Area balcanica nel primo Ottocento

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Area balcanica nel primo Ottocento


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In Romania, il romanticismo è fuso ai motivi indipendentistici. I letterati sono impegnati sul piano politico e, per la loro attività, incarcerati o esiliati.
Nel 1829 appaiono due riviste letterarie: ĞL'ape romenağ (1828-1849) in Moldavia fondata da Gheorghe Asachi, ĞIl corriere romenoğ fondato in Valacchia da I. Heliade-Radulescu. Esponenti romanticisti furono oltre Asachi e Heliade-Radulescu, V. Cirlova e G. Alexandrescu. In narrativa un precursore è C. Negruzzi. La rivista ĞDacia letterariağ di M. Kogalniceanu propugna l'uso dell'alfabeto latino al posto del cirillico, e una letteratura ispirata alla realtà romena e non artificiosamente modellata su roba straniera. E' un processo di lenta conquista dell'autonomia culturale; nel 1860 e nel 1864 sono inaugurate le università di Iasi e Bucarest; hanno importanza le riviste ĞIl progressoğ, e ĞRomania letterariağ fondata (1855) da Vasile Alecsandri, figura centrale della generazione rivoluzionaria.

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In Ungheria il movimento romanticista-nazionalista si organizzò attorno all'almanacco ĞAurorağ, fondato nel 1822 da Károly Kisfaludi. Mihály Vörösmarty è il primo grande poeta del movimento, destinato dopo il fallimento dei moti del 1848 a ripiegare in un cupo pessimismo. A Mihály Vörösmarty si deve la scoperta di Sándor Petöfi (1823\1849) nella cui poesia si realizza compiutamente l'indirizzo nazional-popolare. L'indirizzo nazional-popolare di Petöfi fu continuato da János Arany e da József Katona nel dramma; nella seconda parte del secolo, da Mór Jókai nel romanzo storico; da J. Eötvös nel romanzo sociale. Interessante, nel campo della tragedia l'opera di László Teleki, "Il favorito" (1841).

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Nella regione ceca, dopo le devastazioni delle guerre austro-prussiane, nell'ultimo quarto del settecento, le riforme illuministiche del governo di Maria Teresa e poi di Giuseppe II ebbero effetti culturali di lungo periodo. Fiorirono all'inizio gli studi filologici che, ridando al popolo ceco la coscienza della propria tradizione, ricercata nelle più antiche fonti slave, segnarono l'inizio del movimento di rinascita nazionale. Iniziatore e massimo esponente degli studi slavisti è Josef Dobrovsky.
La poesia, nella prima fase, mira al rigore formale con J. Puchmajer (1769\1820) e il suo gruppo tra cui spicca S. Hnevkovsky (1770\1847).
Come in altre letterature europee, il conflitto tra la vecchia sensibilità illuministica e la nuova preromantica è segnato da un dibattito sulla questione della lingua. Josef Jungmann dà inizio con il fondamentale "Dizionario della lingua ceca" (1834-1839, in 5 volumi) al moderno ceco letterario. Si fa largo l'ideale panslavista. Pavel Josef Safarík , insieme a F. Palacky, pubblicò in ceco lo scritto anonimo "Gli inizi della prosodia ceca" (1818), prima presa di posizione, nello spirito ancora pre-romanticista, contro il classicismo della vecchia generazione e a favore di una nuova letteratura patriottica e rivoluzionaria. Safarík fu propugnatore del panslavismo, l'idea di reciproca assistenza tra le stirpi slave nella lotta per la libertà. Influenzato dalle ricerche dello storico F. Palacky e dello studioso di antichità slave Pavel J. Safarík, lo slovacco Ján Kollár crea un programma imperniato sull'ideale di una fratellanza di tutte le popolazioni slave, decise a rinascere con l'appoggio della Russia. In questo clima di orgogliosa rivalutazione delle più antiche sorgenti della cultura nazionale, è l'interesse per la tradizione popolare di cui sono esponenti Frantisek L. Celakovsky raccoglitore di canti e proverbi, e Karel J. Erben . Il momento rivoluzionario del romanticismo ceco si ha con Karel H. Mácha che reinterpreta gli ideali nazionali e suggestioni da Byron e Mickiewicz soprattutto nel poema Maggio (1836). Si creano in questo periodo le basi del moderno teatro ceco con l'opera di Václav K. Klicpera e Josef K. Tyl.

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In Bulgaria la ripresa della cultura nazionale procede a partire dalla fine del settecento. Nel 1762 apparve la Storia slavo-bulgara, del monaco Paisij di Chilendar (1722\1798): atto di fede patriottica, la "Storia" fece da spunto per numerose opere animate dallo stesso spirito - come quelle del vescovo Sofronij di Vraca (Sofronij Vracanski ) che fu tra l'altro anche autore della prima opera scritta in neo-bulgarese (una raccolta di sermoni). La "Storia" di Paisij influì su quasi tutti i generi letterari, continuandosi negli scritti dei cosiddetti buditeli (risvegliatori): P. Berovic (fine sec. XVIII\1871), N. Bozveli (fine sec. XVIII\1848), V. Aprilov (1789\1847) che fondò nel 1835 la prima scuola pubblica in Bulgaria; N. Rilski autore di una grammatica bulgara e direttore della scuola di Gabrovo; K. Fotinov (fine sec. XVIII\1858) fondatore nel 1844 della prima rivista in bulgaro; I. Bogorov fondatore nel 1848 del primo giornale in bulgaro. Patriottismo e istruzione furono a partire dall'inizio del secolo i due motivi ispiratori della rinascenza della letteratura bulgara, che aveva ormai elevato a dignità letteraria la lingua parlata.

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La creazione nel 1817 di un principato serbo autonomo portò a uno sviluppo culturale che culminò nell'opera di Vuk S. Karadzic , che raccolse e rivelò all'europa i tesori della poesia popolare, e fu autore di numerosi saggi storici e geografici, della prima grammatica serba e del primo dizionario. Il grande successo di Karadzic aprì la strada alla letteratura romanticista, con Branko Radicevic - il maggior poeta della generazione romanticista serba -, e il montenegrino Petar Petrovic Njegos .

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In Croazia i fermenti nazionalistici ebbero espressione nel movimento dell'illirismo, diretto da Ljudevit Gaj . Tra i maggiori rappresentanti dell'illirismo è Ivan Mazuranic poeta e romanziere.

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In Slovenia si ha la massima fioritura letteraria, sotto la guida del critico e filologo M. Cop (1797\1935) e con la poesia di France Preseren , considerato il maggior poeta sloveno.

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Nella regione macedone, svolgono un ruolo di valorizzazione della poesia popolare i fratelli Dimitr (1810\1862) e Konstantin (1830\1862) Miladinov. Entrambi nati a Struga (e morti a Costantinopoli), studiosi di filologia slava, pubblicarono i "Canti popolari bulgari" (1861), raccolta divenuta celebre sia per l'alone eroico che circondava gli autori, attivisti della lotta per l'indipendenza regionale, sia per la accuratezza e vastità dell'opera.

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