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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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LE DONNE DEL DESERTO: Amina Lemrini

a cura di Marta Di Stefano


Giro di Vite è stato al convegno organizzato dall'UNICEF a Giardini-Naxos su "Dopo Pechino: Mediterraneo, quale ruolo della donna per il futuro delle nuove generazioni", il 26-28 aprile 1996. Un'occasione importante di incontro tra le donne impegnate nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Abbiamo intervistato Amina Lemrini dell'Associazione Democratica delle donne del Marocco. Il suo intervento al Convegno è stato uno dei più puntuali: nei cinque minuti a sua disposizione ha fatto un bilancio dell'attività dell'associazione ed ha fornito dati, cifre, informazioni sulla condizione delle donne in Marocco, su ciò che è stato fatto, su quanto si intende fare. E' sociologa, insegna all'Università, è tra le fondatrici dell'Association Democratique Des Femmes du Maroc (non governativa, ci tiene a sottolineare), nata nel 1985 e di cui fanno parte donne impegnate in varie attività, soprattutto quelle connesse al mondo dell'educazione e del diritto: insegnanti, universitarie, donne avvocato... Con entusiasmo si sottopone all'intervista per "Giro di Vite".
La prima domanda riguarda la diffusione di questo tipo di organizzazioni, presenti in tutti i Paesi rappresentati al Convegno e dal dubbio che siano un fatto di élite, limitato ai grandi centri, alle capitali. Col tono, più che con le parole, Amina ci conferma invece l'idea di un fenomeno che si radica sempre di più, di una presenza forte nel territorio, di un grande attivismo. Ovviamente il centro dell'associazione è nella capitale, Rabat, ci dice Amina, ma è presente anche a Casablanca, Fès, Agadire e altre città del Marocco.
D. Di cosa si occupa l'Associazione?
R. L'obiettivo è quello della difesa dei diritti umani delle donne. Studiamo le nostre leggi, lavoriamo perché vengano abolite le norme discriminatorie.Siamo consapevoli poi che occorre lavorare su due piani, come in tutti i paesi non basta abolire le leggi che negano i diritti delle donne, ma lavorare sull'educazione, perché spesso la pratica perpetua la discriminazione. Sappiamo anche che ci sono ancora molte norme ingiuste nella nostra legislazione, ma gradualmente questa viene modificata ed io ho molta fiducia che perseverando nel nostro lavoro, a poco a poco, riusciremo ad eliminare tutte le contraddizioni.
D.Abbiamo sentito dalle partecipanti al convegno che spesso è stata ed è la religione la principale responsabile della permanenza di atteggiamenti, norme, pratiche discriminanti, se non addirittura punitive, nei confronti delle donne. Qual è il vostro atteggiamento nei confronti della religione?
R. L'Islam ha dei principi di giustizia, di tolleranza, ma il diritto musulmano ha operato delle interpretazioni che consacrano l'inferiorità delle donne.
D.Come viene affrontato questo problema, pensiamo soprattutto all'Algeria dove l'integralismo islamico ha creato un'atmosfera di persecuzione nei confronti di ogni tentativo di cambiamento in questa direzione, ci sono problemi simili in Marocco?
Sentendo parlare dell'integralismo algerino Amina si schermisce: per l'Algeria è bene parlare con la rappresentante algerina (non siamo però riusciti a trovarla, anche se lei mi aiuta a cercarla) ma " No, no, non da noi..." Amina sottolinea che in Marocco il re è anche capo spirituale e questo agevola il processo di cambiamento nel rispetto dello spirito dell'Islam. Un esempio, una battaglia vinta: "Nel 1992 è stato modificato il Codice di famiglia, fino a quel momento basato sul diritto musulmano. Lievi modifiche, è vero, ma il cambiamento deve essere graduale."
Released: 1997


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******July, 2000
 
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