La fine della guerra fredda e l'inizio del nuovo millennio

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La fine della guerra fredda e l'inizio del nuovo millennio

Nel 1989 accadono una serie di cose. L'epicentro avviene in europa e nelle regioni collegate. Ciò che accade ha riflessi su tutto il pianeta. E' un "nuovo mondo" che esce dalla fine della guerra fredda.
La fine della guerra fredda non significa la fine dei problemi esistenti sul pianeta e che sono causa di più o meno vasti conflitti. La fine delle impalcature che in un certo modo limitavano e irrigidivano le realtà sociali, provoca anzi un aumento dei conflitti anche e non solo culturali. Così in europa è il caso della Jugoslavia in cui le etnie iniziano una guerra civile; e lo stesso esplodere dei nazionalismi si verifica negli stati prima facenti parte dell'URSS.
Gli USA d'altra parte sono investiti del ruolo di pacificatori planetari, unici detentori della forza a livello planetario. La possibilità è un uso a fianco di organismi internazionali e non di parte per dirimere i conflitti locali; le conseguenze sono in ogni caso un montare degli odii e dei sospetti contro la nuova potenza planetaria. Gli USA vivono la fine della guerra fredda dopo un primo momento di euforia per la fine (per ora) del pericolo di guerra atomica planetaria, con le conseguenze da una par te della riorganizzazione degli apparati militari e produttivi, a fronte anche della crisi economica; dall'altra, dal punto di vista culturale, lo shock da vittoria: la fine del nemico, su cui si basava l'ideologia del potere dominante, rischia di avere ef fetti anche sul piano della compattazione sociale interna. Dal punto di vista ideologico è il bisogno di nuovi nemici, che giu stifichino impiego di mezzi militari e tecnologici, investimenti di vasta portata e apparati politici e produttivi. Nella prima fase, il nuovo nemico viene trovato nel fondamentalismo islamico.
La fine della contrapposizione tra est e ovest così come si era venuta sviluppando nei decenni passati, porta all'emergere come problemi della politica internazionale, altri tipi di con trapposizione. Mentre perdura lo sfruttamento economico che le aree del nord (europa, nord- america e in parte russia) fanno del le regioni e dei continenti del centro e del sud del pianeta, sembra manifestarsi in questa prima fase del mondo post-guerra fredda una contrapposizione montante tra paesi occidentali (euro pa in parte ma soprattutto nord-america) e paesi islamici.
La prima guerra che si combatte all'indomani del crollo dell'URSS è quella tra USA e Irak, tra la nuova potenza imperiale planetaria cioè e un paese arabo, che nella fase precedente aveva visto una crescita del proprio ruolo perché usato da URSS e da USA prima nelle guerre locali per il controllo dei giacimenti pe troliferi della regione medio- orientale; poi nel tentativo di ar ginare l'esplodere della "rivoluzione komehinista", cioè dei fondamentalisti islamici, in Iran. La diffusione a livello planetario, nelle regioni islamiche, del fondamentalismo, è tra gli elementi più macroscopici di que sta fase storica. Tutti i paesi la cui geografia politica era prima data dall'alleanza ora con l'URSS ora con gli USA e gli eu ropei, sono interessati e vivono la destabilizzazione di questo fenomeno. Ciò a fronte della mancata soluzione di alcuni problemi tradizionali della regione: innanzitutto quella palestinese, data dall'occupazione di Israele (appoggiato dagli USA e dall'occidente) dei territori arabi palestinesi. E' una questione questa che trova una unità e un senso di identità da parte di tutti gli islamici. Sotto però covano grossi problemi economici e sociali: quasi tutti i paesi islamici sono dominati da dittature, classi di potere filo-occidentali; a fronte di una povertà generale e dell'arretramento sociale, le ricchezze provenienti dai proventi del petrolio hanno benefici solo per alcune famiglie numericamen te ristrettissime (e ricchissime). Il malessere sociale trova sbocchi ideologici nell'odio anti-occidentale.
In questo quadro, gli intellettuali si trovano davanti a una serie di prospettive: da una parte una planetarizzazione della cultura, la possibilità di una comunicazione non più relegata all'interno di blocchi o di contrapposizioni e sospetti. La pro spettiva è quella di una nuova koinè, una lingua comune planeta ria, per la prima volta nella storia dell'umanità, con tutte le potenzialità che una simile prospettiva possiede. Ciò però significa una forte caratterizzazione di questo nuovo planetario da parte delle culture egemoniche, prima tra tutte quella nord- americana: un evento esiste solo se una televisione statunitense ne parla. Dall'altra parte l'esplodere delle realtà locali, pro prio a fronte di questa internazionalizzazione ultraspinta. Il legarsi degli intellettuali alle realtà ultra-locali, a farsi portavoce di interessi e aspetti feudali. Così in europa, il processo che porta all'abbattimento delle frontiere tra gli stati occidentali porta all'interno di questi stati ad un aumento delle forme di nazionalismo e di razzismo.
Gli intellettuali, all'interno di un mondo che sembra sempre più esplodere di contraddizioni e di problemi, si pongono sempre come coscienza critica. Non è un caso che secondo un rapporto pubblicato dal Centro Pen nel 1992 ("Writers in prison '91" a cura di Angelica Mechtel) continuino a verificarsi in tutto il pianeta persecuzioni nei confronti degli intellettuali e gli scrittori. Nel 1990 risultavano 739 gli scrittori perseguitati (in maniera pesante: cioè uccisi torturati o condannati alla prigione, costretti all'esilio o alla clandestinità) in 75 paesi del mondo. Il potere politico, specie quello dittatoriale, continua a esi stere e a perseguitare i propri oppositori. Così il poeta sud-coreano Park Ky Pyong condannato all'ergastolo per "pensiero anarchico". In Iran sono stati centinaia gli intellettuali uccisi, sepolti in fosse comuni insieme a altri prigionieri politici, solo per aver scritto un articolo o manifestato proprie opinioni: così Amir Nikaiin, Monucheher Bezhadi, Djavad Misani, Abutorab Bagherzadeh, e poco prima di questi Said Soltanpour e Rahman Hatefi. La scrittrice Fahimeh Farsaie dopo aver passato 18 mesi nelle carceri di Teheran per aver scritto un romanzo "critico", dal 1982 è costretta a vivere in esilio a Berlin. La maggior parte di questi casi sono sistematicamente ignorati dalla "pubblica opinione". Ciò di cui ci si interessa a questo livello continua a essere quello che il sistema di propaganda occidentale permette che sia diffuso, ad uso di propaganda. E' in caso doppiamente tragico di Salman Rushdie, condannato a morte per "apostasia" dal regime fondamentalista di Iran: il caso di Rushdie divenne notis simo, al contrario della serie notevole di scrittori e intellet tuali perseguitati e uccisi da altri regimi, prendendo il posto a livello pubblicistico dei "dissidenti sovietici" che periodica mente si riaffacciava nei decenni precedenti sui mass-media occidentali.

Contesto

Novecento (1939-1989): indice
Ventunesimo secolo: indice



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