Pierre Reverdy

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Pierre Reverdy


Nato a Narbona nel 1889 (morto a Solesmes, nella Sarthe, nel 1960), si trasferì a Paris nel 1910 dove si legò agli ambienti dell'avanguardia. La poetica cubista ispira i primi versi dei Poemi in prosa (1915). Nel 1917 fonda la rivista Nord-sud, organo principale del modernismo letterario. In L'abbaino ovale (La lucarne ovael, 1916) e nel romanzo autobiografico Il ladro di talento (Le voleur de talent, 1917) comincia a rivelare la sua originalità: frantumati i nessi sintattici, la ricerca di livelli autentici dell'espressione diventa esplicito programma letterario. Nel 1921 si converte al cattolicesimo e nel 1926 si ritira in una misera casa vicino all'abbazia di Solesmes dove rimase fino alla morte.
La ricerca di una poesia pura e di un linguaggio immediatamente efficace ha prodotto le prose straordinarie del Guanto di crine (Le gant de crin, 1927) che sviluppavano i versi de I relitti del cielo (Les épaves du ciel, 1924). Rivendicato come maestro dai surrealisti, mantenne la sua autonomia.
Dopo la guerra raccolse la sua produzione poetica in due antologie, La maggior parte del tempo (Plupart du temps, 1945) e Manodopera (Main- d'oeuvre, 1949). Autobiografico è Il mio libro di bordo (Le libre de mon bord, 1948).
E' con la sua rigorosa "poesia concreta" che Reverdy presiedette all'avvento del dadaismo e fu alle origini delle operazioni surrealiste del linguaggio.



[1997]


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