Logo Girodivite: vai a notizie sulla redazione
articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

***** ***

Un elettore venuto da lontano

di Pina La Villa

Le elezioni comunali a Francofonte, con la vittoria della coalizione di centro-sinistra.
7 giugno 1998 - Turno di ballottaggio per l'elezione diretta del sindaco. La sconfitta nel giugno del '94 era stata dura da sopportare. I Partiti si sono riappropriati della funzione di filtro della classe dirigente ma avevano già da tempo perduto il resto. Il segnale fu, anche per Francofonte, l'elezione di Sergio Monaco nelle file del PDS alle regionali del giugno '96. Non c'è stata frammentazione, perché in tutti i partiti della coalizione ha pesato l'esperienza del lavoro comune degli anni precedenti.
The town elections to Francofonte, with the victory of the coalition of center-left.
June 7 th 1998 - Turn of ballot for the direct election of the mayor. The defeat in the June of the ' 94 it had been hard to be borne. The Parties have taken possession again of the function of filter of the managing class but they had already had for lost time the rest. The signal was, also for Francofonte, the election of Sergio Monaco in the lines of the PDS to the regional ones of the June ' 96. there has not been fragmentation, because in all the parties of the coalition it has weighed the experience of the common job of the preceding years.

7 giugno 1998 - Turno di ballottaggio per l'elezione diretta del sindaco. All'una di notte una telefonata mi sveglia per comunicarmi che ce l'abbiamo fatta: a Francofonte vince il candidato Tuccio Giuffrida, vince la coalizione formata da PPI, DS, RC (è bene chiarire che si tratta di Partito popolare italiano, Democratici di sinistra - ex PDS - Rifondazione comunista), con gli assessori Saro Sidoti, Salvina Macigno, Sebastiano Lisi (DS), Lina Russo (RC), Coletta Dinaro (PPI), Salvatore Zisa (candidato a sindaco nel primo turno per una lista civica).

Sento voci concitate, con un piccolo sforzo e qualche secondo in più potrei riuscire a riconoscerle una ad una, immagino, anzi è proprio lì al telefono, la piazza al massimo della sua animazione.

Sono lì e sono felice. In un lampo rivedo gli ultimi quattro anni. La sconfitta nel giugno del '94 era stata dura da sopportare. Il nuovo si era presentato dietro sigle e visi inediti ma con chiarissimi segni di voler recuperare il peggio della tradizione amministrativa. E così è stato. La speranza era che la sconfitta potesse almeno agire da stimolo per un diverso modo di intendere il rapporto con la città, le sue energie e suoi bisogni reali e, in prospettiva, con il governo della città. C'erano i presupposti. C'erano gli uomini e le donne di "Progetto Francofonte", che avevano scoperto la libertà di pensare e di progettare fuori dagli interessi e dai giochi di partito, che avevano ricevuto dalla bufera di fine anni Ottanta il dono della politica come responsabilità, si erano riappropriati di uno spazio di progetto e di aggregazione.

Le prime iniziative del gruppo si sono mosse in questa direzione, dall'analisi e l'intervento sui problemi della città attraverso il giornale GiroDiVite e i manifesti di denuncia dei comportamenti oltreché delle inadempienze dell'amministrazione, alle assemblee sui referendum, agli incontri culturali. Le riunioni nella sede scelta nella visibilissima Piazza Dante si arricchivano di nuovi volti, dell'indignazione e della voglia di fare. Tutto questo a scadenze elettorali ancora lontane.

I risultati si sono visti alle elezioni politiche del '96 anche per un'inversione di tendenza a livello nazionale: il significativo contributo di Francofonte all'elezione di Mario Occhipinti e di Rino Piscitello a senatore e a deputato dell'Ulivo, opera del Comitato Prodi, erede di "Progetto Francofonte". Dai Comitati Prodi ai partiti il percorso è stato inevitabile e comune.

I Partiti si sono riappropriati della funzione di filtro della classe dirigente ma avevano già da tempo perduto il resto. E soprattutto la capacità di interpretare e difendere bisogni concreti, di mediare i conflitti, di aggregare energie attorno a progetti chiari e distinguibili gli uni dagli altri.

