James Joyce: opere giovanili. I Dublinesi

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James Joyce: opere giovanili. I Dublinesi


Joyce esordì come poeta con una raccolta di 36 brevi liriche, Musica da camera (Chamber music, 1907). Temi sono quelli dell'a more, della bellezza femminile, del tradimento, della malinconia. Lo stile è semplice, attento al ritmo, alla musicalità del verso, all'armonia delle immagini. Stessi caratteri la seconda raccolta, le 13 Poesie da un soldo (Poems penyeach, 1927). Esempio tipico della poesia del giovane Joyce può essere la lirica intitolata Bahnhofstrasse : «Occhi che irridono mi segnano la strada | che percorro al cadere del giorno, || grigia strada i cui violetti segna li sono | stella d'incontro e stella dell'addio || Maligna stella! Stella di dolore! | Ardita gioventù più non ritorna || né a conoscere impara il vecchio cuore | i segni che m'irridono se vado». Nel 1918 apparve l'unica opera teatrale, Esuli (Exiles), lavoro giovanile legato all'autobiografia spirituale e fortemente influenzato da Ibsen.
La sua opera narrativa inizia nel 1914 con Dublinesi (Dubliners), pubblicati dopo anni dalla loro stesura a causa della suscettibilità dei concittadini. Sono 15 racconti scritti nel decennio precedente, disposti secondo un disegno organico. I primi tre dedicati all'infanzia, 4 all'adolescenza, 4 alla maturità, gli ultimi quattro testimonianza della vita pubblica di Dublino dominata da frustrazioni delusioni e incapacità di agire. Tipico "La rivalsa", in cui si indugia sull'atmosfera opprimente del lavoro d'ufficio, la giornata del misero impiegato che passa dall'umiliazione che gli affligge il suo capufficio a un bicchiere di birra in uno squallido pub: ciò per individuare le premesse che spieghino la "rivalsa": il protagonista torna a casa e picchia a sangue il figlio bambino.
Nel 1917 apparve il Ritratto dell'artista da giovane (A por- trait of the artist as a young man). E' la prima opera matura di Joyce. Fu preceduta da una prima versione i cui ultimi capitoli, notevolmente diversi dal testo definitivo, vennero pubblicati po- stumi con il titolo Stephen eroe (Stephen hero, 1944). Il romanzo autobiografico autoapologetico e autocritico ha per materia il processo di diventare artista, indagato e rappresentato fin dagli anni dell'infanzia.
Nel testo del 1916 è la storia dell'adolescente Stephen Dedalus che studia dai gesuiti. Lontano dai genitori che vede solo per le vacanze, vive le piccole-grandi avventure dell'infanzia: una febbre, un'ingiusta punizione, un'accesa discussione solo va gamente capita. Passa a un altro collegio, e i turbamenti della pubertà, la prima esperienza sessuale in un bordello di Dublino. Un ritiro spirituale e l'eloquenza di un predicatore gli fanno rincorrere la santità; il direttore del collegio gli prospetta il sacerdozio. Presto cominciano l'insoddisfazione, l'inquietudine. Tra i 17 e i 20 anni Stephen perfeziona il suo ideale estetico, comprende di doversi svincolare dalle istituzioni religiose e politiche e dalle abitudini familiari. Il libro si conclude con al cune pagine del diario del giovane che si prepara a lasciare l'Irlanda: come Dedalo fuggì dal labirinto, anche lui deve mettere le ali per sfuggire alla Dublino che lo imprigiona e seguire la sua vocazione d'artista.
Questa crisi di un adolescente è narrata in una prosa di impianto lirico, elaborata e musicale, fitta di rispondenze e sug gestioni ritmiche, mediante cui Joyce cerca di cogliere quello che di indefinibile e oscuro c'è nella psicologia dell'adolescente che tumultuosamente cerca la sua strada.



[1997]


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