articolo
d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili |
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Torre
di Babele & Girodivite - speciale "Fiore del rifiuto"
DAL "FIORE DEL RIFIUTO"
UNA CONCRETA VOCE DI RIBELLIONE
CONTRO LA COLONIZZAZIONE
DEL MEZZOGIORNO
di Luciano Vasopollo
Ho letto con molto interesse e la passione tipica
di un calabrese, che si sente parte viva della propria terra d'origine,
la bellissima analisi-inchiesta "Il fiore del rifiuto. Sud, lavoro,
profitto", dell'Osservatorio meridionale su lavoro e lotte sociali.
Non è mia intenzione fare in queste poche righe una
"recensione" nel senso classico del termine; primo perché
non è questo il mio mestiere e secondo, e questo è l'elemento più importante,
poichè penso che questo interessante e meritorio testo-indagine sulle
condizioni economico-sociali del Mezzogiorno meriti di più. Meriti assolutamente
di essere letto e di aprire, a partire dai suoi contenuti di analisi
e di proposte, un ampio dibattito che coinvolga i soggetti antagonisti
le associazioni di base, il sindacalismo di base e tutti coloro che
sono stufi delle vecchie e strumentali posizioni più o meno ufficiali,
sulla questione meridionale.
Ecco che allora il 'Fiore del rifiuto" può diventare
uno strumento per il 'rifiuto organizzato' delle ipotesi neo-liberiste
sulla collocazione funzionale di natura politico-economico-sociale che
la "via italiana" alla globalizzazione vuole imporre al popolo
meridionale. E' per questo che vi riporto sinteticamente alcune idee,
un mio modesto contributo, che è scaturito dalla lettura "tutta
d'un fiato' di questo bellissimo libro-inchiesta.
Penso, innanzitutto, che la redistribuzione territoriale
dell'economia del nostro Paese, non è determinata da un semplice decentramento
del capitale o prodotta esclusivamente dalla valorizzazione di risorse
locali, ma è dovuta soprattutto ad intensi processi di ristrutturazione
del capitalismo italiano che, alla ricerca della competitività sul piano
internazionale, determina efficienza a partire soprattutto dall'imposizione
di forte mobilità spaziale e settoriale della forza-lavoro e dalla diversificazione
dei progetti di flessibilità del lavoro e del salario. Nel nuovo modello
di sviluppo italiano il capitale sceglie di distribuirsi attraverso
la specificazione di un capitale finanziario che va a concentrarsi nelle
aree a sviluppo consolidato, avendo lo scopo di ridurre rischi e incertezza,
con la conseguenza di ulteriormente penalizzare le aree arretrate in
particolare quelle del Sud del Paese e collocarsi in chiave tecnica
andandosi a concentrare nelle aree industriali dei Nord con lo scopo
di modernizzare gli impianti esistenti incrementando la produttività
del lavoro da destinare quasi esclusivamente a profitto.
Nei processi evolutivi dei sistemi produttivi locali
e della funzione imprenditoriale emerge ancora più chiaramente quanto
il complesso delle relazioni socio-economiche sia legato e determinato
dai processi di riqualificazione dei modello capitalistico italiano;
sistemi e soggetti spesso riportati ad unità ed omogeneità attraverso
una distribuzione territoriale che evidenzia profili economici globali
similari fra le varie zone del Paese e che individuano un mercato dei
lavoro sempre più flessibile e precario.
Ciò, per esempio, contribuisce a continuare a provocare
una crescita particolare della piccola impresa che si era sviluppata
come risposta alle lotte operaie degli anni '60 e '70, realizzando così
un modello istituzionale, funzionale e voluto dal capitalismo italiano
al sol fine di attuare strategia di controllo sulla classe operaia e
di compressione dei conflitto sociale; modello che assume come centrale
la colonizzazione del Meridione e l'ipotesi di un suo sviluppo assistito
dall'intreccio partitico-affaristico-malavitoso.
E' a partire da tali modalità di lettura che si possono
correttamente interpretare i fenomeni fondamentali del processo di trasformazione
che ha portato ad una redistribuzione territoriale delle attività industriali
e produttive in genere, relegando il Mezzogiorno a "laboratorio"
del supersfruttamento, a sperimentazione di una economia marginale funzionale
ad alcune caratterizzazioni che hanno assunto le modalità delle dinamiche
dello sviluppo geo-economico collegate e finalizzate al controllo sociale.
Il carattere di forte dipendenza, la scarsità e la
disarticolazione di ogni forma di ricomposizione di classe organizzata
sono i risultati determinati e attesi dei processi di ristrutturazione
del capitalismo italiano e delle nuove scelte localizzative di sviluppo.
E' così che deve essere interpretato il rapporto fra un modello geo-economico
meridionale, periferico e marginale, tradizionale o interstiziale, che
non si vuole far evolvere, anche se a volte vi è la possibilità che
ciò accada perché funzionale al modello locale, ed un modello economico
centrale che cerca di creare nuovi spazi produttivi e punta a razionalizzare
e consolidare le produzioni o entrare in nuovi settori con produzione
diversificate.
Ma la modifica della struttura produttiva, i processi
di ristrutturazione del sistema capitalistico hanno significato anche
modifiche nei bisogni, modifiche nelle figure produttive, modifiche
nelle soggettualità dello sviluppo. In Italia si può allora sostenere
che esistono e coesistono distinte strutture economiche, disomogenee
tendenze di sviluppo a cui corrispondono soggettualità diverse derivanti
in maniera naturale da tali strutture; e nel Meridione tendono a formazioni
degenerative di un processo che ha assunto a volte connotati e risultati
non attesi, che possono tramutarsi anche in elementi di forte conflittualità
sociale. Infatti, certamente è a partire da una economia marginale,
che nel tempo si vanno riproponendo nuove figure sociali, nuovi soggetti
che se fino a non molti anni fa erano garantiti e funzionali allo sviluppo,
oggi vengono esclusi, precarizzati, emarginati fino a costituire quelle
povertà che l'attuale modello tende a riprodurre in forme in parte nuove.
Questa è la nuova forza per riproporre quella voglia
di opposizione di classe che può ripartire proprio dal nostro Mezzogiorno.
E allora per dirla con "Il fiore del rifiuto":
"...è pur vero che la situazione spinge verso le rivolte e poiché
il fare senza genio finisce sempre per confermare l'esistente, ci sembra
indispensabile mettere mano alla costruzione del genio".
Buon lavoro compagni!
Luciano Vasapollo(*)
[Il fiore del rifiuto: indice]
(*ndwm) Docente di Statistica Aziendale e di Economia
Aziendale, Facoltà di Scienze Statistiche, Università "La Sapienza"
di Roma; Direttore Scientifico del Centro Studi Trasformazioni Economico-Sociali
(CESTES)-PROTEO; membro del Centro Interuniversitario Ricerche Paesi
in via di Sviluppo (CIRPS); membro del Comitato Scientifico dell'Osservatorio
Permanente sull'Ambiente e lo Sviluppo Sostenibile (OPASS)
Released online: September, 1999
******July,
2000
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