Gli anni '30: verso la guerra. Introduzione

Antenati Storia della letteratura europea - Torna in homepage


Gli anni '30: verso la guerra. Introduzione

La crisi del 1929: verso la crisi | la crisi | politiche di superamento della crisi | verso la nuova guerra | il colonialismo | la guerra di spagna |


vai sopra / up La crisi del 1929. 1) Verso la crisi

Complessivamente il mondo economico industrializzato passò da una situazione precaria e di crisi monetaria (1920-1923) a una di boom e di euforia (1924-1929).
Dopo lo scacco dell'occupazione franco-belga della Ruhr, la politica francese verso la Germania tese a mutare. Si attuò il tentativo di conciliazione tra Stresemann, ministro degli esteri tedesco, e Aristide Briand capo del governo francese, nel 1926: la Germania riprese a pagare le riparazioni e riconobbe le frontiere occidentali (ma non le orientali), i francesi si ritirarono dalla Renania. Il "piano Dawes" del 1924 prospetta un nuovo criterio per le riparazioni, fallisce, nonostante l'afflusso di capitali rivitalizzano l'economia interna tedesca. Il nuovo "piano Young" (dal nome del banchiere statunitense che lo presiedeva) del 1929 si scontrò con il "fatto nuovo" della crisi economica mondiale.
L'instabilità mondiale aveva come punti i rapporti europeo-nordamericani ormai ribaltati, la rivalità dei trusts europei (inglesi) e statunitensi attorno alle riserve di materie di prime e di petrolio, l'affannosa ricerca di materie prime e di sbocchi commerciali da parte del Giappone.
Ora sono le industrie europee che chiedono capitali alla finanza nordamericana: nel 1929 gli investimenti degli Stati Uniti nel mondo raggiungono 15 miliardi di dollari (5,3 americalatina, 5 europa, 3 canada, partecipazioni in Giappone Cina Indie-olandesi). L'Europa passa dal 61% (1913) al 40% del controllo-partecipazione al commercio mondiale. Gli Stati Uniti subiscono una crisi nel 1920 per la diminuzione degli acquisti europei di derrate alimentari e cotone, ma già nel 1922 tornano a un alto dinamismo produttivo. Intorno al 1923 la crisi mondiale di adattamento post-bellico era sostanzialmente superata. Mentre in Italia si sperimentava una economia corporativa, e in Russia con la NEP ci si avviava verso esperienze di pianificazione e collettivizzazione, nella maggior parte dei paesi industriali il sistema economico continuava a poggiarsi sulla preminenza dell'iniziativa privata, con lo Stato che si limitava alla politica finanziaria e doganale.
In Gran Bretagna diminuì la disoccupazione (ma non al di sotto del milione), aumentarono le esportazioni; nel 1925 fu ristabilita la parità prebellica della sterlina con il dollaro e il ritorno al "gold standard"; si sviluppò l'industria edilizia e quella cantieristica, mentre quelle dell'automobile e della radio furono sopravanzate dagli USA. Il nuovo governo laburista attuò programmi di nazionalizzazione e un politica estera di opposizione all'intransigenza francese verso la Germania. Una politica estera continuata dal governo conservatore (1924-1929) che temeva una egemonia continentale in europa e ambiva a proteggere le vie marittime inglesi anche con l'amicizia con gli USA.
In USA la produzione industriale aumentò tra il 1923 e il 1929 del 64%, trainata dall'industria automobilistica petrolifera e chimica; nel 1929 contribuiva per il 44,8% della produzione industriale mondiale (11,6% Germania, 9,3% Gran Bretagna, 7% Francia, 4,6% URSS); solo 1/5 della popolazione era impegnato nell'agricoltura, notevolmente meccanizzata (rispetto ai paesi europei). Si succedettero presidenti appartenenti al partito repubblicano, che beneficiarono soprattutto i capitalisti. Inorgoglito dalla vittoria bellica e dalla prosperità, protetto dall'isolazionismo e dalle barriere protettive elevate contro i prodotti stranieri, il paese fu percorso dall'esaltazione dell'americanismo; mentre aumentavano le violenze e la repressione interna. Tra il 1921-24 una serie di leggi bloccarono le immigrazioni (da 1.200.000 nel 1913 a 165.000 nel 1925) con l'obiettivo di ostacolare la diffusione delle idee comuniste, proteggere il livello di vita dei lavoratori statunitensi, impedire la "degradazione" per l'afflusso di slavi e latini. Ciò però provocò nei paesi europei un aumento progressivo della disoccupazione per la impossibilità all'emigrazione (che si mantenne intorno al 15% nei paesi europei avanzati: l'eccedenza di manodopera ostacolò il rinnovamento degli impianti e l'efficacia dell'azione sindacale per il miglioramento delle condizioni di vita della gente). L'isolazionismo verso l'europa non era applicato verso il mercato cinese e il centro e sud-america.
In Giappone la crisi è avvertita nel 1920-metà del 1921, per la brusca riduzione dell'esportazione dei manufatti con la caduta dei prezzi industriali, mentre le importazioni richieste dai bisogni alimentari e produttivi provocavano emorragia di oro e divise straniere. Nel 1920-30 i circoli dirigenti sono divisi riguardo la politica di espansione che i fattori economici e demografici impongono: i dirigenti dei grandi trusts, le forze politiche e giornalistiche sono per un'espansione pacifica, commerciale: è la politica seguita in questo periodo, tranne un breve intermezzo. Ma forte è l'opinione dei militari che sono per un'espansione armata che garantisca materie prime e sbocchi commerciali e consenta al popolo nipponico di adempiere alla "missione" di guida e unificazione dei popoli asiatici. L'agitazione imperialista rimane incessante e minacciosa, con metodi minacciosi che includono l'assassinio politico.
In Cina dopo la morte nel 1925 di Sun Yat-sen, sotto la guida di Chiang Kai-shek si attua l'organizzazione del regime autoritario e la progressiva riunificazione del paese: partendo da Canton le truppe nazionaliste marciano verso il nord fino alla conquista di Shanghai nel 1927. Chiang ha l'appoggio del grande capitale, della piccola borghesia e dell'esercito; rompe con il partito comunista che viene represso. Si ha la rottura tra Mosca e Nanchino (la nuova capitale), l'avvicinamento alle potenze occidentali, soprattutto USA e Gran Bretagna che così riescono a bloccare momentaneamente l'espansionismo nipponico. Chiang sposa nel 1927 Soong Meiling, sorella del banchiere Tze-Wen Soong, cognata di Sun Yat-sen e di H.H. Kung, 76esimo discendente di Confucio e magnate della finanza: nel 1928 è presidente della nuova repubblica, crea un esercito regolare, riprende la conquista e il 9 giugno 1928 occupa Pechino.

