Yellow, di Antonio Porta

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Yellow, di Antonio Porta

Nel 1989, quando arrivò improvvisa la morte a chiudere il suo lavoro nel pieno della maturità, Antonio Porta stava elaborando il progetto di un nuovo libro. Ragionando sui suoi appunti e sulle sue carte, la moglie Rosemary e Niva Lorenzini hanno potuto realizzare quest'opera, che ci dà modo di cogliere un momento, al tempo stesso di continuità e sviluppo, di una delle figure più rilevanti della poesia europea del secondo Novecento. Un enunciato essenziale e provocatorio degli ultimi anni di Porta fu la proposta di una "sfida orizzontale della comunicazione", una sfida che esprimesse la necessità di uscire da un linguaggio poetico chiuso su se stesso per affrontare con istanze aperte l'interlocutore. Ecco allora la 'forma-diario', decisiva in queste pagine, dove il poeta rifiuta una verticalità lirica, che considera illusoria, per dare campo alla materialità e alle angosce del quotidiano. Ma Antonio Porta non era poeta che potesse fermarsi, neppure all'interno di uno stesso libro, alla prospettiva di un unico orizzonte di sperimentazione vitale. Aveva infatti scritto: "Non mi sono mai appagato di 'una' forma, ho sempre cercato di provocarne molte". Eccolo allora, dal 'diario', passare al 'canto', ulteriore spazio irrinunciabile per la poesia. E infine alla riflessione lirica sull'origine del proprio esserci, come nell'emozionante 'Poemetto con la madre', dove si chiude quest'opera postuma. 'Yellow', splendido testo incompiuto, acuisce allora il nostro rimpianto per ciò che è stato interrotto dal destino, ma sa mirabilmente compensarlo con la grandezza del suo esito.

(Questo testo è stato preso da www.bol.com, serio sito italiano di vendita online di libri cui si rimanda).


Antonio Porta: biografia

 


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