Girodivite - n° 58 /
novembre 1999 - Ecologia, nucleare
Tokaimura secondo logica
da Falcemartello n° 134 * 15-10-1999. Nel numero 57 scorso
di Girodivite avevamo pubblicato un nostro editoriale sull'incidente nucleare
di Tokaimura.
La logica avvelenata del profitto
Non è questo un articolo che si propone di analizzare tutte le possibili fonti
energetiche alternative al nucleare. Basta ricordare che, dietro all’energia
nucleare, vi sono enormi interessi economici. Importanti aziende energetiche
traggono i propri profitti dal nucleare. Vi sono scienziati che hanno legato
il loro nome ad ogni forma di sviluppo di tale energia. Queste aziende e questi
scienziati dovrebbero essere gli stessi a spendere soldi e risorse nella ricerca
di fonti di energie alternative. È evidente che non hanno nessun interesse a
farlo. di Dario Salvetti Questo appare chiaro anche dagli articoli scritti in
questi giorni da specialisti vari per spiegare che "quello di Tokaimura è stata
una mela marcia. Guai a scambiare il singolo episodio per un attacco all’energia
nucleare, una delle forme energetiche più convenienti e produttive". Non abbiamo
dubbi che il nucleare sia oggi la forma di energia più conveniente per i capitalisti
che la sfruttano. Quello che questi signori non si chiedono, e non vogliono
spiegare, è se ciò che è conveniente per le necessità dei capitalisti sia conveniente
anche per l’ambiente e per i lavoratori che vi vivono. Ogni operaio saprebbe
come rispondere. Un capitalista cerca di ridurre al minimo i costi di produzione.
Tagliare i costi relativi alla sicurezza sul lavoro, ad esempio, è la forma
"più conveniente per l’azienda" di massimizzare i profitti. Non è invece tanto
conveniente per quei 4 lavoratori che ogni giorno perdono la vita in Italia
per incidenti sul lavoro. La questione ambientale non è che l’altra faccia di
questa medaglia. Colpevoli? i lavoratori A Tokaimura i primi indiziati come
colpevoli dell’incidente sono stati i lavoratori, in particolare i tre tecnici
che hanno provocato l’incidente. Subito è stata rispolverata la tesi dell’errore
umano, dove per "umano" si intende "dei lavoratori". In una società dove i lavoratori
sono tenuti all’oscuro di tutte le decisioni fondamentali, sono i primi ad essere
colpevolizzati di qualsiasi problema. Ma pian piano che veniva fuori la dinamica
dell’incidente, i mass media si rendevano conto dell’insostenibilità di questa
bugia. Nel ‘93 la Jco, proprietaria dello stabilimento, aveva chiesto l’autorizzazione
di installare la sua azienda a Tokaimura (centro densamente popolato) per la
lavorazione di limitate quantità di sostanze nucleari. Aveva dichiarato che
a Tokaimura "non c’è bisogno di prepararsi per un eventuale incidente serio".
La realtà è che lo stabilimento, per massimizzare tempo e profitti, aveva finito
per lavorare dosi d’uranio 7 volte superiori alla norma. Le sostanze nucleari
venivano maneggiate in modo artigianale. Uranio e acido nitrico venivano miscelati
con un imbuto rudimentale ed erano maneggiati a mano, con poche protezioni.
Questi lavoratori sarebbero morti di cancro indipendentemente dall’incidente
dell’altro giorno. Qualcuno potrebbe obiettare: "rimane il fatto che le radiazioni
sono state scatenate da un’errata procedura dei tecnici". Ma molti lavoratori
di Tokaimura neanche erano stati informati delle corrette procedure. La Jco
seguiva le norme di un proprio manuale di sicurezza, segreto all’esterno e totalmente
illegale. Visto che in un’azienda di quel tipo non potevano non parlare di norme
di sicurezza, le hanno reinventate di sana pianta. L’unica sicurezza a cui erano
interessati era quella di fare profitti. La direzione nazionale della Jco ha
negato di sapere che in quello stabilimento vi fosse un manuale di sicurezza
illegale. Le aziende giapponesi sono note per la propria efficienza e per le
continue ispezioni. Vogliono forse farci credere che dal ‘93 ad oggi nessun
ispettore nazionale aveva mai messo piede a Tokaimura, accorgendosi che l’uranio
era miscelato in imbuti e senza protezione? La favola regge solo per i bambini.
