Palermo apre le porte e i monumenti

di Leoluca Orlando e Alessandra Siragusa

Costruire la città: è questa la sfida più importante che i governi locali sono chiamati a sostenere. La città: una comunità di persone, non un agglomerato di edifici. Costruire una città significa quindi favorire l'instaurarsi e l'intrecciarsi di relazioni che si stabiliscono tra le diverse persone che ci vivono, per caso o per scelta: realizzare e recuperare spazi, offrire occasioni di incontro e convivenza. Costruire una città quindi è possibile solo se si innestano processi che trasformino i cittadini e l'amministrazione in comunità educativa, una comunità capace di un progetto educativo globale che coinvolga, insieme come protagonisti e fruitori, giovani, adulti, donne, anziani, bambini, ragazzi, abili e disabili, nati o arrivati nella città. In una città come Palermo, dove fino a qualche anno fa l'azione disgregatrice della mafia e i suoi pericolosi intrecci con la politica impedivano la formazione di un sentimento comune di cittadinanza e utilizzavano l'ignoranza e la reciproca diffidenza per accrescere il loro potere, la scommessa oggi è l'impegno di ricostruire il sentimento di "proprietà" dei cittadini nei confronti del proprio territorio, il senso di cittadinanza, la corresponsabilizzazione nell'uso delle risorse e nelle decisioni che riguardano tutti. Costruire la città, ricostruire l'identità. E' evidente il ruolo fondamentale che in questo progetto svolge la scuola. E proprio alla scuola si chiede di trovare strade perché il diritto-dovere all'istruzione diventi concreta possibilità del pieno successo formativo per tutti (in una città, in cui, grazie ai successi degli ultimi anni, la dispersione scolastica pur presente e intesa come somma dei diversi fenomeni dell'evasione, delle frequenze irregolari, degli abbandoni, delle bocciature e dei proscioglimenti, ha subito una considerevole flessione, ma raggiunge un tasso ancora significativo). Allo stesso tempo è necessario che la scuola sia protagonista attiva nella costruzione di una nuova cittadinanza.
Non sfugge la difficoltà di questo ruolo, tanto più in un sistema, come quello scolastico, costruito nel periodo tra le due guerre come sistema elitario e poi aperto a tutti e reso obbligatorio senza una riforma organica o, come nel caso della scuola superiore, senza alcuna riforma. Un sistema che si trova oggi in un momento di gravissima incertezza, in cui, a fronte di alcune riforme realizzate, se ne annunciano, tra violente polemiche, altre più profonde e complesse.
L'Amministrazione comunale di Palermo ha lavorato, in questi anni, a un progetto culturale ed educativo di portata molto ampia, per rendere la scuola una comunità e contemporaneamente un punto di riferimento per la cittadinanza. Lo stesso progetto prevede di individuare gli strumenti formativi per offrire ai cittadini bambini, e alle loro famiglie, gli strumenti necessari per sentirsi soggetti attivi nella città e, in tal modo, suscitare in loro un forte sentimento di appartenenza e identificazione. La programmazione e l'organizzazione di interventi coordinati nell'ambito del progetto contro la dispersione scolastica, che hanno visto coinvolti insieme ragazzi e genitori, hanno contribuito a far sorgere nei cittadini, anche in quelli che si trovano ai margini della società, meccanismi di identificazione e di appartenenza alla comunità, attraverso il loro coinvolgimento nella gestione attiva del territorio e delle attività che li riguardano. Tanto per i ragazzi, quanto per gli adulti, imparare sul "campo" l'educazione civica attraverso le esperienze vissute in prima persona, piuttosto che sui libri, è il modo più efficace perché i valori si trasformino in modi di fare consolidati, in cultura dell'agire civile.
