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Quando a resistere stavano anche i preti

"Sì, la 'resistenza' che è una dote dell'uomo maturo, dell'uomo che rifiuta tutto ciò che è ingiusto, e si ribella, si ribella... La Bibbia è piena di 'resistenza', da Mosè, da Giacobbe..., fino all'Apocalisse è tutta una 'resistenza'. Persino Paolo, grande Apostolo, grande scrittore, geniale, resiste contro Pietro che è la somma autorità costituita. Dice: 'Tu, tu vai indietro invece di andare avanti. Tu segui la legge di Mosè, e non vuoi fare quei passi che Gesù ci ha insegnato a fare, conquistare il mondo'. E lo dice proprio in una sua lettera: 'Io resistetti in faccia a Pietro'. Proprio 'resistenza'.
La 'resistenza è perciò una cosa sacra, è un elemento di vita che conserva la vita, e respinge tutto quello che è contrario alla dignità umana e alla vita stessa. Io la 'resistenza' l'ho sempre interpretata così, e tanto più adesso la considero ancora così".

Siamo alle pagine 43-44 de "Il prete giusto", libro di Nuto Revelli che raccoglie la testimonianza di un prete, don Raimondo Viale (1907-1984). Nuto Revelli ha scelto nella sua vita di raccontare, di trasmettere la voce e la vita delle persone della sua terra, a partire dal periodo per lui cardine, quello della Seconda guerra mondiale. E lo ha fatto attraverso una serie di libri bellissimi, tersi, in cui la semplicità delle cose e delle persone "buca" l'idea stessa di storia, di narrativa, di oralità. La sua scrittura è forse il più vero contributo al neorealismo che la scrittura abbia saputo dare. Ma mentre il neorealismo cinematografico è vissuto la breve stagione immediatamente successiva alla guerra, i libri di Revelli pubblicati nel corso degli anni Ottanta e Novanta sono una grande lezione di umiltà e di vita davanti a una contemporaneità che fa di tutto per dimenticare la storia e cercare di ripetere gli errori. Nuto Revelli non vuole dimenticare, e così - spero - i suoi lettori affezionati. Facendo parlare i suoi testimoni, è la vita quotidiana nella sua nudità che si materializza, con la semplicità del dolore e delle esistenze.

"La semplicità nel dire fa parte della grande verità che è Dio stesso. La verità, anche se brucia, è sempre una rivoluzione. Anche se presenta degli aspetti non buoni [...]. Io dico: se un prete non ha nemici non è un prete. Gesù crea una rottura tale che la chiamano 'segno di contraddizione'. Gesù non può andare d'accordo con tutti sulle idee, già, sulle idee. Io posso andare d'accordo con un comunista, per testimoniare l'amicizia, la stima che ho delle sue qualità umane [...]. Ma sulle idee non posso cedere" (p. 81-82).

Raimondo Viale durante gli anni dell'occupazione nazi-fascista collaborò con la Resistenza, aiutò centinaia di ebrei a scampare alla morte, tanto da meritarsi di entrare tra i "giusti" di Israele. Nel dopoguerra continuò l'impegno politico, tanto da essere sospeso "a divinis" dalla chiesa cattolica. Una figura di prete "scomodo", bastian contrario e contro-corrente, di cui Nuto Revelli ci restituisce la vita, le cadenze nel parlare, il pudore, l'orgoglio.

Ultima notazione: a contribuire al "carattere" del libro, l'ottima scelta di copertina da parte di Einaudi: Una foto di Giuseppe Cavalli "Le vie del Signore" (1942).

Scheda a cura di: Sergej

Il prete giusto / Nuto Revelli. - Torino : Einaudi, 1998. - 118 p., br. - (Gli struzzi ; 502). - ISBN 88-06-15028-6.
 
 
 

 

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