Cesare Pavese

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Cesare Pavese

1) notizie biografiche

Nacque a Santo-Stefano-Belbo [Cuneo] nel 1908. Di famiglia piccolo- borghese di estrazione contadina, orfano di padre all'età di sei anni, ricevette una educazione austera, intrisa di sentimenti di nostalgia per la campagna. Compì gli studi a Torino. Ebbe come professore di liceo Augusto Monti, figura di grande prestigio della Torino anti-fascista. Studiò letteratura inglese e dopo la laurea fece il traduttore. Dopo l'arresto di Leone Ginzburg, anche Pavese fu condannato al confino per aver tentato di proteggere una donna iscritta al PCI. Passò un anno a Brancaleone Calabro. Tornò poi a Torino. Dopo l'8 settembre 1943 riparò con la sorella a Serralunga.
Alla fine della guerra si iscrisse al PCI. Nel 1950 raggiunge il riconoscimento della critica, con l'assegnazione del premio Strega. Pavese entrò in depressione, il suo carattere fragile e introverso, caratterizzato da difficili rapporti umani, lo portò al suicidio. A Torino, nell'agosto 1950.

2) le opere prima della guerra

Dopo la laurea Pavese avviò una intensa attività di traduzioni di scrittori statunitensi: S. Lewis, Hermann Melville, S. Anderson. Nel 1934 divenne direttore della rivista «Cultura». Durante il breve confino calabro iniziò a scrivere il diario, pubblicato poi postumo nel 1952, Il mestiere di vivere. La sua prima raccolta di versi, Lavorare stanca (1936), fu quasi ignorata dalla critica. Continuò a tradurre scrittori inglesi e nordamericani: J. Dos Passos, Gertrude Stein, Daniel Defoe. Collaborò attivamente alla casa editrice Einaudi.
Esordì come narratore con i romanzi Il carcere, e Paesi tuoi (1941), prime prove di un realismo simbolico, accesamente autobiografico, che già evidenziano alcuni temi che saranno tipici di tutta l'opera pavesiana: la solitudine, il «proprio» paese. Temi che appariranno con maggiore evidenza nel romanzo successivo, La spiaggia (1942).

