Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia

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Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia / di Emanuele Gentile

Prologo al Grand Tour

Il professore Nunzio Famoso (Università di Catania) ha curato nel 1999 un libro piuttosto importante per capire il mondo dei viaggiatori che hanno visitato la Sicilia. Infatti, nella parte introduttiva egli sviluppa un interessante excursus sul viaggio e sulle sue diverse tipologie nel corso della  Storia.

Agli inizi della Storia dell’uomo “il viaggio è metafora della vita.[1]” In questo contesto “la letteratura odeporica si alimenta dell’incontro dell’uomo col mondo, della progressiva apertura di nuovi orizzonti, del desiderio di vedere, sentire e decifrare lo spazio nella forma archetipa.[2]” E’ l’epoca di Gilgamesh, Ciro, Mosè, Giasone, Odisseo ed Enea. In epoca romana il viaggio assume particolarità non proprio metaforiche, ma come semplice necessità per incontri o scambi commerciali. Le classi più elevate preferivano le villeggiature in zone vicine a Roma; piuttosto che imbarcarsi in lunghi viaggi.

Con il crollo dell’Impero Romano, la situazione cambia del tutto in quanto il complesso sistema di trasporti realizzato in vari secoli dai romani cade in disuso con il risultato di una stasi di rapporti fra le differenti regioni facenti parte dell’Impero. L’unica forma di viaggio era quello religioso e il pellegrino diventa la figura dominante e simbolo.

Il viaggio è per lui fonte di grande nutrimento spirituale, perché attraverso un lungo cammino, pieno di ostacoli e difficoltà, egli trova il castigo ai suoi peccati e nel frattempo può purificare la sua anima. Il viaggio è dunque vissuto, allo stesso tempo, come sofferenza ed espiazione, assumendo un significato eminentemente penitenziale. Questi clerici vagantes seguivano percorsi abituali ed in genere la loro meta tradizionale era Roma, città della fede per eccellenza, città santa con i suoi mirabilia urbis.[3]

Snodi fondamentali di questo viaggio erano i conventi da considerarsi le più importanti infrastrutture di trasporti per quel periodo e che accomunavano un alto indice di elaborazione culturale. Tuttavia, non esisteva soltanto la figura del viaggiatore religioso, ma, anche, altre come quella del viaggiatore eroico.

Accanto a questo tipo di viaggiatore religioso, quasi ad incarnare la nascita di una originaria componente laica del viaggiatore, va ricordata la ricca schiera dei cavalieri che al viaggio di gruppo preferiscono quello individuale. Il viaggio d’individuazione, attraverso dure prove, mette in risalto la tempra del viaggiatore, le doti morali e fisiche del cavaliere, il coraggio e l’eroismo. In questo tipo di viaggio, che viene definito eroico, si ricercano la gloria, la fama e gli onori.[4]

Con l’Umanesimo il viaggio eroico cambia modalità accentuando il lato individualistico e dilatando a dismisura una sete di libertà che i secoli precedenti avevano contributo a soffocare.

Un’idea del viaggio che la curiosità e il bisogno d’evasione rendono più seducente, che la nuova sensibilità indirizzata verso i luoghi della cultura classica e che è sorretta dallo spirito di osservazione e della nuova scienza baconiana…Avventurieri in un mondo che va dilatando velocemente i suoi confini e si mostra sempre più aperto alla intraprendenza e all’ingegno, giovani che attraverso il viaggio coronano il proprio corso di studi universitari, aristocratici che con il viaggio sfuggire alla noia e alla malinconia…costituiscono le schiere che innovano ed innervano il viaggio nell’età umanistica.[5]

Questa tipologia di viaggio sintetizza le precedenti rivelando nuovi interessi e un notevole livello di conoscenza. Nascono, quindi, i primi alberghi secondo la moderna terminologia, cominciano ad essere pubblicati i primi resoconti di viaggio come anche le prime guide ad uso e consumo del viaggiatore. Emblema del viaggiatore di questa epoca è sicuramente Michael de Montaigne il cui diario di viaggio in Italia fu scoperto nel 1774. E’ da questa tipologia di viaggio che troverà fondamento il Grand Tour.

Il pellegrino da mistico e religioso si è trasformato in viaggiatore laico e colto, alla ricerca di una più ampia erudizione soprattutto di cultura umanistica nelle maggiori biblioteche del tempo. Mutata è la trama urbana del vecchi itinerario, non già tutto proteso alla meta finale (Roma) ma volto alla ricerca, all’attraversamento e al godimento di altri punti nodali (Milano, Venezia, Padova, Firenze, Bologna). Nel frattempo si è accresciuto il numero di studenti, inglesi, francesi, tedeschi e di altre nazionalità, che si recano in Italia per seguire corsi nelle Università del centro-nord e in contemporanea schiere di umanisti, soprattutto anglosassoni, prendono a frequentare sempre più diffusamente corti e centri di cultura italiani.[6]

In questo contesto, l’Italia svolge un ruolo di primissimo piano in quanto riesce ad accendere l’immaginario nordico permettendogli di far conoscere i propri tesori, il suo territorio, la sua realtà culturale. Tutto ciò ha un grande impatto su un vasto pubblico aristocratico e borghese. A questa esplosione di un miraggio italiano provvede, anche, una produzione enorme di disegni, dipinti ed incisioni che illustrano il nostro paese dandone una lettura visiva e topografica. In tutto questo, purtroppo, scompare il paese reale. Infatti, non ci si interroga sulla realtà socio-politica dell’Italia relegando la realtà ad un fare pittoresco e spesso stereotipato. Comunque sia, erano state gettate le basi del Grand Tour.


[1] N. Famoso in AA.VV., Il paesaggio siciliano nella rappresentazione dei viaggiatori stranieri, a cura di Nunzio Famoso Catania Cuecm 1999 pag. 9

[2] ibidem pag. 9

[3] ibidem pag. 11

[4] ibidem pag. 11

[5] ibidem pag. 11-12

[6] ibidem pag. 13

 

 

Contesto

Alexis de Tocqueville: scheda autore

Alexis de Tocqueville, Uno Sguardo Realista e Dubbioso sulla Sicilia, di Emanuele Gentile




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