vai sopra / up 2) La crisi

La sovrapproduzione industriale e la saturazione del mercato, e lo squilibrio finanziario che aveva portato a una espansione dei crediti e all'artificiosa ascesa dei valori azionari, rese il crac del 1929 dirompente. Preceduto dalla tensione progressiva dei tassi d'interesse, dal cedimento delle Borse europee, dal ribasso dei prezzi mondiali delle materie prime e dal fallimento di una importante banca londinese, nell'ottobre 1929 la Borsa di New York crollò: il crollo dei valori azionari provocò una brusca restrizione degli acquisti, la flessione della produzione, il ritiro dei crediti a breve scadenza. Tragica la sequela di fallimenti, spaventoso l'incremento della disoccupazione (13 milioni nel 1933). Concomitante la crisi agricola, cui seguì l'inurbamento di centinaia di migliaia di ex agricoltori che ingrossarono le schiere degli indigenti.
La crisi colpì per primi i paesi pił dipendenti dai crediti esteri: l'Austria, l'europa centrale, la Germania. In Germania la catastrofe fu evitata per l'aiuto delle banche occidentali. Il panico finanziario raggiunse London e poi la Francia. La depressione dilaga: caduta dei prezzi, collasso dei valori azionari, riduzione della produzione (nel luglio 1932 la produzione industriale mondiale fu del 38% inferiore a quella del giugno 1929), riduzione dei salari, fallimento delle imprese, disoccupazione. Nel 1932 si calcolano almeno 30 milioni i disoccupati (esclusi i paesi asiatici), il commercio mondiale scende da 5 a 1, nel settembre 1932 il 21% del tonnellaggio mondiale è in disarmo nei porti. La sovrapproduzione di grano (per la ripresa cerearicola europea e dell'URSS) e la diminuzione del potere d'acquisto delle popolazioni urbane portò alla crisi agricola: difficoltà drammatiche investirono i paesi a monocoltura: cerealicoltori, piantatori cubani di canna da zucchero, brasiliani di caffè, raccoglitori di cacao africani. Si conobbero gli effetti della deflazione (la riduzione del circolante e dei salari).