3) il dopoguerra

Alla fine della guerra pubblicò sull'«Unità» I dialoghi col compagno (1945). Nelle opere del dopoguerra da un lato si ribadisce il tema della campagna vissuta come mito innocente e selvaggio di un mondo dell'infanzia ancora incontaminato. Dall'altro, in un superamento di quel tono idilliaco che spesso aveva caratterizzato le prime opere, si arricchisce la problematica psicologica e sociale. Ciò sia attraverso riferimenti sempre più precisi a una dimensione di impegno civile e politico, sia con la piena maturazione di una interpretazione simbolica della realtà, capace di leggere dietro i temi dell'inurbamento, del contrasto città-campagna, della solitudine e dell'incomunicabilità metropolitana, le contraddizioni che rimandano ai valori archetipici dell'esistenza. Si tratta dei volumi: Feria d'agosto (1946), Il compagno (1947) storia di una presa di coscienza ideologica, Prima che il gallo canti (1948) che comprende i due romanzi brevi "Il carcere" e "La casa in collina", La bella estate (1949) che comprende tre racconti: quello che dà il titolo al volume, "Il diavolo sulle colline", e "Tre donne sole". I tre racconti sono ambientati a Torino. "La bella estate" è la storia dell'iniziazione all'amore di una giovane popolana, Ginia, che viene introdotta da Amelia, più matura e più scaltra, in un mondo di squallida bohème. Ne "Il diavolo sulle colline" un gruppo di giovani studenti vive una insolita esperienza nella villa di Poli, rampollo di una ricca famiglia borghese tarato dalla droga e dalla tisi. Nel terzo racconto, "Tre donne sole", Clelia dopo essersi costruita una fortunata posizione, torna a Torino vagheggiando recuperi impossibili: travolta da un mondo di rapporti falsi e corrotti, riesce a trovare un punto di equilibrio in Becuccio, un giovane operaio che vive di lavoro come lei.
I Dialoghi con Leucò (1947) costituiscono forse l'opera che meglio descrive lo sforzo di ricostruire la dimensione antropologica, ma anche psicoanalitica, dei miti su cui si incentrano tutti i libri, in prosa e in versi, di Pavese.
Nel romanzo La luna e i falò (1950) protagonista è il Narratore, uomo ormai maturo, che torna dall'America al suo paese da dove era emigrato in cerca di fortuna. Solo il paesaggio è rimasto uguale. Per il resto la realtà è mutata, ed è amara. Ritrova un vecchio compagno, Nuto, dalle idee chiare, positive, profondamente umano. Si lega d'affetto a Cinto, un povero ragazzo zoppo con il quale vaga per la campagna. Nei lunghi colloqui con Nuto rivivono i ricordi di un tempo, i falò di San Giovanni, i volti di persone ormai scomparse. A tratti il Narratore pensa di comprare un pezzo di terra, di fermarsi. Ma ecco che divampa un fuco, ben diverso da quelli lieti dei contadini di un tempo: il padre di Cinto, un povero mezzadro angariato dall'esosa padrona, appicca l'incendio al podere, stermina la sua famiglia e si uccide. Cinto resta solo. Il Narratore, ripartendo, lo affida a Nuto. Da "La casa in collina" a "La luna e i falò " è una continua sperimentazione, verso il superamento dei modi neorealistici. I motivi privati e autobiografici, la ricerca delle proprie radici nel ritorno alla terra natale, si fondono con l'osservazione minuta della realtà e con il richiamo di problematiche esistenziali universali.
Le opere postume definiscono meglio la complessa figura intellettuale di Pavese. Poesie sono quelle di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1951), poi confluite nel volume Poesie edite e inedite (1962).
Scritti critici sono in Letteratura americana e altri saggi (1962), che testimoniano l'ideale di un costante impegno civile nel lavoro letterario e il contributo specifico che Pavese diede, insieme a Vittorini, alla scoperta della cultura nordamericana come mitico mondo della libertà, da opporsi alla chiusura repressiva del regime fascista. Postumi anche i racconti di Notte di festa (1953). E i romanzi Fuoco grande (1959) scritto in collaborazione con Bianca Garufi, e il testo giovanile Ciau Masino (1968).

4) valutazioni

Pavese è stato tra gli scrittori più amati del dopoguerra, anche per via del mito avviato con il suicidio. Simbolo contraddittorio dell'impegno politico e del disagio esistenziale, la figura di Pavese è condizionata dall'intreccio vita- letteratura. Ciò dà suggestione ai suoi esperimenti stilistici, ma non evita i luoghi comuni di un certo vitalismo estetista.
Uno dei suoi testi più letti è stato "Il mestiere di vivere", che registra la professione della sua ricerca umana e letteraria. Ma notevole importanza hanno gli esiti del suo lavoro poetico, soprattutto quelli della prima raccolta, capace di forgiare una struttura ritmica e metrica tesa al racconto, a un'epica umile e quotidiana.

Bibliografia: Cesare Pavese

Lavorare stanca (1936)
Il carcere (1941)
Paesi tuoi (1941)
La spiaggia (1942)
I dialoghi col compagno (1945)
Feria d'agosto (1946)
Il compagno (1947)
I dialoghi con Leucò (1947)
Prima che canti il gallo (1948)
La bella estate (1949)
La luna e i falò (1950)
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (1951)
Letteratura americana e altri saggi (1951)
Il mestiere di vivere (1952)
Notte di festa (1953)
Fuoco grande (1959) con Bianca Garufi
Poesie edite e inedite (1962)
Ciau Masino (1968)


© Antenati, 1995-6


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