Spagna nel 1890-1917

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Spagna nel 1890-1917


Nel 1898 la Spagna perde le ultime colonie americane. Ciò viene vissuto dagli ambienti culturali spagnoli come simbolo del disfacimento definitivo dell'impero coloniale fondato da Carlo V. Ma procura uno shock tutto sommato proficuo, inducendo gli spagnoli a farla finita con una certa retorica, a riscoprire la pro pria realtà e le proprie origini.
I critici hanno parlato di "generazione del '98", a indicare gli intellettuali che nascono in seguito a questa frattura della storia spagnola. Ovviamente le cose non sono così nette né schematiche.
Tuttavia all'inizio tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, esiste un certo fervore che serve a preparare la rina scita successiva. Importanti, per questa opera di preparazione, gli scritti di un filosofo e moralista come Julian Sanz del Río (1814\1868); Francisco Giner de los Ríos (1839\1915) il "santo laico" che fondò la laica "Instituctión libre de Enseñanza"; il sociologo ed economista Joaquin Costa (1844\1911); l'erudito e storico della cultura Menéndez y Pelayo , ma anche Larra, Clarín, e Ganivet.
Grazie a questi è possibile l'opera degli intellettuali post- 1898. Occorre notare poi che la Spagna non ebbe parti di territorio coinvolte nel conflitto europeo del 1914-1918, per cui tale conflitto ebbe qui effetti diversi. Gli intellettuali del primo novecento poterono operare vivendo solo indirettamente lo shock di quella guerra, mentre a dare uno spartiacque più profondo che altrove è la guerra civile risolta con la vittoria fascista di Franco.

La generazione spagnola del '98

Fu Azorín che nel 1913 usò per primo l'etichetta di 'genera zione del '98' per distinguere questo gruppo di intellettuali. Gli elementi che autorizzano l'impiego di questo raggruppamento sono fondamentalmente due: Caratteristiche della 'generazione del '89 furono la contestazione dei vecchi linguaggi letterari, il bisogno di inventare nuove forme espressive. La generazione del '98 usò sempre la parola come veicolo di idee, assegna il primato al tema nazionale, persegue la ricerca della propria identità, si addentra nell'analisi e nella riflessione, vive delle proprie dirette conoscenze delle terre spagnole.
Tra i novantottini si usa inserire una serie di scrittori: Miguel de Unamuno (1864\1936) con i suoi forti fermenti esistenziali e morali; Azorín (1873\1967) autore di racconti e opere tea trali, e lettore dei classici spagnoli; Pío Baroja (1872\1956) narratore fecondo e inquieto diviso tra esperienze contraddittorie, velleitarie rivolte e tensioni interiori; Ramiro de Maetzu giornalista e saggista morto nella guerra civile; il poeta Antonio Machado (1875\1936).
Autonomo rispetto a questi, ma apportatore di un grosso rinnovamento con il suo sperimentalismo linguistico in poesia teatro e narrativa, Ramón María del Valle-Inclán (1869\1936).

Il modernismo dariano

Parallelo agli sviluppi nel campo della prosa, ebbe vita nel campo della poesia un grosso movimento di rinnovamento: con il modernismo, introdotto dal nicaraguense Rubén Darío (1867\1916), si reagì al realismo con la messa in posa di accenti soggettivi, aristocratici, fantastici.
Prima della guerra europea del 1914, si formò un altro gruppo poetico di livello europeo, nemico del decorativismo, incline ad arricchire la prosa di elementi metaforici e concettuali. Tra i maggiori esponenti di questo gruppo è José Ortega-y-Gasset (1883\1955) che fondò la «Revista de Occidente», che ebbe un ruolo molto importante di mediazione verso gli sviluppi della cultura europea.

Il modernismo dariano in Spagna

Anche se alcuni tratti modernisti di musicalità e colore si riscontrano in poeti minori come Manuel Reina e Salvador Rueda prima che Darío visitasse la Spagna nel 1892 e nel 1898, è con lui che il modernismo si espande in Spagna tanto che con il suo nome si dà inizio alla storia della poesia contemporanea castigliana.
Il modernismo coincise in Spagna con l'affermarsi della 'generazione del '98'. Alcuni componenti di quella generazione (tranne Unamuno) mostrarono simpatia per le esperienze estetiche del modernismo. Tuttavia i due movimenti ebbero carattere decisamente diverso.
Il modernismo è cosmopolita, mentre la generazione del '98 è profondamente radicata nella questione nazionale. Il modernismo è estetizzante e professa il culto della parola, mentre la generazione del '98 tende alla semplicità e alla schiettezza. Il modernismo è estroverso e sensuale, la generazione del '98 preferisce l'introversione e la rudezza.
Il modernismo ebbe importanti influssi nelle opere in prosa di Gabriel Miró, in quelle poetiche dei fratelli Machado anche se più in Manuel che in Antonio, di Francisco Villaespesa, Ramón del Valle-Inclán, e soprattutto in Juan Ramón Jiménez. Mentre il modernismo segnò le prime prove di alcuni poeti della generazione del '27, affievolendosi progressivamente: ma ancora nel 1933 Federico García Lorca e Pablo Neruda rendevano un caldo omaggio alla unificazione poetica operata da Darío.

Aspetti particolari, di larga autonomia dal 'modello' latino- americano e con rivendicazioni sociali e politiche più specifi che, assunse il modernismo in Catalogna, come nelle «festes mo dernistes» legate alle arti figurative e al teatro: a Barcellona coincise con il diffusissimo gusto dell'«art nouveau»: si pensi a certe sperimentazioni costruttive di Antoni Gaudí e alla proliferazione di varie forme di arte decorativa e di artigianato. In letteratura il modernismo ebbe vita breve, ma anche una delle sue voci più intense in Joan Maragall.

[1997]


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