vai sopra / up 3) Politiche di superamento della crisi

Per combattere la crisi per la prima volta furono chiamati gli stati nazionali a politiche di intervento e programmazione economica su larga scala. Al fine di accrescere la domanda interna si impiegarono due strumenti: Per procurare mercati esterni si attuò una politica di competizione commerciale mediante premi all'esportazione, con l'aggravamento degli imperialismi economici e dei connessi rischi di guerra. Si accentò il contrasto tra paesi pił ricchi e meno: USA Gran Bretagna e Francia possedevano da soli l'80% dell'oro mondiale.
Negli USA fu il new deal (=nuovo trattamento) di Franklin Delano Roosevelt eletto presidente nel 1932, il programma elaborato dal suo brain trust tra cui era l'abile finanziere Bernard Baruch. Fu requisito l'oro, svalutato il dollaro, eliminate le spese inutili (tra cui quelle connesse al proibizionismo); con i mezzi finanziari acquisiti si potè assistere i disoccupati ma soprattutto avviare un'intensa opera di lavori pubblici, anche con istituzioni interstatali. Fu organizzato il credito agricolo, sostenuto il prezzo delle derrate agricole, incoraggiata la riduzione delle superficie coltivate; fu ridotto l'orario di lavoro e elevati i salari. Una riforma attuata non senza difficoltà e resistenze, con l'energico uso dello strumento fiscale e una politica di armamenti.
In Gran Bretagna si costituì nel 1931 un governo di unione nazionale presieduto dal laburista James MacDonald, nonostante la vittoria dei conservatori nel 1932. La situazione economica e finanziaria fu risollevata: fu sospeso il tallone aureo, svalutata la sterlina per dare maggiore competitività ai prodotti inglesi sui mercati mondiali, fu abbandonato il libero scambio a favore di un protezionismo imperiale (Conferenza di Ottawa, 1932) con regime preferenziale reciproco per i paesi del Commonwealth. Già nel 1934 la produzione risalì e diminuì la disoccupazione. Il paese godette così di una notevole stabilità politica nonostante la crisi dinastica del 1936 per l'abdicazione di Edward VIII e le tensioni con l'Irlanda.
La Francia fu raggiunta con ritardo ma la crisi fu pił grave per la concomitante crisi morale e politica: scandali finanziari, instabilità ministeriale, paralisi dell'esecutivo. Aspro il contrasto tra destra e sinistra. Nel 1932 coalizione radicali-socialisti; nel 1934 la violenta agitazione di forze autoritarie; nel 1934-36 l'esperienza dei moderati; nel 1936-38 il Fronte Popolare del socialista Léon Blum. Si ha un certo risollevamento economico, ma con una irrisolta crisi demografica, debolezza economica, divisione interna.

