Giuseppe Dessì

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Giuseppe Dessì


Nato a Vallacidro (Cagliari) nel 1909, suo padre era ufficiale di carriera. Delle ontinue assenze del padre soffrì molto, tanto da avere problemi a scuola: fu bocciato agli esami di licenza ginnasiale. Si ritirò dalle scuole regolari, ma scoprì dietro un muro della casa del nonno la biblioteca lasciata da un prozio giacobino (che i parenti avevano prudentemente murato alla sua morte). La convinzione tratta dalle letture che l'uomo fosse privo di libero arbitrio lo portò più volte sull'orlo del suicidio. Il ritorno del padre al paese natale e l'affetto del genitore gli riconsegnarono un po' di equilibrio. Fu inviato a studiare al Liceo Dettori di Cagliari. Motivo di disagio ebbe a causa dell'età avanzata (vent'anni) rispetto ai compagni di classe (sedicenni). Conobbe però Delio Cantimori, che insegnava storia e filosofia, che lo sostenne e lo incoraggiò a continuare gli studi all'Università di Pisa. Qui conobbe il mondo intellettuale prestigioso dell'epoca. Dopo la laurea, frequentò il gruppo raccolto attorno alla rivista "Letteratura". Intraprese la carriera di insegnante, fu in varie città italiane. Divenne poi ispettore del Ministero della Pubblica Istruzione. Morì a Roma il 6 luglio 1977.
Esordì come scrittore nel 1939 con La sposa in città, raccolta di racconti. Tra essi, "La città rotonda" scritto nel 1930. Protagonisti dei suoi racconti come di tutta la narrativa di Dessì è la Sardegna.
Il suo primo romanzo pubblicato fu "San Silvano" (1939), storia di Elisa che consuma la sua vita in un matrimonio sbagliato; i suoi due fratelli la chiamano in continente pensando di poterle offrire l'occasione di poter perpetuare qualcosa che però è finita: la giovinezza.
"Michele Boschino" (1942), secondo romanzo di Dessì, è la storia di un contadino solitario e chiuso che trascorre la propria vita completamente assorbito tra lavoro e contemplazione della natura. Nascite, morti, amori, accadono secondo un susseguirsi "naturale", non legato al tempo né alla storia. Il destino dell'uomo è immutabile così come l'isola.
Ancora una raccolta di racconti è "Racconti vecchi e nuovi" (1945), alcuni dei quali restano mirabili, tra le cose migliori da lui scritti. "L'isola dell'angelo" (1949) è il ritorno a casa di un reduce che pensa di ritrovare nell'isola il tempo fermato della fidanzata, del paese, una speranza di futuro che lo attende senza cambiare. "La frana" (1950) storia della rovina di una famiglia, l'inevitabile precipitare nella morte di ogni cammino umano.
Con "I passeri" (1953) Dessì fa entrare il mondo violento della storia nel mondo antico e immutabile della Sardegna. I luoghi dell'infanzia mitica si aprono alla realtà, ai fatti 'di fuori', che prima comparivano solo come eco rimbalzata dal remoto 'continente'.
Seguirono due volumi di racconti, "La ballerina di carta" (1957), e "Racconti drammatici" (1959).
Del 1961 è "Il disertore", tra le cose migliori scritte da Dessì e tra i migliori racconti della produzione italiana di quegli anni. Ambientato durante la prima guerra mondiale, la storia del soldato Saverio che spara al suo capitano, esasperato dalla sua altezzosa brutalità. Saverio diserta. La madre, Mariangela Eca, che ha già perso un figlio al fronte, è costretta ad assistere impotente alle terribili sofferenze di Saverio che muore di sfinimento nell'ovile in cui si è rifugiato. Don Pietro Coi, che sa tutto, si dibatte tra lo scrupolo di aver aiutato un criminale e l'esigenza di perseguire una giustizia più giusta di quella delle leggi. Mariangela offre i suoi risparmi per la costruzione di un monumento ai caduti: solo lei e don Pietro sanno quanto di quel monumento sia dedicato a Saverio.

Dessì ha prodotto anche opere teatrali, sviluppate dai suoi racconti. Il suo primo dramma, "La giustizia" fu diffuso dalla BBC inglese e poi dalla RAI, prima di essere incluso nei "Racconti drammatici" insieme a !Qui non c'è guerra" (riduzione teatrale de "I passeri"). Il secondo canale della RAI, il giorno della sua inaugurazione (4 novembre 1961), mise in onda l'atto unico "La trincea": quest'opera rievoca un episodio della prima guerra mondiale di cui fu protagonista il padre dello scrittore.
Versione drammatica del racconto "La frana" è "L'uomo al punto" (1960). "Eleonora d'Arborea" (1964) è dedicato alla giudichessa sarda che nel Trecento animò la resistenza dell'isola contro gli Aragonesi.

Nel 1972, Dessì pubblicò "Paese d'ombre", che ebbe in quell'anno il premio Strega.

Bibliografia: Giuseppe Dessì

La sposa in città (1939)
San Silvano (1939)
Michele Boschino (1942)
Racconti vecchi e nuovi (1945)
L'isola dell'angelo (1948)
La storia del principe Lui (1949)
I passeri (1953)
La ballerina di carta (1957)
Racconti drammatici (1959)
Introduzione alla vita di Giacomo Sgarbo (1959)
Il disertore (1961)
Paese d'ombre (1972)

Teatro:
La trincea (1960)
L'uomo al punto (1960)
Eleonora d'Arborea (1964)


© Antenati - 1994-1998


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