Proprio per questo motivo è compito dei governi locali promuovere l'integrazione tra amministrazione, territorio e scuola. In quest'ottica si inserisce il progetto educativo Palermo apre le porte. La scuola adotta un monumento promosso dall'Assessorato comunale alla Pubblica Istruzione in collaborazione con il Provveditorato agli Studi e il cartello di associazioni "Palermo Anno Uno", nato nell'ambito della rete nazionale ideata dalla Fondazione Napoli '99. A Palermo questa iniziativa si è caratterizzata come progetto di educazione alla legalità e alla cittadinanza.
Fin dal 1995, ripetendo "Palermo è nostra e non di Cosa Nostra" oltre ventimila ragazzi di 150 scuole cittadine di ogni ordine e grado, con i loro docenti, spesso con tutto il personale della scuola, con l'Amministrazione comunale, con i volontari della rete di associazioni nata dopo le stragi di Capaci e di via d'Amelio, con moltissimi operatori economici dei vari quartieri della città, si sono entusiasmati per la riscoperta di 160 monumenti dimenticati. Ogni monumento, studiato, curato, riaperto dai ragazzi è diventato il simbolo di un modo di riappropriarsi del proprio territorio, del proprio quartiere e quindi della città.
"Qui mi sento a casa mia", ci siamo sentiti dire spesso girando per i monumenti riaperti dai ragazzi, che sono riusciti a fare sognare noi e i tantissimi cittadini e turisti cui è stata offerta la possibilità di scoprire una Palermo sconosciuta. "A casa mia", dicono i ragazzi ed è il segno di un obiettivo raggiunto: nella mia città mi sento a casa mia, dunque ne sono responsabile e ho dei diritti. Ogni anno, e in particolare nella settimana che va dal 19 al 23 maggio, in ricordo di Falcone e Borsellino e di tutti coloro che hanno dato la vita per la nostra libertà, i monumenti dimenticati e lasciati all'incuria sono nuovamente resi fruibili a turisti e cittadini. I ragazzi ripetono ogni volta il miracolo di trascinare centinaia di migliaia di visitatori in quello che all'inizio era un grande sogno collettivo: poter tirare fuori dalla città l'energia per farla riscoprire bella e degna dell'affezione dei suoi cittadini. Una città per anni abbandonata a se stessa e alla barbarie, ora riscoperta dai propri cittadini in tutti i suoi valori e in tutta la sua bellezza.
Ma i ragazzi hanno fatto di più. Hanno fatto sognare anche la gran parte dei proprietari dei monumenti: a 3 anni dall'inizio del progetto, circa il 60% dei monumenti adottati è stato restaurato e riaperto al pubblico e il 20% circa è attualmente in corso di restauro. Adesso questo grande sogno collettivo si è inserito in una nuova consapevolezza: questa città ha saputo recuperare la sua memoria e, consapevole della sua forza, delle sue debolezze, delle sue contraddizioni, dei suoi problemi e delle sue risorse si avvia verso il Duemila, sentendosi comunità educante.
Non sono mancati i riconoscimenti: per i suoi programmi educativi la città è stata invitata a partecipare in videoconferenza a un convegno internazionale organizzato a Città del Messico nell'ottobre 1997, da "Civitas International" di Strasburgo e dal "National Strategy Information Center" di Washington, in collaborazione con le organizzazioni educative messicane. Obiettivo del convegno era appunto incoraggiare su scala internazionale l'applicazione delle più efficaci attività educative introdotte nei programmi scolastici, per promuovere e sviluppare nei giovani una cultura della legalità, indispensabile strumento per la prevenzione e la lotta ai fenomeni della criminalità organizzata e della corruzione: Palermo è stata presentata al mondo come modello educativo da seguire per l'impegno mostrato nella lotta alla criminalità organizzata. Un grande ribaltamento dell'immaginario collettivo, nostro e degli altri, che ci conferma nell'impegno e nella voglia di costruire futuro. I progetti promossi sono tutti mirati alla costruzione di una città educativa, si è operato nella scuola e nella cultura, ma anche realizzando e recuperando gli spazi vitali di una città: strade, piazze, teatri, luoghi culturali, parchi. Soprattutto luoghi fortemente simbolici: il teatro Massimo, primo tra tutti, ma anche la splendida chiesa di Santa Maria dello Spasimo alla Kalsa, che era stata chiusa per 250 anni, la Città de Ragazzi, magnifico parco urbano dedicato ai bambini, anch'esso chiuso da decenni e il teatro Garibaldi passato dalle opere di Musco a quelle di Cecchi. Anche il progetto di educazione ambientale, che quest'anno si intitolerà significativamente Imparare a imparare attraverso l'ambiente e che vede una grande partecipazione di scuole, si pone l'obiettivo di costruire un diverso modo di utilizzare la risorsa-città: più attenzione ai propri comportamenti per imparare a modificarli.