vai sopra / up Verso la nuova guerra

Intorno al 1928 in parecchi stati europei, sulla scia del fascismo italiano e del regime di Horthy in Ungheria, si formarono parecchi regimi autoritari e dittatoriali. Il problema era, in stati a economia debole e arretrata, rispondere o prevenire movimenti di rivolta dei ceti dominati dalle classi dirigenti. Il regime democratico parlamentare era considerato infatti dai ceti dominanti come una concessione eccessiva, virtualmente erosiva dei propri privilegi. Così in Spagna la dittatura del generale Primo de Rivera (1923-1930), in Portogallo quella del generale Carmona (1926) aiutato dal professore di scienze finanziarie Salazar, in Austria i metodi autoritari del cancelliere Ignazio Seipel, in Ungheria il primo ministro Bethlen per conto di Horthy, in Bulgaria il governo borghese e filo-militari succeduto all'assassinio di Stambolijski, in Jugoslavia il federalista Stjepan Radic fu ammazzato nel 1928 dentro il Parlamento e il potere fu assunto dal dittatore re Alessandro esponente del centralismo panserbo, in Polonia il maresciallo Pilsudsky instaurava una dittatura (1926) che lasciava formalmente le strutture rappresentative. In Grecia una rivoluzione promossa dai militari portò alla repubblica nel 1924, che però non riuscì a consolidarsi.
Tra i paesi dell'europa centro-orientale solo la Cecoslovacchia ebbe una democrazia stabile con leaders di prestigio. Nel resto dell'europa solo i paesi scandinavi e nazioni occidentali piccole ebbero una proficua stabilità. Nei nuovi stati baltici (economia contadina, industria del legno in Finlandia, centri commerciali a Tallinn e Riga) la riforma fondiaria e l'impulso a istituzioni democratiche. Solo la Lituania, il pił povero tra questi paesi e premuto dall'ostilità della vicina Polonia, ebbe nel 1926 un colpo di stato militare che diede poteri dittatoriali al presidente. In Belgio il prestigioso re Albert I, l'adozione del suffragio universale; il connesso Luxemburgo con la granduchessa Carlotta di Nassau e una costituzione pienamente democratica; nei Paesi Bassi una certa difficoltà nei commerci ma con un buon sviluppo delle industrie, il prosciugamento dello Zuiderzee iniziato nel 1927 diede 200 mila ettari fertili all'agricoltura; la Danimarca nel 1918 riconosce l'Islanda e prosegue nella sua politica di sviluppo agricolo e di educazione popolare; la Norvegia ricostruisce la flotta danneggiata dalla guerra; in Svezia è lo sviluppo industriale con programmi sociali avanzatissimi per il tempo, a favore degli anziani, lo stimolo all'edilizia popolare e alla cooperazione.
Le elezioni del luglio 1932 in Germania avevano visto una enorme affermazione dei nazionalsocialisti (230 seggi su 609). Il governo si trovò privo di maggioranza, retto solo dei poteri di emergenza del presidente della repubblica. Per uscire dalla difficoltà Hindenburg, su pressioni della casta militare e del grande patronato industriale e agrario, diede la cancelleria a Hitler (gennaio 1933); nuove elezioni in un clima di forti violenze diede al NSDAP (National Sozialistische Deutsche Arbeiterpartei, partito nazionale socialista degli operai tedeschi) solo il 44% dei voti: l'incendio del palazzo del Reichstag fece scattare il piano golpista. Furono perseguitati i comunisti; ottenuti i pieni poteri (con la sola opposizione dei socialdemocratici), attuò il principio di "un solo capo, un solo partito, un solo popolo". Fu posta sotto controllo stampa sindacati chiese istituti di assistenze organizzazioni giovanili scuole. Nel giugno 1934 l'epurazione interna al NSDAP. Nell'agosto 1934 la morte di Hildenburg permise a Hitler di riunire le cariche di cancelliere e capo di stato: un plebiscito legalizzò l'innovazione istituzionale.
