alla fine i kosovari hanno accettato e ora gli Stati uniti/Nato stanno bombardando. La sovranità nazionale non vuol dire molto nel mondo reale della politica di potenza. Gli Stati uniti non sono i primi e non saranno gli ultimi a violare la sovranità di uno stato più piccolo. Lasciamo perdere le ipocrisie. Un atto del genere è un'aggressione. Ed è illegale per il diritto internazionale.

La situazione giuridica non ci dice nulla di quella morale. Gli Stati uniti/Nato hanno giustificato le loro azioni affermando che il governo jugoslavo sta violando diritti umani fondamentali e c'è il dovere morale di intervenire (e dunque di ignorare i limiti giuridici). Parliamo dunque di quel che è giusto e sbagliato dal punto di vista morale. Io non ho alcun dubbio che il governo jugoslavo sia colpevole di atroci comportamenti in Kosovo, come lo è stato, in modo diretto o indiretto, in Bosnia Erzegovina. Allo stesso tempo è certo che i suoi oppositori, l'Uck in questo caso e i croati e i bosniaci nelle precedenti guerre, si sono pure resi responsabili di atrocità. Ma non ho intenzione di mettermi a contare per stabilire chi ha compiuto più atrocità.

Le guerre civili tirano fuori il peggio dai popoli e le guerre dei Balcani degli ultimi cinque anni non hanno nulla di insolito da questo punto di vista. Ma quando atti immorali sono compiuti da tutte le parti, ciò indebolisce la giustificazione morale dell'intervento. Peraltro, se il comportamnento serbo in Kosovo va deplorato, allora le autorità morali che si arrogano la funzione di far rispettare la legge morale devono spiegare per quali motivi non sono state disposte a intervenire in Sierra Leone o in Liberia, nell'Irlanda del nord, nel Cile di Pinochet, nell'Indonesia di Sukarno, in Cecenia o anche nei paesi baschi. Certo, ogni situazione è diversa dalle altre, e forse di dimensioni diverse, ma è che le guerre civili abbondano, e così le atrocità. E se dobbiamo prendere sul serio coloro che fanno valere i principi morali, il minimo che si possa chiedere loro è che siano un briciolo coerenti e disinteressati.

Quindi, in conclusione, siamo riportati all'analisi politica: chi ha fatto che cosa e per quale ragione? E quanto certe azioni particolari agevolano una ragionevole soluzione delle dispute? Cominciamo con gli attori locali del conflitto. Nelle zone geograficamente ed etnicamente intrecciate e sovrapposte dei Balcani, l'ex-repubblica federale di jugoslavia era probabilmente la struttura ottimale per assicurare non solo una pace interna ma la massima crescita economica. Ma è caduta a pezzi. Non era inevitabile.

Ci sono stati alcuni punti di svolta cruciali. Uno è nel 1987, quando Milosevic decide di costruire il suo futuro politico sul nazionalismo/comunismo jugoslavo e si muove nel giro di due anni verso la soppressione dell'autonomia del Kosovo. Questo offre il pretesto - ma forse è un processo fomentato - all'ondata di secessioni: Slovenia, quindi Croazia, quindi Bosnia-Erzegovina, quindi i tentativi di secessione all'interno della Croazia e della Bosnia da parte dei serbi, e infine i kosovari. Non c'è dubbio, le forze non balcaniche hanno anche avuto un ruolo, specie la Germania, nel sostenere - per non dire altro - l'idea dell'indipendenza croata. In ogni caso, le mosse iniziali di Milosevic si sono rivelate un infausto errore politico. Così, ora ci ritroviamo in uno di quei conflitti violenti, duri, che chiunque teme in modo paranoico, e per i quali è difficile contemplare qualsiasi sorta di compromesso politico. E gli ustascia fascisti in Croazia e i cetnici in Serbia sono di nuovo una forza politica di rilievo. Destinata a durare.

La guerra nell'Irlanda del nord è andata avanti per vent'anni e più, prima che fosse possibile una qualsiasi via d'uscita. E la guerra israelo-palestinese è durata anche di più. Talvolta, una guerra civile deve "esaurirsi" prima che torni la ragione. E che dire della politica statunitense? Perché mai gli Usa hanno enucleato proprio questa guerra civile per intervenire? Nel caso della Guerra del Golfo, c'era almeno la "giustificazione" del petrolio, ( e la difesa di uno stato sovrano invaso, il Kuwait). Ma in termini economici, la zona dei Balcani è marginale. Né si può affermare che esistono preoccupazioni immediate di tipo geopolitico, come la copertura politica di un'area in modo da impedire che un'altra potenza ci metta su le mani. Questa era la "filosofia", o almeno una "teoria", che sosteneva l'appoggio statunitense alla Corea del sud. Dietro la Corea del nord, ragionavano a Washington, si trovano la Cina e l'Unione sovietica. La "filosofia" era quella della Guerra fredda.

Ma la Jugoslavia non ha il petrolio, e non c'è più una Guerra fredda con il mondo comunista. E allora perché gli Stati uniti non ignorano la situazione come invece ignorano il Congo (almeno di questi tempi)? La verità è che gli Usa non iggnorano nessun paese, ma non intervengono militarmente in gran parte delle situazioni. Uno strano ragionamento è stato fatto in questi mesi. E' stato detto che gli usa dovevano bombardare i serbi, altrimenti sarebbe stata pregiudicata la credibilità della Nato.

E' un ragionamento curioso, in quanto "circolare". Se la Nato minaccia qualcosa, e poi non agisce, ovviamente la sua credibilità è messa a repentaglio. Ma, tanto per cominciare, non doveva neppure avanzare una minaccia. Oppure doveva. Nel senso che la questione politica, per gli Usa, è precisamente la necessità di giustificare l'esistenza stessa della nato che non ha più un ruolo ovvio ora che l'esercito russo appare così indebolito. Ma perché gli Usa dovrebbero tanto tenere alla Nato?

A me pare che due siano le ragioni principali. Una è che la sua esistenza giustifica le attuali spese militari, anzi lo stesso sviluppo del complesso militare-industriale statunitense, che presenta vantaggi economici e di politica interna per il governo. La seconda ragione è che la Nato è necessaria per impedire preventivamente all'Europa di allontanarsi dal controllo statunitense e soprattutto di dar vita a una sua struttura militare separata dalla Nato. L'imbroglio jugoslavo è l'ideale per simili propositi. Ma funzionerà? Se gli jugoslavi riescono a tenere, e sembra che ce la faranno, un'ulteriore azione militare comporterà l'invio di truppe terrestri. E gli Stati uniti si possono permettere un altro Vietnam? Dubito. E gli europei vorranno continuare a stare al gioco?

Ci sono già mugugni nelle file della Nato, e la guerra è in corso solamente da pochi giorni. Siamo tutti finiti in un ginepraio. Gli jugoslavi saranno sottoposti alle bombe finché non ne saranno duramente colpiti. I kosovari saranno cacciati dalle loro case. Molti moriranno. I paesi vicini saranno trascinati nel conflitto armato, direttamente. E se la guerra durerà, ci sarà una sollevazione sociale negli Usa e in Europa. "Scansatevi, bombe!" sarà stato peggio che un crimine: sarà stata una follia.

Da: , Il Manifesto 8 aprile 1999


Released: September, 1999


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