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Epepé, la metafora di Karinthy

titolo: Epepé
autore: Ferenc Karinthy
collana: intrecci
prezzo: € 13,50
uscita: febbraio 2003
isbn: 88–86586–92–2
formato: grande (20,5x14,5)

il libro: Bisogna immaginare una megalopoli tentacolare, ultramoderna, senza aria. Una città industrializzata, quintessenza della tecnologia, uguale a tante altre. Ma dove siamo? Impossibile dirlo. L’accidente misterioso che ha fatto atterrare l’aereo di Budai, linguista di fama mondiale, in questa città non si può raccontare perché mancano le parole: i segni che gli abitanti del luogo usano per scrivere e i suoni che articolano sono inintelligibili. Budai parla una trentina di lingue, possiede i rudimenti di molte altre, conosce molteplici metodi di decifrazione, ma qui, in questa città sconosciuta, non riesce a capire una sola parola. Si dibatte in un labirinto, passa in rassegna le più disparate ipotesi e si ritrova, come un moderno Robinson Crusoe, completamente solo in una città che vive di un ritmo contrario. Budai deve lottare contro la solitudine, la povertà, l’umiliazione, l’assurdo. Il suo destino adesso è quello di un immigrato incolto e povero. E più cerca una via d’uscita, più si fa insormontabile il muro d’incomprensione. Sotto le sembianze consuete di una grande città ultramoderna, tutto appare ostile e inumano. Epepé è la più feroce metafora del divenire estraneo di un mondo apparentemente familiare.

l’autore: Ferenc Karinthy (1921 – 1992) è stato ad un tempo giornalista, drammaturgo e romanziere. Epepé, pubblicato per la prima volta in Ungheria nel 1970, è stato tradotto in tutto il mondo.

 

 
 
 

 

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