All'interno il nuovo regime ridusse la disoccupazione, diede crediti a industria e agricoltura, avviò grandi lavori pubblici. La ripresa fu concepita tramite piani quadriennali, come parte dell'obiettivo primario del ristabilimento della potenza militare tedesca. Nel 1933 la Germania si ritira dalla Società delle Nazioni, nel 1934 stipula un patto di non aggressione con la Polonia in funzione anti-russa; nel 1935 la Saar torna alla Germania, che ristabilisce il servizio militare obbligatorio (contro il trattato di Versailles). Nel 1934 un colpo di stato appoggiato dai nazisti interno all'Austria fallisce, e con esso il progetto della riunificazione. Nel 1935 Gran Bretagna Francia Italia patteggiano in funzione anti-tedesca, ma l'accordo fu incrinato per l'accordo navale anglo-tedesco e per la guerra italo-etiopica.
La guerra etiopica aggravò il declino della Società delle Nazioni, impotente davanti alle aggressioni internazionali (Etiopia 1935-36; Cina nel 1931 con la Manciuria e poi nel 1937), e priva ormai di Giappone (1933), Germania (1935), Italia (1936).
In URSS il superamento faticoso della carestia nel 1923 e la NEP portarono a una lenta crescita della produzione. Con la morte di Lenin nel gennaio 1924 e l'ascesa di Stalin, è la ripresa del nazionalismo russo. L'URSS riesce a farsi riconoscere da Gran Bretagna Francia Italia, e a concludere trattati con Giappone e Lituania.
Il primo piano quinquennale (1928-1933) creò un'industria pesante, anche grazie all'aiuto di tecnici occidentali, collettivizzò l'agricoltura il cui rendimento si tentò di migliorare anche con l'uso delle macchine. L'eliminazione fisica di una gran numero di kulaki (contadini benestanti) e la creazione dei kolchoz (aziende agrarie collettive) in cui i contadini colpiti nei loro interessi non esitavano a attuare un'ecatombe di bestiame e a rifiutare il lavoro, non migliorò la produzione agricola. I trasferimenti giganteschi dall'agricoltura all'industria, creazione accelerata di tecnici mediante lo sviluppo di scuole per adulti, pesavano duramente sull'insieme della popolazione: i viveri razionati, la mancanza di oggetti di prima necessità e di abitazioni, l'intensificazione del controllo del regime. I successivi piani (1933-37 e soprattutto il terzo iniziato nel 1938) realizzavano la totale collettivizzazione di agricoltura industria commercio, accentuavano lo stachanovismo; furono costruite nuove città, valorizzate nuove fonti locali di energia, si ebbe un certo elevamento del livello di vita dei cittadini (nel 1935 furono abolite le tessere annonarie).
Nel 1936 una nuova costituzione semplificò gli organi di governo e mantenne la struttura federale (11 repubbliche). L'URSS passò da 147 milioni (1927) a 170 milioni (1939) di abitanti. Nel 1934 il regime si fece meno duro. L'assassinio di Kirov diede occasione a Stalin di attuare una prima vasta epurazione nell'esercito e nel partito, che stupì gli osservatori stranieri per ampiezza della repressione e docilità con cui gli accusati rendevano le "confessioni".
In politica estera l'URSS riprese la politica zarista, mostrandosi prima pił attiva in oriente (Cina), sfruttando i collegamenti della Terza Internazionale. Dopo l'avvento al potere di Hitler ci fu un certo avvicinamento alla Francia. La direzione moscovita-staliniana dei partiti si fece pił rigida con la creazione del Komintern, all'interno della Terza Internazionale: fu favorita la costituzione di fronti popolari, movimenti unitari tra socialisti e comunisti là dove questi erano in minoranza; si intensificò la propria presenza, esasperando conflitti sindacali e malcontenti popolari, tensioni nazionali (in asia africa vicinoriente), ponendosi come organo delle ribellioni nazionali all'imperialismo, delle rivendicazioni economiche e politiche del proletariato, della difesa delle libertà minacciate dai regimi fascisti.