E ancora il progetto di educazione interculturale, giunto ormai alla terza edizione, per far fronte ai nuovi problemi di ordine sociale, politico, economico, ma soprattutto culturale, che la presenza di nuclei sempre più consistenti di popolazione immigrata pone alle città del mondo. Per ragioni storiche, per la sua stratificazione culturale e per la sua naturale vocazione ad aprirsi a culture diverse, tessendole e connettendole con la propria, Palermo può ritrovare anche in questo tema, per altri scottanti nodi irrisolti, le ragioni positive del suo essere città. Così, accanto alla proposta di aprire una banca dei musulmani, alla riscoperta del santo "moro" venerato da secoli in città, accanto a tante iniziative culturali, promosse per favorire la possibilità anche per gli stranieri, che hanno scelto Palermo per viverci, di sentirsi "a casa", abbiamo voluto proporre ai docenti un percorso di laboratorio sperimentale sulla narrazione. La scuola costituisce di fatto il luogo dove più frequentemente e costantemente culture diverse sono, per così dire, costrette al confronto, e proprio per questo è nelle condizioni di svolgere un ruolo promotore di una cultura interetnica, lavorando su questa costrizione affinché dalla paura del diverso non nascano diffidenza e odio, ma si sviluppi piuttosto l'arte dell'imparare a convivere e condividere la vita e gli spazi della città.
Tuttavia, considerare la scuola come strumento di crescita civile e sociale, ne implica il potenziamento, per migliorarne l'efficienza e l'efficacia. A tal fine l'Amministrazione comunale ha inteso garantire pari opportunità a tutti i bambini che frequentano la scuola per consentire a tutti di arrivare al successo formativo. Per garantire a tutti i diritto allo studio sono stati promossi, d'intesa con il Provveditorato agli Studi, laboratori e progetti contro la dispersione scolastica. In tal senso, a fronte della crisi del tempo prolungato, sempre meno richiesto dai genitori, meno promosso dalle scuole e reso sempre più difficile dai tagli governativi al settore dell'istruzione, si è pensato di "allungare" il tempo della scuola, con i laboratori e i progetti pomeridiani. Anche per il mese di luglio, per evitare che bambini e ragazzi rimasti in città passassero le vacanze estive davanti alla tv o giocando per strada, si è fatto in modo di impegnarli in attività ricreative, ludiche, sportive e culturali, che potessero offrire loro occasione di incontro.
Un progetto che nelle quattro edizioni passate ha visto coinvolti oltre dodicimila bambini della scuola materna, elementare e media e numerosi animatori. Costruire una città educativa, una comunità capace di progettare consapevolmente il proprio futuro, richiede, in una città bella e difficile come la nostra, una grande capacità di strabismo. Come gli strabici, infatti, mentre con un occhio, e con una parte di noi, facciamo fronte alle emergenze che, seppure sempre meno numerose e gravi, ci impegnano a realizzare strutture e servizi in una città che ne è stata priva per decenni, con l'altro occhio e con un'altra gran parte di noi ci impegniamo per costruire il "senso" della storia e della vita della nostra città, sempre più insieme ai nostri concittadini di tutte le età, i sessi, le religioni, le culture.
Note: L'articolo "Palermo apre le porte e i monumenti" di Leoluca Orlando e Alessandra Siragusa, è apparso sulla rivista "Thema" (n.3, febbraio 1998), pp. 22-27.
Released: August, 1998


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