#donnechecontano: Perché le donne contano sempre, non solo l’8 marzo
Una data, come tante giornate dedicate alla coscienza, spesso strumentalizzata ad uso e consumo della società consumistica.
L’8 marzo celebriamo la festa della donna e, puntualmente, ce ne dimentichiamo il giorno dopo. Quest’anno non possiamo permettercelo.
In Italia, una donna su tre ha subito violenza almeno una volta nella vita. Eppure nessuno nel Governo si occupa a tempo pieno dei diritti delle donne dopo le dimissioni dell’On. Martelli, nel novembre 2015.
Chiediamo che venga nominato un/a Ministro/a per le pari opportunità: ActionAid ritiene sia necessaria una figura di governo dedicata, per una migliore efficacia delle azioni e per una continuità degli interventi.
Chiediamo che ci sia un chiaro processo di rendicontazione e di pubblicazione di tutte le informazioni – da parte di Governo e Regioni - sulla spesa destinata alla lotta alla violenza, sulla base di una metodologia che permetta di valutare l’impatto degli interventi finanziati per capire effettivamente quali sono i risultati raggiunti nel tempo (es.: riduzione della violenza, maggiori servizi/risposta alle donne che subiscono violenza…).
Cosa stiamo monitorando
La Legge 119/2013 prevede stanziamenti specifici per il potenziamento dei servizi di assistenza e supporto alle
donne che subiscono violenza1. In particolare il Governo ha ripartito tra le Regioni 16,5 milioni di euro per il
biennio 2013/2014 e ha previsto ulteriori 10 milioni di euro a decorrere dal 2015.
A che punto siamo
Il riparto tra le Regioni delle risorse stanziate per il biennio 2013/2014 è stato approvato nel luglio 20142 dalla
Conferenza Stato-Regioni. Le Regioni hanno ricevuto i fondi nell’autunno 2014. Il riparto è stato effettuato sulla
base della popolazione residente e del numero di centri antiviolenza e case rifugio esistenti.
L’intesa ha previsto scadenze per rendere conto sulle modalità di spesa delle risorse: entro il 31 gennaio 2015
le Regioni dovevano inviare le delibere adottate nel 2014 relativamente all’uso delle risorse ricevute ed entro il
30 marzo 2015 una relazione sugli interventi finanziati.
Le risorse stanziate per il 2015 e per il 2016 non sono ancora state assegnate dal Governo alle Regioni.
Cosa ha chiesto ActionAid
ActionAid ha chiesto al Governo e alle Regioni di assicurare trasparenza nella gestione delle risorse.
In particolare abbiamo chiesto:
»» Ai Presidenti di Regione di pubblicare online in formato aperto tutti i dati relativi all’uso delle risorse
»» Al Dipartimento Pari Opportunità di raccogliere in un’unica sezione online le informazioni ricevute dalle
Regioni.
Cosa abbiamo ottenuto
Nei primi mesi del 2015 La Regione Toscana e la Regione Marche hanno accolto la nostra richiesta di
trasparenza e hanno pubblicato online in formato aperto le informazioni contenute nelle rispettive delibere.
La Regione Lazio si è impegnata a pubblicare nel futuro prossimo opendata relativi all’assegnazione dei fondi.
Nel novembre 2015 il Dipartimento Pari Opportunità ha pubblicato online la lista delle delibere regionali
ricevute. Dal documento emerge che tutte le Regione hanno deliberato tranne una: la Regione Molise.
Cosa non ha funzionato secondo ActionAid
ActionAid ha monitorato nel corso del 2015 l’azione di Governo e Regioni, cercando le informazioni rilevanti e
rendendole pubbliche. Dal monitoraggio sono emerse varie criticità:
»» Ritardi nell’erogazione delle risorse: sia da parte del Governo (i fondi sono stati stanziati nell’ottobre
2013 ed erogati solo un anno dopo, inoltre le risorse per il 2015 non risultano ancora erogate), sia da parte
delle Regioni (non tutte hanno deliberato entro fine 2014 e tutt’oggi non risulta chiaro quante strutture
abbiamo effettivamente ricevuto i fondi).
»» Difficoltà nel reperire le informazioni: la ricerca delle delibere regionali e di altri atti relativi
all’assegnazione delle risorse (es.: risultati dei bandi) non sempre è stata facile, in alcuni casi addirittura
impossibile.
»» Assenza di un framework di monitoraggio e valutazione dell’impatto: resta difficile valutare quali
siano stati i risultati raggiunti grazie a questo investimento. Non sono stati previsti indicatori che possano
permettere di valutare l’impatto delle azioni e di verificare che cosa di positivo sia cambiato o potrà
cambiare nella vita delle donne che vivono nel nostro Paese.