vai sopra / up Il colonialismo

Nel mondo è il declino dell'egemonia europea coloniale. La Gran Bretagna ha difficoltà con il nazionalismo arabo del vicinoriente e con la rivolta indiana. In Palestina il governo inglese esita tra sionisti e arabi. Nel 1936 una commissione reale progetta di dividere il paese in due stati: 1/3 riservato agli ebrei e 2/3 agli arabi, con un corridoio tra Gerusalemme e il mediterraneo: i due gruppi insorgono. In Egitto la guerra italo-etiopica costringe a nuove concessioni: è riconosciuta l'indipendenza totale, la GB conserva i diritti su Suez, è conclusa una alleanza militare, e un condominio anglo-egiziano nel Sudan.
In India, di fronte all'azione di Gandhi e del "partito del congresso", al dissidio tra indł e musulmani e all'allargarsi dell'influenza dei comunisti, nel 1935 la GB concede una costituzione parlamentarista. Alle elezioni, cui partecipano solo una parte ristretta della popolazione, vince il partito del congresso guidato da Nehru, ma si rafforza anche la Lega Musulmana. La minaccia dell'imperialismo nipponico alleggerirà la tensione con gli inglesi. La Francia ha difficoltà in nordafrica vicinoriente e Indocina. In Indocina la lotta anticoloniale è guidata dal partito nazionalista e da quello comunista. Il PCI fu fondato a Canton nel 1917, guidato da Nguyen Ai-Quoc (detto Ho- Chi-Minh, =il luminoso). I disordini del 1930-31 sono opera dei due partiti: la reazione dura dei francesi non attenua il malcontento.
In Cina (una realtà data da oltre 450 milioni di abitanti) il regime di Chiang Kai-shek deve fare i conti con opposizioni interne e con i comunisti. Questi, allontanandosi dalle direttive del Komintern, avevano accentuato il carattere rurale della loro propaganda; costituirono a sud dello Yang-tzu-chiang il Governo della Repubblica Sovietica Cinese, di cui divenne presidente nel 1931 Mao Tse-tung. Nel 1933 è l'inizio della guerra civile: Chiang Kai-shek con l'aiuto di consiglieri tedeschi passò all'offensiva, ma il piccolo (100 mila uomini) esercito comunista riuscì a non farsi travolgere: inseguito dai governativi, dopo un anno di prove terribili, raggiunse il rifugio dello Shan- hsi (la "lunga marcia", 1934-1935) dove fu organizzato uno stato collettivista, che dichiarò guerra al Giappone.
Chiang Kai-shek nonostante la scarsità delle risorse e calamità varie (le grandi inondazioni del 1931, la crescente pressione giapponese), promosse un certo risollevamento economico e la diffusione della cultura; non reagì all'espansione giapponese in Manciuria e nello Jehol, ma "l'incidente del ponte Marco Polo" gli diede occasione di mutare atteggiamento: di fronte al Giappone la Cina oppose così una compagine sostanzialmente unita.
Nel 1932-1933 in Giappone è il predominio dei militari, collegati con società segrete tradizionaliste, convinti di una missione nipponica di "conquista mondiale" sotto la guida "divina" dell'imperatore. Fu conquistata la Manciuria: di fronte alla condanna della Società delle Nazioni, il Giappone decise di ritirarsi da essa (1933).
Diminuita l'influenza dei militari, i capitalisti giapponesi ripresero la politica di espansione commerciale, coadiuvati dalla svalutazione dello yen. L'espansionismo allarmò parecchi stati e li indusse a misure protezionistiche verso le merci giapponesi (oltre che verso l'emigrazione). Si attuò una alleanza tra militari e alta finanza, orientata ormai verso la guerra. All'interno i gruppi militari si scatenarono contro "coloro che abbandonavano il cammino dell'imperatore", uccidendoli. Nel 1936 è firmato un patto anti- URSS e anti-comunista con la Germania nazista. Si aggrava la tensione con la Cina che sfocia nel luglio 1937 nella guerra quando alcuni soldati nipponici e cinesi si sparacchiano. La guerra durò in estremoriente e nel pacifico per otto anni.

vai sopra / up La guerra di Spagna

La guerra civile spagnola durò dal 1936 al 1939. La repubblica, fondata nel 1931 dopo l'abdicazione del re Alfonso XIII, era piuttosto debole. Le elezioni del 1936 diedero la vittoria al Fruente Popular unitario delle sinistre: il neogoverno del massimalista socialista Largo Caballero intensificò la lotta contro gli elementi tradizionalisti: chiesa cattolica, grandi proprietari, esercito. Le destre si accordarono: si ebbe un "pronunciamiento" dei militari (luglio 1936) e la proclamazione del generale Franco capo di un "governo nazionale" che stabilì il quartier generale a Burgos. Il governo repubblicano abbandonato da polizia e esercito, ma appoggiato dalla marina, si rifugiò a Valenza: fu organizzata una milizia a opera dei sindacati. Fu una guerra civile violentissima e spietata.
L'europa si divise in fascisti e antifascisti. Il governo inglese riesce a far passare il principio di non intervento, ma di fatto lo eludono Italia Germania URSS e Francia: l'Italia fascista invia "volontari" raggruppati in divisioni, la Germania nazista sperimenta nuove armi e tattiche, l'URSS fa trucidare la forte componente anarchica per prendere il controllo del fronte. Il governo repubblicano fu costretto a trasferirsi a Barcellona nel novembre 1936. Con la caduta di Madrid, dopo 28 mesi di assedio, agli inizi del 1939 è la vittoria definitiva di Franco.
Virtualmente 1/3 del mondo è in guerra già dal 1936: tra guerra civile spagnola e guerra cino-giapponese. Le tappe successive riguardarono l'espansionismo tedesco in europa e quello giapponese in oriente, fino al coinvolgimento nel 1941 di USA e URSS.

Contesto

Indice 1917-1939



Homepage | Dizionario autori | Autori aree linguistiche | Indice storico | Contesto | Novità
 [Up] Inizio pagina | [Send] Invia a un amico | [Print] Stampa | [Email] Mandaci una email | [Indietro]
Europa - Antenati - la storia della letteratura europea online - Vai a inizio pagina  © Antenati 1984- , an open content project