Fëdor M. Dostoevskij: individuo e società

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Fëdor M. Dostoevskij: individuo e società


Dostoevskij partì da convinzioni socialiste utopistiche. Dopo la terribile esperienza siberiana fu assertore dell'ortodossia religiosa, di un acceso nazionalismo slavofilo, compresa l'idea messianica del "destino" del popolo russo cui sarebbe riservata la missione di pacificare il mondo. La sua opera, per fortuna, va sempre e incommensu- rabilmente al di là delle sue teorizzazioni. L'umanità che popola i suoi libri sembra invocare una collettiva liberazione dalla miseria e dall'umiliazione, osservata con sof ferta solidarietà.
Dostoevskij si sente intellettuale plebeo, e in fondo è un esponente di una nuova intellighenzia non nobiliare. Elimina o attutisce le componenti di classe dei suoi personaggi, descriven do un mondo in cui dominano rapporti puramente spirituali. Scrittore di eccezionale complessità, riprende dai romanticisti, approfondendolo e esasperandolo, il motivo della «doppiezza» psicologica e della spaccatura tra l'essere e il sembrare del l'io. Incline alle situazioni estreme, le sue indagini si affac- ciano su verità psicologiche che esulano dallo scientismo ufficiale del naturalismo contemporaneo, scoprendo nell'uomo aspetti allucinanti e demoniaci che apparvero 'esagerati' ai lettori oc cidentali abituati a una tradizione di 'decoro'.
Nelle pagine di Dostoevskij ogni pensiero e ogni moto dell'animo suscita il proprio opposto: ansia di sublime e fascino dell'abiezione, orgoglio e umiltà, volontà di ferire e brama di ferirsi: tutti strettamente connessi. I suoi eroi si trovano sem- pre dinanzi a tormentosi aut-aut, si autoanalizzano in modo as sillante rivelando i molteplici strati della propria lacerata co scienza. La tensione di questi conflitti di idee e sentimenti è sempre in spasmodico crescente. Salvazione e quiete non vengono mai da una disamina razionale ma da una rivelazione improvvisa, dalla rinuncia o dall'ammutolire della ragione. I personaggi sono dei pensatori che lottano con i contenuti della propria mente. Per loro l'esistenza è una impresa filosofica. In Dostoevskij il romanticismo si fonde con un nuovo intellettualismo. Le idee acquistano un peso passionale simile a quello posseduto, presso i romanticisti, dai sentimenti. Gli affetti smisurati che muovono le figure di Dostoevskij urtano spesso con tro i limiti imposti dalle convenzioni sociali. Ma anticipando elementi che saranno poi della produzione letteraria del secolo successivo, presenta anche individui che non lottano per afferma re un principio superiore ma per provare la propria capacità di agire liberamente. L'attenzione di Dostoevskij si sposta perciò dai contenuti alla forma, il problema da storico-sociale diventa metafisico. Alla domanda se la libertà dell'individuo sia un be ne, Dostoevskij non risponde in modo univoco. Egli condanna l'individualismo visto come anarchismo, e la coercizione. Riverisce Cristo che è libertà ma anche angoscia, infinita ricerca, e la chiesa che è coercizione ma anche tranquillità.
Da un punto di vista esteriore i romanzi di Dostoevskij si riallacciano alla letteratura poliziesca e d'avventura, a quella nera e d'appendice. Assassini, incendi, stupri, eccessi di paz zia, stati morbosi, segreti intrighi, lettere anonime, sostituzioni di persona, teatrali rivelazioni. Ladri, prostitute, eroi solitari e misteriosi, ubriaconi, individui di animo angelico ecc. Ma tutto ciò è semplice materia, usata all'interno di una dimensione essenzialmente morale e religiosa. La narrativa di Dostoevskij si situa in un paesaggio urbano di grande suggestione: deformando i tratti della sua Pietroburgo, lo scrittore delinea città grigie, livide, fatte di sporchi vicoli, di squallide pen sioni, tetre stanze, dove si aggirano rifiuti umani straziati dalla fatica di vivere o da un inestinguibile rovello interiore.
I suoi libri si allontanano dalla struttura fluente e continua del romanzo ottocentesco. Non si affidano a uno svolgimento 'o rizzontale', ma si coagulano in una serie di nodi di particolare intensità, in un mosaico di episodi relativamente autonomi, di concentrata significanza, in cui la discussione si sostituisce alla narrazione. Dostoevskij infrange la dittatura della coscien za dell'autore, riducendola a elemento, parte del tutto. L'autore non è più burattinaio dei propri personaggi, non è onniveggente né spettatore privilegiato, ma solo una voce tra le tante che risuonano nel romanzo. La narrativa dostoevskijana rivela il pro prio carattere essenziale nella polifonicità, ossia nella insu bordinazione delle 'voci' dei personaggi, non riducibili a una cristallizzata concezione del mondo che li sovrasti. Studiando il profilo compositivo dei suoi romanzi, si è scoperto che alla base di essi stanno sempre due o più narrazioni che si svolgono in contrasto l'una dall'altra e si collegano secondo moduli contrap puntistici non immediatamente visibili.
In Russia dopo il 1917, l'opera di Dostoevskij ha conosciuto alterne fortune e una certa diffidenza. In occidente invece la sua popolarità e il suo influsso sono immensi.



© Antenati - 1994-1997


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