La favola continua con "l’improvviso risveglio dello spirito eroico dei kamikaze
giapponesi che in 18 sono entrati nello stabilimento per salvare il mondo".
Niente di tutto questo. Almeno alcuni dei 18 kamikaze che hanno fermato la reazione
di "autosostentamento" dell’uranio sono stati sorteggiati tra un gruppo di specialisti
pronti a situazioni di emergenza. Ma non emergenze come quella. I 18, divisi
in due gruppi, hanno calcolato di poter rimanere a turno solo 3 minuti all’interno
dell’azienda. Più di 3 minuti e sarebbero stati devastati dalle radiazioni.
Naturalmente anche questa soglia di 3 minuti è totalmente ipotetica. I nomi
dei 18 kamikaze e la loro salute sono ora segreti. Non si saprà mai quanto sopravviveranno.
E non abbiamo dubbi che negli anni cadranno nel silenzio anche i tumori ed i
bambini deformati di Tokaimura. Mancanza di morale o morale del profitto? Obuchi,
il primo ministro giapponese, ha tacciato i dirigenti locali della Jco di "mancanza
di morale". Non è vero: una morale c’è l’hanno: è quella del massimo profitto.
Ma non è una questione limitata ai dirigenti locali. Lo stesso governo giapponese,
insieme a quello degli Usa, hanno tenuto segreti per anni esperimenti nucleari
vicini alle coste giapponesi. Queste zone sono rimaste e rimangono tutt’ora
meta dei pescherecci. Uno dei casi più eclatanti è stata la morte di metà dell’equipaggio
di un peschereccio durante un esperimento nel ‘54 vicino all’atollo di Bikini.
Dopo anni si è saputa la vera causa dei cancri di questi pescatori. Ma quel
giorno avevano preso 2 tonnellate di pesce vendute poi al mercato di Tokio.
Uno dei superstiti (ha perso un figlio per lo stesso motivo) ha dichiarato in
questi giorni: "Gli scienziati che mandano avanti il mio Paese e il resto del
mondo non sono mai stati tanto cinici e immorali. Dal punto di vista tecnico
sono preparatissimi ma, per soldi sono disposti a far qualsiasi cosa, anche
se ciò significa la distruzione del pianeta". Non è, però, soltanto un problema
della morale degli scienziati. Il problema sono gli scopi complessivi e il funzionamento
del sistema che li finanzia e li forma. L’attuale cricca di scienziati guadagna
sulla base di ciò che viene commissionato e finanziato dagli stessi capitalisti.
La scienza nel capitalismo è serva del profitto dei capitalisti. Noi non apparteniamo
alle cricche degli scienziati "tecnicamente preparatissimi". Non sappiamo quindi
con che rapidità e quando una fonte di energia alternativa potrà sostituire
il nucleare. Ma sappiamo che la ricerca di tale fonte d’energia alternativa
o lo sviluppo e gestione di quella nucleare non possono essere affidati ad un
pugno di capitalisti assetati di guadagni. Su questa strada è a rischio la nostra
salute, il nostro ambiente e la distruzione di intere zone del nostro pianeta.
Solo nel contesto di una pianificazione socialista dell’economia, utilizzando
nel rispetto dell’ambiente, le risorse umane e i materiali del pianeta, sarà
possibile risolvere in sicurezza il problema delle fonti di energia che, ricordiamolo,
non è solo quello dei possibili incidenti come in Giappone, ma anche quello
del riscaldamento globale, dell’inquinamento dei mari, dell’aria e dei fiumi,
dello stoccaggio dei rifiuti nucleari che con una vita media di centinaia e
migliaia di anni costituiscono un regalo avvelenato per le future generazioni.
Il capitale non ha gli stessi interessi dell’ambiente. Il capitale per sua natura
pensa in base al guadagno immediato, il più grande e il più veloce possibile.
L’umanità invece dovrebbe abituarsi a pensare globalmente, considerando tutti
i fattori coinvolti nel tempo e nello spazio. Tokaimura, errore umano? Sì, se
per umano si intende "dei padroni".
-------- pagina web http://www.marxismo.net
Released online: November, 1999
