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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Degli agrumi, che fare?

a cura di Giuseppe Sferrazzo

Il problema agrumicolo sembra non avere soluzione. Se ne parla da tempo come di una questione chiusa, come di un rompicapo che diventa un fastidio per i nostri politici e amministratori e un dramma per i lavoratori del settore. Negli utlimi anni è spuntata, tra le tante proposte (mai verificate sul campo) quella, altrettanto ammaliante dell'industria di trasformazione. In Italia operano circa 100 aziende di trasformazione che trattano ben 10 milioni di tonnellate di arance e 2,6 milioni di tonnellate di limoni. L'85% delle aziende in questione sono a gestione artigianale che producono solo succhi concentrati. Tutti gli altri prodotti del processo di lavorazione degli agrumi viene, di norma, trascurato. Proprio su questo hanno pensato di puntare le grandi Multinazionali del settore ( una delle quali, pochi mesi fa, è stata in Sicilia onde verificare le condizioni per il possibile impianto di una attività di trasformazione). Poco è trapelato sulle decisioni, se ce ne sono state, dopo un tale blitz. Certo è che nessuno si augura che si consideri la Sicilia come la solita terra di conquista, senza alcun riguardo per il volume della materia prima e sul prezzo della stessa al momento della commessa. Nussuno , viste soprattutto le condizioni veramente critiche dei lavoratori del settore, si aspetterebbe un ulteriore colpo, che in questo caso verrebbe da un colosso (?) capace di imporre ai produttori prezzi non remunerativi. Nella Comunità Europea c'è un forte incremento nella importazione di succhi di agrumi nell'ordine dei quattro milioni di quintali, questo dato sembra frutto del notevole incremento dei consumi. La conclusione sembra portare a una facile deduzione: le condizioni sembrano favorire e non certo ostacolare l'impiantodi una struttura di trasfomazione. La realtà è fatta di domande, di dati, di cifre. Sappiamo che la nostra produzione potrebbe permettere l'esistenza di una industria di trasformazione capace di trattare circa 850 mila quintali di arance e 250 mila quintali di limoni. Un'attività di questo tipo potrebbe occupare una superficie di 50 ettari con delle strutture moderne e automatizzate e con degli impianti di conservazione a lungo termine. La logistica del progetto non potrebbe escludere neanche la commercializzazione tramite le vie portuali di cui la provincia di Siracusa è dotata con un ovvio rilancio di un settore, quello portuale, che è come molti altri in crisi. Un tale insediamento industriale dove potrebbe esser localizzato? Riteniamo che scelta un'area di grande snodo viario si possano sfruttare le aree ASI(Aree di Sviluppo Industriale). Gli insediamenti ASI sono (o dovrebbero essere previsti) con delle aree apposite ove sia possibile accedere alle fonti energetiche (acqua, vapore, elettricità, ecc.) in modo privilegiato. Conclusione: l'impatto occupazionale sarebbe nell'ordine di 1000 posti di lavoro, tra diretti e indotto (marketing, trasporto, lavorazioni successive, logistica, ecc.). Tra i progetti e la situazione concreta delle nostre infrastrutture provinciali c'è molto da dire. La nostra Provincia dal punto di vista infrastrutturale è molto carente (strade, autostrade, portualità) e va sicuramente rivalutata. L'agricoltura provinciale negli ultimi dieci anni si è evoluta in direzione di una specializzazione sempre più marcata, con una forte vocazione agrumicola ( nel 1996 7mila quintali). Ci domandiamo, però, se la nostra produzione potrà essere valorizzata in modo produttivo. Ci domandiamo se è possibile dare risposte concrete ai lavoratori del comparto che, nello stesso tempo siano risposte moderne e tecnologicamente avanzate.


Released: September, 1999


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******July, 2000
 
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