»» Fondi insufficienti a garantire la sopravvivenza dei centri antiviolenza. Il documento d’intesa tra Stato
e Regioni ha previsto un contributo forfettario per centro antiviolenza - pari a circa 5800 euro - e per casa
rifugio – pari a circa 6700 euro - per il biennio. È facile immaginare come tali somme possano coprire al
massimo alcune spese vive, non certo a garantirne la sopravvivenza e un adeguato funzionamento. Alcune
Regioni hanno per questo motivo scelto di destinare ai servizi sul proprio territorio anche i fondi riservati
alla programmazione regionali. Si rileva la mancanza di una stima del fabbisogno dei servizi antiviolenza
per assicurare servizi adeguati sul territorio nazionale.
»» Mancanza di chiarezza sui servizi beneficiari dei fondi. La Conferenza Unificata ha stabilito i criteri
minimi dei centri antiviolenza e delle case rifugio nel novembre 2014, quindi successivamente all’intesa sul
riparto dei fondi, nonostante esso sia stato effettuato anche sulla base delle strutture presenti sul territorio.
Questo ha certamente creato confusione nell’attribuzione dei fondi. In alcuni casi si rileva la discrepanza
tra il numero di centri e case rifugio fornito nello schema di riparto dei fondi e tra il numero di strutture
fornito dalle delibere regionali. In alcune Regioni i fondi sono stati assegnati non solo a centri antiviolenza,
ma anche a servizi rispondenti ad altre problematiche sociali o a disagio generico.
»» Rendicontazione parziale da parte del Governo. Il documento pubblicato a novembre 2015 sul sito del
Dipartimento Pari Opportunità contiene unicamente la lista dei numeri identificativi delle delibere regionali
ricevute e il numero di servizi antiviolenza presenti sul territorio. Mancano i link alla documentazione
ufficiale prodotta (delibere, bandi, etc.) e informazioni sulle attività e sui servizi finanziati.
Cosa chiediamo ora
Maggiore trasparenza
La trasparenza è un mezzo per favorire l’efficacia delle azioni e informare quelle future. Sarà grazie alla
trasparenza se potremo un giorno valutare quali strategie hanno più successo nel prevenire e combattere la
violenza e assicurare che le risorse pubbliche saranno spese al meglio. Per questo sarà necessario che:
»» il Governo predisponga una piattaforma online in cui rendere disponibile – in formato aperto e in tempi
brevi - le informazioni in possesso sull’uso dei fondi e in cui le Regioni a loro volta possano caricare in
tempo reale la documentazione rilevante.
»» Il Governo fornisca una mappatura aggiornata dei servizi antiviolenza sul territorio
»» Le Regioni raccolgano in un’unica sezione del loro sito la documentazione prodotta, inclusa la lista
delle strutture beneficiarie dei fondi, e si impegnino a pubblicare le informazioni in opendata
»» Il Governo eroghi le risorse del 2015-2016 in tempi rapidi
»» Il Governo verifichi l’effettiva erogazione - a livello regionale e comunale - dei fondi ai centri
antiviolenza e renda pubbliche le informazioni.
Una metodologia per valutare l’impatto degli interventi
Cosa possiamo dire che sia cambiato nella vita delle donne, in particolare di quelle che subiscono violenza,
grazie a questi fondi? Le istituzioni come possono dire di avere risposto al numero crescente di donne che
hanno il coraggio di sottrarsi a contesti domestici violenti? Allo stato dell’arte è impossibile valutare quali siano
i risultati raggiunti. È dunque necessario e urgente, in vista dei prossimi riparti:
»» Definire un framework per il monitoraggio e la valutazione che renda chiari obiettivi, risultati attesi e
indicatori attraverso cui misurare l’impatto degli interventi.
»» Stimare il fabbisogno effettivo dei centri antiviolenza sul territorio per garantire la loro sopravvivenza
e adeguato funzionamento attraverso i futuri riparti.
Un/a Ministro/a per le pari opportunità
L’uso efficace delle risorse pubbliche per prevenire e contrastare la violenza non può prescindere da una chiara
volontà politica. La struttura istituzionale in questo senso è indicativa del peso di una problematica nell’agenda
politica di un governo. Come rileva un recente studio del Parlamento europeo6, la varietà di soluzioni ricercate
nel corso degli anni a livello governativo nell’attribuzione della responsabilità pari opportunità, insieme all’alto
numero di figure istituzionali che si sono succedute, spesso per pochissimo tempo, dal 1997 (anno d’istituzione
del Dipartimento Pari Opportunità) ad oggi – 10 in meno di 20 anni tra Ministre senza portafoglio, Ministre
del Lavoro con delega e Consigliere - è sintomatico di un problema a cui il nostro Paese ancora non ha
trovato risposta. A questo si affiancano le sempre scarse risorse dedicate alle attività del Dipartimento. Serve
una delega forte a una figura unicamente dedicata alle pari opportunità e competente per assicurare
un’azione efficace di promozione e tutela dei diritti delle donne. Pertanto è necessario che il Governo nomini
al più presto un/a Ministro/a alle Pari Opportunità e assicuri risorse continuative e adeguate nel tempo alle
azioni che del Dipartimento.
- Ci sono 0 contributi al forum. - Policy sui Forum -