Energie nuove riuscirono comunque ad entrare nei partiti, a Francofonte ciò è avvenuto soprattutto per il PPI, e i DS , con la gente che era stata in "Progetto Francofonte" e nel "Comitato Prodi", mentre Rifondazione comunista è apparsa per la prima volta con personale politico

proveniente dalla "Rete", anch'esso passato attraverso la sconfitta del '94. Il segnale fu, anche per Francofonte, l'elezione di Sergio Monaco nelle file del PDS alle regionali del giugno '96. Già le regionali del '96 videro, subito dopo la vittoria alle politiche, uno scontro con i "vecchi" pidiessini che fino a quel momento erano stati a guardare da lontano come si mettevano le cose. Sconfitti dall'elezione di Sergio Monaco hanno però fatto pesare il loro pacchetto di voti e i loro appoggi in federazione riuscendo a rientrare in gioco.

Quanto ha pesato e quanto peserà lo spazio che hanno ottenuto nel partito e quello che si sono conquistati con queste ultime elezioni è ancora da vedere.

Quanto pesi il vecchio (vedi le politiche decise a Siracusa) nella stessa persona del sindaco sta in una dichiarazione di Fausto Spagna al giornale "La Sicilia" il giorno dopo il ballottaggio, in cui si assumeva il patrocinio delle amministrazioni guidate da sindaci del centro ad Augusta, a Siracusa e a Francofonte. Ma se la vittoria è stata possibile, se è stato possibile scorgere una differenza tra i due schieramenti, è perché l'alleanza di centro sinistra è passata prima per la volontà dei singoli, e poi per quella dei partiti e dei loro vertici. Non c'è stata frammentazione, perché in tutti i partiti della coalizione ha pesato l'esperienza del lavoro comune degli anni precedenti. Ha resistito l'idea che fosse possibile uno schieramento per il governo della città e non per la spartizione.

Occorre proseguire, sviluppare tutte le potenzialità di quel lavoro comune, malgrado ciò che si è perso per strada: energie che non si riconoscevano nella logica dei partiti o che dalla logica dei numeri e delle mediazioni sono state stritolate, attività sociali e culturali interrotte ai primi vagiti,

analisi ed elaborazioni rese superflue dalla vischiosità della lotta nella vicinanza della scadenza elettorale, l'incontro con la "gente" sempre rimandato e attuato solo poi per la tradizionale richiesta del voto.

La sfida che chi ha vinto si deve assumere è proprio quella di marcare la differenza, di non far votare più solo "contro" ma anche "per": per un progetto di città che attualmente manca, per un modo di intendere la politica che estenda le forme di partecipazione e non le inibisca, come spesso succede in nome di un concetto riduttivo di politica come "lotta legittima per la conquista del potere", per cui politica è solo quella dei partiti e delle amministrazioni. Il lavoro da fare a Francofonte è enorme. E nessuno, se vuole veramente attuare un programma anche minimo, può pensare di attuarlo senza l'azione di altre forze, o immergendosi nei giochi di partito tra Francofonte e Siracusa. C'è uno scollamento rischioso tra istituzioni e corpo sociale. Lo dice anche la diminuzione del numero dei votanti, ma lo dice soprattutto il ridursi progressivo degli spazi di vita collettiva, e la forma patologica che assume l'espressione del disagio.

L'amministrazione della città è la dimensione che permette di superare tale scollamento, ma a patto che i politici non si riducano "a giocare agli indiani fra loro". C'è da ristabilire un rapporto di fiducia, c'è da innescare un circolo virtuoso fra un'amministrazione che mostri concretamente che la città può essere il luogo in cui i problemi vengano affrontati nell'ottica del bene comune, e dei cittadini che imparino a riconoscere la città come il luogo della socialità e del vivere civile. Scuola, volontariato, associazionismo sono solo alcuni esempi.


Released: May, 1998


© Giro di Vite, 1994-1998 - E-mail: giro@girodivite.it

******July, 2000
 
© 1994-2004, by Girodivite - E-mail: giro@girodivite.it